Rassegna Stampa: “I miei anni con i Genesis”, Anthony Phillips si racconta su Prog Italia

Anthony Phillips su Prog Italia parla del recente album Strings Of Light e rivela alcuni aneddoti che risalgono agli anni con i Genesis.

By Lucio Curti

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“Non potevi scegliere momento migliore!”, esclama Anthony Phillips rispondendo al telefono. “Ho appena tolto la bustina del tè dalla teiera e mi sono bagnato le unghie con l’olio d’oliva: sono tutto per te”.

Sono le parole con cui inizia l’incontro telefonico tra Mike Burnes di Prog Italia ed Anthony Phillips.

L’intervista finirà con lo svelare il perché Ant si bagna le unghie con l’olio d’oliva, ma racconta anche  dettagli sul recente album Strings Of Light in cui è possibile ascoltare i ventiquattro brani in versione 5.1 Surround. “Magari si tratta di una scelta un po’ bizzarra, dato che nella maggior parte dei pezzi c’è solo una chitarra che suona, ma in un paio di punti dove ci sono varie chitarre a dodici corde ci siamo divertiti a inserire degli effetti e dei cross-fades, in modo da conferire al tutto una spazialità differente”, spiega Phillips.

E rivela nuovi aneddoti sugli anni con i Genesis.

Per esempio alcuni momenti compositivi con Mike Rutherford: Quando eseguivamo accordi diversi simultaneamente, come un Re maggiore e
un Mi minore, usciva fuori un insieme di note da brividi. Potevano essere accordi, ma anche arpeggi, parti ritmiche, rivolti… non è che volessimo essere stravaganti a tutti i costi, stavamo solo cercando di sperimentare e capire cosa potessimo tirare fuori senza copiare nessuno. Andavamo alla cieca, senza precluderci nessuna possibilità”.

 

Ant racconta anche la sua passione per le chitarre; è riuscito ad accumulare infatti quasi 100 pezzi. C’è la chitarra classica Francisco Simplicio fabbricata a Barcellona nel 1931. “Mi ritengo fortunato a possedere un cimelio del genere. La sua età rivela si col suono così caldo e rotondo. Indubbiamente la possibilità di utilizzare questo tipo di strumenti aggiunge un fa-
scino particolare alle composizioni”, rivela nell’intervista.

E possiede un vecchio è un mandolino italiano, costruito da Antonio Vinaccia addirittura nel 1789, di cui dice: “Mi piacerebbe conoscere la sua storia. Era il periodo della rivoluzione francese in cui iniziavano a rotolare un po’ di teste, chissà a quali brutti spettacoli ha assistito. Peccato che non possa raccontarceli”.

 

Per leggere tutta l’intervista – e scoprire il segreto di Ant con l’olio d’oliva – acquista o abbonati a Prog Italia: CLICCA QUI o nell’immagine sotto:

E un regalo per te da Guido Bellachioma, Direttore di Prog:

“Scarica gratuitamente PROG ITALIA 1 (uscito a giugno 2015) cliccando sul link e inserendo il codice prog1 – Era una iniziativa che volevo fare da tempo e ora mi è sembrato il momento più adatto. Registratevi sul sito della Sprea Editori, inserite il codice prog1 e avviate il download, ripeto gratis, dell’ormai storico numero uno… condividete con i vostri amici e fatelo scaricare pure a loro, ovviamente vale anche per voi se ce lo avete cartaceo così non lo sciupate più 🙂 un abbraccio e come sempre grazie a tutti.” https://sprea.it/prog1

Ascolta String Of Lights:

Anthony Phillips: Strings Of Light, 2CD/1DVD Digipak Edition.

Per il suo primo nuovo album in sette anni Anthony Phillips ha composto e registrato i ventiquattro brani musicali di questo album, che si estendono su due CD, utilizzando le tante rare chitarre della sua collezione, che hanno fatto di “Strings Of Light” uno dei migliori album di chitarra strumentale della lunga e acclamata carriera di Ant come musicista e compositore.

