Genesis: 55 anni fa il primo concerto degli Anon alla Charterhouse, 16 dicembre 1965

Storie e Memorie indimenticabili, attraverso audio, video, documenti e molto altro ancora.

By D.B.

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Richard Macphail, Mike Rutherford, Anthony Phillips, prima dei Genesis, hanno formato la band Anon.

Il 16 dicembre 1965 gli Anon hanno fatto il loro primo concerto alla Charterhouse che, come tutti sanno, era la loro scuola, frequentata anche dai futuri compagno di band Peter Gabriel e Tony Banks.

La loro canzone “Pennsylvania Flickhouse” è disponibile per il download. Comprala qui:

“Pennsylvania Flickhouse”, scritta da Anthony Phillips, è l’unica canzone originale composta dalla band.

Ascoltala qui:

La band:

  • Rivers Jobe – bass guitar (May 1965 – July 1966; died 1979)
  • Richard Macphail – lead vocals (May 1965 – Spring 1966, Spring 1966 – July 1966)
  • Anthony Phillips – lead guitar (May 1965 – December 1966)
  • Rob Tyrrell – drums (May 1965 – December 1966)
  • Mike Rutherford – rhythm guitar (May 1965 – Spring 1966, Spring 1966 – December 1966), lead vocals (Spring 1966, July 1966 – December 1966)
  • Mike Colman – rhythm guitar (Spring 1966; died 2010)

Per saperne di più:

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Ascolta i Genesis:

Horizons Radio News

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Video Memories: Chester Thompson compie 72 anni, 11 dicembre 1948 – VIDEO

Storie e Memorie indimenticabili, attraverso audio, video, documenti e molto altro ancora.

By D.B.

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Chester Cortez Thompson (Baltimora, 11 dicembre 1948). 

Ecco alcuni video indimenticabili di Chester con i Genesis e non solo:

L’ultimo album di Chester Thompson “Steppin'” è su iTunes, Spotify & Amazon – compralo QUI.

cover steppin'

Features Alphonso Johnson on bass, Joe Davidian on piano/keyboards, Rod McGaha on trumpet and flugelhorn and Tony “Toca” Carpenter on percussion.

Press Review:

Sweetwater Music su “Steppin’”

Altri album du Chester su AMAZON.

Ascolta i Genesis:

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Horizons Radio News

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Prog Italia: Genesis in copertina per i 40 anni di “Duke” – SOMMARIO

Prog Italia ha i Genesis in copertina, in occasione dei 40 anni di “Duke”. Ecco il sommario.

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Dal 19 novembre in edicola Prog Italia 33.
«Questo numero mi è particolarmente caro perché amo il “vetusto ma affascinante” 33 giri, perché da bambino il medico mi faceva dire la magica parola: “Dica 33”… scandendola bene per valutare la trasmissione della vibrazione delle corde vocali alla parete toracica. Per noi, invece, contraddistingue la 33esima uscita della nostra rivista, che come al solito, mischia le carte tra “cose” vintage e nuove, conosciute e oscure, di successo e meno.», scrive su Facebook Guido Bellachioma, il direttore.
La copertina è incentrata sullo speciale per i 40 anni di DUKE dei Genesis. 
E ancora: Judy Dyble, David Longdon, Noel Redding, Once and Future Band, Homunculus Res, Trees, Emergency, Fish, OAK, Submarine Silence, La Maschera di cera, Prog 80 made in UK, Paolo Tarsi, Jon Anderson, John Greaves, Rikard SjöBlom Gunfly, Lonely Robot, Mark Kelly, Solstice, Sintonia Distorta, Simon Collins, Be Bop Deluxe, John Petrucci.

Prog 33 è disponibile nelle edicole (si può ordinare presso il giornalaio di fiducia) e prenotabile online a www.sprea.it/genesis.

Ascolta i Genesis:

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Horizons Radio News:

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Il libro “The Genesis Family Photo Album” – COMPRA

Il libro fotografico celebra l’universo della band dagli anni Settanta a oggi.

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Oltre ad essere ricco di immagini dei Genesis dai tempi di Peter Gabriel fino alla reunion del 2007, il libro include foto della carriera solista di Peter Gabriel, Phil Collins, Steve Hackett, Mike & The Mechanics, Ray Wilson e Anthony Phillips.

