Storie e Memorie indimenticabili, attraverso audio, video, documenti e molto altro ancora.
By D.B.
Il 28 settembre 1980 Peter Gabriel torna in Italia, ma non con i Genesis, da solista. L’inizio della parte italiana del tour è al Parco delle Cascine di Firenze.
Per tanti ragazzi italiani è la prima occasione di vedere un membro dei Genesis dal vivo.
I Genesis erano stati per l’ultima volta in concerto in Italia il 25 marzo 1975.
Allora c’era ancora Peter Gabriel, era il The Lamb Lies Down On Broadway Tour e quello del Parco Ruffini di Torino, sarebbe stato l’ultimo live, per molti anni, a causa degli scontri con la polizia. La tournée italiana infatti fu annullata dopo gli incidenti e i tafferugli in altri live, che stanno per condannare il nostro paese a una quarantena senza artisti stranieri durata anni.
Di fatto resta uno degli ultimi di quel periodo. GUARDA E ASCOLTA LO SPECIALE DI HORIZONS RADIO SUL CONCERTO DI TORINO DEL 1975.
Nel frattempo sono usciti dalla band sia Peter Gabriel che Steve Hackett. Ma ancora nessuno di loro è venuto a suonare in Italia. Quindi l’attesa è tantissima.
Ecco il biglietto:
Ricordo l’apertura dei cancelli, anzi, dopo i primi che hanno scavalcato le deboli barriere, tutti dentro in una corsa lunghissima, liberatoria, lungo tutto il Prato delle Cornacchie, in fondo al quale si ergeva il palco.
Poi la lunga attesa al caldo, in un clima festoso e tranquillo. Fino all’arrivo di Peter sul palco, ma non per iniziare a suonare, bensì per introdurre a modo suo (“ascoltateli con l’attenzione e il rispetto con cui ascoltate me”) gli sconosciuti Simple Mind. E nonostante le raccomandazioni di Peter, per il gruppo di Jim Kerr, tanti oggetti lanciati sul palco e poca attenzione.
Poi finalmente Peter e la sua band iniziano il concerto. Le luci si spengono. Tutto è buio. Parte “Intruder” e inizia una certa animazione in un settore del prato. Qualcuno del pubblico si è trovato accanto proprio Peter.
Infatti i musicisti raggiungono il palco passando in mezzo alla gente, creando un effetto straordinario in tutti noi. Indossano una tuta nera, in sintonia con il concept del China Tour 1984.
A proposito, ecco la line up:
Peter Gabriel – voce e tastiere
Larry Fast – sintetizzatori e tastiere
Jerry Marotta – batteria
John Ellis – chitarra
John Giblin – basso
E due estratti audio di quel concerto:
Il concerto è bellissimo. Peter, come si può ascoltare dall’audio, è molto comunicativo e tenta anche di parlare in italiano, proprio come faceva con i Genesis, leggendo dei bigliettini, spesso con risultati comici.
Ecco la setlist:
Gran finale con “Here Comes the Flood”. Peter la canta da solo, senza la band, accompagnandosi al pianoforte.
Tutti speravamo di sentire anche “The Lamb Lies Down on Broadway” e “Back in N.Y.C”, che Peter aveva eseguito nei tour precedenti. E li chiedevamo a gran voce, ma non siamo stati accontentati. Il Peter Gabriel del bellissimo terzo album da solista (vedi sotto) è ormai lontano dalle sonorità e anche del retaggio dei Genesis.
Bootleg:
ON THE STAGE | Sep 28, 1980 | Parco Le Cascine – Florence, Italy | 1cdr |
FIRENZE ’80 COMPLETE | Sep 28, 1980 | Parco delle Cascine – Florence, Italy | 2cdr |
FIRENZE ’80 BTC023 | Sep 28, 1980 | Parco delle Cascine – Florence, Italy | 2cdr |
Il 29 settembre è al Palasport di Genova.
Qui Peter arriva sul palco dal fondo della platea, sempre nel buio totale facendosi largo con una torcia a spalla. Come a Firenze, il pubblico non si rende bene conto di cosa stia accadendo.
Ecco la set list del concerto:
E qui un audio del live:
Il biglietto:
I bootleg:
CHINATOUR | Sep 29, 1980 | Palasport – Genoa, Italy | 2cdr |
GENOVA ’80 BTC023 | Sep 29, 1980 | Palasport – Genoa, Italy | 2cdr |
Il 30 settembre al Palasport di Torino ultima tappa del tour in Italia.
Qui, prima del concerto, c’è stato un episodio curioso, che ha sollevato ancora di più il morale del pubblico già eccitato. Alcuni dei roadies hanno fatto uno scherzo, decidendo di riprodurre un nastro di “I Know What I Like”.
Il Palasport è quasi esploso, aspettandosi come un miracolo da un momento all’altro, ma poi, rendendosi conto che difficilmente sarebbe stato così, il boato si è presto trasformato in un gigantesco coro.
Ecco il biglietto:
E alcune IMMAGINI.
E qui un RARO VIDEO di quel concerto:
La set list:
Anche di questo live esistono vari bootleg (DETTAGLI & ASCOLTALI QUI):
TORINO ’80 | Sep 30, 1980 | Palasport – Torino, Italy | 2cdr |
TORINO ’80 BTC023 | Sep 30, 1980 | Palasport – Torino, Italy | 2cdr |
TORINO ’80 | Sep 30, 1980 | Palasport – Torino, Italy | 1cdr |
Questo è un resoconto del giorno successivo da Stampa Sera (fonte: Archivio La Stampa):
Se hai ricordi di questi concerti, raccontaceli a questo link.