Questo set è reso ancora più speciale dall’inclusione di un mix di 5.1 Surround Sound su DVD (NTSC / Region Free).

Dopo sette anni di assenza di nuovi lavori registrati, “Strings Of Light” è un gradito ritorno e un bell’album di un leggendario musicista.

Compralo adesso su Amazon.

TRACK LIST

DISCO 1: CD

1. JOUR DE FÊTE
2. DIAMOND MEADOWS
3. CAPRICE IN THREE
4. CASTLE RUINS
5. MERMAIDS AND WINE MAIDENS
6. WINTER LIGHTS
7. SONG FOR ANDY
8. PILGRIMAGE OF GRACE
9. SKIES CRYING
10. MOUSE TRIP
11. RESTLESS HEART
12. STILL RAIN

DISCO 2: CD

1. INTO THE VOID
2. ANDEAN EXPLORER
3. MYSTERY TALE
4. SUNSET RIVERBANK
5. TALE ENDER
6. SHORELINE
7. DAYS GONE BY
8. CRYSTALLINE
9. FLEUR-DE-LYS
10. GRAND TOUR
11. HOME ROAD
12. LIFE STORY

DISCO 3: DVD

1. JOUR DE FÊTE (5.1 SURROUND MIX)
2. DIAMOND MEADOWS
(5.1 SURROUND MIX)
3. CAPRICE IN THREE
(5.1 SURROUND MIX)
4. CASTLE RUINS (5.1 SURROUND MIX)
5. MERMAIDS AND WINE MAIDENS
(5.1 SURROUND MIX)
6. WINTER LIGHTS (5.1 SURROUND MIX)
7. SONG FOR ANDY (5.1 SURROUND MIX)
8. PILGRIMAGE OF GRACE
(5.1 SURROUND MIX)
9. SKIES CRYING (5.1 SURROUND MIX)
10. MOUSE TRIP (5.1 SURROUND MIX)
11. RESTLESS HEART
(5.1 SURROUND MIX)
12. STILL RAIN (5.1 SURROUND MIX)
13. INTO THE VOID (5.1 SURROUND MIX))
14. ANDEAN EXPLORER
(5.1 SURROUND MIX)
15. MYSTERY TALE (5.1 SURROUND MIX)
16. SUNSET RIVERBANK
(5.1 SURROUND MIX)
17. TALE ENDER (5.1 SURROUND MIX)
18. SHORELINE (5.1 SURROUND MIX)
19. DAYS GONE BY (5.1 SURROUND MIX)
20. CRYSTALLINE (5.1 SURROUND MIX)
21. FLEUR-DE-LYS (5.1 SURROUND MIX)
22. GRAND TOUR (5.1 SURROUND MIX)
23. HOME ROAD (5.1 SURROUND MIX)
24. LIFE STORY (5.1 SURROUND MIX)

Da The home of Cherry Red Records & associated labels.

Horizons Radio News:

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2019 Prog Critics’ Choice: Steve Hackett in the Top 20s

By Lucio Curti –

2019 Prog Critics’ Choice: Prog’s writers posted Steve Hackett’s “At the Edge of Light” in 15th place of the albums of the year. 

 

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Buy now the album:

Listen:

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Here It Comes Again di Francesco Gazzara: “Genesis, mia eterna passione” – COMPRA, ASCOLTA e INTERVISTA

By Eugenio Delmale – 

Francesco Gazzara Plays Genesis: “Here It Comes Again, il seguito di “Play Me My Song”, per IRMA Records. Compralo qui, ascoltalo e leggi l’INTERVISTA a Francesco Gazzara. 

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Compra la versione MP3:

Ordina il signed digipack CD copy direttamente dal seguente link: http://www.gazzaraplaysgenesis.com/shop_eng.htm

Ascoltalo su Spotify:

Intervista:

H.R.: In Play Me My Song e in questo nuovo disco Here It Comes Again (suo ideale seguito, anche nel titolo) hai riarrangiato a modo tuo i brani dei Genesis. Con quale criterio? Cosa “tradisci” e cosa conservi?

