A Marina di Ravenna sono due gli show e in quello pomeridiano i Genesis eseguono per la prima volta (lo rifaranno a Genova tre giorni dopo) Seven Stones.Purtroppo non esistono testimonianze audio o video.
“Io c’ero assieme ad un amico – racconta a Horizons Genesis Luciano Mazzoli -. Rigorosamente in motorino da Ravenna in quanto allora sedicenni! Saremo stati in 100, non di più al Jolly di Marina, allora piccola balera all’aperto, con i pini che contornavano la pista. Avevano appena pubblicato Nursery Crime. Ho un ricordo molto lontano nel tempo, solo che ero talmente vicino che quasi potevo toccare la band!!! Serata fantastica per un fan che ancora oggi va dove ci sono loro!!! Ultimo concerto loro assieme (senza Gabriel chiaramente) nel 2007 al Circo massimo!! When in Rome…Fantastic.”
“Che emozione, ricordo ancora lo stupore nel sentire dal vivo, mano a mano che mi avvicinavo alla piazza del concerto, i pezzi che amavo in vinile.
Grande serata.”, ha raccontato a Horizons Genesis Gian Stefano Verlicchi di Forlì.
La parte estiva in Italia del Nursery Cryme Tour parte con alcuni intoppi. Infatti, come abbiamo visto, salta la data di Rimini, prevista il 14 agosto e rimandata al 23, a causa del ritardo provocato dai controlli doganali un po’ a rilento a Ferragosto.
E anche la location del concerto del 18 agosto non è quella originale. Programmato infatti al Dancing Lago delle Rose di Arquà Petrarca (Padova), il live invece si svolge al Campo Sportivo di Feltre (Belluno). Una variazione apparentemente senza spiegazioni, anche se qualcuno afferma che fu a causa di incidenti avvenuti qualche giorno prima durante un concerto dei Van der Graaf Generator.
Ma anche qui il concerto è stato in forse fino all’ultimo a causa del tempo incerto. Ma poi i Genesis finalmente si possono esibire. Ecco la registrazione:
Questo è il racconto di Piero Gai a Horizons Radio:
“Purtroppo, anche se avvenne a 800 metri da casa mia, ho dovuto raccogliere le informazioni dato che ero troppo piccolo per andarci.
Nel pomeriggio, ci fu anche il tempo per una partitella di calcio a squadre miste tra i presenti e loro, con un pallone di recupero e sfruttando una delle porte del campo. Dopo aver colpito la rete più volte, Peter
scagliò l’asta del microfono ancora sulla povera rete, che si vendicò ingarbugliandosi intorno ad essa. Ci volle del bello e del buono per recuperarla.
L’intro di “Watcher of the skies” provocò nel limitrofo ospedale civile (a pochissimi metri di distanza) un fuggi fuggi tra personale e parenti dei malati, dato che si pensò al rombo che precede il terremoto.
Ultima cosa, ma non sono riuscito a verificarla.Per i problemi accaduti durante il concerto, Peter fece restituire i soldi ai presenti. Ad alcuni, li consegnò di persona.”
Lo ricorda così il batterista bellunese Franco De Poli al Gazzettino del Nordest e citato da Rael Matrix in Genesis Forum Italia:
“Era al campo sportivo, con il prato coperto da fogli di panforte e in mezzo al campo una specie di casetta di legno col tetto in cellophane che faceva da palco con dentro gli strumenti dei Genesis, col Mellotron già acceso perché aveva bisogno di scaldarsi. In tutto saremo stati in duecento. una ventina arrivati da Belluno, dieci da Feltre, il resto da tutto il Veneto. Vederli in quella situazione così povera… è bellissimo a ricordarsi. Gabriel si era già rapato la fronte, si truccava gli occhi, non usava ancora le maschere… e nel crescendo di “Musical Box“, il palco era a sei metri dalla rete che lo divideva dal pubblico, cominciò a correre verso di noi e a dare grandi colpi alla rete con l’asta del microfono. Molti scapparono via impauriti! Ricordo che fecero tutto “Nursery Crime“, due brani da “Foxtrot” e qualcosa in anteprima da “Selling England By The Pound”.
Il 3 luglio 1977 all’Olympiahalle di Monaco di Baviera va in scena l’ultimo concerto di Steve Hackett con i Genesis. Ecco ricordi, suoni e immagini di quel giorno.
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Ecco la registrazione del concerto:
“Ancora una volta un abbandono eccellente getta un ombra sul loro futuro – annota Mario Giammetti in Genesis. Il fiume del costante cambiamento-. Ma se sono riusciti a sopravvivere senza Gabriel, possono farcela anche senza Steve, pagando però un pesante prezzo a livello di creatività e fantasia”.
Ed ecco il ricordo dei protagonisti.
“Sentivo che i Genesis stavano diventando ripetitivi – ha raccontato Steve ad Armando Gallo in Genesis: I Know What I Like – e sapevo che per esprime al meglio me stesso sarei dovuto uscire dal ruolo che avevo nella band. Il problema era che la sicurezza economica stava portando a un impoverimento spirituale e mi stava uccidendo suonare giorno dopo giorno gli stessi brani”.
“Mi crea qualche imbarazzo dire che non mi ero proprio accorto di quanto infelice fosse stato Steve per la maggior parte del tempo in cui fu membro del gruppo – ricorda Mike Rutherford nella sua autobiografia The Living Years -. Non eravamo propriamente gli individui più sensibili del mondo e Steve era una persona abbastanza riservata, come tutti noi del resto, ma pensavo comunque che si divertisse. (…) Nella mia personale scala Richter, la perdita di Steve non fece registrare scosse paragonabili a quelle di Ant o Pete”.
“In questo periodo diventa evidente anche la frustrazione di Steve – racconta Phil Collins nella sua autobiografia No, non sono ancora morto-. Ha pubblicato il suo album da solista, ma invece di diminuire la pressione, l’ha aumentata. Vuole avere più canzoni sue negli album dei Genesis. Quello che per me è positivo si rivela negativo per lui: la nuova configurazione dei Genesis ha inaspettatamente aperto nuove strade di composizione dei pezzi, e mentre io mi sento sempre più sicuro come autore, Steve non riceve ancora lo spazio creativo che pensa di meritarsi. (…) Ma se siamo sopravvissuti alla perdita di un cantante, siamo in grado di sopravvivere a quella di un chitarrista. Continuiamo, imperterriti, con Mike che ci dà dentro sia al basso sia alla chitarra solista”.
