Questa versione è disponibile per un tempo limitato a sostegno di EarthPercent x Earth Day, in cui oltre 100 artisti hanno contribuito con una combinazione di brani nuovi, inediti, esclusivi e d’archivio.
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Il ricavato dalla vendita di questo brano contribuirà al Grantmaking Fund dell’associazione, che sostiene le organizzazioni che svolgono un lavoro vitale per aiutare ad affrontare l’emergenza climatica.
Scritto da Peter Gabriel Pubblicato da Real World Music Ltd / Sony ATV Prodotto originariamente da David Lord & Peter Gabriel Mixato da Tim Oliver & Peter Gabriel Design di copertina di Marc Bessant
Per ogni brano venduto, un minimo di 1,30 sterline va al programma di sovvenzioni di EarthPercent, dopo aver dedotto dal prezzo d’acquisto solo le commissioni della piattaforma di terze parti e le tasse applicabili.
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I fondi raccolti sostengono organizzazioni che fanno un lavoro vitale per affrontare l’emergenza climatica.
Gabriel canta in duetto con Regine Chassange nella traccia Unconditional II (Race And Religion). Le loro voci si intrecciano. Regine ricorda che “crescendo, ascoltavo le sue canzoni alla radio, ed erano le uniche al di fuori da casa mia dove sentivo la batteria che suonava come la musica della mia famiglia”.
“Freedom Flight”, un lungometraggio di due minuti, con gli attivisti di Amnesty International in cinque punti di riferimento globali ed esposizioni d’arte di droni celesti per celebrare il 60 ° anniversario.
Guarda il video:
Una versione orchestrale dell’inno per i diritti umani di Peter Gabriel “Biko” fornisce la colonna sonora con le voci del coro gospel degli Spirituals a Londra e Angelique Kidjo e Nazanin Boniadi, tra gli altri, per una potente narrazione del poema “Ode to Amnesty” scritto appositamente da Bill Shipsey per il film e ora tradotto in venti lingue.
“Freedom Flight”, prodotto da Art for Amnesty e Celestial, una compagnia d’arte di droni all’avanguardia, per Amnesty International France è stato girato a Robben Island a Cape Town, Sydney Opera House, Jama Masjid Mosque, Nuova Delhi, Plaza del Zócalo, Città del Messico e al Palais de Chaillot, Parigi.
Gabriel, ambasciatore della coscienza di Amnesty International e sostenitore di lunga data dell’organizzazione per i diritti umani, ha dichiarato:
“E’ stata una corsa contro il tempo ma ne è valsa decisamente la pena. The Spirituals Choir si impegna a raccontare storie di giustizia sociale a una nuova generazione che si sposa molto bene conquella che ha ispirato di Steve Biko.
“Ora più che mai, abbiamo bisogno di quante più persone possibile per iniziare a contrastare personalmente l’ingiustizia e per essere coinvolti in ogni modo possibile. Amnesty ha svolto un lavoro straordinario in tutto il mondo che credo sia davvero importante e supportato da quarant’anni, quindi sono stato molto felice che mi sia stato chiesto di aiutare con questo bellissimo film”.
Pubblicato in Italia da Rizzoli Lizard, il libro presenta le immagini ravvicinate degli occhi di una serie di nomi noti. Tra loro ci sono David Byrne, Helena Christensen, Willem Defoe, The Edge, Noel Gallagher, Annie Lennox, Susan Sarandon, Benjamin Zephaniah, Peter Gabriel e molti altri.
A sostegno dell’uscita due eventi in Italia, a Milano, un book signing alla Fondazione Sozzani mercoledì 20 ottobre e un Q&A con Anna e Peter alla Santeria Toscana 31.
Ecco le parole di Peter Gabriel al secondo incontro. Sul palco lui, la figlia, Carlo Massarini e Marco Zatterin.
Peter si è dimostrato per l’ennesima volta gran signore, paziente e generoso, soprattutto nel massacrante firma-copie.