Francesco Gazzara: Non esiste un criterio deciso a priori, l’unica base di partenza è la chiave con cui decido di interpretare ogni singola canzone dei Genesis al pianoforte. Si tratta di un processo lento, in quanto mi interessa restituire molte delle sfaccettature presenti negli originali, cercando il compromesso migliore nell’esecuzione a due mani. Quindi non ci sono soltanto le parti delle tastiere ma affiorano spesso anche quelle degli altri strumenti, oltre alla melodia della voce. Quindi sono costretto a tradire qualcosa per conservarne altre, è un lungo processo di scelta finalizzato esclusivamente al piacere dell’ascolto (e anche del suonare) e alla resa globale del brano. Dopo di che viene tutto il resto, decidere quali strumenti faranno parte dell’arrangiamento, e anche lì alcune cose vengono in aiuto di eventuali “tradimenti” rispetto all’originale nella parte pianistica, o viceversa si evidenziano parti che nella versione originale erano più nascoste.

La scelta degli strumenti orchestrali in aggiunta al tuo pianoforte a quale necessità corrispondono?

In “Play Me My Song” la scelta era essenzialmente la stessa che ho appena descritto. In “Here It Comes Again” la novità è che c’è quasi sempre un solo strumento solista in aggiunta al pianoforte e qui la scelta è spesso ispirata sia dal tipo di strumento che dal valore del musicista ospite. Visto che si tratta di strumentisti validi con cui ho spesso collaborato in altri progetti, non è stato difficile scegliere quale brano affidare a ogni singolo intervento.

Con quale criterio li hai abbinati a un brano?

Il criterio è stato anche quello di seguire abbastanza l’impatto dinamico e ritmico del brano originale. Ad esempio l’unica comparsa di una percussione che guida il ritmo del brano dall’inizio alla fine è quella del cajon su “I Know What I Like”, intrecciata con la parte originale di basso elettrico. Oppure la presenza del flauto su “The Musical Box” e “Supper’s Ready”, fondamentale nella resa sonora “pastorale” di questi classici. Infine la chitarra elettrica su “The Carpet Crawlers”, che non è il brano più scontato sul quale riarrangiare uno strumento della versione originale, visto che non ci sono assoli in piena evidenza. Eppure è stata l’occasione per riprodurre un sound, grazie anche a spunti frippiani e hackettiani che David Giacomini, il chitarrista ospite, ha colto al volo.

In questo disco hai anche aggiunto Hammond, Mellotron, Rhodes, ecc.. perché?

Da una parte sono gli strumenti che suono (e mantengo, vista l’età) da anni, i cui timbri sono in gran parte responsabili della mia passione di lunga data per il progressive e non solo. Dall’altra ho deciso di suonarli tutti – compreso il piano elettrico Rhodes che Tony Banks non ha quasi mai usato nei dischi dei Genesis pur essendo un altro strumento classico del prog (basti pensare ai Soft Machine) – perché nel disco precedente comparivano solo nelle bonus track, accanto all’onnipresente pianoforte.

E un pianoforte molto antico. Che suono volevi ottenere con esso?

Il Bechstein a coda che ho utilizzato risale al 1878 ma ovviamente è stato completamente restaurato nella sua parte meccanica. Sulla carta non avrebbe avuto speranza nel confronto con lo strumento che usai su “Play Me My Song” – il Bosendorfer Grand Coda della Sala Assunta della Radio Vaticana – ma nella pratica ha rivelato un suono assai brillante e soprattutto nei brani più ritmici e dinamici ha impresso la sua anima. Ce ne siamo accorti soprattutto nel missaggio, nel modo in cui emergeva tra gli altri strumenti. Il merito è anche di Fabio Sigismondi che l’ha restaurato con grande cura e ne ha permesso l’utilizzo per questo progetto.

