L’album ha portato la band a un enorme successo piazzando in classifica anche singoli come ‘Invisible Touch’, ‘Throwing It All Away’, ‘Land Of Confusion’, ‘In Too Deep’ e ‘Tonight, Tonight, Tonight, Tonight’ ed è generalmente considerato uno degli album di riferimento degli anni Ottanta.
Mario Giammetti analizza tutti i 15 album incisi in studio dalla band, esaminando anche il contesto storico e le circostanze che hanno portato alla loro creazione, oltre ai processi di registrazione.
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Illustrato con fotografie di performance rare e con materiale da collezione, è un libro imperdibile per collezionisti e appassionati o per giovani che vogliono riscoprire la musica di questa straordinaria band in tutta la sua evoluzione.
Ecco cosa ci ha raccontato Mario Giammetti.
H.R.: Quali sono gli elementi di novità contenuti nel tuo libro “Genesis. Tutti gli album tutte le canzoni”?
Mario Giammetti: Sicuramente chi ha già letto altri miei libri, in particolare “Musical Box – Le canzoni dei Genesis dalla A alla Z”, pubblicato dieci anni fa da Arcana, troverà dei punti di contatto, ma a parte il fatto che i brani non sono più analizzati in ordine alfabetico bensì album per album, il testo è stato asciugato e reso più scorrevole, oltre che naturalmente integrato delle nuove e preziose informazioni acquisite nel corso degli ultimi anni, con la ciliegina sulla torta rappresentata dalla prefazione di Steve Hackett.
Nella sostanza, si parla di come sono nate le canzoni attraverso le parole degli stessi protagonisti, se ne racconta la storia compositiva e se ne fa sinteticamente la storia sul palco, anche se in particolare questa sezione è volutamente meno prolissa e infarcita di dati.
L’idea era infatti realizzare una guida all’ascolto che fosse sì completa, ma non maniacale, con l’obiettivo di non annoiare un ipotetico lettore casuale, magari un giovane che si avvicina alla musica dei Genesis per averne sentito parlare dai genitori o addirittura dai nonni. La nostra band preferita merita una riscoperta da parte delle nuove generazioni e questo libro spero possa rappresentare un piacevole strumento per cominciare a entrare nel loro mondo, grazie anche a un apparato grafico e iconografico di primissimo livello e all’attenzione riportata anche graficamente (ad esempio, nelle curate didascalie, che rappresentano una sorta di mini appendice a loro volta).
E qui sta l’altra, e fondamentale differenza: ho fatto un’attenta selezione del materiale e per la prima volta ho trovato un editore che non si è tirato indietro di fronte alla mia richiesta di portare a termine un libro veramente bello da vedersi, oltre che da leggere. In passato, da questo punto di vista, con l’unica parziale eccezione di “Genesis – Gli Anni Prog” (Giunti 2013), ero rimasto sempre deluso. Il Castello, invece, non ha giocato al risparmio: un cartonato spesso formato 22×28, carta pregiata, stampa accurata.
Da tempo desideravo realizzare un libro che rappresentasse un riepilogo su tutta (e sottolineo tutta) la carriera dei Genesis ma presentato come meritava, e il momento è arrivato.
Qual è stata la “formula del successo” dei Genesis, secondo i tuoi studi?
Una ricetta richiede una serie di ingredienti e direi che, nel caso dei Genesis, si tratta di materiale di primissima qualità. Osservando il tutto globalmente (è evidente che la loro storia artistica è talmente variegata che è difficile conglobare in un parametro unico l’intero percorso), la band era in possesso di una tecnica strumentale ottima ma mai eccessiva (e questo a mio modo di vedere è un grande pregio) che, messa al servizio di una capacità compositiva indiscutibilmente fuori dall’ordinario (così come è fuori dall’ordinario la caratteristica di un gruppo in cui hanno sempre scritto in cinque, anzi sei conteggiando Anthony Phillips), ha creato una miscela formidabile, resa particolarmente gradevole da una componente melodica molto forte.
Nel merito del vecchio dibattito tra Genesis prog e Genesis pop, mi limito a ribadire che, se non avessero fatto quella scelta, sarebbero rimasti confinati al triste destino di copie sbiadite di se stessi, perpetrando per decenni e sempre più stancamente lo stesso repertorio. Quindi, personalmente sono felicissimo del loro coraggio di cambiare completamente, anche se ovviamente non sempre i risultati mi hanno entusiasmato.
Sei riuscito a scoprire anche retroscena su qualche album o canzone? Esistono ancora segreti non svelati e che potrebbero rimanere tali per sempre, nella storia dei dischi dei Genesis? Quali?
Ovviamente i decenni che passano inesorabili non aiutano in tal senso: i ricordi svaniscono o si confondono, e non è facilissimo ottenere rivelazioni clamorose.
Eppure, ogni tanto salta fuori qualcosa. Ascoltare i dischi del periodo Gabriel insieme a uno dei protagonisti (lavoro che ho fatto dal 2008 al 2011 e che poi ha formato la base per “Gli Anni Prog”, recentemente pubblicato in Inghilterra col titolo “Genesis 1967 to 1975 – The Peter Gabriel Years”) è stato da questo punto di vista molto emozionante e rivelatorio.
Alcuni membri del gruppo (soprattutto Hackett e Banks) hanno una discreta memoria e ogni volta che si parla con loro salta sempre fuori qualcosa di molto interessante. Ma la ricerca prosegue anche con altri personaggi.
Per esempio, nel nuovissimo numero di Dusk ho intervistato John Burns, ingegnere del suono di “Foxtrot” e produttore di “Selling England” e “The Lamb” e alcune notizie che mi ha fornito sono davvero interessanti per gli studiosi dei Genesis.