Il 30 maggio 1980 era uscito il terzo album solista di Peter Gabriel, senza titolo, come i primi due, ma chiamato informalmente Melt dall’immagine.
In occasione del 40ennale, Peter Gabriel ha pubblicto questo raro filmato di ‘Games Without Frontiers’ registrato live a Buenos Aires nel 2009.
Il 28 maggio 2020 Peter ha fatto uscire questo video che riprende un’intervista realizzata nel 2002 per l’uscita del CD ri-masterizzato. Gabriel parla della realizzazione del suo terzo album omonimo, appunto, chiamato Melt per via dell’iconica immagine di copertina, creata da Storm Thorgerson dello Studio Hipgnosis.
Ed ecco 10 motivi per riascoltare questo album.
1. E’ l’album di Gabriel maggiormente costellato di ospiti prestigiosi, come il produttore Steve Lillywhite e il chitarrista Dave Gregory (I Don’t Remember e Family Snapshot) degli XTC, l’inizio della lunga collaborazione con David Rhodes, il vecchio amico Phil Collins e il percussionista Morris Pert (Intruder e No Self Control), la nuova collaboratrice Kate Bush (No Self Control e Games Without Frontiers), il sassofonista inglese Dick Morissey (Start), Paul Weller, allora leader dei Jam (And Through The Wire).
2. Per la prima volta Peter ha usato la drum machine (Games Without Frontiers e Biko, in particolare) e ha sperimentato alla batteria quel suono particolare, con il gated reverb, che caratterizza Intruder, utilizzato l’anno dopo da Phil Collins per In The Air Tonight. Una sonorità che è diventata un modello standard per buona parte del pop inglese degli anni ottanta.
3. Phil Collins inizialmente era scettico riguardo l’idea di non usare affatto i piatti. Ma Peter è stato inamovibile, dato che così poteva sfruttare i toni alti con tutta una nuova serie di sonorità, una varietà di campi da esplorare. Paradossalmente, Gabriel è stato accusato di plagiare Collins, quando In The Air Tonight ha avuto un successo planetario.
4. Gabriel è stato uno dei primi musicisti a utilizzare il Fairlight, un rivoluzionario sintetizzatore che campionava i suoni naturali. Peter addirittura ne divenne il distributore in Inghilterra, in società con un cugino. Nel disco troviamo anche sonorità nuove per il solco rock (post-progressive) in cui è ancora collocato, come lo xilofono (Intruder), il sax (Start), la marimba (No Self Control e Lead A Normal Life), la cornamusa, i tamburi surdu e cori originali sudafricani (Biko).
5. Family Snapshot è ispirata dal libro An Assassin’s Diary (Un diario di un assassino) di Arthur Bremer, testo che ha ispirato anche lo sceneggiatore del film Taxi Driver di Martin Scorsese. Ma un altro libro, Dispatches, le cui foto hanno suggerito a Gabriel alcuni verso di Games Without Frontiers, ha creato non pochi problemi di censura con la BBC.
6. L’album sembra avere un filo conduttore di devianza psicologica, affrontando temi come lo stalking (Intruder), schizofrenia e paranoia (No Self Control), la rimozione (I Don’t Remember), la cattiva influenza dei media (Family Snapshot), l’assenza di comunicazione (And Through The Wire), la malattia mentale (Lead A Normal Life). Ma è importante anche l’aspetto “politico”. Peter prende posizione contro la guerra (Games Without Frontiers), la paura per l'”altro” (Not One Of Us), l’apartheid (Biko).
7. Davide Castellini in Le canzoni di Peter Gabriel, Editori Riuniti, fa notare come siano tante le espressioni negative nei titoli e nei testi (no, don’t, not, never without). Lo stesso Peter se n’era accorto, tanto che, sempre citato da Castellini, temeva di “trasformare l’album in una predica a un bambino, piena di non fare questo, non fare quello“.
8. Gabriel era incerto se pubblicare o meno Biko nel disco. Nonostante la sua sincerità nei confronti del tema, temeva di non essere una voce valida per una causa così lontana geograficamente e socialmente da lui. Inoltre la storia di Steven Biko era stata raccontata già in varie canzoni, compresa A Motor Bike In Africa di Peter Hammill, suo amico, collaboratore, nonché vicino di casa a Bath.
9. Biko viene inserita poi nell’album su insistenza dell’amico Tom Robinson. “Fu una chiave di volta nella mia carriera di musicista e di paroliere“, racconta Gabriel, citato da Mario Giammetti in Peter Gabriel. Not one of us, Edizioni segno. Inizia infatti il percorso di Peter verso l’impegno per i diritti civili, che lo vedrà in tutte le manifestazioni che il mondo della musica organizzerà per sensibilizzare il pianeta.
10. Per la copertina, quarta e ultima collaborazione con lo studio Hipgnosis e il suo fondatore Storm Thorgerson. Attraverso la tecnica denominata Krimsography, inventata dall’americano Les Krim, una Polaroid con il ritratto di Peter viene manipolata con una gomma da cancellare sull’emulsione ancora fresca. E l’effetto melt, appunto, che dà il titolo informale all’album, è fatto.
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