I brani che esegui nei due dischi comprendono fino all’album Duke. Perché?

Il motivo è autobiografico se vogliamo. Io ho scoperto i Genesis a 13 anni proprio con l’uscita di Duke nel 1980 e in pochi mesi risalii velocemente, tra vinile, singoli e cassette, a tutta la loro discografia antecedente. Quindi questi due tributi per me sono legati al loro repertorio anni ’70 non tanto perché si tratta di progressive “prima e dopo Gabriel” ma soprattutto perché riflettono il periodo in cui dentro di me si è formata l’indelebile futura ed eterna passione per i Genesis.

C’è una versione di Supper’s Ready in trascrizione pianistica integrale. Ci racconti le difficoltà e le soddisfazioni dell’esecuzione?

Premetto che prima di decidere di affrontare questo capolavoro assoluto del rock sono andato a sentire ovunque (youtube compreso) se esistessero altre trascrizioni di solo pianoforte. In realtà ho trovato solo un paio di esecuzioni non trascritte, solo eseguite dal vivo insomma, entrambe spezzettate o suonate in maniera molto accademica, senza tenere presente che si sta suonando un brano rock in cui alla batteria c’è un certo Phil Collins, per fare un solo esempio. L’unica ascoltabile era un’esecuzione con due pianoforti, ma di minor interesse per me in quanto ritengo più originale riarrangiare le parti dei cinque strumenti originali per sole due mani. O meglio, se la rendi bene con un buon compromesso rispettoso tra l’innovazione e il cambiamento, che senso a suonarla a quattro mani per raggiungere lo stesso rislutato? Tornando alle difficoltà, visto che in “Here It Comes Again” la mia versione di “Supper’s Ready” si avvale anche di un violoncello, del flauto, delle chitarre acustiche e di parecchie tastiere analogiche, il problema è stato registrare tutti questi strumenti in sovraincisione col pianoforte, che a sua volta avevo inciso senza un click. L’esperienza di “Play Me My Song” è servita molto in questo senso, con l’attento studio dei sincronismi fatto su quel disco. Circa le soddisfazioni, beh, “Supper’s Ready” è così ricca di parti intricate e spunti incredibili, che già quando la completi al solo pianoforte ti senti un po’ come se avessi completato un’integrale di un compositore classico. La stessa sensazione che si ha quando finisce “Apocalypse in 9/8” e si arriva all’avvolgente finale di “As Sure As Eggs Is Eggs”…

In particolare, quale periodo dei Genesis ti interessa musicalmente di più?

Indubbiamente questo si può evincere anche dalle mie risposte a dalle tracklist dei due dischi dedicati ai Genesis, eppure ti confesso che avendo assimilato così tanta musica scritta anche dopo il 1980 da Banks, Collins e Rutherford ci sono periodi anche dopo “Duke” che mi piacerebbe rivistare in futuro. Sentire una loro composizione degli anni seguenti è comunque come ascoltare un parente che ti parla, c’è un’indubbia familiarità. Tra l’altro se prendi alcuni brani dei dischi da “Abacab” in poi e li riarrangi al pianoforte, capisci ancora di più che erano passati solo pochi anni…

Recentemente con 2084 hai anche reso omaggio all’album 1984 di Anthony Phillips. Cosa ti ha interessato di quel disco così particolare di Ant?

Al tempo mi impressionò per la sua ricchezza di sonorità fantascientifiche e ritmiche mai uguali a se stesse. Dopo anni di 12 corde e atmosfere pastorali un disco così con quelle drum machine e quei synth fu una rivelazione per me. Tanti anni dopo ho letto il romanzo “2084: La Fine Del Mondo” dello scrittore francoalgerino Boualem Sansal – una specie di remake di “1984” di Orwell trasportato in una società distopica controllata da una dittatura islamica – e la musica di Ant Phillips ha risuonato nelle mie orecchie durante tutta la lettura. Da qui l’idea di fare una soundtrack immaginaria personalizzata del libro, mantenendo l’impianto sonoro del disco di Phillips ma scrivendo della musica totalmente nuova, niente cover. Lo stesso Ant mi ha rivelato di aver gradito l’album anche per il fatto che non era l’ennesimo disco di rifacimenti.

