“Ecco come racconto i Genesis agli inglesi”. Mario Giammetti parla di “Genesis – 1967 to 1975, The Peter Gabriel Years”

“Genesis 1967 to 1975: The Peter Gabriel Years” è la versione inglese, arricchita di nuovi contenuti, di “Gli anni Prog” di Mario Giammetti. L’autore ce ne parla in questa intervista.

By Eugenio Delmale

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Il libro è pubblicato da Kingmaker.

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Mario Giammetti ha accettato di parlarne con Horizons Radio.

H.R.: Chiunque abbia letto la notizia dell’uscita del tuo libro ha pensato la stessa cosa: “non capita spesso che un saggio in italiano diventi una pubblicazione in inglese”. Ci racconti com’è andata?

Mario Giammetti: Erano alcuni anni che cercavo un editore internazionale per i miei libri sui Genesis. Durante questo percorso mi sono scontrato con ostacoli di vario tipo, qualcuno condivisibile (come può un editore inglese, per esempio, giudicare la qualità di un lavoro scritto in una lingua che non è in grado di capire?), altri molto meno. Ad esempio, ho appreso che in Inghilterra difficilmente viene dato ascolto a uno scrittore sprovvisto di agente: voglio dire, in Italia un agente potrà forse permetterselo Elena Ferrante, non certo chi scrive di musica! A tutto ciò andava poi aggiunto un problema non da poco, ossia che qualunque mio scritto avrebbe dovuto essere tradotto, con conseguente aggravio delle spese. Infine, anche se nessuno me lo ha mai detto espressamente, sotto sotto, da parte di qualche editore straniero ho anche percepito una sorta di diffidenza: tipo, cosa ne sa un italiano, dei Genesis?

Alla fine mi sono finalmente imbattuto nelle persone giuste: due appassionati veri (il giornalista della rivista inglese Prog, Nick Shilton, e il fondatore dei Big Big Train, Greg Spawton) che intendevano avviare una casa editrice musicale che prestasse particolare attenzione alla qualità del prodotto, mettendo in secondo piano i discorsi di cassetta.

Cosa ha colpito del tuo libro rispetto ai tanti scritti su di loro nella madrepatria dei Genesis?

Il focus è sulla musica, più che sulla storia, che è già stata sviscerata più che sufficientemente, da Armando Gallo in primis. Alla resa dei conti, ciò che ci fa amare i Genesis è la loro produzione artistica, no?

Il tocco di classe sono però gli ascolti che una parte del gruppo ha accettato di fare con me: ho ascoltato l’intero The Lamb con Tony Banks negli studi the Farm, From Genesis To Revelation e Trespass con Ant Phillips (che non lo aveva fatto per 40 anni!), gli altri tre con Steve Hackett. Prova solo a immaginare cosa possa significare, dopo avere assimilato ogni passaggio in decenni di passione, riascoltare quelle note magiche spalla a spalla con chi le ha composte e registrate: i loro commenti quasi minuto per minuto sono diventati qualcosa di realmente nuovo per la bibliografia sui Genesis.

Tengo poi a precisare che tutte le dichiarazioni incluse nel libro sono inedite, dato che solo una piccola parte delle interviste che Gabriel, Collins e Rutherford hanno rilasciato al giornalista inglese Mike Kaufmann erano state incluse nei video bonus dei remaster 2008.

Quali difficoltà hai incontrato nel far tradurre il tuo libro dall’italiano in inglese?

Nessuna. Merito di Octavia Brown, che è stata incaricata direttamente dall’editore. Octavia è bilingue ma è anche molto preparata a livello musicale, essendo peraltro coinvolta in diverse situazioni anche in Italia (a cominciare dal famoso Prog Festival di Veruno). Quindi è stata bravissima anche nelle parti più tecniche, che mi davano qualche preoccupazione. Ho letto da qualche parte il commento di un lettore inglese, il quale sostiene che non sembra un libro tradotto da un’altra lingua, e questa credo sia una grande soddisfazione per tutti.

Ci sono differenze tra la versione italiana e quella inglese? Quali?

Molto poche, in quanto la Kingmaker ha acquistato i diritti dalla Giunti con l’obbligo di rispettare il più possibile l’edizione italiana. Naturalmente però è stato sistemato qualche refuso ed è stata ulteriormente migliorata la lista dei concerti grazie a un maniacale lavoro di revisione fatto insieme a George German e Alessandro Borri.

E poi, su mia richiesta, sono ora indicate le fonti di ciascuna dichiarazione, frase per frase, che la Giunti aveva preferito invece raggruppare a fine capitolo. Infine, abbiamo aggiunto brevi estratti di interviste che ho realizzato dopo il 2013 ed anche qualche foto.

Cosa si prova a vedere il proprio libro in versione inglese?

Era il mio sogno ed è una grande emozione. Il libro è stampato su carta di altissima qualità e sinceramente non potevo chiedere di meglio.

Qualche membro dei Genesis ha avuto modo di vedere già la pubblicazione?

Mi risulta sia stato inviato a tutti, ma non so se sia giunto alle varie destinazioni. Il coronavirus ha creato molte difficoltà organizzative e anche le solitamente efficientissime poste inglesi sono andate in tilt. Io stesso ho ricevuto le mie copie solo ieri (e nel mio caso è stato usato un corriere).