Peter racconta lo stato di lavorazione del suo attesissimo album:
Peter sul video Father, Son e quei giorni dedicati al proprio padre:
Peter sul rapporto (e il tour) con Sting:
Peter sul rapporto con Youssou N’Dour:
Peter sul suo lavoro con una sua antica passione: la batteria:
Peter su lavorare con persone che ti sappiano sorprendere e come Lou Reed sia stato una di queste:
Peter sul lavoro e l’amicizia con Richard Branson e Chris Blackwell:
Peter parla dell’uso della maschera nella storia e in questi tempi:
Altri video e podcast su Genesis & Co. sul nostro canale youtube.
Raro filmato di ‘Big Time’ registrato dal vivo all’Estadio Vélez Sarsfield, Buenos Aires, Argentina il 22 marzo 2009, durante il tour latinoamericano di Peter Gabriel.
The Cinema Show: Genesis & Co. e il cinema, le serie tv e gli audiovisivi.
Nel settembre del 1984 Peter Gabriel viene chiamato dal regista Alan Parker a scrivere le musiche per il film Birdy – Le ali della libertà, Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes.
Una piccola incursione nelle colonne sonore Peter l’ha fatta in precedenza, nel 1984, con Against All Odds e Gremlins. In entrambi i film partecipando con un brano. Nel primo, che contiene anche brani di Phil Collins e Mike Rutherford, c’è “Walk Through The Fire”, uscito anche come singolo e contenuto pure nel recente “Rated PG”:
In Gremlins il brano di Peter si intitola “Out Out”.
La colonna sonora di Birdy è invece la prima composta esclusivamente da Peter. Include brani inediti e riletture in chiave strumentale di canzoni già contenute nel terzo e quarto album.
Alan Parker voleva utilizzare canzoni già esistenti. Invece Peter si emoziona ed entusiasma, perciò vorrebbe comporre nuovo materiale. «Ma c’era pochissimo tempo, dato che il film doveva uscire a dicembre, così mescolai vecchio e nuovo. Per me fu un’esperienza meravigliosa imparare a orchestrare», racconta Gabriel ad Armando Gallo, citato in “Peter Gabriel. Not one of us” di Mario Giammetti.
Il progetto segna l’inizio della collaborazione con l’ingegnere del suono Daniel Lanois, il quale caratterizzerà musicalmente questo e i due album successivi. «Siamo andati subito d’accordo, lui reagisce d’istinto alla mia musica», ha raccontato Gabriel, citato in “Senza frontiere. Vita e musica di Peter Gabriel” di Daryl Easlea.
Peter Gabriel ricorda così il making of Birdy:
Tutti i brani sono scritti da Peter Gabriel. Circa metà del materiale è nuovo. Ecco cosa ha invece ripreso:
Lato 1 1. “At Night” (con accenno a “Wallflower”) 2:38 2. “Floating Dogs” 2:55 3. “Quiet and Alone” 2:30 4. “Close Up” (ha le tastiere di “Family Snapshot”) 0:55 5. “Slow Water” 2:51 6. “Dressing the Wound” 4:06 Lato 2 No. Title Length 7. “Birdy’s Flight” (basata su “Not One of Us”) 2:58 8. “Slow Marimbas” 3:21 9. “The Heat” (ha il drumming di “The Rhythm of the Heat”) 4:41 10. “Sketch Pad with Trumpet and Voice” 3:05 11. “Under Lock and Key” (deriva da “Wallflower”) 2:28 12. “Powerhouse at the Foot of the Mountain” (da “San Jacinto”).
Per la prima americana del film il 19 dicembre, la colonna sonora non è ancora pronta. Viene mixata nel gennaio 1985 e il disco esce a marzo.
Il film viene proiettato al Festival di Cannes il 20 maggio e, come già accennato, ottiene il Grand Prix Speciale della Giuria.
«Sono orgoglioso di aver lavorato a Birdy come prima esperienza nei soundtrack, perché Birdy è un film speciale», ha scritto Peter Gabriel nelle note di copertina dell’album.
Ed ecco come Peter ha reso omaggio ad Alan Parkerin occasione della sua morte.
Ecco il post su Facebook di Peter Gabriel il giorno del compleanno di “So”:
Ed ecco il post su Facebook di Peter Gabriel del 17 maggio 2021:
10 elementi che raccontano la svolta di Peter.