Dopo aver lasciato i Genesis Steve Hackett ha intrapreso un’importantissima carriera solista. Ha già pubblicato il primo album. Ecco lo speciale di Horizons Radio:
Il 2 luglio 2007 inizia da Brescia la parte italiana del Warm Up Summer Tour di Peter Gabriel. Ricordi e video di quell’evento.
By D.B.
Questa è la Line-Up della band:
Peter Gabriel – Vocals / Keyboards Melanie Gabriel – Backing Vocals Ged Lynch – Drums / Percussion / Congas / Drum Kit Richard Evans – Godin Mandolin / Rickenbacker 12 String / Dave King Acoustic / Dave King 12 String / Dave King Dobro / Overton whistles / Backing Vocals David Rhodes – Frudua electric / Fender JazzMaster / Fernandez electric / Gibson Les Paul / Neptune Baritone / Backing Vocals Angie Pollock -Keyboards / Backing Vocals Tony Levin – Music Man 5 String Sting Ray Bass / NS Electric Upright / NS Electric Cello / Music Man Fretless 4 String / Gibson EB2 / Nord Bass / Chapman Stick / Backing Vocals
Copertina e retro del bootleg del concerto. Per questa e per le prossime immagini tutti i copyright sono degli autori. La riproduciamo qui per diritto di cronaca. Per reclami: horizonsradio.it/contatti
Si parte appunto il 2 luglio al Summer Festival in Piazza Duomo a Brescia. Ecco i video della serata:
La seconda data è il giorno successivo al Rock Festival all’Ippodromo delle Capannelle di Roma, pochi giorni prima della tappa romana gratuita del “Turn in On Again Tour” dei Genesis, il 14.
Ultima data a Venezia, in Piazza San Marco, il 6 luglio.
Anche qui vari video documentano il concerto. GUARDA:
Ed ecco un ricordo anche di questa data – CLICCA QUI
Il tour avrà anche un seguito discografico, un’edizione limitata di 100 esemplari numerati dei 22 show dell’intero tour, ognuno doppio, in una confezione in quadricromia e con la track-list di ogni data. Incluso anche un mini programma e carte numerate firmate da Peter Gabriel. Ottimo da collezionare. CLICCA QUI PER VEDERE SE E’ IN VENDITA SU EBAY.
Se hai un ricordo di questi concerti e vuoi condividerli con noi scrivi a info@horizonsradio.it o lascia un commento qui sotto.
In occasione del 40ennale, Peter Gabriel ha pubblicto questo raro filmato di ‘Games Without Frontiers’ registrato live a Buenos Aires nel 2009.
Il 28 maggio 2020 Peter ha fatto uscire questo video che riprende un’intervista realizzata nel 2002 per l’uscita del CD ri-masterizzato. Gabriel parla della realizzazione del suo terzo album omonimo, appunto, chiamato Melt per via dell’iconica immagine di copertina, creata da Storm Thorgerson dello Studio Hipgnosis.
Ed ecco 10 motivi per riascoltare questo album.
1. E’ l’album di Gabriel maggiormente costellato di ospiti prestigiosi, come il produttore Steve Lillywhite e il chitarrista Dave Gregory (I Don’t Remember e Family Snapshot) degli XTC, l’inizio della lunga collaborazione con David Rhodes, il vecchio amico Phil Collins e il percussionista Morris Pert (Intruder e No Self Control), la nuova collaboratrice Kate Bush (No Self Control e Games Without Frontiers), il sassofonista inglese Dick Morissey (Start), Paul Weller, allora leader dei Jam (And Through The Wire).
2. Per la prima volta Peter ha usato ladrum machine (Games Without Frontiers e Biko, in particolare) e ha sperimentato alla batteria quel suono particolare, con il gated reverb, che caratterizza Intruder, utilizzato l’anno dopo da Phil Collins per In The Air Tonight. Una sonorità che è diventata un modello standard per buona parte del pop inglese degli anni ottanta.
3.Phil Collins inizialmente era scettico riguardo l’idea di non usare affatto i piatti. Ma Peter è stato inamovibile, dato che così poteva sfruttare i toni alti con tutta una nuova serie di sonorità, una varietà di campi da esplorare. Paradossalmente, Gabriel è stato accusato di plagiare Collins, quando In The Air Tonight ha avuto un successo planetario.
4. Gabriel è stato uno dei primi musicisti a utilizzare ilFairlight, un rivoluzionario sintetizzatore che campionava i suoni naturali. Peter addirittura ne divenne il distributore in Inghilterra, in società con un cugino. Nel disco troviamo anche sonorità nuove per il solco rock (post-progressive) in cui è ancora collocato, come lo xilofono (Intruder), il sax (Start), la marimba (No Self Control e Lead A Normal Life), la cornamusa, i tamburi surdu e cori originali sudafricani (Biko).
5.Family Snapshot è ispirata dal libroAn Assassin’s Diary (Un diario di un assassino) di Arthur Bremer, testo che ha ispirato anche lo sceneggiatore del film Taxi Driver di Martin Scorsese. Ma un altro libro, Dispatches, le cui foto hanno suggerito a Gabriel alcuni verso di Games Without Frontiers, ha creato non pochi problemi di censura con la BBC.
6. L’album sembra avere un filo conduttore di devianza psicologica, affrontando temi come lo stalking (Intruder), schizofrenia e paranoia (No Self Control), la rimozione (I Don’t Remember), la cattiva influenza dei media (Family Snapshot), l’assenza di comunicazione (And Through The Wire), la malattia mentale (Lead A Normal Life). Ma è importante anche l’aspetto “politico”. Peter prende posizione contro la guerra (Games Without Frontiers), la paura per l'”altro” (Not One Of Us), l’apartheid (Biko).
7. Davide Castellini in Le canzoni di Peter Gabriel, Editori Riuniti, fa notare come siano tante le espressioni negative nei titoli e nei testi (no, don’t, not, neverwithout). Lo stesso Peter se n’era accorto, tanto che, sempre citato da Castellini, temeva di “trasformare l’album in una predica a un bambino, piena di non fare questo, non fare quello“.
8.Gabriel era incerto se pubblicare o meno Biko nel disco. Nonostante la sua sincerità nei confronti del tema, temeva di non essere una voce valida per una causa così lontana geograficamente e socialmente da lui. Inoltre la storia di Steven Biko era stata raccontata già in varie canzoni, compresa A Motor Bike In Africa di Peter Hammill, suo amico, collaboratore, nonché vicino di casa a Bath.
9.Biko viene inserita poi nell’album su insistenza dell’amico Tom Robinson. “Fu una chiave di volta nella mia carriera di musicista e di paroliere“, racconta Gabriel, citato da Mario Giammetti in Peter Gabriel. Not one of us, Edizioni segno. Inizia infatti il percorso di Peter verso l’impegno per i diritti civili, che lo vedrà in tutte le manifestazioni che il mondo della musica organizzerà per sensibilizzare il pianeta.