A parte la progressiva “deriva” verso il pop, evidente a tutti, a uno studio più attento come tu fai, che tipo di evoluzione (o involuzione) ha avuto la musica dei Genesis dal “69 al “98, nella composizione, negli arrangiamenti, negli strumenti, ecc…?
Personalmente, la cosiddetta virata pop, come ti accennavo prima, non la considero una deriva, ma un’intelligente evoluzione e presa d’atto del cambiamento dei tempi.
Peraltro i Genesis, anche nel periodo più leggero, hanno sempre conservato un imprinting armonico tutt’altro che semplice e aggiungo che non è affatto detto che la musica pop, se fatta ai livelli a cui i Genesis ci hanno abituati, sia più facile da suonare rispetto a un assolo di moog su tempi dispari.
È sicuramente vero che gli arrangiamenti si sono semplificati e che anche la struttura melodica dei brani si è progressivamente scarnificata, ma direi che ogni album dei Genesis è figlio del suo tempo, cosa che non si può dire per la maggior parte degli altri gruppi loro contemporanei, spesso rimasti legati mani e piedi alle origini perché semplicemente incapaci di andare oltre. Il tempo, poi, è galantuomo.
Io, per esempio, a un album come “Abacab”, che ho odiato profondamente al momento della pubblicazione, ho successivamente riconosciuto il ruolo di necessario spartiacque e oggi lo trovo, a suo modo, anche innovativo.
Viceversa “Invisible Touch” rimane a mio modo di vedere il punto artisticamente più basso della loro carriera, sia a livello compositivo che sonoro, e tuttavia quel disco spaccò le classifiche di tutto il mondo, riuscendo a catalizzare l’attenzione di folle oceaniche nonostante, negli anni dell’edonismo, fosse difficile trovare un artista meno sexy di Phil Collins!
Sicuramente l’avvento dell’elettronica ha apportato innovazioni non sempre entusiasmanti; l’uso delle drum machine e soprattutto delle programmazioni e dei sequencer, nonché le sonorità dei sintetizzatori, hanno reso il sound più plasticoso e meno sofisticato, anche a causa della progressiva involuzione (o comunque del minore utilizzo) di strumenti come il piano di Tony e il basso di Mike.
Ma ogni album dei Genesis contiene perle armoniche di devastante bellezza, anche gli ultimissimi. Si pensi a certe sequenze di accordi usati in brani come “No Son Of Mine”, “Calling All Stations” e “Uncertain Weather”.
In molti, anche su Dusk, sostengono che, invece di una stanca reunion, i Genesis avrebbero potuto produrre un album in studio. A parte le condizioni di Phil, secondo te sarebbe possibile? E che tipo di musica farebbero nel 2020?
Personalmente nutro grande rispetto per chi, nonostante l’età, continua a produrre musica nuova. Pensa a gente come Bob Dylan, Neil Young, Bruce Springsteen. O, per restare in famiglia, a Steve Hackett.
Viceversa, trovo irritante l’atteggiamento di Gabriel e Collins, incapaci di rimettersi in discussione. Qui nessuno si aspetta necessariamente un capolavoro, perché gli anni più creativi sono solitamente per tutti quelli della gioventù, ma avere il terrore di un giudizio poco lusinghiero o peggio ancora di non vendere abbastanza (timore del resto ormai insensato, se si ragiona ancora nell’ordine dei milioni di copie di dischi, oggigiorno una chimera per chiunque) non fa onore ad artisti che, invece, hanno sempre dimostrato di avere gli attributi per fregarsene di tutto e andare dritti per la loro strada.
Personalmente fui profondamente deluso anche dalla reunion del 2007, artisticamente inutile, figuriamoci oggi, ben 13 anni dopo, e con tutto quello che c’è stato nel mezzo, a cominciare ovviamente dai malanni fisici di Phil.
Anche io, quindi, avrei preferito di gran lunga che si rimettessero a scrivere qualcosa di nuovo. Certo, le probabilità di una delusione sarebbero state molto alte: hanno ormai 70 anni e non hanno lavorato tutti e tre insieme per quasi 30, quindi persino la famosa chimica che è sempre scattata tra loro avrebbe potuto non funzionare, questa volta.
Ma sarebbe stata una bella prova di coraggio e i fan sicuramente li avrebbero accolti a braccia aperte, fatta salva l’onestà critica.
Forse ne verrebbe fuori un pastrocchio senza senso, ma forse anche no. E comunque se non ci si mette alla prova non lo si scoprirà mai. Un fatto è certo: i Genesis come gruppo hanno smesso di comporre insieme nel 1997, quando Tony e Mike avevano appena 47 anni. E questa è una cosa che è difficile perdonargli.
Prima accennavi al nuovo Dusk. Di cosa vi siete occupati in questo numero?
A parte la storia di copertina, dedicata come ti dicevo a John Burns, nel numero 95 di Dusk pubblichiamo la seconda parte dello studio di Tommaso Rivieccio sugli strumenti e gli effetti utilizzati da Tony Banks su “The Lamb”.
Per quanto riguarda le novità, ci occupiamo delle ristampe di “Rated PG” di Peter Gabriel (che lo scorso anno era uscito solo su vinile per il Record Store Day) e di “The Living Room Concert” di Anthony Phillips, che contiene tre inediti.
Grande spazio è occupato dalle recensioni dei libri, poiché di recente ne sono usciti un bel po’, l’autobiografia ufficiale di Steve Hackett su tutti.
E poi continuiamo a ospitare i ricordi di personaggi tangenziali che ci fanno scoprire tanti particolari sul mondo dei Genesis: questa volta tocca a Noel McCalla, indimenticato vocalist di “Smallcreep’s Day” di Rutherford, e Bob Ezrin, produttore del primo album solista di Gabriel.