Hai legato l’uscita del disco (9 gennaio 2020) alla data delle prime registrazioni dei Genesis alla BBC per i Jackson Tapes (9 gennaio 1970). A parte l’anniversario dei 50 anni, c’è un motivo particolare?

In parte volevo seguire la tradizione degli anniversari, visto che nel 2014 “Play Me My Song” uscì lo stesso giorno (45 anni dopo) del primo concerto ufficiale dei Genesis alla Brunel University nel novembre del 1971. Però non c’è solo un motivo diciamo così scaramantico. Durante le registrazioni di “Here It Comes Again”, quando i numerosi overdub e le scelte difficili di arrangiamento facevano presagire una lunga gestazione dell’album, mi sono immedesimato in quei primi esperimenti in studio dei Genesis ancora molto giovani. Nei Jackson Tapes c’era molto materiale che poi confluì negli album storici del gruppo e in un certo senso adesso, per me, impegnato in un’operazione inversa di scarnificazione all’osso della loro musica, registrare questo disco è stato come viaggiare nel tempo.

Oltre a suonarli, i Genesis, li analizzi in vari articoli (per esempio per il Genesis Magazine Dusk). Come cambia il tuo giudizio nei loro confronti quando non li interpreti?

L’analisi non prescinde da una grande passione di fondo. E’ questa che permette di “fare le pulci” alla loro scrittura e alle loro eescuzioni o registrazioni. Anche per arrivare alla conclusione che i Genesis sono inarrivabili, è inutile rieseguirli al 100% di fedeltà musicale se poi manca il brivido della presenza scenica dell’originale. Tanto di cappello a chi li ricostruisce anche scenicamente intendiamoci, ma a me interessa più lo studio e l’analisi della partitura. Tony Banks ha sempre dichiarato che all’inizio della loro carriera i Genesis volevano solo essere dei compositori e non degli esecutori tanto meno musicisti rock. Questa è un’ottica importante per chi vuole analizzare a fondo non solo le note che hanno inciso ma anche quelle che hanno semplicemente “sfiorato”, per risalire alle loro influenze e ascolti dell’epoca. Un collega musicista ha detto che la mia operazione sul loro materiale gli ricorda ciò che Glenn Gould fece sul repertorio di Bach, le note originali in gran parte al loro posto ma con un’infinita possibilità di variazioni ritmiche, sospensioni, rubati ecc. al fine di rinnovare l’esperienza spirituale e fisica con un corpus musicale di secoli prima. A parte l’esagerazione e il confronto improponibile per quanto mi riguarda, rimane la volontà di fornire a chi nel futuro ascolterà i Genesis anche una chiave interpretativa diversa da parte di un loro contemporaneo.

Il progetto grafico del disco è un ulteriore omaggio…

Come è già stato per “Play Me My Song” anche qui l’acquerello originale dell’artista Ugo Micheli fornisce al tempo stesso una nuova interpretazione e soprattutto un omaggio ai lavori originali per le copertine del gruppo. In maniera parallela a ciò che ho fatto con la musica, il disegno riparte da zero senza cloni digitali ma con un tratto che magicamente ripiega su alcuni particolari al tempo inventati da illustratori geniali come Paul Whitehead, Colin Elgie e Lionel Koechlin.

Si può ricevere il disco in anteprima per Natale. Come?

Il CD digipack a tre ante è acquistabile sul seguente link: www.gazzaraplaysgenesis.com/shop.htm
In questo modo si riceve una copia con dedica entro Natale, poi dal 9 gennaio l’album sarà ufficialmente in distribuzione ma le prime stampe in digipack CD saranno probabilmente già finite. Quindi il consiglio è di fare in fretta.

Hai previsto dei concerti per eseguire i brani dei due dischi?

