Aprile 1972, arrivano i Genesis in Italia, il paese che per primo ha capito la loro musica. Due tappe di quell’avventura rimarranno nella storia del gruppo, perché hanno visto nascere Watcher Of The Skies.
La data di Reggio Emilia il 12 aprile, infatti è ritenuta ufficialmente il luogo di nascita di Watcher Of The Skies.
Secondo i ricordi di Hackett, Rutherford e degli altri presenti, fu proprio nella città emiliana che venne eseguita per la prima volta una versione embrionale dell’indimenticabile brano durante il soundcheck.
Palasport di Reggio Emilia dalla pagina Facebook “Genesis 40th anniversary first Italian tour”
«Nel Palasport di Reggio Emilia, un enorme orribile posto pieno di eco, in mezzo al sound-check, Tony suonò quei due accordi iniziali sul suo mellotron. Funzionavano benissimo anche se, ancora oggi, non sono sicuro quanto fosse cosciente di come erano buoni.» (Da The Living Years di Mike Rutherford. Traduzione mia)
Nel tour per presentare Nursery Cryme, i Genesis approfittavano del tempo libero e anche delle prove sul palco per comporre parti di canzoni che poi avrebbero costituito l’album Foxtrot.
Richard Macphail in My Book of Genesis racconta il modo di comporre l’album da parte dei Genesis. Rich ricorda che Tony Banks ha dichiarato ufficialmente che si tratta di tanti pezzi che poi sono stati incollati insieme:
«Era una cosa normale nei Genesis. Alcuni dei pezzi erano composti da frammenti scritti da singoli membri e il problema era come riuscire ad adattarle. In Supper’s Ready, per esempio, Willow Farm, è in La bemolle maggiore, doveva portare a una piccola melodia di flauto in La minore. Quindi ci siamo dovuti mettere d’impegno per riuscire ad armonizzare i diversi accordi. A volte invece è un cambiamento del tutto naturale e avveniva senza che ce ne rendessimo conto.»
Profumo ricorda che«si tratta in effetti di un work in progress come conferma senza esitazioni Steve Hackett: “In realtà Watcher Of The Skies non venne composta esattamente in occasione delle prove per il concerto di Reggio Emilia, ne avevamo già preparato una versione molto rozza e un po’ diversa ma si può dire che la suonammo quasi compiutamente e per la prima volta durante quel soundcheck. Mi ricordo che ero in bagno, nel sotterraneo del palasport, sentii l’intro e l’intera struttura cominciò a tremare, erano note magnifiche e potenti. Tutto il gruppo si accodò all’esecuzione e fu in quel momento che, almeno per me, nella mia immaginazione la band suonava come e più di una orchestra”».
E cita le parole del promoter Maurizio Salvadori: «“Ricordo che ogni tanto facevano delle improvvisazioni nei soundcheck, perfino di mezz’ora e ci mettevano dentro delle cose appena provate, penso che lo facessero anche la reazione della gente che era sempre apprezzabile. Provarono in anteprima un paio di pezzi che avrebbero poi inserito nel disco successivo.”»
Il 19 Aprile i Genesis sono live al Teatro Mediterraneo di Napoli.
Un doppio concerto che chiude la prima parte del Nursery Cryme Tour dei Genesis in Italia.
Una seconda tappa in questa storia dei Genesis, perché sul tetto dell’Hotel Domitiana, che ospita la band, Mike e Tony scrivono il testo di Watcher Of The Sky. Dal terrazzo dell’albergo, infatti, si può vedere tutto il complesso della Mostra d’Oltremare, l’Arena Flegrea e il Teatro Mediterraneo, un corpo estraneo rispetto alla città, che poteva dare l’impressione di un paesaggio di un pianeta sconosciuto.
«Eravamo seduti in cima a questo edificio, era una calda giornata di sole e stavamo semplicemente guardando fuori attraverso una vasta area di edifici e campi; non c’era un’anima viva in giro. Sembrava che l’intera popolazione avesse appena disertato il pianeta e questo è ciò che racconta ‘Watcher of the Skies’: un essere alieno che viene sul pianeta e lo vede completamente deserto. E così la storia si sviluppa con un po ‘di fantascienza. Mi piace ‘Childhood’s End’ di Arthur Clarke e libri di questo genere.»
«Io e Tony insieme scrivemmo il testo, seduti sul tetto del nostro hotel a Napoli immaginando che il mondo fosse finito. Alquanto strano, considerando che era un giorno piacevolmente soleggiato.»