Solo per un periodo di tempo limitato e per festeggiare i 35 anni dall’uscita originale, l’album vincitore del Grammy Award “No Jacket Required” di Phil Collins, sarà disponibile su vinile arancione.
La versione arancione è uscita il 9 ottobre (20 novembre negli Stati Uniti) 2020.
The Sound Of Dreams di David Minasian include un brano in collaborazione con Steve Hackett, dal titolo “The Sound Of Dreams (Third Movement)“. Ascoltalo qui e compra l’album.
David Minasian ha pubblicato “The Sound Of Dreams (Terzo Movimento)”, brano scritto insieme a Steve Hackett, e tratto dal suo nuovo album, “The Sound Of Dreams”.
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Ascolta il brano:
Tra gli altri ospiti dell’album ci sono Justin Hayward dei Moody Blues, la cantante Annie Haslam dei Renaissance, il bassista Billy Sherwood degli Yes, il cantante PJ Olsson degli Alan Parsons Live Project, la cantante Julie Ragins dei Moody Blues/Justin Hayward Live e il batterista Geof O’Keefe dei Pentagram.
Il cantante e tastierista Minasian è anche conosciuto come regista. Ha realizzato il film dei The Moody Blues del 2016 , “The Story Behind Nights In White Satin”, e ha scritto il tema del film “The Wind of Heaven” con Justin Hayward.
Si intitola “La mia vita con i Genesis”, la versione italiana del libro di Richard Macphail, l’ex road manager del periodo che va dal 1969 al 1973, dei primi giorni della band e delle sessioni per la registrazione dell’albumTrespass , che prese vita proprio nel leggendario Cottage di proprietà dei suoi genitori.
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Figura sempre più importante all’interno dei Genesis, fino al clamoroso addio dopo Foxtrot. Ufficialmente per occuparsi d’altro, ma pare che fosse sempre più in difficoltà di fronte agli appetiti del music business nei confronti della band.
Un ultimo e caldo saluto lo si può trovare nel retro di copertina dell’album Genesis Live, tanto da mettere in allarme i fan e far loro temere la morte di Richard. Il quale è invece vivo e vegeto, ancora in contatto con Genesis & Co. e partecipa spesso ai Genesis Day in tutto il mondo, Italia compresa.
Già in “My Book Of Genesis“la prefazione di Peter Gabriel dimostra gli ottimi rapporti di Macphail con gli ex compagni d’avventura.
Il libro è scritto con Chris Charlesworth e darà ai lettori un quadro nella vita della band di quel periodo, vista dalla sua angolazione. Oltre a Gabriel ci saranno interventi degli altri membri della band e ancora più foto e un capitolo inedito rispetto alla versione inglese.
Ti interessa invece la versione inglese? Clicca l’immagine qui sotto e acquistala su Amazon.
Ascolta i Genesis anche su:
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Il concerto è stato registrato all’Hammersmith Apollo, la serata finale del tour.
Steve Hackett è accompagnato dalla sua band: Roger King (tastiere), Jonas Reingold (basso), Rob Townsend (sassofoni e flauti), Craig Blundell (batteria e percussioni) e Nad Sylvan alla voce.
Ospiti speciali per questa performance sono stati il fratello di Steve, John Hackett (flauto) e Amanda Lehmann (chitarra e voce).
Questo è stato un tour molto speciale per Steve Hackett, in quanto ha riunito il suo album preferito del suo periodo come chitarrista con i Genesis, “Selling England By The Pound”, che Steve e la sua band hanno eseguito dal vivo per la prima volta integralmente.
Lo show ha anche presentato brani selezionati dall’album personale preferito di Steve dalla sua lunga carriera solista “Spectral Mornings”, insieme a brani del suo ultimo album in studio “At The Edge Of Light”.
Steve commenta sul suo sitoHackettsongs: «Amalgamare tre album personali preferiti, tra cui l’intero Selling England by the Pound, la maggior parte di Spectral Mornings e At The Edge Of Light è stata un’esperienza live molto speciale. Sia l’audio che il video di questo prodotto danno un’esperienza sbalorditiva di una serata indimenticabile all’Hammersmith».
Il primo set del concerto comprende brani di “Spectral Mornings”, che celebra il suo 40° anniversario, e “At The Edge Of Light”. Steve e la band sono stati raggiunti da Amanda Lehmann alla voce e alla chitarra e da John Hackett, al flauto per The Virgin And The Gypsy e The Red Flower Of Tai Chi Blooms Everywhere.
La seconda parte è la registrazione live di “Selling England by the Pound” nella sua interezza, più Déja Vu, brano iniziato per l’album da Peter Gabriel, ma poi completato da Steve.
La registrazione si conclude con i bis del concerto di Dance On A Volcano e Los Endos.
Elenco delle tracce per formato:
CD 1:
1. Every Day
2. Under the Eye of the Sun
3. Fallen Walls and Pedestals
4. Beasts of our Time
5. The Virgin and the Gypsy
6. Tigermoth
8. Spectral Mornings
9. The Red Flower of Tai Chi Blooms Everywhere
10. Clocks – Angel of Mons
11. Dancing with the Moonlit Knight
12. I Know What I Like (In Your Wardrobe)
CD 2:
1. Firth of Fifth
2. More Fool Me
3. The Battle of Epping Forest
4. After The Ordeal
5. The Cinema Show
6. Aisle of Plenty
7. Déja Vu
8. Dance On A Volcano
9. Los Endos
L’album di Djabe con Steve hackett “The Magic Stag” è disponibile su CD/DVD.