10. Per la copertina, quarta e ultima collaborazione con lo studio Hipgnosis e il suo fondatore Storm Thorgerson. Attraverso la tecnica denominata Krimsography, inventata dall’americano Les Krim, una Polaroid con il ritratto di Peter viene manipolata con una gomma da cancellare sull’emulsione ancora fresca. E l’effetto melt, appunto, che dà il titolo informale all’album, è fatto.
Ecco 10 elementi che raccontano la svolta di Peter.
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by Eugenio Delmale
1. Dopo quattro album in cui tutti i piatti della batteria erano spesso banditi, Red Rain, che apre So, inizia proprio con una spiazzante reintroduzione dei “metalli” inutilizzati. Una significativa rottura con il passato, forse a voler dimostrare che l’autore è un Peter Gabriel nuovo. Il primo suono del brano, infatti, è quello del charleston e dei piatti di Stewart Copelanddei Police, uno dei tanti collaboratori illustri di questo disco.
2. Difficile da credere, ma Sledgehammer è stata inserita nell’album solo all’ultimo momento ed è nata quasi per caso, da un’idea che girava in testa a Peter, ma che non era stata ancora sviluppata, anche se le registrazioni del disco erano quasi ultimate. La sezione ritmica è nata per prima, creata dal nuovo batterista Manu Katché e da Tony Levin al basso, poi la chitarra di Daniel Lanois (altra novità, soprattuto in veste di produttore), infine la sezione di fiati dei Memphis Horns. Il titolo deriva dalle metafore di tipo edile usate da Gabriel e Lanois in sala di incisione. Il singolo arriva quarto in UK e primo in USA, scalzando proprio Invisible Touch dei Genesis. E il video del brano è da record. Leggi QUI l’articolo di Horizons Radio.
3. Riporta Mario Giammetti (in Peter Gabriel. Not one of us, Ed. Segno), che il caratteristico suono del basso di Tony Levin in Don’t Give Up, deriva dall’uso dei pannolini della figlia, per ottenere quel tono ovattato. La voce femminile doveva essere inizialmente quella di Dolly Parton, star del country americano, la quale non accetta. Così Gabriel si rivolge a Kate Bush, rimanendo molto soddisfatto. Anche se, scrive Gabriel nelle note di copertina dell’album, restano le radici “gospel/country (…) nel fantastico modo di suonare il pianoforte di Richard Tee”. Questo inno alla possibilità di superare gli ostacoli ha aiutato tante persone. “Gabriel ha dichiarato che una ben nota rockstar e un attore comico gli hanno entrambi confessato che la canzone li ha convinti a rinunciare al suicidio”. (Daryl Easlea, Senza frontiere. Vita e musica di Peter Gabriel, Ed. Arcana)
4. Insolitamente il testo di That Voice Again è scritto insieme a David Rhodes, il quale, con Gabriel e Lanois, è il terzo artefice principale del disco. Una soluzione cui è dovuto ricorrere il produttore canadese, visto che Peter non si decideva a ultimare le liriche della canzone. E’ possibile che Gabriel non riuscisse ad andare avanti per il tema del brano, che fa riferimento alla sua crisi coniugale del momento con Jill. Dopo 10 anni (“per non creare connessioni con i Genesis”, ha raccontato alla rivista italiana Ciao 2001), torna nella musica del cantante la chitarra 12 corde, suonata da Lanois. Come accade rarissimamente, il brano inizia con il ritornello.
5. In Your Eyes vede la partecipazione di vari coristi tra i quali Jim Kerr dei Simple Minds e soprattutto il cantante senegalese Youssou N’Dour, che qui canta in lingua wolof. E’ verosimilmente una dichiarazione d’amore per Rosanna Arquette, l’attrice americana conosciuta la sera del concerto Six of the Best (leggi e ascolta lo speciale di Horizons Radio). In crisi con Jill da anni, Peter aveva un strana relazione con lei. Sicuramente è la prima canzone d’amore diretta composta da Gabriel nella sua carriera da solista. E dire che inizialmente si intitolava Sagrada Familia ed era ispirata alla Cattedrale di Barcellona e al suo creatore, Antoni Gaudì.
6. Varie voci di Peter sovraincise contribuiscono alla bellezza toccante di Mercy Street. Tra queste, una particolarmente bassa è stata registrata alle sette del mattino, per ottenere un cupezza naturale. Le percussioni sono del brasiliano Djalma Correa, registrate da Gabriel a Rio de Janeiro. Il meraviglioso lavoro al basso è di Larry Klein. Benchè ufficialmente ispirata all’opera quasi omonima della poetessa americana Anne Sexton, Mario Giammetti (in Peter Gabriel. Not one of us, Ed. Segno) riporta un episodio, raccontato dallo stesso Gabriel, che potrebbe aver influenzato il testo: un atterraggio di fortuna, proprio del volo per il Brasile, preso per incontrare Correa.
7. Una prima versione di Big Time, con il titolo Success era stata registrata ai tempi di Security. Terzo singolo dell’album, ha raggiunto l’ottavo posto in classifica negli Stati Uniti, dove apprezzavano il clima funky del brano e la sua filosofia, così vicina al sogno americano, anche se declinata con ironia. Fondamentale nel brano è la drumstick bass guitar, suonata da Tony Levin, che preme le corde, e da Jerry Marotta, che le percuote, ottenendo quel sound caratteristico della parte ritmica, abbinato alla batteria di Stewart Copeland.
8. Registrata originariamente per Melt, poi candidata a entrare in Security, We Do What We’re Told (Milgram’s 37) è diversa dalle altre tracce del disco, visto che arriva da tempi musicalmente remoti per Peter. Suonata in tour sin dal 1980, infatti, era una vecchia conoscenza dei fan della prima ora. “Sta lì a dimostrare al suo nuovo pubblico che se Gabriel voleva poteva essere ancora inquietante e disturbante”. (Daryl Easlea, Senza frontiere. Vita e musica di Peter Gabriel, Ed. Arcana). Il testo è notoriamente basato su un esperiemento che dimostrava scientificamente la “banalità del male” nazista, tema utilizzato anche dai Genesis nel brano Just A Job To Do (Album Genesis).