1. Dopo quattro album in cui tutti i piatti della batteria erano spesso banditi, Red Rain, che apre So, inizia proprio con una spiazzante reintroduzione dei “metalli” inutilizzati. Una significativa rottura con il passato, forse a voler dimostrare che l’autore è un Peter Gabriel nuovo. Il primo suono del brano, infatti, è quello del charleston e dei piatti di Stewart Copelanddei Police, uno dei tanti collaboratori illustri di questo disco.
2. Difficile da credere, ma Sledgehammer è stata inserita nell’album solo all’ultimo momento ed è nata quasi per caso, da un’idea che girava in testa a Peter, ma che non era stata ancora sviluppata, anche se le registrazioni del disco erano quasi ultimate. La sezione ritmica è nata per prima, creata dal nuovo batterista Manu Katché e da Tony Levin al basso, poi la chitarra di Daniel Lanois (altra novità, soprattuto in veste di produttore), infine la sezione di fiati dei Memphis Horns. Il titolo deriva dalle metafore di tipo edile usate da Gabriel e Lanois in sala di incisione. Il singolo arriva quarto in UK e primo in USA, scalzando proprio Invisible Touch dei Genesis. E il video del brano è da record.
3. Riporta Mario Giammetti (in Peter Gabriel. Not one of us, Ed. Segno), che il caratteristico suono del basso di Tony Levin in Don’t Give Up, deriva dall’uso dei pannolini della figlia, per ottenere quel tono ovattato. La voce femminile doveva essere inizialmente quella di Dolly Parton, star del country americano, la quale non accetta. Così Gabriel si rivolge a Kate Bush, rimanendo molto soddisfatto. Anche se, scrive Gabriel nelle note di copertina dell’album, restano le radici “gospel/country (…) nel fantastico modo di suonare il pianoforte di Richard Tee”. Questo inno alla possibilità di superare gli ostacoli ha aiutato tante persone. “Gabriel ha dichiarato che una ben nota rockstar e un attore comico gli hanno entrambi confessato che la canzone li ha convinti a rinunciare al suicidio”. (Daryl Easlea, Senza frontiere. Vita e musica di Peter Gabriel, Ed. Arcana)
4. Insolitamente il testo di That Voice Again è scritto insieme a David Rhodes, il quale, con Gabriel e Lanois, è il terzo artefice principale del disco. Una soluzione cui è dovuto ricorrere il produttore canadese, visto che Peter non si decideva a ultimare le liriche della canzone. E’ possibile che Gabriel non riuscisse ad andare avanti per il tema del brano, che fa riferimento alla sua crisi coniugale del momento con Jill. Dopo 10 anni (“per non creare connessioni con i Genesis”, ha raccontato alla rivista italiana Ciao 2001), torna nella musica del cantante la chitarra 12 corde, suonata da Lanois. Come accade rarissimamente, il brano inizia con il ritornello.
5. In Your Eyes vede la partecipazione di vari coristi tra i quali Jim Kerr dei Simple Minds e soprattutto il cantante senegalese Youssou N’Dour, che qui canta in lingua wolof. E’ verosimilmente una dichiarazione d’amore per Rosanna Arquette, l’attrice americana conosciuta la sera del concerto Six of the Best (leggi e ascolta lo speciale di Horizons Radio). In crisi con Jill da anni, Peter aveva un strana relazione con lei. Sicuramente è la prima canzone d’amore diretta composta da Gabriel nella sua carriera da solista. E dire che inizialmente si intitolava Sagrada Familia ed era ispirata alla Cattedrale di Barcellona e al suo creatore, Antoni Gaudì.
6. Varie voci di Peter sovraincise contribuiscono alla bellezza toccante di Mercy Street. Tra queste, una particolarmente bassa è stata registrata alle sette del mattino, per ottenere un cupezza naturale. Le percussioni sono del brasiliano Djalma Correa, registrate da Gabriel a Rio de Janeiro. Il meraviglioso lavoro al basso è di Larry Klein. Benchè ufficialmente ispirata all’opera quasi omonima della poetessa americana Anne Sexton, Mario Giammetti (in Peter Gabriel. Not one of us, Ed. Segno) riporta un episodio, raccontato dallo stesso Gabriel, che potrebbe aver influenzato il testo: un atterraggio di fortuna, proprio del volo per il Brasile, preso per incontrare Correa.