Compralo qui:
L’edizione in doppio vinile esce il 27 novembre. Contiene tutti i brani dell’edizione su CD più due tracce extra (entrambe con Steve).
L’album è ispirato al lavoro del pittore Imre Égerházi (padre di uno dei fondatori della band: Attila Égerházi).
Steve Hackett non solo ha scritto insieme alla moglie Jo il testo della title track dell’album, ma suona anche la chitarra su sette tracce dell’album e fa da narratore.
Ecco la track-list:
DISC ONE: CD
THE MAGIC STAG
1. THE BEGINNING OF LEGENDS
2. THE MAGIC STAG
3. THE POWER OF WINGS
4. DOWN BY THE LAKE SIDE
5. FAR AWAY
6. UNSEEN SENSE
7. SOARING HILLS
8. TWO LITTLE SNOWFLAKES
9. A TRUE HOPE
10. RISING HORIZON
11. UNCERTAIN TIME
DISC TWO: DVD
“THE MAGIC STAG”
HIGH RESOLUTION 96 KHZ / 24-BIT
5.1 SURROUND SOUND & STEREO MIXES
1. THE BEGINNING OF LEGENDS (5.1 SURROUND SOUND MIX)
2. THE MAGIC STAG (5.1 SURROUND SOUND MIX)
3. THE POWER OF WINGS (5.1 SURROUND SOUND MIX)
4. DOWN BY THE LAKE SIDE (5.1 SURROUND SOUND MIX)
5. FAR AWAY (5.1 SURROUND SOUND MIX)
6. UNSEEN SENSE
7. SOARING HILLS
8. TWO LITTLE SNOWFLAKES
9. A TRUE HOPE
10. RISING HORIZON
11. UNCERTAIN TIME
VIDEO EXTRAS
1. BUBBLE DREAM (LIVE IN WASHINGTON D.C.)
2. DEEP LIGHTS (LIVE IN WASHINGTON D.C.)
3. WITCHI TAI TO (LIVE IN LVIV, UKRAINE)
4. THE LOST CARD (LIVE IN LVIV, UKRAINE)
5. GALLOP (WITH STEVE HACKETT) (LIVE IN BUDAPEST)
6. COFFEE BREAK (LIVE IN BUDAPEST)
7. THE POWER OF WINGS (WITH STEVE HACKETT)
(LIVE IN BUDAPEST)
8. LAVA LAMP – A QUARANTINE VIDEO 2020
9. IMRE ÉGERHÁZI DOCUMENTARY
Steve Hackett & Djabe: l’album precedente: “Back To Sardinia” – CD/DVD-set & vinile.
Djabe & Steve Hackett: “BACK TO SARDINIA”.
COMPRALO ADESSO su AMAZON:
Nel 2016 DJABE e STEVE HACKETT hanno trascorso alcuni giorni sulla magnifica isola di Sardegna.
Vicino alla cattedrale di Nostra Signore di Tergu hanno costruito uno studio di registrazione temporaneo nella casa del prete.
Le registrazioni sono andate bene, gli artisti sono stati profondamente ispirati dai dintorni.
Horizons Radio Playlist:
La session improvvisata di 3 giorni è stata registrata da Tamás Barabás, che in seguito, a Budapest, ha prodotto un intero album dai nastri multitraccia per creare Life Is A Journey – The Sardinia Tapes.
Pubblicato nel 2017, l’album è stato accolto con entusiasmo dai fan ed è stato acclamato dalla critica.
A tre anni dalle prime registrazioni, DJABE è tornato in Sardegna e ha registrato alcune session improvvisate.
Hanno suonato nelle stesse location e hanno registrato su nastro analogico a 24 tracce. STEVE HACKETT ha poi completato le sue parti a Budapest, prima del mixaggio, poiché il suo programma estivo non permetteva di condividere l’aria fresca sarda con i suoi amici DJABE.
L’uscita comprende anche un disco DVD bonus con un 5.1 Surround Sound e 96 kHz / 24-mit stereo mix dell’album, insieme a bonus visual features tra cui il brano “When the Film is Rolling” e live performances di brani come il classico dei Genesis “In That Quiet Earth” e la traccia di Djabe e Steve Hackett “Tears for Peace” e “Turtle Trek”.
“BACK TO SARDINIA” è un’esperienza musicale, nata dall’ambiente in cui è stata concepita ed è la tappa successiva del particolare viaggio musicale di DJABE e STEVE HACKETT.
DISC ONE: CD BACK TO SARDINIA
1. BACK TO SARDINIA 2. LONELY CACTUS 3. HAPPY TERGU 4. LAKE BY THE SEA 5. STONES AND MIRTO 6. GIRL IN THE PALAU WOODS 7. WALKING AROUND 8. FLYING KITES 9. PURPLE DREAM 10. DANCING IN A JAR 11. CINQUECENTO FRAGOLE 12. BOTTLES IN THE WATER 13. FLOATING BOAT
DISC TWO: DVD “BACK TO SARDINIA” THE 5.1 SURROUND SOUND MIX & 96 KHZ / 24-BIT STEREO MIX
1. BACK TO SARDINIA 2. LONELY CACTUS 3. HAPPY TERGU 4. LAKE BY THE SEA 5. STONES AND MIRTO 6. GIRL IN THE PALAU WOODS 7. WALKING AROUND 8. FLYING KITES 9. PURPLE DREAM 10. DANCING IN A JAR 11. CINQUECENTO FRAGOLE 12. BOTTLES IN THE WATER 13. FLOATING BOAT
VISUAL EXTRAS 1. WHEN THE FILM IS ROLLING 2. IN THAT QUIET EARTH 3. CASTELSARDO AT NIGHT 4. TURTLE TREK
Tra agosto, settembre, ottobre e novembre 2020, quattro concerti classici di Peter Gabriel sono stati pubblicati su vinile da Real World. Tre di loro per la prima volta.