Compralo qui:

Include foto inedite di concerti che risalgono al Lyceum, Londra, nel 1971; Plymouth, 1972; Brighton, 1973 e foto uniche scattate a Headley Grange, Hampshire, nel 1974 durante la registrazione di The Lamb Lies Down On Broadway – l’ultimo album con Peter Gabriel.

Il viaggio continua con le foto mai viste prima del primo tour dopo la partenza di Gabriel e del primo tour solista di Gabriel.

Dopo la partenza di Steve Hackett nel 1977 la band viene catturata al massiccio concerto di Knebworth del ’78.

Ci sono anche foto di Hackett e Gabriel dalle loro apparizioni al Reading Festival dove Peter ha duettato con Phil Collins.

Passando al decennio successivo e oltre, ci sono molti scatti della band durante il periodo di grande successo con Phil Collins al timone e anche il breve periodo con il suo successore Ray Wilson.

Così come la riunione una tantum con Gabriel e Hackett al concerto Six Of The Best a Milton Keynes nel 1982.

Ulteriori immagini dei tour solisti di Collins e della band Mike & The Mechanics di Mike Rutherford completano il libro insieme a molte foto che continuano a documentare le carriere soliste di Hackett e Gabriel negli ultimi tempi, oltre a rendere omaggio al chitarrista originale della band, Anthony Phillips, che copre così tutte le anime della band.

Ascolta i Genesis:

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Genesis: “The Last Domino? Tour” – DIARIO SOCIAL

The Last Domino? Tour: il diario social, i video e le dichiarazioni dei Genesis.

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Diario Social:

Riprogrammate la date di Londra e aggiunte nuove date a New York e in Europa. Ecco i post:

L’8 ottobre i Genesis avevano dovuto comunicare l’interruzione del tour causa Covid. Ecco il comunicato:

Il 5 ottobre i Genesis hanno aggiunto una registrazione completa dello show di Newcastle del 1° ottobre sul loro canale YouTube:

Il 2 ottobre i Genesis avevano aggiunto la registrazione completa dello show di Leeds del 28 settembre:

 

La setlist del primo show a Birmingham:

Set 1

Behind the Lines / Duke’s End
Turn It On Again
Mama
Land of Confusion
Home by the Sea
Second Home by the Sea
Fading Lights / The Cinema Show / Afterglow

Acoustic Set

That’s All
The Lamb Lies Down on Broadway
Follow You Follow Me

Set 2

Duchess
No Son of Mine
Firth of Fifth / I Know What I Like (In Your Wardrobe)
Domino
Throwing It All Away
Tonight, Tonight, Tonight
Invisible Touch

BIS

I Can’t Dance
Dancing With the Moonlit Knight / The Carpet Crawlers

I video:

 

Ecco le date riprogrammate nel 2022.

Genesis: “The Last Domino? Tour”

Il 30 aprile, in una intervista, Nic Collins aveva parlato del tour dei Genesis e anche della sua band, Better Strangers. Ascolta:

Il 18 aprile, Mike Rutherford aveva anticipato in una conversazione con Gary Kemp e Guy Pratt nel podcast Rockonteurs che la notizia, poi confermata il 29 settembre, degli show nordamericani del tour dei Genesis. Ascolta la sua intervista:

Il 3 aprile i Genesis hanno pubblicato il nuovo teaser del tour. Eccolo:

Il 22 gennaio i Genesis avevano pubblicato un primo teaser. Un assaggio del palco, della disposizione degli strumenti e degli effetti scenici.

Ecco nel dettaglio come si presenta la batteria di Nic Collins. Da un post su Facebook di Gretsch Drums del 12 gennaio:

Nic Collins with his new kit for the the next Genesis Tour. #gretschdrums

Pubblicato da Gretsch Drums su Martedì 12 gennaio 2021

Con un post su Facebook del 27 ottobre 2020, i Genesis avevano pubblicato le prime immagini della reunion per le prove del tour. Eccolo:

Phil, Tony Banks and Mike Rutherford have reunited in London and started rehearsals for the forthcoming Genesis ‘The…

Pubblicato da Phil Collins su Martedì 27 ottobre 2020

Angolo del Collezionista

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Ascolta i Genesis:

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Genesis: “Invisible Touch Exclusive Orange Vinyl” – COMPRA

“Invisible Touch” dei Genesis in versione Exclusive Orange Vinyl.