Non credo che Tony o Mike siano molto interessati a leggere in materia Genesis, ma spero facciano un’eccezione questa volta trattandosi di una prospettiva differente dove è anche divertente mettere a confronto i diversi ricordi e opinioni da parte dei membri della band.

Spero che Ant legga almeno i primi due capitoli, dato che credo sia il primo libro in assoluto che mette così in risalto la sua figura.

In quanto a Steve, sono certo che lo leggerà dall’inizio alla fine!

In Italia sarà reperibile il tuo libro? Come?

Non credo si troverà nelle librerie, non avrebbe nemmeno molto senso essendo la versione italiana “Gli anni Prog” tuttora in catalogo. Si potrà certamente ordinare via Internet.

Al momento è disponibile sul sito della Burning Shed, ma mi risulta che più avanti la vendita sarà allargata anche alle altre piattaforme, tipo Amazon.

Ti aspetti di vendere molto, in Inghilterra? Come sono percepiti là, oggi, i nostri amati Genesis? Suscitano ancora interesse?

Ti racconto un aneddoto. Una decina di anni fa riuscii faticosamente ad arrivare a Chris Charlesworth, notissimo giornalista inglese che, al tempo, era a capo dell’ancor più famosa Omnibus Press (secondo Wikipedia, addirittura il più grande editore musicale del mondo!). Gli avevo proposto il progetto ‘Genesis Files’ (una collana di sette libri, uno per ciascun membro dei Genesis, anche se all’epoca ero solo a poco più di metà dell’opera, che avrei completato solo nel 2016 ed è tuttora disponibile in italiano per le Edizioni Segno), sottolineando il fatto che non è mai stato realizzato niente di simile in nessuna parte del mondo. Charlesworth, dopo averci pensato un attimo, mi rispose che la forza commerciale dei Genesis non era sufficiente per giustificare un’operazione di questo tipo.

Per quanto la cosa possa sembrarci strana, dobbiamo rassegnarci di fronte al fatto che i Genesis non saranno mai considerati alla stregua di Beatles, Stones, Zeppelin, Queen, Pink Floyd, U2 eccetera, la cui popolarità in termini di vendite è abissalmente superiore. Questo, ovviamente, vale a maggior ragione in Italia. E tuttavia, la risposta dei fan inglesi alla reunion della fine di quest’anno, nonostante i costi proibitivi dei biglietti, è stata entusiasmante.

In definitiva, i Genesis restano sicuramente degni, anche in patria, di essere annoverati tra i grandi del rock, ma forse non tra i grandissimi. Sia chiaro che questa non è la mia opinione, ma solo quello che credo di aver percepito da quelle parti.

Ora che il dado è tratto, pubblicherai altro in inglese, su di loro, per esempio, il secondo volume, il post-Gabriel?

Sì, c’è già un accordo con Kingmaker per pubblicare il seguito della storia dei Genesis, che del resto avevo già completato alla fine del 2017. Ci ho dato già una controllata e ora è tutto nelle mani di Octavia Brown per una pubblicazione nel corso del prossimo anno. Magari con l’aggiunta di un capitolo finale dedicato al Last Domino tour.

Intanto è appena uscito il nuovo numero di Dusk, il Genesis Magazine di cui, ricordiamolo per i pochissimi che non lo sanno, sei ideatore e direttore.

Con leggero ritardo, per via della pandemia che ha rallentato la lavorazione e la spedizione.

In copertina ovviamente la reunion dei Genesis, sulla quale con trasparenza esprimiamo i nostri legittimi dubbi, ma questa volta ci siamo focalizzati in particolare sulla figura di Phil Collins: con la scusa di due recenti ristampe in vinile e di un libro, Francesco Gazzara ha stilato un godibilissimo dizionario sul grande artista.

Inoltre ricordiamo i 25 anni dei Musical Box e abbiamo rintracciato alcuni personaggi tangenziali, ma oltremodo interessanti, che hanno gravitano intorno all’orbita Genesis.

Per ragioni di spazio, delle quattro interviste già realizzate, questo numero contiene solo le prime due: ad Allan Schwartzberg, batterista del primo album e del primo tour solista di Peter Gabriel, e a Harry Kim, trombettista al fianco di Collins da trent’anni.

Un grazie e un “in bocca al lupo” a Mario Giammetti per tutto il suo lavoro. Ed ecco la copertina di Dusk

Il libro comprende, oltre interviste esclusive ai membri del gruppo e ai principali collaboratori, come ci ha raccontato Mario, alcune foto inedite.

Kingmaker Publishing è stata lanciata l’anno scorso dal giornalista Prog Nick Shilton e dal fondatore dei Big Big Train Greg Spawton.

Dice Spawton al Magazine Prog:

«Sono un grande fan dei Genesis sin dalla mia giovinezza e ho letto ogni libro esistente sulla band. Tuttavia, il libro di Mario contiene una grande quantità di dettagli sull’era di Peter Gabriel dei Genesis che prima mi erano sconosciuti. Sentivo che queste intuizioni dovevano essere condivise con la base di fan dei Genesis e quindi ero desideroso che il libro di Mario fosse la prima pubblicazione di Kingmaker».

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