Un periodo di vent’anni di esibizioni dal vivo in quattro album e da oltre quaranta canzoni diverse.
La tempistica delle uscite è progettata per aiutare il settore della vendita al dettaglio di musica indipendente man mano che i negozi iniziano a riaprire.
Tutti gli album sono disponibili per il pre-ordine.
Plays Live
Live in Athens 1987
Secret World Live
Growing Up Live
28 agosto
16 ottobre
6 novembre
27 novembre
2LP
2LP
2LP
3LP
Tutti gli album sono stati rimasterizzati e dotati di un codice di download audio ad alta risoluzione.
La serie è iniziata con Plays Live, il primo album live di Peter Gabriel del 1983, ripubblicato su 2LP il 28 agosto.
Sul sito di Peter è uscita un’intervista a Peter Walsh responsabile del missaggio e co-produttore di Plays Live e Secret World Live.
Il 16 ottobre si è passati al tour che ha sostenuto l’uscita del quinto album solista di Peter Gabriel, “So”, con l’uscita di Live ad Atene il 25 settembre 1987, per la prima volta in vinile.
In this video, sound engineer Ben Findlay discusses the process of restoring and mixing the audio for Peter’s Athens…
Il 2 novembre 2020 Peter ha postato su YouTube questo video. Guarda:
Il 20 ottobre 2020 Peter aveva postato su YouTube questo video. Guarda:
Alla terza uscita, il 6 novembre, ci troviamo immersi nello spettacolo del tour di Secret World Live. Questa è la prima volta in vinile per “Secret World Live”, presentato come set da 2LP.
Compralo qui:
Clicca sull’immagine qui sotto e leggi l’intervista a Robert Lepage, collaboratore di Peter nel concept e design del tour:
“The Secret World tour was focused on communication and relationships – the ‘phone was a perfect symbol. Robert Lepage had the idea of expanding on the telephone image using the iconic red telephone box, with a cable that extended from the square proscenium stage full length to the centre of the circular stage in the audience, for the song Come Talk to Me.” – pg
The third in this autumn’s series of live LP releases, Secret Word Live, is released today.
https://smarturl.it/PGsecretworldlive
Pubblicato da Peter Gabriel su Venerdì 6 novembre 2020
Peter was interviewed in early 1994, during a break in the Secret World tour, and gave this thoughts on the tour so…
L’ultima uscita di questa serie è Growing Up Live, il 27 novembre. Riprodotto in video, è la prima volta in vinile per “Growing Up Live”, presentato come un set 3LP in copertina apribile, progettato da Marc Bessant.
In questo video Steve dà le prime informazioni su “Under A Mediterranean Sky”:
Qui Steve dà altri particolari, in un’intervista rilasciata il 10 dicembre:
Ed ecco “Andalusian Heart”, il primo brano e primo video dall’album.
Guarda:
Scaricalo qui:
Steve ha pubblicato sul suo blog una riflessione sul suo nuovo album “Under A Mediterranean Sky” definendolo molto personale.
«Non c’è rock ‘n’ roll, non c’è la voce e non c’è la chitarra elettrica – dice Steve –. Ma la mia chitarra classica è affiancata da molti altri strumenti acustici e suoni orchestrali, in un viaggio immaginario attraverso le tante regioni che circondano quella vasta area di mare e cielo, con i suoi misteri incantati, il calore e il romanticismo.»
Hackett ha condiviso parte della scrittura con la moglie Jo, per quanto riguarda i testi. Roger King ha orchestrato e amalgamato tutte le sonorità.
«Sono entusiasta dell’ensemble di musicisti fantastici – continua Steve –. Franck Avril all’oboe, Christine Townsend al violino e alla viola e mio fratello John al flauto aggiungono colore agli arrangiamenti orchestrali, mentre con Arsen Petrosyan al duduk e Malik Mansurov al tar, insieme al mio chirango e al liuto arabo, ci avventuriamo nel cuore del Medio Oriente. Il sempre versatile Rob Townsend al flauto e al sax soprano si muove a cavallo di diverse dimensioni musicali come il Colosso di Rodi.»
Per vedere le foto dei protagonisti dell’album CLICCA QUI.
Con questo post su Facebook del 4 novembre, Steve aveva annunciato titolo, copertina e dettagli del nuovo album “Under A Mediterranean Sky”, in uscita il 22 gennaio 2021.
NEW ALBUM – UNDER A MEDITERRANEAN SKY
Steve releases his new acoustic album Under A Mediterranean Sky on 22nd January…
«Nei giorni della settimana continuo a registrare con Roger e quei fuochi creativi stanno bruciando vivi… Anche molti altri musicisti che hanno inviato i loro contributi a distanza sono coinvolti. Non passerà molto tempo prima che annunci il mio prossimo progetto appassionato, quindi guardate questo spazio!».
Il 26 giugno Steve aveva ricordato con questo post su Facebook che i lavori procedono speditamente e che l’album è a un livello avanzato.
Il 23 giugno Steve ha pubblicato questo video, in cui accenna al diverso “taglio” dell’album, rispetto ai precedenti, e propone una piccola anteprima delle registrazioni con sonorità orchestrali.
Ed ecco cosa ha postato l’11 giugno. Nel racconto sul lockdown nel blog del suo sito, anticipa il ritorno alle registrazioni con il fedele Roger King.
«Ho usato questo tempo anche per preparare un nuovo album, in vista di un progetto acustico che coinvolgesse sonorità orchestrali e strumenti inusuali che non avevo mai utilizzato prima con questo tipo di album», scrive Steve nel suo blog.