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I Genesis hanno raggiunto l’apice del successo commerciale con “Invisible Touch” del 1986, ancora oggi il loro album più venduto.

Ora esce in versione vinile arancione – COMPRALO QUI:

Product code
745694
Format
Vinyl LP
Label
UMC / Virgin EMI

L’album ha portato la band a un enorme successo piazzando in classifica anche singoli come ‘Invisible Touch’, ‘Throwing It All Away’, ‘Land Of Confusion’, ‘In Too Deep’ e ‘Tonight, Tonight, Tonight, Tonight’ ed è generalmente considerato uno degli album di riferimento degli anni Ottanta.

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Foxtrot 50: la prima volta della testa di volpe (e del vestito rosso), 28 settembre 1972 – AUDIO, VIDEO & RICORDI

Il 6 ottobre 1972 i Genesis pubblicano l’album “Foxtrot”. Ecco alcune tappe di avvicinamento al compleanno.

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Il 28 settembre 1972, al National Stadium di Dublino, durante il Foxtrot Tour, Peter Gabriel si presenta sul palco indossando una testa di volpe e un vestito rosso da donna, all’insaputa dei compagni. 

Lo show al National Stadium di Dublino, il 28 settembre, resterà nella storia dei Genesis perché, nel finale di The Musical Box, Peter Gabriel si presenta sul palco indossando una testa di volpe e un vestito rosso da donna di sua moglie Jill, all’insaputa dei compagni. L’inizio di un’epoca di teatralità e costumi, che ha dato alla band una visibilità e un popolarità finora sconosciute.  

Ascolta l’audio del concerto:

Ed ecco l’effetto tratto dal concerto al Bataclan di Parigi il 10 gennaio 1973:

Ecco il commento di Phil Collins nella sua autobiografia “No, non sono ancora morto”, Mondadori:

“Prima di questo non c’erano stati indizi del fatto che Peter volesse cominciare a travestirsi. Come, più avanti, non ci avvertirà della maschera da fiore che indosserà per la parte di Willow Farm in Supper’s Ready, e nemmeno per la scatola triangolare che si mette in testa per la parte successiva, Apocalypse in 9/8. Le vediamo anche noi nello stesso momento in cui le vede il pubblico. Lui non vuole saperne di decidere in gruppo, in questi casi. (…) Queste sono le cose molto fuori dagli schemi che fa ora Peter Gabriel sul palco con i Genesis. Dopo Dublino, la signora Volpe ricompare in ogni concerto, sempre nello stesso punto. Ci abituiamo presto, ed è meglio per noi: una foto di Peter con il nuovo costume finisce dritta sulla copertina del «Melody Maker», e fa aggiungere uno zero alla tariffa di ingaggio dei Genesis. Passiamo da trentacinque sterline a trecentocinquanta sterline a serata.”

Racconta Mike Rutherford nella sua autobiografia The Living Years, Arcana:

“Eravamo stati tenuti completamente all’oscuro delle intenzioni di Pete; lui sapeva bene, del resto, che se ci avesse anticipato qualcosa avremmo tentato di fermarlo.”

Ricorda Tony Banks in Senza Frontiere. Vita e musica di Peter Gabriel di Daryl Easlea, Arcana:

“Altri facevano qualcosa con i costumi, ma noi sfruttavamo tutto lo spazio del palco. Quando andavi a uno spettacolo dei Genesis vedevi le tende velate, e poi il fumo artificiale, che sì adesso è un cliché ma allora non lo era affatto. Vedevi le ali di pipistrello e gli occhi  truccati. Sentivi il suono del Mellotron, praticamente il primo effetto in stereo. Non c’erano altri concerti di quel livello al mondo. I primi dieci minuti erano di una potenza incredibile. Penso che fummo tra i primi gruppi a cogliere la bellezza della fusione di musica ed effetti visivi. Un po’ successe per caso e per fortuna, un po’ perché l’abilità di Peter in quel senso era davvero unica.”

Infatti, il 9 febbraio 1973, al Rainbow Theatre di Londra, Peter Gabriel si porta in camerino un intero baule pieno e indossa sul palco i suoi famosi costumi e le maschereSulle note di mellotron di Watcher Of The Skies, Peter esce per la prima volta con il vestito nero e le ali da pipistrello sulla testa.  