9. Il vinile termina con Milgram, ma non le versioni su cassetta e CD, chiuse da This Is The Picture (Eccellent Birds) – e, nelle rimasterizzazioni, da In Your Eyes –, variazioni dettate dall’ossessione di Gabriel per la sequenza dei brani e per la buona miscela tra code e attacchi degli stessi. Inserire This Is The Picture è stata una scelta singolare, visto che, composta con Laurie Anderson, faceva già parte dell’album dell’artista americana di due anni prima Mister Heartbreak, in una versione diversa e con il titolo Eccellent Birds. Gabriel l’ha voluta temendo di non avere abbastanza materiale, altra bizzarria, visto che disponeva di brani già completi e inediti come Don’t Break This Rhythm o Curtains, che invece diventeranno il lato B dei singoli Sledgehammer e Big Time.
10. Infine la copertina e il titolo So. Sorprendentemente l’album esce con una confezione esteriormente normale, con un bel ritratto di Peter realizzato da Trevor Key e nessuna delle stranezze formali presenti in quelle precedenti. Per la prima volta, inoltre, Peter decide di utilizzare un titolo. La rivista Rolling Stone gli ha chiesto il perché. “Il nuovo album ha un titolo universale, – risponde Gabriel -, così la gente non rischierà di comprare due volte lo stesso disco. Sono molto contento di averlo fatto, perché è in linea con il piccolo cambiamento dello stile; volevo che l’album fosse elementare, vivo, naturale”. (Cit. in Daryl Easlea, Senza frontiere. Vita e musica di Peter Gabriel, Ed. Arcana). Al grande successo del disco ha contribuito il video di Sledgehammer, oggetto di un altro articolo di Horizons Radio – LEGGILO QUI. Ecco come Stephen R. Johnson e Peter Gabriel hanno realizzato questo e i successivi.
Il 12 maggio 2007, i Genesis ricevono il VH1 Rock Honors, al Mandalay Bay
Resort di Las Vegas negli USA. Ricordiamo quel giorno.
Ri-viviamo insieme l’evento in questo video, con l’indimenticabile introduzione di Robin Williams:
Tre anni prima di essere introdotti nella Rock N Roll Hall Of Fame, i Genesis ricevono i VH1 Rock Honors.
Ecco i Keane che per l’occasione rendono omaggio ai Genesis interpretando That’s All:
La loro sarà la prima apparizione pubblica elettrica con Collins da 14 anni. E’ infatti dal Cowdray Concert del 18 settembre 1993, ultimo concerto con Phil, che non si mostrano insieme in questa formazione.
La reunion porterà al Turn It On Again Tour (vedi sotto), con cui è calato il sipario sulla gloriosa storia dei Genesis dal vivo.
Ed ecco l’esibizione dei Genesis:
E a proposito del tour che sarebbe partito in seguito:
Aprile 1972, l’esordio dei Genesis in Italia, il paese che per primo ha capito la loro musica. Ecco le tappe con ricordi, suoni e immagini di quell’avventura storica.
Ascolta il podcast di Horizons Radio (in italiano) – CLICCA QUI
Prima tappa: il 6 aprile 1972 ad Adria in provincia di Rovigo, di fronte, pare, a poco più di un centinaio di persone.
Ciao 2001, il settimanale-bibbia di quegli anni afferma che il concerto, parte del Nursery Cryme Tour, si sarebbe svolto a Belluno.
Ma la prova che sia ad Adria è questa (clicca per allargare l’immagine):
Registrati all’Hotel Stella d’Italia di Adria ci sono i Genesis e i loro collaboratori. Ed ecco la foto del Teatro Comunale di Adria dove si è svolto il concerto:
“Arrivavamo nel posto in cui dovevamo suonare intorno alle 11 del mattino e facevamo il sound-check con calma, per farlo bene.
Quei luoghi erano come cattedrali, battevi le mani e sentivi l’eco 12 secondi dopo. Mixare il suono era quasi inutile, si andava per tentativi, ma la gente apprezzava lo stesso.
Poi mangiavamo. Maurizio (Salvadori, il promoter italiano del tour. N.d.T.) sapeva sempre dove si trovavano i ristoranti migliori, quindi facevamo un pasto abbondante. Abbiamo imparato rapidamente a mangiare in stile italiano: prima la pasta, spesso spaghetti fatti in casa con una deliziosa salsa, una bistecca di carne, niente verdura, forse un po’ di insalata e poi un dessert, come il tiramisù. Abbiamo anche scoperto vini fantastici, così alla fine del pranzo, verso le quattro del pomeriggio, eravamo assolutamente sazi e ubriachi.
Tornavamo in albergo, chiudevamo le tapparelle per creare un’oscurità completa, collassavamo nel letto e dormivamo come un morto per due ore.
Poi ci alzavamo e facevamo il concerto. La vita era bella e le arene erano piene, 5000 e, nel secondo tour, 10.000 fan in attesa di ascoltarci”. (da: My Book of Genesis di Richard Macphail. Traduzione mia)
“Ad attirare l’attenzione del pubblico in questa fase della carriera on stage della band sono soprattutto le strane storielle introduttive piene di humour surreale che il frontman racconta prima delle varie esecuzioni, inizialmente usate come mero riempitivo ma che lentamente cominciano a vivere di luce propria”. (da: Genesis in Italia. I concerti 1972-1975 di Mino Profumo)
La band domenica 9, è al Lem Club di San Martino Buon Albergo in provincia di Verona, la prima data in cui gli spettacoli sono due, alle 16, per gli studenti, e alle 21. Spettacoli dedicati da Peter al pubblico di Trieste , che non ha potuto vedere lo show, annullato il giorno precedente.
Ecco una registrazione di parte del concerto, prima testimonianza audio della tournée:
Ed ecco le copertine di due bootleg tratti da quel concerto:
Una pagina Facebook contiene commenti e ricordi di quella data – CLICCA QUI.
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L’11 aprile a Pesaro sul palco con i Genesis ci sono la Premiata Forneria Marconi e gli Odissea.
Una testimonianza riportata da Mino Profumo in Genesis in Italia. I concerti 1972-1975, racconta di come, durante il sound-check a Pesaro, i Genesis provarono quella che poi sarebbe diventata Watcher Of The Skies, ma con al mellotron non Tony Banks, ma addirittura il mitico “tuttofare” Richard Macphail.
“Nel lontano 1972 (anno nel quale i Genesis portarono in giro per l’Italia il loro Nursery Cryme), la band di Gabriel e compagni suonò al Palasport di Pesaro l’11 Aprile.
Secondo quanto raccontato dal mio amico Carlo Betti, durante il check sound del pomeriggio la non perfetta acustica del Palazzo dello sport di Via Marconi- che già allora ospitava la partite dell’attuale Scavolini Basket – finì per spazientire non poco il pignolissimo Banks. Fu proprio Tony che per più di un’ora si spostò da una parte all’altra posizionandosi in varie parti delle tribune del vecchio hangar (allora ricavate mediante una fittissima trama di impalcature con tubolari Innocenti e tavole di legno che poteva contenere fino a 5.000 spettatori), sbuffando ed imprecando per il suono ridondante e per uno spiacevole effetto eco che finiva per rendere tutto il sound indistinguibile.