E continua: «Appena è stato possibile, Roger ed io ci siamo riuniti per iniziare a registrare. Siamo già a metà strada e stiamo iniziando a raggiungere i musicisti, che possono essere coinvolti a distanza. È una sfida, ma un progetto entusiasmante che sta già esplodendo nella vita. Anche se sei bloccato in un posto fisicamente, la musica può tirarti fuori e portarti su quel tappeto magico sonoro in qualsiasi posto tu voglia sognare…. Credo che sia importante avere cose a cui puntare e a cui aspettarsi in momenti come questi.»
Mimmo Vitale ha realizzato un film di immagini animate, accompagnate dalla musica del doppio album “The Lamb Lies down on Broadway”eseguita dalle migliori tribute band italiane – Real Dream, Get’em Out, The Cage, Revelation, Supper’s Ready, Dusk e-band, Anyway, Estro, Dancing Knights, Oberon – e internazionali.
Non solo. Il film coinvolge anche due ex Genesis (Steve Hackett e Ray Wilson), Martin Levac (dei Musical Box) e il pianista David Myers.
Si tratta inoltre di un generoso progetto che punta a raccogliere donazioni in favore di Emergency (Rael per Emergency).
Horizons Radio ne ha parlato con l’autore: Mimmo Vitale.
H.R.: Come ti è venuto in mente questo progetto?
Mimmo Vitale: Questo progetto nasce da molto lontano, l’idea di dare a questo concept album dei Genesis “The Lamb Lies Down On Broadway” immagini animate del percorso di Rael, prendevano in me sempre più piede. Pulivo il disco, appoggiavo la puntina sui solchi ed entravo in un altro mondo, proprio come il protagonista (Rael). Immaginavo di vedere un film con tutte le peripezie che i Genesis raccontavano e, come le vedevo io, volevo che anche altri appassionati come me le potessero vivere.
I Genesis non sono mai riusciti a concretizzare le proposte di un film in tutti questi anni, e non credo ormai che lo faranno più. Quindi mi sono buttato con i miei modesti mezzi in questa avventura col cuore, poi, se ci sono riuscito, spetta a tutti quelli che crederanno in questo progetto valutarlo.
Hai coinvolto – e, diciamolo, anche messo d’accordo – le principali Tribute Band italiane dei Genesis. Come hai fatto? Ci sono state discussioni?
Sinceramente il progetto è nato con le basi musicali originali dell’album. Quello che mi ha fatto cambiare idea sono gli anni che ho passato fino ad oggi inseguendo i concerti delle tribute band “genesisiane”. Prima in Lombardia dove risiedo, e poi, sempre più coinvolto vuoi anche per il mio hobby fotografico, in altre regioni.
Spesso nelle loro set list inserivano “The Lamb”, allora mi son detto: “ma perché non dare modo a questi amici musicisti di accompagnare questo progetto”. Ormai Peter Gabriel & Co. non devono dimostrare più niente a nessuno, mentre le cover band le sentivo più coinvolte e vogliose di suonarli, e ognuna di loro anche in modi diversi ed interessanti.
Mi sono fatto una lista di Band da contattare e con l’amico Leonardo Antonelli, che abita a Roma, già organizzatore dell’evento ”When Ray in Rome” con Ray Wilson, i Notturno Concertante e una Jam session formata da più elementi di varie band italiane i “ Masters of Jam”, ci siamo divisi i compiti per contattarle, e cosi siamo partiti per questa avventura.
Abbiamo chiarito con loro in cosa consisteva il progetto e che aveva la finalità di donare a Emergency il ricavato affinché, visto il periodo pandemico del COVID-19, potessimo aiutare la Lombardia, che senza dubbio è stata la più colpita. Devo dire che tutte le band hanno risposto in modo positivo sin da subito, e questo ci ha agevolato non poco.
Discussioni? Io direi più che altro ho dovuto dare delle priorità a quelle band che avessero avuto il materiale audio di buona qualità, e lì c’è stata una prima scrematura. Poi il resto si è risolto da solo.
In base a quale criterio hai abbinato un brano di The Lamb a una band?
Questa è stata una delle domande con cui io e Leonardo ci siamo trovati subito d’accordo. Era ovvio che qui si doveva decidere non in base ad un filmato che le band avevano nel loro cassetto, ma bensì all’audio, che doveva essere di ottima qualità, non potevamo produrre un DVD in alta definizione per poi avere un audio scarso. E questa è stata la richiesta prioritaria alle band che avevamo inoltrato. Una volta che tutto il materiale audio mi era stato inviato, ho fatto una cernita di tutti i pezzi, decidendo a quali video clip potevano essere abbinati. E qui devo confessare che purtroppo alcune band le ho dovute a malincuore estromettere dal progetto. Anche se avevamo già preannunciato agli amici, che qualora il loro audio non fosse stato buono l’avremmo scartato e dispiace molto.
Se mi permetti il pensiero che al riguardo ho espresso a chi non c’è, è quello, nel futuro prossimo, di non farsi mai trovare impreparati in queste cose, in qualsiasi momento lo riteniate opportuno, createvi una sorta di data base, cercate di registrare video o audio da un service o un amico che abbia gli strumenti adatti, e poi metteteli via, servono sempre.
Hai coinvolto anche star internazionali: due ex Genesis (Steve Hackett e Ray Wilson), Martin Levac (dei Musical Box) e il pianista David Myers. Con loro quale criterio hai seguito?
R – Potrà sembrare strano, perché giustamente di loro si pensa a mostri sacri, per cui avvicinarsi per qualche richiesta diventa sempre un po’ complicato. Il merito in realtà sta sempre nel dimostrare cuore, per noi, perché Leonardo Antonelli “appunto cuore” è il classico pezzo di pane a cui vogliono bene in tanti e questi sono i risultati.