Ecco l’effetto (in un video del tour successivo, ottobre 1973 Live Shepperton Studios):

E poi ancora, nuovi colpi di scena durante tutto il concerto. Immagini che segneranno, nel bene e nel male, la band per sempre.

LEGGI E ASCOLTA GLI SPECIALI DI HORIZONS RADIO SULL’ARGOMENTO:

ARCHIVIO – Genesis ’73 – La prima volta dei costumi di Peter Gabriel

I Fiori Delmale: I costumi di Peter Gabriel

50 anni con i Genesis. Sette pietre miliari che li rendono (quasi) unici

 

Ascolta:

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Assegnati i Progressive Music Awards. 5 anni fa Prog God era Tony Banks (nel 2014 Peter Gabriel) – i VIDEO

Storie e Memorie indimenticabili, attraverso audio, video, documenti e molto altro ancora.

By D.B.

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I Progressive Music Awards quest’anno si sono svolti giovedì 24 settembre, in un evento presentato dal comico e fan del prog Al Murray e in cui il chitarrista degli Yes Steve Howe è stato designato Prog God 2020.

5 anni fa, ai Progressive Music Awards del 2015, il Prog God è stato Tony Banks.

Peter Gabriel, vincitore l’anno precedente, era presente alla cerimonia di premiazione e ha passato il testimone al suo vecchio compagno di scuola e compagno di band.

Guarda il video:

 

Nel presentare Banks, Gabriel ha ricordato di aver iniziato a scrivere canzoni con lui quando erano entrambi adolescenti e di aver discusso su quanto dovessero durare i suoi assoli di tastiera.

Peter ha descritto Tony come “una figura di primo piano nella musica inglese”, aggiungendo: “Ha creato straordinarie melodie, canzoni meravigliose, bellissime sequenze di accordi e sono ancora molto felice e orgoglioso di poterlo chiamare mio amico”.

Banks ha iniziato il suo discorso scherzando su come i cantanti dei Genesis, Gabriel e Phil Collins, avessero entrambi perso i capelli, mentre ha sottolineato che lui e altri noti tastieristi prog-rock – in particolare Rick Wakeman degli Yes e Keith Emerson degli ELP – hanno mantenuto i loro.

Tony ha ringrazieto i suoi vari compagni della band dei Genesis, sua moglie e il manager di lunga data del gruppo, Tony Smith. 

Come già accennato, nel 2014 Prog God è stato Peter Gabriel. Ecco il suo discorso di accettazione del riconoscimento:

La cerimonia di quest’anno sarà in diretta sulla pagina Facebook di Prog Magazine.

Ascolta:

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L’ultimo concerto di Phil Collins con i Genesis, 18 settembre 1993- AUDIO & RICORDI

Storie e Memorie indimenticabili, attraverso audio, video, documenti e molto altro ancora.

By D.B.

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Il 18 settembre 1993, al Cowdray Park, nel Sussex, Regno Unito, in uno specialissimo concerto, va in scena l’ultimo concerto di Phil Collins con i Genesis (non definitivo). Ecco il racconto di quei giorni. 

Un concerto di beneficenza per il King Edward VII Hospital, al Cowdray Park, dalle parti di Oxford, si è trasformato in un evento speciale in assoluto, ma storico per i Genesis.

Sul palco, davanti a 1000 persone circa, quel 18 settembre 1993 ci sono i Queen senza Freddy Mercury, i Pink Floyd e i Genesis con Phil Collins per l’ultima volta (anche se non definitiva).

I Genesis suonano I Can’t Dance, That’s Just The Way It Is (di Collins solista), Turn It On Again, Hold On My Heart e Invisible Touch con Phil Collins alla voce, Mike Rutherford al basso, Tony Banks alle tastiere, Tim Renwick alla chitarra, Gary Wallis e Roger Taylor alla batteria.

Il supergruppo si chiama The Ruins Band, nome e formazione che durerà lo spazio di una notte e che prende spunto dalla location del concerto, nelle rovine del Castello di Cowdray.  La costituiscono i membri di band come Queen, Pink Floyd e, appunto, Genesis. 

Mike Rutherford suona il basso anche per i Pink Floyd, mentre Paul Young dei Mike + The Mechanics canta e duetta con David Gilmour. Eric Clapton esegue due brani accompagnato da Mike Rutherford e Roger Taylor.

Poi tutti insieme sul palco per i bis: Ain’t That Peculiar, Gimme Some Lovin’ Witness Together.