I problemi, nonostante l’impegno di Tony, non si risolsero in quella sessione di prove, ma solo la sera con l’ingresso del numeroso pubblico. Pesaro era allora inserita nel grande circuito dei concerti perché allora una tale Bizzocchi, organizzatore di concerti, volava spesso in Gran Bretagna e visitava club e pub inglesi per scovare nuove band. Fu così che, grazie ad un lungimirante assessorato alla cultura del Comune e allo stesso Bizzocchi, Gabriel e soci finirono a Pesaro. Ma nello stesso anno lo fecero anche i Traffic, i Soft Machine, Brian Auger e gli Oblivion Express ed altri.
Altro aneddoto curioso che il mio amico Betti non ha mancato di riferirmi su quel giorno con puntigliosa dovizia di particolari. Subito dopo il check sound pomeridiano (dunque poco dopo le 19), i “nostri”, una volta fuori, si diressero a piedi assieme ad un gruppo di tecnici e ad un codazzo di organizzatori locali e allo stesso Bizzocchi, verso il lungomare di Pesaro che dista appena un centinaio di metri dal Palasport per la cena.
Arrivati a metà di Viale Marconi, ove stazionavano varie compagnie del luogo, i Genesis notarono dei ragazzini (tra i quali gli amici del già citato Betti) che giocavano a pallone. Fu così che Banks, Rutherford e Gabriel si misero a giocare a football per più di dieci minuti con quei ragazzini in verità un po’ sorpresi dai quei tipi così strani e con i capelli lunghi.
Subito dopo la partita (Rutherford fece anche un gol in una porta ricavata tra due alberi), i Genesis approdarono ad un ristorante pizzeria allora famoso e dal nome molto americano e poco inglese:”Ranch”.
Fu lì che fra pizze e birre e risate si creò il clima giusto per uno dei concerti più belli e affascinanti mai approdati su questi lidi.
La sera, manco a dirlo, fu un successo incredibile”.
Franz Di Cioccio della PFM, ha raccontato un aneddoto in un’intervista a Musica Intorno:
“Suonammo con i Genesis a Pesaro, fu il loro primo concerto in Italia…
… Ci conoscemmo lì, poi ci rifrenquentammo quando vennero a Milano, infine ci rincontrammo quando fummo noi ad andare in Inghilterra.
All’epoca era così. Ci invitò un pomeriggio, a casa sua, Peter Gabriel, ad ascoltare la musica, per stare un po’ insieme. Il tè inglese è un’esperienza indimenticabile, loro lo fanno con quel velo di crema di latte, nella teiera giusta….”
La data di Reggio Emilia il 12 aprile, è ritenuta ufficialmente il luogo di nascita di Watcher Of The Skies.
Secondo i ricordi di Hackett e Rutherford, infatti, fu proprio nella città emiliana che venne eseguita praticamente tutta durante le prove pre-concerto.
“Nel Palasport di Reggio Emilia, un enorme orribile posto pieno di eco, in mezzo al sound-check, Tony suonò quei due accordi iniziali sul suo mellotron. Funzionavano benissimo anche se, ancora oggi, non sono sicuro quanto fosse cosciente di come erano buoni.” (Da The Living Years di Mike Rutherford. Traduzione mia)
Quindi possiamo accreditare Reggio come patria musicale del brano di Foxtrot, mentre il testo fu scritto da Mike e Tony sul tetto del loro hotel a Napoli, una settimana dopo.
“Suonavamo in montagna una sera quando Tony ha avuto un’intossicazione alimentare. Abbiamo resistito per un po’ senza di lui, ma è stato come essere in una macchina che aveva perso una ruota e abbiamo dovuto terminare presto il set.
Poiché non eravamo riusciti a vendere molti biglietti, il promotore aveva la scusa che stava cercando per non pagare. Rich (MacPhail, N.d.R.) non ne voleva sapere ed era un po’ aggressivo. Il promotore aveva una pistola. Non siamo stati pagati.”
Ed ecco cosa ha raccontato a Horizons RadioPierluigi Gassino, presente al concerto:
Il concerto fu interrotto perché il tastierista Tony Banks si sentì male… e come consolazione riuscii a scambiare quattro parole con Phil Collins , mentre Peter Gabriel beveva un drink appoggiato al bancone del bar della discoteca dove si erano esibiti davanti a pochi di noi… Ricordo che allora il bassista ed il chitarrista si aggiravano sul palco a fine concerto raccogliendo alcuni cavi e delle attrezzature… tutto questo prima di diventare delle rockstar!
Il mio breve dialogo con Phil Collins fu dovuto a un fatto che rese la serata per me e i miei amici ancora più amara perché uscendo non trovammo più l’auto nel parcheggio e, tornati nella discoteca per chiedere un passaggio allo scopo di ritornare a casa, incontro Phil fuori dal locale che si avvicina ad una Alfa modello 1750 con alla guida un tizio che pareva essere il manager.
Io chiesi proprio a lui, gesticolando in anglo-italiano, un passaggio verso Torino, spiegando il fattaccio appena accaduto e l’evidente difficoltà. Lui mi disse che stavano andando a Milano e non c’era posto, poi aggiunse che coloro che avevano rubato l’auto andavano uccisi facendo per scherzo il gesto del taglio della gola.
Mi salutò stringendomi la mano… bellissimo e amaro ricordo…!
Su Dusk n° 55 una ricostruzione dettagliata della serata di Beppe Crovella (clicca la copertina per ordinare una copia):
Doppio concerto, pomeridiano e serale. Ma il secondo è funestato da disordini per la contestazione di coloro che ritengono eccessiva la somma di millecinquecento lire del biglietto.
“During “The Return Of The Giant Hogweed”, the electricity goes off. Phil Collins played a drum solo and when power returned, they didn’t restart the song but continued it from the point they left it at.” [Matteo]
“The show was one. absolutely NOT 2 (I was there). The Police arrived when, after 20 mins from the show start, people outside tried to get in without paying. But only 2 cars of Police got only a BIG CLAP from the crowd and people got in… A bootleg is been released in Italy from that show. A very poor q .ty bootleg, but is been released (NO CD-R). I had a copy in my hand and i sold it to a friend in Miami, USA to make another Silver-CD (NO- CDR too). [Romano]”
Qui sotto un ricordo particolare (anche se nel post 1973 sta per 1972):
oggi sull’inserto RFood di @repubblica un mio racconto: io e mia figlia da Cesare, la gelateria pavese dove, nell’aprile del 1973, i Genesis presero una cioccolata calda tra i due concerti al palasport di Pavia… pic.twitter.com/RXltnqxFMq
— P.Sandro Pallavicini (@Piersandropalla) 4 gennaio 2018
Altri ricordi e curiosità nel libro di Mino Profumo:
Il 15 Aprile problemi anche a Lugo di Romagna (Ravenna), alla sala Hit Parade.