7. Una prima versione di Big Time, con il titolo Success era stata registrata ai tempi di Security. Terzo singolo dell’album, ha raggiunto l’ottavo posto in classifica negli Stati Uniti, dove apprezzavano il clima funky del brano e la sua filosofia, così vicina al sogno americano, anche se declinata con ironia. Fondamentale nel brano è la drumstick bass guitar, suonata da Tony Levin, che preme le corde, e da Jerry Marotta, che le percuote, ottenendo quel sound caratteristico della parte ritmica, abbinato alla batteria di Stewart Copeland.
8. Registrata originariamente per Melt, poi candidata a entrare in Security, We Do What We’re Told (Milgram’s 37) è diversa dalle altre tracce del disco, visto che arriva da tempi musicalmente remoti per Peter. Suonata in tour sin dal 1980, infatti, era una vecchia conoscenza dei fan della prima ora. “Sta lì a dimostrare al suo nuovo pubblico che se Gabriel voleva poteva essere ancora inquietante e disturbante”. (Daryl Easlea, Senza frontiere. Vita e musica di Peter Gabriel, Ed. Arcana). Il testo è notoriamente basato su un esperiemento che dimostrava scientificamente la “banalità del male” nazista, tema utilizzato anche dai Genesis nel brano Just A Job To Do (Album Genesis).
9. Il vinile termina con Milgram, ma non le versioni su cassetta e CD, chiuse da This Is The Picture (Eccellent Birds) – e, nelle rimasterizzazioni, da In Your Eyes –, variazioni dettate dall’ossessione di Gabriel per la sequenza dei brani e per la buona miscela tra code e attacchi degli stessi. Inserire This Is The Picture è stata una scelta singolare, visto che, composta con Laurie Anderson, faceva già parte dell’album dell’artista americana di due anni prima Mister Heartbreak, in una versione diversa e con il titolo Eccellent Birds. Gabriel l’ha voluta temendo di non avere abbastanza materiale, altra bizzarria, visto che disponeva di brani già completi e inediti come Don’t Break This Rhythm o Curtains, che invece diventeranno il lato B dei singoli Sledgehammer e Big Time.
10. Infine la copertina e il titolo So. Sorprendentemente l’album esce con una confezione esteriormente normale, con un bel ritratto di Peter realizzato da Trevor Key e nessuna delle stranezze formali presenti in quelle precedenti. Per la prima volta, inoltre, Peter decide di utilizzare un titolo. La rivista Rolling Stone gli ha chiesto il perché. “Il nuovo album ha un titolo universale, – risponde Gabriel -, così la gente non rischierà di comprare due volte lo stesso disco. Sono molto contento di averlo fatto, perché è in linea con il piccolo cambiamento dello stile; volevo che l’album fosse elementare, vivo, naturale”. (Cit. in Daryl Easlea, Senza frontiere. Vita e musica di Peter Gabriel, Ed. Arcana). Al grande successo del disco ha contribuito il video di Sledgehammer, oggetto di un altro articolo di Horizons Radio – LEGGILO QUI. Ecco come Stephen R. Johnson e Peter Gabriel hanno realizzato questo e i successivi.
Il libro “Peter Gabriel: Every Album, Every Song”, un viaggio attraverso i suoi album solisti, le sue registrazioni dal vivo e le composizioni di colonne sonore.
Durante i suoi oltre quarant’anni di carriera da solista, Gabriel è diventato una pop star mondiale con i suoi primi album e poi con “So” del 1986, oltre a colonne sonore di successo.
Peter è andato oltre il suo background di rock progressivo per raggiungere un livello che altri musicisti di quel genere potevano solo sognare.
Il libro è la guida perfetta alla sua musica sia per i nuovi ascoltatori che per i fan di lunga data.
Real World: “A Lantern and a Bell” è il secondo album di Loney dear a essere pubblicato su Real World Records e Gabriel è stato strettamente coinvolto nella realizzazione del disco.