A Napoli quindi viene completato il brano e, come sappiamo, aprirà il successivo album dei Genesis, in uscita l’ottobre seguente: Foxtrot.
Ma nella sua autobiografia, Mike racconta un altro retroscena, accaduto a Napoli:
«A Napoli scoprimmo un altro passatempo terapeutico… Concludere un tour con una litigata di gruppo era un classico. La cosa insolita della lite-di-fine-tour a Napoli fu che c’era un parco dei divertimenti proprio dietro l’angolo dell’hotel dove dormivamo. Arrivammo al punto di essere talmente stufi l’uno degli altri che decidemmo che l’unica cosa da fare era di buttarci sulla pista dell’autoscontro e sbatterci contro reciprocamente e selvaggiamente e ripetutamente. Devo dire che non ho mai sperimentato un modo altrettanto efficace per chiarirsi.»
00:00 – Happy The Man; 04:18 – Stagnation; 14:53 – The Fountain Of Salmacis; 23:20 – Twilight Alehouse; 32:14 – The Musical Box; 42:23 – The Return Of The Giant Hogweed; 49:11 – Phil’s Solo; 51:24 – The Knife.
Peter si presenta nel camerino con un enorme baule in cui ha stipato i costumi, all’insaputa dei suoi compagni. Steve Hackett ha più volte dichiarato che Gabriel non ha mai indossato quei travestimenti durante le prove prima di quell’esibizione e che fu una sorpresa anche per loro.
“Se in Italia il trionfo è ormai scontato, per i Genesis le cose sono sul punto di cambiare anche nella vecchia Inghilterra perché la band, un mese dopo le glorie italiane (20 e 22 gennaio, Reggio Emilia e Roma – N.d.R,), si imbarca nel primo tour come headliner (…).
Peter decide allora di imprimere una ulteriore accelerazione all’aspetto teatrale delle sue apparizioni inventando nuove maschere e costumi (…). Il resto della band accetta con malcelata riluttanza questa svolta scenografica pur sapendo che la crescente popolarità non è certo estranea, almeno a livello mediatico”.
“Il mellotron intona i primi accordi di Watcher Of The Skies e Peter esce dalle tende vestito di nero e con le ali di pipistrello sulla testa, viso pitturato di bianco e gli occhi truccati con una sostanza fosforescente che, reagendo alle luci ultraviolette, sortisce l’effetto di trapassare l’oscurità.
“I costumi di Peter diventano sempre più strampalati man mano che il tour progredisce. Per Watcher of the Skies si dipinge il viso di vernice fosforescente e indossa una cappa e ali di pipistrello sulla testa. Non è il finale: è la prima canzone del concerto. La teatralità è accentuata da Tony che suona una lunga introduzione lunatica con il Mellotron (che ora si può usare con gli hertz giusti).
La gestualità teatrale di Peter ora è integrata nell’esibizione dal vivo. Per quanto riguarda la stampa e il pubblico, è il tratto distintivo dei Genesis. Nel contesto dei primi anni Settanta non sembra poi troppo folle. C’è Alice Cooper che fa cose strane con i serpenti, Elton John che si veste da papero e porta occhiali più grandi della sua testa, gli Who che sfor- nano concept album a raffica. La nostra bizzarria, però, è un po’ diversa, una cosa strana e tipicamente inglese, forse per questo piace tanto negli Stati Uniti.
Peter non ci avvertirà della maschera da fiore che indosserà per la parte di Willow Farm in Supper’s Ready, e nemmeno per la scatola triangolare che si mette in testa per la parte successiva, Apocalypse in 9/8. Le vediamo anche noi nello stesso momento in cui le vede il pubblico.
Lui non vuole saperne di decidere in gruppo, in questi casi. Secondo Peter, un processo democratico per quelle questioni squisitamente teatrali rallenterebbe tutto, per via delle discussioni sui colori che dovrebbe avere il vestito o se il fiore è una pianta annuale o perenne.”
“«Quello del Rainbow fu uno dei nostri concerti migliori», dice Banks. «Altri facevano qualcosa con i costumi, ma noi sfruttavamo tutto lo spazio del palco. Quando andavi a uno spettacolo dei Genesis vedevi le tende velate, e poi il fumo artificiale, che sì adesso è un cliché ma allora non lo era affatto. Vedevi le ali di pipistrello e gli occhi truccati. Sentivi il suono del Mellotron, praticamente il primo effetto in stereo. Non c’erano altri concerti di quel livello al mondo. I primi dieci minuti erano di una potenza incredibile. Penso che fummo tra i primissimi gruppi a cogliere la bellezza della fusione di musica ed effetti visivi. Un po’ successe per caso e per fortuna, un po’ perché l’abilita di Peter in quel senso era davvero unica».