Anche qui sono previsti due concerti, pomeridiano e serale. ASCOLTA:
00:00 – Happy The Man; 04:04 – Stagnation: 13:44 – The Fountain Of Salmacis; 23:03 – Twilight Alehouse; 31:35 – The Musical Box; 45:04 – The Return Of The Giant Hogweed; 55:17 – The Knife; 01:04:34 – Going Out To Get You.
Ma proprio come nella data precedente a Pavia, dove l’inizio è stato ritardato da incidenti tra i ragazzi e la polizia, qui un imprevisto importante si frappone e il concerto serale viene addirittura annullato.
Il problema è stato, pare, un black out all’impianto elettrico, causato da un lancio di cuscini verso il palco, frutto del troppo entusiasmo del pubblico pomeridiano.
Ecco come lo ricorda con Horizons Radio Edio Caroli, presente al concerto:
“Ero ventenne e i Genesis allora andavano per la maggiore a livello mondiale come i Van Der Graf Generator, che ho visto nella stessa sala in quel periodo. Ricordo anche la maleducazione dei ragazzi che sradicarono i cuscini dalle poltrone e li lanciarono sul palco.”
Daniela Carlotti:
“Io ho visto il concerto di Lugo e quello di agosto a Marina di Ravenna, avevo 16 anni e in entrambi i casi mi accompagnarono i miei genitori (ovviamente non entrarono, non è come adesso…). Purtroppo non ricordo quasi nulla, nemmeno il lancio di cuscini di cui si parla. A Marina di Ravenna vidi il concerto del pomeriggio, arrivai in ritardo, passai davanti a Peter & Co. che erano lì a un metro, su di una bassa pedana. Non ricordo che ci fosse molta gente, nemmeno a Lugo direi. Comunque fu magico, specie a Lugo. Io ho una tremenda nostalgia, purtroppo.”
Su Facebook altri ricordi:
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Ecco due bootleg con il concerto di Lugo:
Live a Travagliato (Brescia), con un doppio concerto al music hall Supertivoli il 16 Aprile.
Ecco il ricordo di Richard Milella sul sito
“L’Italia dei concerti era quanto più di dilettantesco che ci si potesse aspettare. Niente Service professionali, niente backline e back-light, niente spie sul palco, niente catering, niente roadies, niente camerini e/o docce, niente security, niente gruppi elettrogeni, insomma, niente di niente.
Il gruppo arrivava con uno o due amici al seguito qualche ora prima dello show nello stesso furgone in cui erano ammassati strumentisti e strumenti che poi tutti insieme scaricavano, montavano, provavano, aggiustavano, accordavano.
Un panino, due arance e via con il concerto con la stessa maglietta e jeans del pomeriggio. Anche per i Genesis andò così, almeno alla loro prima calata l’Italia del rock si trovò impreparata ad allestire spettacoli degni di questo nome.”
“Peter parla nella sua lingua ma fa capire che eseguirà ora un brano registrato da pochi giorni e che uscirà sul prossimo Lp dal titolo Foxtrot.
Il brano lo ricordo benissimo perché ci emozionò tutti sin dal primo ascolto con quel suo incedere maestoso fra i tasti dell’Hammond: Watcher of the Skies è una pietra miliare e Gabriel lo interpretò anche teatralmente accucciandosi nei chiaro-scuri dell’organo e saltando letteralmente in alto nelle esplosioni orchestrali.
Certa letteratura dice che il brano fu concepito durante questo primo tour in casa nostra; sbagliato, quando lo eseguirono nelle date italiane era già così bello, così completo e così arrangiato da certificare una certosina preparazione anche se su disco uscirà effettivamente mesi dopo”.
Su questa seconda parte c’è qualche dubbio, visto che è improbabile una forma già compiuta di Watcher a Travagliato. Forse Milella si ricorda il concerto estivo, sempre nella bassa bresciana, anche se non ne fa riferimento.Il fascino del mistero avvolge questo concerto di cui non resta più nulla, neanche il locale, abbattuto per costruire un centro commerciale nel 2012 – LEGGI.
Questo invece il ricordo a Horizons Radio di Paolo Burg:
“Arrivati in quattro con una Fiat 600 al “Paradiso” per vederli. Delusione, dopo un’ora abbiamo dovuto arrenderci e ritornare a Cervignano. Io avevo già “Trespass” a casa per cui morivo dal desiderio di vederli dal vivo. Qui comincia il bello! La scuola che frequentavo a Monfalcone aveva organizzato una visita ad uno stabilimento nei pressi di Brescia. Scendo da pullman e mi ritrovo davanti al naso un manifesto con scritto: Dancing Supertivoli, Travagliato, Brescia “Genesis”. Cercare l’orario del primo treno serale per Travagliato e partire è stato tutt’uno. Ho ancora davanti agli occhi il concerto. Indimenticabile!”
“Nelle prove gli Odissea eseguono un brano dei Genesis alla presenza della stessa band inglese in platea che mostra incredulità e viva soddisfazione. E’ forse la prima live cover version di una canzone dei Genesis. Gli Odissea però decidono di non ripetere questo exploit durante la loro esibizione”.
Il 18 Aprile è il momento del live al Piper Club di Roma.Un concerto di cui restano questi video, primi a mostrare la band sopra il palco e nel backstage. GUARDA:
“Roma per noi fu sempre una città benevola: quel senso di antichità, di storia e di grandeur faceva da perfetta scenografia per la nostra musica.
Nel giro di poco tempo saremmo arrivati a suonare nelle arene e negli stadi, ma all’inizio ci esibivamo in piccoli locali davanti a un pubblico di studenti quattordicenni.
Gli show si tenevano a metà pomeriggio di domenica per consentire ai ragazzi di tornare a casa in tempo per mettersi a letto.”
“Il pubblico italiano e straordinario. Non solo ci adorano, ma colgono davvero il nostro spirito.
Applaudano e urlano anche a un minimo cambiamento di atmosfera, qualcosa che i Genesis fanno spesso: passiamo da un ritmo veloce a un sussurrato, a un intermezzo pastorale, senza battere ciglio.