In realtà già in alcune delle ultime performance di Gazzara Plays Genesis avevo affrontato parte del repertorio di “Here It Comes Again”. Ora il materiale è sufficiente per un concerto di quasi due ore completamente dedicato alla musica dei Genesis, con pianoforte acustico e proiezioni video di sfondo. Con un concerto più lungo cambiano però anche i luoghi adatti per eseguirlo, in alcuni ad esempio è necessario un intervallo tra i due tempi e in altri al contrario si deve ridurre di molto la durata. Ecco perché ancora non ci sono date fissate dopo l’uscita del nuovo disco, anche se un paio di eventi sono già in lavorazione, uno in Italia e l’altro in Germania. A presto tutte le news su www.gazzaraplaysgenesis.com

Ringraziamo Francesco Gazzara per la sua disponibilità e, oltre ad acquistare al link sopra il nuovo disco, vi invitiamo anche a comprare su Amazon gli album citati da Gazzara nell’intervista:

THE PIANO ROOM – http://www.thepianoroom.it/

Francesco Gazzara plays Genesis: “Here It Comes Again” –  TRAILER & SIGNED DIGIPACK, BUY NOW MP3 VERSION

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Mario Giammetti racconta i contenuti del nuovo numero del Genesis Magazine Dusk

By Eugenio Delmale – 

Mario Giammetti racconta a Horizons Radio i temi del nuovo numero di Dusk, il Genesis Magazine di cui è fondatore e direttore e che, come al solito, ospita approfondimenti, interviste esclusive e servizi su attualità e novità del mondo Genesis.

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Il numero 93 di Dusk è principalmente focalizzato su Anthony Phillips – racconta a Horizons Radio Mario Giammetti -, che ha appena pubblicato il suo nuovo album di studio. E non è una notizia da poco, perché in realtà, assorbito dalla musica library e dallo scrupoloso lavoro di rimasterizzazioni del suo back catalogue degli ultimi anni, pubblicate dalla sua nuova etichetta Esoteric (gruppo Cherry Red), Ant mancava l’appuntamento con un nuovo disco di inediti dal 2012 ma, se parliamo di un composizioni realmente nuove, bisogna andare indietro addirittura al 2005. Strings Of Light è un doppio album splendido, con il miglior Phillips possibile. Lucio Lazzaruolo lo ha analizzato in maniera certosina e io ne ho parlato a lungo con Anthony in un’intervista telefonica.”

Intervista anche a Tony Banks, per commentare il suo Banks Vaults, cofanetto che ripercorre la sua intera carriera solista rock. Per l’occasione – aggiunge Giammetti – abbiamo realizzato uno speciale dove ciascun collaboratore ha recensito un album, mettendo insieme, di fatto, una retrospettiva sul percorso artistico del tastierista.”

Si parla anche di Ray Wilson (il suo Best Of con due inediti Upon My Life) e naturalmente è immancabile, anche su questo numero, un ampio spazio dedicato a Steve Hackett. In questa circostanza ci occupiamo del live con l’orchestra filmato a Londra lo scorso anno (Genesis Revisited Band & Orchestra: Live At The Royal Festival Hall) e del nuovo album di studio con i Djabe, Back To Sardinia, che uscirà tra qualche giorno.”

“Sono poi lieto di confermare la scelta del colore per l’intero numero, grazie alla generosa partecipazione di Stefano Tucciarelli. Questa volta, poi, la tipografia ha cambiato stamperia, ottenendo un risultato più preciso in fase di rifilatura e una migliore definizione delle fotografie. Speriamo, con passi lenti ma costanti e senza mai andare oltre le nostre possibilità, di offrire ai nostri sostenitori un prodotto sempre più bello da vedersi, oltre che avvincente da leggersi.”

Appuntamento quindi alla primavera 2020 col prossimo numero – conclude Giammetti -, col quale inaugureremo il trentesimo anno di attività di Dusk.”