Ecco la registrazione di una parte del concerto:

Ed ecco la super line-up: TONY BANKS Genesis Keyboards, ERIC CLAPTON Guitar, PHIL COLLINS Genesis Vocals, JOHN DEACON Queen Bass, DAVID GILMOUR Pink Floyd Guitar, ADRIAN LEE Mike &. Mech Keyboards, NICK MASON Pink Floyd Drums, TIM RENWICK Mech./Floyd Bass/Guitar, MIKE RUTHERFORD Genesis Guitar/Bass, ROGER TAYLOR Queen Vocals/Drums, GARRY WALLIS Drums, RICHARD WRIGHT Pink Floyd Keyboards, PAUL YOUNG Mike &. Mechanics Vocals.

Ma torniamo a Phil Collins. Per lui questo non è un concerto come i tantissimi che ha già sostenuto nella sua carriera. E avrà un ruolo devastante nel futuro dei Genesis

Scrive Phil nella sua autobiografia No, non sono ancora morto, Mondadori:

“Il 17 novembre a Wolverhampton, ultima data del We Can’t Dance Tour, non ci sono con la testa. Conclusa la mastodontica serie di concerti in giro per il mondo, sono a pezzi.”

Il We Can’t Dance Tour è stato sfiancante, ma trionfale. Ancora Phil:

“Il successo dei Genesis non è mai stato così immenso, ma io non mi sono mai sentito così piccolo. (…) Ripensando al We Can’t Dance Tour, mi rendo conto che il peso della leadership mi aveva ormai logorato. Sin dal principio del tour più grandioso della storia dei Genesis si era respirato un senso di nostalgia, stile «guardate quanta strada abbiamo fatto».”

Ascolta l’intervista alla BBC, nel programma Rockline il 6 maggio 1992, sull’inizio del tour a Dallas:

Come spesso accade nella vita di Phil, sono le situazioni sentimentali a complicare le cose, anche nell’ambito professionale. Un groviglio di emozioni, alla base dell’album solista Both Sides, che uscirà nell’ottobre 1993.

“Mentre volo a destra e a sinistra per promuovere «Both Sides» alla fine del 1993, la mia vita è un caos. Ho pubblicato quello che considero il mio album migliore, ma a che prezzo? Queste canzoni nascono dal tentativo di fare chiarezza dentro di me: parlano di separazione, di un amore perduto. Inoltre, la libertà che ho sperimentato realizzandole mi ha messo voglia di registrare altri dischi come «Both Sides», personali e autosufficienti. Chi mi obbliga ad avere un gruppo?”

Proprio in un momento di grandi ripensamenti e “guai” sentimentali, arriva questo concerto a Cowdray, che riporta Phil al fianco dei compagni della band dopo quasi un anno travagliatissimo. Ma quel giorno scatta qualcosa e Collins sente definitivamente che l’avventura con i Genesis è finita.

“Insomma, per ragioni positive e negative, dopo aver dedicato metà della mia vita ai Genesis, è ora di congedarmi da loro.”

Ne parla al manager e confidente Tony Smith. Il quale gli chiede però di non rendere nota subito la decisione. Una prassi che ricorda l’addio di Peter Gabriel. Su questo argomento LEGGI LO SPECIALE DI HORIZONS RADIO.

“Le persone attorno a me mi prendono per pazzo, me ne accorgo. Tony Smith, in particolare, si rende conto che lasciare i Genesis e la mia seconda moglie mi costerà caro, anzi, il doppio. Ma a me non importa, ho bisogno d’aria.”

Tony Smith spera in un ripensamento di Phil, che però non avviene. Ancora Phil:

“Non incolpo i Genesis per i continui traumi nella mia vita privata. Può darsi che mi sentissi perennemente in dovere di andare in tour, di onorare impegni e progetti, di garantire a tutti soddisfazione e lavoro. Fondamentalmente, però, la responsabilità è mia.”