Non c’è da stupirsi che agli italiani piacciamo così tanto: siamo un gruppo inglese che sonda la tradizione lirica.”
“Essendo fan così sfegatati, gli italiani avevano comprato e assorbito tutti i loro dischi; conoscevano ogni nota e sfumatura delle canzoni. E’ stato davvero straordinario. Non avevamo mai provato niente del genere.
Ero lì al banco di mixaggio in mezzo al pubblico e tutti battevano le mani, vedere i miei ragazzi così capiti e apprezzati è stata una meravigliosa esperienza . I fan hanno amato tutto e hanno premiato la band con una standing ovation alla fine di ogni spettacolo.
Ciò ha fatto miracoli per la loro fiducia e tutti e cinque i ragazzi, Peter, Mike, Tony, Steve e Phil, non hanno mai dimenticato il calore del loro primo tour in Italia, o la sua importanza nel loro sviluppo come band.
Spero che abbiamo pagato il nostro debito di gratitudine suonando bene per loro.”
“Con i suoi strani meccanismi, le performance di primo pomeriggio e le cene tra due show, il tutto culminante in un concerto a Roma (…), l’Italia segnò un decisivo passo verso il live act dei Genesis così come lo conosciamo. Maniacalmente perfezionista, il gruppo smontava pezzo per pezzo l’esibizione della sera prima mentre si spostava verso la città seguente.
«Tutte le volte che viaggiavo con loro mi dovevo sorbire in furgone i commenti sul concerto della sera prima», sorride Conroy (Paul Conroy, road manager del tour, N.d.R.). Restavano abbastanza calmi mentre valutavano se Tony Banks aveva davvero sbagliato tonalità; erano dei perfezionisti. E nelle pause si ascoltavano gli Shadows, dentro il furgone. viaggiando per quattro ore da un concerto all’altro».
«L’intento era sempre quello di migliorare», aggiunge Steve Hackett, «il che rischiava di farlo assomigliare a un’autopsia!».
«Stavamo navigando a vista. E poi ecco questo piccolo raggio di luce che arriva dall’Italia». dice Mike Rutherford. «La strada era dura, tutta in salita. D’un tratto sbuca un paese che ti adora; non serve altro per darti la sensazione che vale davvero la pena andare avanti».”
Angolo del Collezionista (clicca sulle copertine e acquista la tua copia su Ebay). VINILE:
RARO CD:
Con altre date italiane di quel tour:
Ecco altri bootleg tratti dal concerto:
Ultima tappa: i Genesis sono live al Teatro Mediterraneo di Napoli il 19 Aprile.
Un doppio concerto che chiude la prima parte del Nursery Cryme Tour dei Genesis in Italia.
Ecco l’audio del live:
00:00 – Happy The Man; 04:18 – Stagnation; 14:53 – The Fountain Of Salmacis; 23:20 – Twilight Alehouse; 32:14 – The Musical Box; 42:23 – The Return Of The Giant Hogweed; 49:11 – Phil’s Solo; 51:24 – The Knife.
Una data che resterà nella storia dei Genesis, perché sul tetto dell’Hotel Domitiana, che ospita la band, Mike e Tony scrivono il testo di Watcher Of The Skies.
“Eravamo seduti in cima a questo edificio, era una calda giornata di sole e stavamo semplicemente guardando fuori attraverso una vasta area di edifici e campi; non c’era un’anima viva in giro.
Sembrava che l’intera popolazione avesse appena disertato il pianeta e questo è ciò che racconta ‘Watcher of the Skies’: un essere alieno che viene sul pianeta e lo vede completamente deserto. E così la storia si sviluppa con un po ‘di fantascienza. Mi piace ‘Childhood’s End’ di Arthur Clarke e libri di questo genere.”
“Io e Tony insieme scrivemmo il testo, seduti sul tetto del nostro hotel a Napoli immaginando che il mondo fosse finito. Alquanto strano, considerando che era un giorno piacevolmente soleggiato.”
Il brano viene già utilizzato per il sound check prima dei concerti. A Napoli quindi viene completato e, come sappiamo, aprirà il prossimo album dei Genesis, in uscita l’ottobre seguente: Foxtrot.
Ma nella sua autobiografia, Mike racconta un altro retroscena, accaduto a Napoli:
“A Napoli scoprimmo un altro passatempo terapeutico… Concludere un tour con una litigata di gruppo era un classico. La cosa insolita della lite-di-fine-tour a Napoli fu che c’era un parco dei divertimenti proprio dietro l’angolo dell’hotel dove dormivamo.
Arrivammo al punto di essere talmente stufi l’uno degli altri che decidemmo che l’unica cosa da fare era di buttarci sulla pista dell’autoscontro e sbatterci contro reciprocamente e selvaggiamente e ripetutamente. Devo dire che non ho mai sperimentato un modo altrettanto efficace per chiarirsi.”
Le date italiane portano ulteriore fortuna ai Genesis, che assestano il loro successo nel nostro paese. Non solo, tornando in patria, Steve Hackett conoscerà Ellen, che diventerà la sua prima moglie e madre di Oliver.
E non finisce qui: i Genesis torneranno in Italia ad agosto, per una seconda parte del tour. Ma questa è un’altra storia.
Se hai ricordi di qualcuno dei concerti di questo tour scrivi a Horizons Radio.
Tony Banks viene descritto da Armando Gallo come una persona silenziosa, di poche parole, sin da quando era un ragazzo. Ma le rare volte che parlava, valeva la pena ascoltarlo. Gallo ricorda come fosse lucidissimo nel descrivere i piani della band nei successivi sette mesi e l’album che stava per arrivare: Foxtrot. E spiegava come le storielle che Peter Gabriel si inventava in concerto, sarebbero servite a esplicare i testi non sempre di primo impatto della band. (da Armando Gallo,Genesis: The Evolution of a Rock Band, S&J Ed.)
Gli amici prima di tutto. Dopo la pubblicazione del secondo album, Trespass, il gruppo conobbe un periodo di crisi causato dall’abbandono di Anthony Phillips; dopo ciò, Banks voleva abbandonare il gruppo, ma fu convinto dai compagni a proseguire la propria avventura con la band senza l’aiuto del chitarrista.
Le sue introduzioni indimenticabili, come quelle di Watcher of the Skies, Firth of Fifth, The Lamb Lies Down on Broadway. I suoi Assoli intramontabili, tra gli altri in Supper’s Ready, The Cinema Show, In The Cage, Robbery, Assault & Battery, Duke’s Travels/Duke’sEnd.