«Tristi melodie soulful che creano uno spazio nella tua testa che si riempie di ricordi, sogni e tenerezza. Sono molto orgoglioso di lavorare con un cantautore così dotato. Quando ti stai isolando, cosa c’è di meglio che essere avvolti da queste bellissime costruzioni immaginifiche – il lavoro di un maestro», scrive sul suo sito Peter Gabriel a proposito dell’album.
Compralo qui (nelle diverse versioni):
Nove composizioni, apparentemente semplici e accessibili, con l’inconfondibile falsetto di Svanängen davanti e al centro del mix e il suo piano malinconico accompagnato da paesaggi sonori elettronici meravigliosamente sottili e fantasiosi.
È un album stratificato di emozioni e significati.
Rassegna stampa:
“Trifles… la canzone perfetta per far scoprire ai nuovi arrivati la magia di Loney Dear”. Cultura del Sunday Times
“Il semplice romanticismo degli accordi di piano in chiave minore di A Lantern And A Bell mette in mostra le invidiabili doti melodiche di Svanangen”. UNCUT
“Gli arrangiamenti semplici – solo il suo caldo falsetto e il piano, con suoni d’acqua e uccelli marini che passano sopra la testa – favoriscono uno spirito riflessivo, da falò sulla spiaggia”. MOJO
“A Lantern And A Bell è un album meraviglioso. Nove canzoni, splendidamente costruite, sapientemente eseguite e scritte dal cuore, con i messaggi consegnati dalla voce di un angelo”. Louder Than War
“Emil Svanängen riemerge da uno ‘stato di disperazione’ con una morbida riaffermazione della forza nel minimalismo… un gradito ritorno di un artigiano dell’elegante understatement”. Collezionista di dischi
“M’berra” è una collaborazione tra l’artista elettronico italiano Khalab e singoli musicisti che ha incontrato durante un viaggio nel campo profughi di M’berra in Mauritania.
E’ disponibile su CD, vinile e formati digitali. Compralo qui (nelle varie versioni):
“M’berra” è il suono, la storia, di un collettivo di musicisti maliani del campo profughi di M’berra nel sud-est della Mauritania e del produttore italiano ed elettro-sciamano Khalab.
In una tentacolare tendopoli che sorge dal deserto, dal nulla, al confine con il Mali in Africa occidentale, riuniti dallo spirito e dalle circostanze, i membri arabi e tuareg del gruppo – alcuni sconosciuti, altri che hanno già girato l’Europa – trovano conforto e bellezza nella musica e nel canto.
Raffaele Constantino a.k.a. Khalab è un produttore con una prospettiva psichedelica e un profondo amore per la musica africana e l’afro-futurismo.
Già acclamato per un’opera satura di loop, ripetizioni, trance e trascendenza, per le collaborazioni con il percussionista maliano Baba Sissoko, il suo album del 2018 “Black Noise 2084 (On the Corner)” e la successiva serie di mix e featuring di artisti tra cui il celebre reedman nero britannico Shabaka Hutchings hanno fatto di Khalab un nome importante.
Tra i molti musicisti del M’berra Ensemble ci sono Amano Ag Issa e Mohammed Issa Ag Oumar dei Tartit, il gruppo molto apprezzato della regione di Tombouctou nel nord del Mali.
Ricordano variamente il loro passato e reclamano il loro presente con voci fiere e grintose; brandendo chitarre elettriche e strumenti tradizionali – il tehardent simile al liuto, l’imzad a una sola corda – in 12 brani che raccontano di resistenza e libertà, di tempeste e lune nel deserto.
Il progetto è stato reso possibile grazie al sostegno di INTERSOS, un’organizzazione umanitaria italiana che lavora in tutto il mondo per portare assistenza alle persone in pericolo, vittime di disastri naturali, conflitti armati o che vivono in condizioni di estrema esclusione.
L’edizione in vinile dell’album sarà disponibile in una confezione deluxe gatefold con LP giallo e un libretto di 32 pagine – uno straordinario accompagnamento visivo che mostra le fotografie dei musicisti al campo di M’berra catturate dal fotografo francese Jean-Marc Caimi accanto a resoconti scritti del progetto raccontati da diverse prospettive. L’album è disponibile anche in digitale e su CD (con libretto di accompagnamento).