Durante un drammatico pranzo, Collins comunica agli altri la sua intenzione. Ecco il ricordo di Mike Rutherford nella sua autobiografia The Living Years, Arcana

“A ripensarci adesso, mi rendo conto di quanto fu strano per lui passare dal ruolo di batterista a quello di cantante. Lo fece con tale disinvoltura che io e Tony non facemmo caso a tutti i risvolti che poteva comportare, ma restava una cosa che non era mai stata nei suoi piani. Tutto questo significò che quando fissammo un incontro a casa di Tony Smith a Chiddingfold un giorno del 1996 e Phil disse: «Penso che sia meglio fermarmi qui», non fu veramente una sorpresa. La sorpresa era che fosse rimasto coi Genesis tanto a lungo, dopo tutto quello che gli era capitato con la carriera da solista”

Il 28 marzo 1996 un comunicato alle agenzie di stampa di tutto il mondo racconta la fine, dopo più di 25 anni, della lunga avventura di Phil Collins con i la band, anche se promette la prosecuzione dell’esperienza Genesis con un nuovo vocalist.

E, come sappiamo, anche l’addio di Phil non sarà definitivo, seppure episodico. Mike se lo sentiva, allora:

“E io penso che sapevo anche che c’era la possibilità che non fosse ancora finito del tutto.”

Ma questa è un’altra storia.

by D.B.

Ascolta:

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Mario Giammetti racconta il suo nuovo libro “Genesis. Tutti gli album tutte le canzoni”

È uscito il libro “Genesis. Tutti gli album tutte le canzoni” di Mario Giammetti. Gli abbiamo posto qualche domanda.

By E.D.

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Mario Giammetti analizza tutti i 15 album incisi in studio dalla band, esaminando anche il contesto storico e le circostanze che hanno portato alla loro creazione, oltre ai processi di registrazione.

Acquistalo qui:

Illustrato con fotografie di performance rare e con materiale da collezione, è un libro imperdibile per collezionisti e appassionati o per giovani che vogliono riscoprire la musica di questa straordinaria band in tutta la sua evoluzione.

Ecco cosa ci ha raccontato Mario Giammetti.

H.R.: Quali sono gli elementi di novità contenuti nel tuo libro “Genesis. Tutti gli album tutte le canzoni”?

Mario Giammetti: Sicuramente chi ha già letto altri miei libri, in particolare “Musical Box – Le canzoni dei Genesis dalla A alla Z”, pubblicato dieci anni fa da Arcana, troverà dei punti di contatto, ma a parte il fatto che i brani non sono più analizzati in ordine alfabetico bensì album per album, il testo è stato asciugato e reso più scorrevole, oltre che naturalmente integrato delle nuove e preziose informazioni acquisite nel corso degli ultimi anni, con la ciliegina sulla torta rappresentata dalla prefazione di Steve Hackett.

Nella sostanza, si parla di come sono nate le canzoni attraverso le parole degli stessi protagonisti, se ne racconta la storia compositiva e se ne fa sinteticamente la storia sul palco, anche se in particolare questa sezione è volutamente meno prolissa e infarcita di dati.

L’idea era infatti realizzare una guida all’ascolto che fosse sì completa, ma non maniacale, con l’obiettivo di non annoiare un ipotetico lettore casuale, magari un giovane che si avvicina alla musica dei Genesis per averne sentito parlare dai genitori o addirittura dai nonni. La nostra band preferita merita una riscoperta da parte delle nuove generazioni e questo libro spero possa rappresentare un piacevole strumento per cominciare a entrare nel loro mondo, grazie anche a un apparato grafico e iconografico di primissimo livello e all’attenzione riportata anche graficamente (ad esempio, nelle curate didascalie, che rappresentano una sorta di mini appendice a loro volta).

E qui sta l’altra, e fondamentale differenza: ho fatto un’attenta selezione del materiale e per la prima volta ho trovato un editore che non si è tirato
indietro di fronte alla mia richiesta di portare a termine un libro veramente bello da vedersi, oltre che da leggere. In passato, da questo punto di vista, con l’unica parziale eccezione di “Genesis – Gli Anni Prog” (Giunti 2013), ero rimasto sempre deluso. Il Castello, invece, non ha giocato al risparmio: un cartonato spesso formato 22×28, carta pregiata, stampa accurata.

Da tempo desideravo realizzare un libro che rappresentasse un riepilogo su tutta (e sottolineo tutta) la carriera dei Genesis ma presentato come
meritava, e il momento è arrivato.

Qual è stata la “formula del successo” dei Genesis, secondo i tuoi studi?