Non resta quindi che attendere il nuovo numero di Dusk, come sempre ricchissimo di materiale Genesis & Co.

E chi non l’avesse già fatto, può iscriversi e abbonarsi qui.

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Horizons Radio CLICK HERE

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Peter Gabriel’s albums now available in 24bit hi-res audio – LISTEN & BUY NOW

By Antonio Filippi –

Peter Gabriel’s audio catalogue has been released on high-resolution (HD) audio platforms.

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“Over recent years we have given access to hi-res audio files with the purchase of various LP and CD album releases, but those files have not been available as stand-alone digital releases.

Many of you have asked if they could be made available in their own right… and now they are, in 24bit.”

Listen in HD with Amazon HD:

Other platforms:
Bandcamp 
Qobuz
TIDAL Masters

From PeterGabriel.com

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“Gli incroci del rock”, anche i Genesis nel libro di Giuseppe Scaravilli

By Antonio Filippi – 

Giuseppe Scaravilli ripercorre l’irripetibile stagione dei grandi gruppi del rock anni Settanta, tra cui anche i Genesis.

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Con questo volume Giuseppe Scaravilli, leader dei Malibran, ripercorre l’irripetibile stagione del rock anni Settanta, utilizzando l’escamotage narrativo dell’incrocio tra le biografie delle varie band, progressive e non, mettendo insieme una documentazione esaustiva, frutto di decenni di passione, e una scrittura scorrevole e avvincente, ricca di testimonianze dettagliate e di aneddoti interessanti.

Acquistalo su Amazon:

Non mancano i resoconti degli eventi che hanno segnato la musica degli anni Settanta in Italia, dai grandi festival agli scontri per la musica gratis.

A completare il tutto, il volume presenta un inserto fotografico che racconta per immagini quanto si può leggere nel testo, con inedite foto d’epoca – preparate e restaurate per l’occasione – che ritraggono le band mentre sono impegnate sul palco.

Sono trascorsi ormai decenni da tutto questo, ma è rimasta la musica a testimoniare una delle stagioni più creative della nostra storia, una stagione che non è semplicemente alle nostre spalle, ma risuona forte al presente nei sogni, negli ideali e nel desiderio di scoprire cose nuove che animavano i giovani del tempo.

E che ancora ci indicano la via.

Con Led Zeppelin, Black Sabbath, Deep Purple, Genesis, King Crimson, Malibran, Jethro Tull, Banco del Mutuo Soccorso, Van der Graaf Generator, Premiata Forneria Marconi, Area, Pink Floyd, Gentle Giant, Yes, Free, The Who, Traffic, Supertramp, Camel e tanti altri.

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Due libri per quattro gruppi Prog (Genesis compresi) – INTERVISTA a Max Stèfani

By Antonio Filippi e Eugenio Delmale – 

Due volumi, quattro gruppi Prog, ma anche tutta la scena rock del periodo fino al 1975. 384 pagine l’uno con molte foto. E’ il nuovo “doppio” lavoro di Max Stèfani. Gli abbiamo fatto qualche domanda.

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Horizons Radio: Come hai scelto e abbinato le due band e perché?

Max Stèfani: Quattro band per un solo libro veniva con troppe pagine. Mi è venuto naturale abbinare ELP con King Crimson per via di Greg Lake. Meno per Genesis e Jethro Tull, ma dopotutto si parla dello stesso periodo, anche se Anderson ha cominciato prima.

I libri arrivano fino al 1975. Perché?

E’ il loro periodo di maggiore qualità, anche se alcuni sostengono che i Genesis con Collins sono migliori. Questione di gusti. E comunque dal 1975 il genere ha perso la rotta.

Fotografie, tour, interviste, recensioni americane, inglesi, francesi e italiane. Da dove proviene tutto il materiale che hai usato?

Da mie collezioni, contatti nel mondo, amici.. una lunga ricerca.

C’è anche un inserto dei gruppi Prog ‘minori’ del periodo: tedeschi, inglesi, australiani, americani, francesi. Come si legano ai quattro ‘maggiori’?