Ha contattato l’amico Mario Giammetti che conosciamo come uno dei maggior intenditori dei Genesis in Italia e credo anche all’estero, gli ha spiegato il progetto e le sue finalità e in qualche giorno Steve Hackett ha dato il suo consenso. Non ha neanche imposto il brano, lo abbiamo inserito in “The Chamber of 32 Doors” e cosi è stato.
Ray Wilson come dicevo prima, con il progetto del 2019 “When Ray in Rome” sapeva della bontà e della serietà del nostro lavoro e ha aderito a occhi chiusi.
Martin Levac e David Myers ex componenti dei “The Musical Box” canadesi, di conseguenza spronati da amici comuni Giorgio Rosa e Michele Maran, anche loro hanno accettato di buon grado. Lo spessore degli artisti come vedete non si valuta solo dalla musica.
Che tipo di tecnica di animazione hai utilizzato?
Di solito lavoro con “Final Cut Pro X” di Apple o con “After Effects” di Adobe. Sono due dei migliori programmi professionali con cui mi trovo meglio. Montaggio molto versatile col primo, ed effetti in fase di creazione clip col secondo.
Ti posso parlare di “Brainstorming”. Lo scopo di questa tecnica è di raccogliere idee su un certo tema, sia in fase di presentazione, sia in una fase successiva di riflessione. Si cerca di visualizzare sulla time line le idee principali che sorgono riguardo all’argomento in questione, e poi si provano soluzioni al momento. Oppure lo “Stop Motion” che consiste nel prendere una immagine frame per frame e muoverla, per poi far sembrare in movimento reale la stessa. Etc…
Come hai affrontato artisticamente il sottile confine tra realtà, sogno e allucinazione che caratterizza la storia di Rael?
Come già descrivo nel booklet interno al DVD che accompagna passo passo le varie avventure di Mr. Rael, “The Lamb Lies Down On Broadway” è la storia di un giovane ragazzo americano di origini portoricane, condotto in un’avventura in un mondo sotterraneo di New York, a metà tra sogno, incubo e la più stravolgente delle realtà.
Dalla spiegazione di Peter Gabriel, Rael fa un “viaggio dentro la sua anima”, non è solo un trasporto fisico ma anche (e soprattutto) mentale. Phil Collins ricorda inoltre che la storia di The Lamb deriva da uno sdoppiamento di personalità del protagonista. In tutto l’album non sappiamo mai con certezza se siamo nella realtà del vero Rael, in quella della sua personalità più profonda, riflessiva e buona, oppure in un sogno molto vivido ma non reale. Forse un po’ uno e un po’ l’altro.
Quindi ho cercato questa trasposizione tra confine e realtà alternando immagini reali a quelle costruite tipo fumetto, perché la la vita di tutti i giorni potrebbe proprio essere questa. Ti svegli, un caffè, vai a l lavoro, torni, una doccia, e poi con la testa tra un libro o un DVD ti immergi in un mondo fantastico dove molti di noi vorrebbero essere.
Realizzare il film di The Lamb è sempre stato il sogno di Peter Gabriel. Pensi che questa tua opera gli piacerebbe?
Nel 1979 Peter Gabriel propose al regista Jodorowsky di farne un film, Peter fece di tutto per esserne anche il protagonista, ma come sappiamo, tutto questo non fu mai concepito.
Non so se il mio lavoro potrebbe rispecchiare il pensiero artistico di Gabriel e non so neanche come Jodorowsky abbia preso la partitura del film proposta e le motivazioni per cui i due non si misero d’accordo. Questa mia trasposizione animata del concept album l’ho realizzata dopo aver visto e letto molti libri e filmati, a volte molto contrapposti tra loro, per poi farmene un’idea e lavorarci sopra.
Pensare che possa piacere a Peter Gabriel questo mio modo di vederla sarebbe, da fan, una immensa soddisfazione, ma resto con i piedi ben incollati al suolo e mi godo gli apprezzamenti degli amici o i “malati” come me dei Genesis che hanno donato per avere questo DVD.
Gliela farai avere?
Con l’amico Leonardo Antonelli ci siamo mossi in questo senso con le 4 guest star del progetto. Abbiamo inviato il DVD ai referenti che curano la loro immagine. Per quanto riguarda Peter Gabriel è un po più complicato, lui è una persona molto riservata, non vogliamo che il lavoro sia consegnato a una qualunque persona per poi essere messo da parte. Ci stiamo interessando per riuscire a farglielo avere da persone di sua fiducia brevi mano, poi se avremo la fortuna di una risposta ve lo faremo sapere.
Pensi che potrà mai diventare un vero film, con attori in carne e ossa, come lo pensava Peter?
In un’intervista del 1988, concessa da Gabriel al suo biografo Spencer Bright, il cantante racconta come furono elaborate due versioni riadattate della storia, una scritta di suo pugno e l’altra da Jodorowsky. Gabriel si rese conto della “debolezza” della sua versione in confronto a quella del regista e così, poco convinto della piega che stava prendendo il progetto, decise di terminarlo.
La versione raccontata da Gabriel non fa luce però su altri due importanti aspetti che influirono pesantemente sulla mancata riuscita della pellicola. In primo luogo fu scartata l’idea di Gabriel di interpretare Rael e oggi a mio avviso ancora più improbabile. In secondo luogo, allora, la Charisma Films ritenne il costo troppo elevato e rischioso, Gabriel perseverò inseguendo la realizzazione della pellicola per qualche anno ma incontrò sempre meno appoggio, persino dagli altri membri della band, poco entusiasti di prender parte a un progetto totalmente incentrato sul loro frontman e che pareva essere morto in partenza. Oggi, per le condizioni economiche del mercato cinematografico e le condizioni degli eventuali protagonisti, un nome su tutti, Phil Collins, mi pare assolutamente impensabile.