Una ricetta richiede una serie di ingredienti e direi che, nel caso dei Genesis, si tratta di materiale di primissima qualità. Osservando il tutto globalmente (è evidente che la loro storia artistica è talmente variegata che è difficile conglobare in un parametro unico l’intero percorso), la band era in possesso di una tecnica strumentale ottima ma mai eccessiva (e questo a mio modo di vedere è un grande pregio) che, messa al servizio di una capacità compositiva indiscutibilmente fuori dall’ordinario (così come è fuori dall’ordinario la caratteristica di un gruppo in cui hanno sempre scritto in cinque, anzi sei conteggiando Anthony Phillips), ha creato una miscela formidabile, resa particolarmente gradevole da una componente melodica molto forte.

Nel merito del vecchio dibattito tra Genesis prog e Genesis pop, mi limito a ribadire che, se non avessero fatto quella scelta, sarebbero rimasti confinati al triste destino di copie sbiadite di se stessi, perpetrando per decenni e sempre più stancamente lo stesso repertorio. Quindi, personalmente sono felicissimo del loro coraggio di cambiare completamente, anche se ovviamente non sempre i risultati mi hanno entusiasmato.

Sei riuscito a scoprire anche retroscena su qualche album o canzone? Esistono ancora segreti non svelati e che potrebbero rimanere tali per sempre, nella storia dei dischi dei Genesis? Quali?

Ovviamente i decenni che passano inesorabili non aiutano in tal senso: i ricordi svaniscono o si confondono, e non è facilissimo ottenere rivelazioni clamorose.

Eppure, ogni tanto salta fuori qualcosa. Ascoltare i dischi del periodo Gabriel insieme a uno dei protagonisti (lavoro che ho fatto dal 2008 al 2011 e che poi ha formato la base per “Gli Anni Prog”, recentemente pubblicato in Inghilterra col titolo “Genesis 1967 to 1975 – The Peter Gabriel Years”) è stato da questo punto di vista molto emozionante e rivelatorio.

Alcuni membri del gruppo (soprattutto Hackett e Banks) hanno una discreta memoria e ogni volta che si parla con loro salta sempre fuori qualcosa di molto interessante. Ma la ricerca prosegue anche con altri personaggi.

Per esempio, nel nuovissimo numero di Dusk ho intervistato John Burns, ingegnere del suono di “Foxtrot” e produttore di “Selling England” e “The Lamb” e alcune notizie che mi ha fornito sono davvero interessanti per gli studiosi dei Genesis.

A parte la progressiva “deriva” verso il pop, evidente a tutti, a uno studio più attento come tu fai, che tipo di evoluzione (o involuzione) ha avuto la musica dei Genesis dal “69 al “98, nella composizione, negli arrangiamenti, negli strumenti, ecc…?

Personalmente, la cosiddetta virata pop, come ti accennavo prima, non la considero una deriva, ma un’intelligente evoluzione e presa d’atto del cambiamento dei tempi.

Peraltro i Genesis, anche nel periodo più leggero, hanno sempre conservato un imprinting armonico tutt’altro che semplice e aggiungo che non è
affatto detto che la musica pop, se fatta ai livelli a cui i Genesis ci hanno abituati, sia più facile da suonare rispetto a un assolo di moog su tempi dispari.

È sicuramente vero che gli arrangiamenti si sono semplificati e che anche la struttura melodica dei brani si è progressivamente scarnificata, ma direi che ogni album dei Genesis è figlio del suo tempo, cosa che non si può dire per la maggior parte degli altri gruppi loro contemporanei, spesso rimasti legati mani e piedi alle origini perché semplicemente incapaci di andare
oltre. Il tempo, poi, è galantuomo.

Io, per esempio, a un album come “Abacab”, che ho odiato profondamente al momento della pubblicazione, ho successivamente riconosciuto il ruolo di necessario spartiacque e oggi lo trovo, a suo modo, anche innovativo.

Viceversa “Invisible Touch” rimane a mio modo di vedere il punto artisticamente più basso della loro carriera, sia a livello compositivo che sonoro, e tuttavia quel disco spaccò le classifiche di tutto il mondo, riuscendo a catalizzare l’attenzione di folle oceaniche nonostante, negli anni dell’edonismo, fosse difficile trovare un artista meno sexy di Phil Collins!

Sicuramente l’avvento dell’elettronica ha apportato innovazioni non sempre entusiasmanti; l’uso delle drum machine e soprattutto delle programmazioni e dei sequencer, nonché le sonorità dei sintetizzatori, hanno reso il sound più plasticoso e meno sofisticato, anche a causa della progressiva involuzione (o
comunque del minore utilizzo) di strumenti come il piano di Tony e il basso di Mike.