Volevo dare uno sguardo ai gruppi meno conosciuti, perché molti si sono fermati a quelli che hanno fatto più vendite. Spesso capita che band altrettanto valide, per tutta una serie di ragioni, non abbiamo successo. Ma i fischi, quando si trovano, rimangono.

In che senso questi volumi sono “fatti in casa, genuini”, come li definisci tu? Come hai lavorato a essi?

“Fatti in casa” nel senso per la mia casa editrice. Completa libertà su tutto: testi, foto e copertine, decisione di saltare librerie e Amazon, perché sono prodotti di qualità per pochi e non mi va di regalare i soldi a una casa editrice esterna solo per la soddisfazione di vederlo 15 giorni nelle librerie. Copie numerate con dedica personale; sarebbe impensabile sul mercato.

Quindi attraverso quali canali vengono vendute?

Solo per posta. Basta contattarmi sui social… Facebook, Instagram, passa parola..

Qual è il pubblico di riferimento dei tuoi libri?

Un migliaio di persone anziane, miei ex lettori sul Mucchio, Rumore, Suono, Outsider, etc…

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HR Press Review – Prog dedica la copertina al libro di Mino Profumo per i 45 anni di The Lamb – ABBONATI

By Lucio Curti –

Prog Italia dedica la copertina e ovviamente ampio spazio del prossimo numero, il 27°, in uscita il 20 novembre, ai 45 anni di The Lamb Lies Down on Broadway e ovviamente al fondamentale libro di Mino Profumo.

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“Il 20 novembre uscirà il 27° numero di Prog Italia, l’ultimo del 2019… nonostante l’assoluta situazione di disastro editoriale nelle edicole la rivista andrà avanti anche nel 2020, tranne casini non auspicabili… grazie a tutti La copertina è incentrata sul monumentale libro su The Lamb, edito dalla Rizzoli nella collana Lizard, diretta da Simone Romani, che ringraziamo anche per averci concesso le foto per l’articolo, ovviamente tratte dal libro…”

Dalla Redazione di Horizons Radio, oltre a “in bocca al lupo” alla storica e gloriosa testata, un invito a tutti i Genesissiani e gli amici del Prog italiani ad acquistare e abbonarsi in massa a Prog.

ABBONATI QUI A PROG ITALIA.

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Francesco Gazzara plays Genesis: “Here It Comes Again” – COMPRA

By Antonio Filippi – 

Francesco Gazzara: The follow-up to “Play Me My Song” will be officially released on January the 9th, 2020, on IRMA Records. 

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Ordina e ricevi signed digipack CD copy direttamente dal seguente link link: http://www.gazzaraplaysgenesis.com/shop_eng.htm

Compra la versione MP3:

Trailer:

Dal titolo “Here It Comes Again”, questo nuovissimo album di Francesco Gazzara comprende arrangiamenti per pianoforte e orchestra di alcune preziose gemme dei Genesis dal ’71 agli anni 80 e presenta gli stessi musicisti del lavoro precedente più altri ospiti.

Ancora una volta l’artista Ugo Micheli ha fornito un acquerello per la copertina apribile (la parte anteriore è visibile qui).

Compra l’album precedente su Amazon:

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Peter Gabriel celebrates 30 Years of Wallace and Gromit & the dancing chickens in the Sledgehammer video

By Lucio Curti –

Peter Gabriel features in a new BBC Radio Bristol documentary ‘A Grand Day Out’ that celebrates 30 Years of Wallace and Gromit.

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The hour long programme features an extensive interview with Wallace and Gromit creator Nick Park, as well as contributions from Peter Lord and David Sproxton from Aardman, as it follows the loveable clay character’s journey from film school project to Oscar winners.

Along the way Nick Park also talks about his animation of the dancing chickens in the Sledgehammer video and the role the video played in the development of Aardman, “it was an incredible milestone… a game-changer.

Source: petergabriel.com

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