Perché, secondo te, Rael è così simbolico per i fan dei Genesis? Quali corde tocca?
Rael sta cercando di descrivere l’indomabile entità della vita. Una vita che cambia continuamente, come lui stesso cambia in solido, liquido, fluido, che convergono insieme verso il vero Rael. Vuol dire che in tutti i momenti della sua vita di New York, e poi in quell’avventura surreale, in ogni momento bello, brutto, terrificante o emozionante, è sempre stato semplicemente Rael.
Noi forse, ma certamente io, mi ritrovo in questo pensiero. In tutto quello che si fa, bisogna essere se stessi. Quello che Rael vedeva in suo fratello John, non è altro che lui stesso e quindi cerco di essere sempre nel bene e nel male me stesso. Peter Gabriel incoraggia ogni ascoltatore a trovare il suo significato. C’è un incitamento a fare della nostra vita ciò che vogliamo.
E perché tu sei stato attratto da The Lamb, perché è un concept album o per altri motivi?
Ho iniziato a seguire i Genesis molto presto, io sono del ’57, fine ’60 inizio ’70 erano gli anni del grande rock in tutte le sue sfaccettature. Da Trespass del ’70 a Foxtrot del ’72 vidi crescere album dopo album la qualità delle loro composizioni, il 1973 con l’uscita di “Selling England by the Pound” per me fu l’apoteosi del rock progressivo o come lo chiamavano allora “Rock sinfonico”.
La qualità dei suoni, le composizioni, la leggerezza che Hackett e Rutherford davano alle chitarre non aveva rivali. Quell’album era per me la consacrazione della migliore band del prog-rock. Pensavo: “ma dopo di questo, cosa avrebbero mai potuto realizzare di meglio?”
Invece l’anno dopo arrivo “The Lamb Lies Down on Broadway” GENIALE! Ancor oggi ritenuta la miglior storia concepita e messa in musica di sempre. Devo confessare che all’inizio ho fatto fatica a capirne il concetto, l’inglese lo mastico appena e l’album è pieno di espressioni e significati molto difficili da capire.
Poi ci sono dei pezzi pieni di effetti sonori come “The Waiting Room” dove Rael colto dalle sue paure, rimane impietrito non sapendo dove e come scappare delle immaginarie pareti bianche in cui si trova. O “Ravine” con il corvo che scappa con la provetta contenente il pene di Rael. Ecco questi passaggi, col tempo, mi hanno fatto apprezzare, oltre alla bellezza dell’album, anche una storia, come dicevo prima, nella quale tutti noi potremmo ritrovarci.
Peter Gabriel con il lavori precedenti, ha dato dimostrazione di avere un’ottima preparazione storica omerica e barocca, con testi molto difficili da interpretare per poterci immedesimare. Mentre The Lamb è più a portata d’uomo. La difficoltà nel creare animazioni i questi punti cosi difficili come i due brani descritti, è stata per me una sfida. E in questi due anni in cui ho raccolto il materiale per poi assemblarlo, ho ancora di più approfondito la bellezza di quest’opera e di conseguenza l’attrazione nei suoi confronti.
Il DVD supporta Emergency nella lotta contro il Covid-19. Perché questa scelta?
Questo progetto, come detto prima, era in incubazione da due anni, però bisognava avere il tempo per montare il puzzle di tutto il materiale che avevo accumulato. E di tempo – ahimè o in questo caso per fortuna, non fraintendetemi – il COVID-19 e questo lockdown ha reso possibile una full immersion sul lavoro.
Otto ore al giorno dedicate esclusivamente al montaggio dei video, tra effetti, sovrapposizioni di personaggi, etc. Quindi Anche in questo caso come lo scorso anno per “When Ray in Rome”, l’amico Leonardo Antonelli, mi ha suggerito, visto il periodo di scoramento per l’epidemia in Italia, di dare un aiuto a una associazione, nella fattispecie Emergency, a far sì che potessero acquistare materiale sanitario attraverso le donazioni per il DVD.
A oggi, abbiamo già raccolto, grazie ai numerosi amici che hanno creduto in questo progetto, una prima importante cifra e ne siamo orgogliosi.
Se mi permettete, vorrei ringraziare l’amico Leonardo Antonelli per avermi supportato in toto. Questo progetto è anche il suo. Un ringraziamento speciale va a Mario Giammetti , Giorgio Rosa e Michele Maran con l’associazione culturale “Duke” di Padova, ringrazio Marco Zatterin, giornalista e scrittore per la sua dettagliata recensione all’interno del booklet, un abbraccio al caro amico Roberto Conditi presenza di rilievo quando si parla di Genesis, senza il loro aiuto non avremmo potuto dar un’impronta di professionalità al DVD. Per ultimo il nostro ringraziamento di cuore a questi straordinari professionisti che hanno sposato senza batter ciglio il progetto e l’iniziativa “Rael per Emergency” regalandoci la loro presenza, e la loro straordinaria musica.
Thanks! Mr. Steve Hackett, Mr. Ray Wilson, Mr. Martin Levac Mr. David Myers
Le band che hanno partecipato al progetto:
Anyway (Torino), Ray Wilson & band, Dancing Knights (Roma), Real Dream (Genova), Dusk e-B@nd (Nord Est Italia), Revelation (Roma), Estro (Roma), Steve Hackett & band, Get’em Out (Milano), Supper’s Ready (Bolzano), Martin Levac & band, The Cage (Parma), Oberon (Palermo), solo piano David Myers.