Ma ogni album dei Genesis contiene perle armoniche di devastante bellezza, anche gli ultimissimi. Si pensi a certe sequenze di accordi usati in brani come “No Son Of Mine”, “Calling All Stations” e “Uncertain Weather”.

In molti, anche su Dusk, sostengono che, invece di una stanca reunion, i Genesis avrebbero potuto produrre un album in studio. A parte le condizioni di Phil, secondo te sarebbe possibile? E che tipo di musica farebbero nel 2020?

Personalmente nutro grande rispetto per chi, nonostante l’età, continua a produrre musica nuova. Pensa a gente come Bob Dylan, Neil Young, Bruce Springsteen. O, per restare in famiglia, a Steve Hackett.

Viceversa, trovo irritante l’atteggiamento di Gabriel e Collins, incapaci di rimettersi in discussione. Qui nessuno si aspetta necessariamente un capolavoro, perché gli anni più creativi sono solitamente per tutti quelli della
gioventù, ma avere il terrore di un giudizio poco lusinghiero o peggio ancora di non vendere abbastanza (timore del resto ormai insensato, se si ragiona ancora nell’ordine dei milioni di copie di dischi, oggigiorno una chimera per chiunque) non fa onore ad artisti che, invece, hanno sempre dimostrato di avere gli attributi per fregarsene di tutto e andare dritti per la loro strada.

Personalmente fui profondamente deluso anche dalla reunion del 2007, artisticamente inutile, figuriamoci oggi, ben 13 anni dopo, e con tutto quello
che c’è stato nel mezzo, a cominciare ovviamente dai malanni fisici di Phil.

Anche io, quindi, avrei preferito di gran lunga che si rimettessero a scrivere qualcosa di nuovo. Certo, le probabilità di una delusione sarebbero state molto alte: hanno ormai 70 anni e non hanno lavorato tutti e tre insieme per quasi 30, quindi persino la famosa chimica che è sempre scattata tra loro avrebbe potuto non funzionare, questa volta.

Ma sarebbe stata una bella prova di coraggio e i fan sicuramente li avrebbero accolti a braccia aperte, fatta salva l’onestà critica.

Alla tua domanda su che tipo di musica farebbero, però, è davvero difficile
rispondere: l’ultima composizione originale di Phil che abbiamo potuto ascoltare risale al 2003, Tony è fermo addirittura al 1995 col rock (poi come sappiamo si è dedicato alla musica classica, che compositivamente è una cosa ben diversa), mentre Mike con i suoi Mechanics (nei quali scrive sempre in compagnia, ricordiamolo) ha dimostrato di privilegiare un pop di poche pretese e parecchia elettronica.

Forse ne verrebbe fuori un pastrocchio senza senso, ma forse anche no. E comunque se non ci si mette alla prova non lo si scoprirà mai. Un fatto è certo: i Genesis come gruppo hanno smesso di comporre insieme nel 1997, quando Tony e Mike avevano appena 47 anni. E questa è una cosa che è difficile perdonargli.

Prima accennavi al nuovo Dusk. Di cosa vi siete occupati in questo numero?

A parte la storia di copertina, dedicata come ti dicevo a John Burns, nel numero 95 di Dusk pubblichiamo la seconda parte dello studio di Tommaso Rivieccio sugli strumenti e gli effetti utilizzati da Tony Banks su “The Lamb”.

Per quanto riguarda le novità, ci occupiamo delle ristampe di “Rated PG” di Peter Gabriel (che lo scorso anno era uscito solo su vinile per il Record Store Day) e di “The Living Room Concert” di Anthony Phillips, che contiene tre inediti.

Grande spazio è occupato dalle recensioni dei libri, poiché di recente ne
sono usciti un bel po’, l’autobiografia ufficiale di Steve Hackett su tutti.

E poi continuiamo a ospitare i ricordi di personaggi tangenziali che ci fanno scoprire tanti particolari sul mondo dei Genesis: questa volta tocca a Noel McCalla, indimenticato vocalist di “Smallcreep’s Day” di Rutherford, e Bob Ezrin, produttore del primo album solista di Gabriel.

Chi non l’avesse già fatto, può iscriversi e abbonarsi qui a DUSK.

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