E’ il creatore, tra le altre, di White Mountain, dei testi di Seven Stones, Harlequin e The Cinema Show. Di Firth of Fifth – ha scritto anche l’assolo di chitarra di Steve Hackett -, Time Table, Entangled, A Trick of the Tail, Mad Man Moon, One for the Wine, Afterglow.
Tony non ha suonato solo le tastiere nei Genesis. Certi suoi passaggi con la 12 corde acustica in canzoni come The Musical Box, Entangled, The Cinema Show e all’inizio di Supper’s Ready sono indimenticabili. Banks è anche stato un back-up vocalist occasionale e co-lead vocals in Shepherd.
Banks è stato un innovatore del sound del rock, pioniere, nella sua carriera, nell’uso di molte tastiere e sintetizzatori particolari. E’ stato definito “il tastierista più raffinato del prog rock.” Ha utilizzato svariati tipi di tastiera, padroneggiandoli con una tecnica unica, in diversi brani, ricorrendo pure a soluzioni artigianali, anche durante i concerti, per poter ottenere i risultati che ricercava. Guarda le video-interviste di Tony sull’uso dei vari effetti nei suoi album solisti.
Grazie a Tony sono entrate nei testi e nelle atmosfere dei Genesis opere letterarie di fantascienza (Watcher of The Skies, One for the Wine, Heathaze, Domino), fantasy (A Trick of the Tail), il Piccolo Principe (Mad Man Moon), le atmosfere vittoriane di Cime Tempestose (è stato lui a leggere il romanzo e a riportare le influenze nel titolo e all’interno di Wind & Wuthering) e di Dickens (Home By the Sea), T.S. Eliot, La Terra Desolata (The Cinema Show – in cui c’è anche Shakespeare – Romeo e Giulietta – e La Metamorfosi di Ovidio – Tiresia), John Keats (The Lady Lies), e poi dal filosofo Protagora (Harlequin) a San Paolo (Cul-de-Sac), da Zanna Bianca di Jack London (White Mountain) a Tom & Jerry – o Gatto Silvestro – (All in a Mouse Night)
Tony risulta essere un musone, un tipo non particolarmente simpatico, con poco senso dell’umorismo. Ma in certi momenti (tra quelli pubblici, ovviamente) non è così. Sul palco Banks ha talvolta anche indossato un boccaglio durante l’esecuzione di Who Dunnit?….
…O come in occasione del primo video in assoluto dei Genesis: Robbery, Assault & Battery. GUARDA:
“I protagonisti sono gli stessi membri del gruppo, con un barbuto Phil Collins particolarmente a suo agio nei panni del ladro […] e gli altri tre in divisa da poliziotto (notevole il ruolo di Tony Banks che, pur prendendosi una pallottola dal brigante, nelle scene successive si muove proditoriamente all’inseguimento del lestofante)”. (da Giovanni De Liso, Genesis, Behind the lines. Testi commentati (1969-1998), Arcana ed.)
Banks attualmente vive con la moglie Margaret, in una casa a sud di Londra. La coppia si è sposata il 29 luglio 1972 e ha due figli: Benjamin (nato nel 1978) e Emily (1981). E’ una delle relazioni più longeve della storia del rock. Hanno fatto una luna di miele di un giorno perché Banks era troppo impegnato a finire l’album dei Genesis Foxtrot. Banks ha detto: “La band era dispiaciuta per me, così hanno pagato per farla venire nel tour successivo.” (da Blake, Mark 10 luglio 2015 “Q&A: Tony Banks” Team Rock Retrieved 7 Marzo 2018). La coppia vive vicino a Godalming, nel Surrey.
E’ stato nominato Prog God 2015 agli annuali Progressive Music Awards. Tony è classificato al numero 11 nella classifica di Music Radar dei più grandi tastieristi di tutti i tempi.
00:00 – Intro/The Lamb Lies Down On Broadway; 06:41 – Fly On A Windshield/Broadway Melody; 10:52 – Cuckoo Cuckoon; 13:58 – In The Cage; 21:18 – The Great Parade Of Lifeless Packing; 25:01 – Story Of Rael I; 26:30 – Back In NYC; 32:39 – Hairless Heart; 35:17 – Counting Out Time; 39:10 – The Carpet Crawlers; 44:53 – The Chamber Of 32 Doors; 50:42 – Story Of Rael II; 53:43 – Lillywhite Lillith; 56:38 – The Waiting Room; 01:04:12 – Anyway; 01:07:52 – Here Comes The Supernatural Anaesthetist; 01:10:25 – Interlude/The Lamia; 01:19:09 – Silent Sorrow In Empty Boats; 01:22:45 – The Colony Of Slippermen; 01:31:12 – Ravine; 01:32:37 – The Light Dies Down On Broadway; 01:35:50 – Riding The Scree; 01:39:48 – In The Rapids; 01:42:07 – It; 01:47:23 – The Musical Box; 02:00:13 – Watcher Of The Skies.
Il concerto al Parco Ruffini di Torino resta l’unico di una tournée italiana che viene annullata dopo gli incidenti e i tafferugli in altri live, che stanno per condannare il nostro paese a una quarantena senza artisti stranieri durata anni. Di fatto resta uno degli ultimi di quel periodo.
In questa intervista da YouTube Steve Hackett ricorda quei giorni con Carlo Massarini in “Ghiaccio Bollente” su RAI 5:
Peter Gabriel abbandona i costumi e le maschere che hanno reso celebri i Genesis e cambia registro per interpretare Rael: trucco pesante, jeans, maglietta bianca, scarpe da ginnastica, giubbotto di pelle nera. In alcuni momenti starà anche a torso nudo.
Fondamentali anche le bellissime proiezioni sugli schermi della scenografia. Ecco la ricostruzione: “The Original Lamb Slide Show”
Per avere un’idea di cosa ha visto il pubblico di Torino ecco alcuni interessanti estratti dei live mondiali del 1975:
Ed ecco come quel concerto viene raccontato da “I Magnifici Destini”, una trasmissione di Radio 24:
“E’ significativo che, dopo gli applausi iniziali raccolti sui minuscoli palchi delle nostre province, l’avventura di Peter Gabriel con i Genesis in Italia si chiuda a Torino, che insieme a Reggio Emilia e Roma è la città più legata alla loro presenza sul suolo italico”.
“Il concerto si svolge regolarmente alla presenza di oltre 10mila fan stipati come sardine e ignari di assistere all’ultima cena con l’Arcangelo Gabriele. Peccato che la rassegna stampa dei giorni seguenti mostri la preoccupazione di descrivere soprattutto i tafferugli e non il concerto.”
Un concerto che ha visto l’uscita anche di alcuni bootleg. Ecco le copertine:
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