«Era tutta farina del sacco di Peter», ricorda Macphail. «Trovò Guy Chapman, che gli fece le maschere di Supper’s Ready e Foxtrot, e il mantello nero».
«Quando si metteva la maschera a fiore, assumeva i contorni dell’artista da music hall», ha detto Banks. «E conquistava sempre più il centro dell’attenzione».
«La testa a forma di fiore doveva essere una specie di gioco. Era stata pensata per essere manifestamente irreale», disse Gabriel a «Circus» nel 1974. «Non volevo spaventare nessuno. Diciamo che avrei preferito essere Fellini. In effetti, la camminata da fiore richiamava più Shirley Temple, che è sempre meglio che scimmiottare Eric Clapton.»”
“È stato anche in questo periodo che Peter ha tagliato i suoi capelli in modo strano, rasando un piccolo triangolo sul davanti, così da sembrare un po’ come un alieno. Aveva capito che suonare semplicemente buona musica non era sufficiente. Dovevi distinguerti per ottenere l’attenzione della gente, così ha iniziato a diventare sempre più scandaloso sul palco.
E così è arrivata la maschera a forma di fiore in Supper’s Ready e le ali di pipistrello sono diventate la firma di Watcher of the Skies. In questo periodo Peter stava diventando sempre più centrale sul palco, dopo Dublino non c’è stato modo di fermarlo. (…)
Naturalmente è stato sempre e solo Peter. Tony non è mai sceso a compromessi su questo punto. La più grande concessione che abbia mai fatto era di indossare una camicia bianca quando suonavano su un palco bianco. (…)
Il concerto dei Genesis al Rainbow è stato una vera svolta per la band, il tutto esaurito con una standing ovation alla fine. Il fotografo Barrie Wentzell ha scattato una foto a Peter con il suo copricapo a fiori che è apparsa sulla prima pagina del Melody Maker. Nella sua recensione intitolata «Il genio dei Genesis», Chris Welch ha scritto:
«I Genesis hanno ricevuto una tale ovazione al Rainbow Theatre di Londra che ha commosso visibilmente questo gruppo di solito imperturbabile».”
In Get’Em Out By Friday Gabriel indossa una bombetta, in Supper’s Ready si scatena: la corona di spine, il fiore, la scatola romboidale rossa, il lungo mantello nero di cui Peter si libera per un vestito bianco e un tubo di luce bianca per il finale. Dal settembre 1973 in The Musical Box abbandona la foxhead e il vestito rosso da donna per l’old man.
Il settimanale Ciao 2001 pubblica un resoconto dettagliato di questo show storico nel numero del 15 aprile. Ecco copertina e articolo (come riportato dal web):
Ciao 2001 del 15 aprile 1973 Pipistrelli e fiori barocchi
di Manuel Insolera
Peter Gabriel ha forse creato un mostro?
Questa è pressappoco la domanda che tutti gli attoniti giornalisti specializzati inglesi si sono posti immediatamente dopo lo strabiliante spettacolo al Rainbow Theatre di Londra poco tempo fa.
La band apparve all’improvviso in un palco interamente ricoperto di bianchissimi tendaggi. Tutti i membri del gruppo erano anche vestiti di bianco, tutti tranne Peter Gabriel, avvolto in un’aderente tunica nera, con due lugubri ali da pipistrello ad adornargli le spalle.
Ancora non erano terminati gli sconcertati applausi di un uditorio pigiatissimo e scatenato, che già il mellotron di Tony Banks introduceva l’aggraziata violenza di “Watcher of the skyes” uno dei cavalli di battaglia di “Foxtrot” e delle loro attuali esibizioni live. Così si apriva uno spettacolo che tutti a Londra sono stati concordi nel giudicare come una delle cose migliori in assoluto della storia del pop e l’acme dell’arte dei Genesis fino ad ora: l’impatto romantico-decadente della musica, la suggestiva violenza delle perfette costruzioni strumentali, l’allusività spettacolare di un Gabriel giunto al massimo delle facoltà mimetiche, hanno raggiunto un equilibratissimo fulcro di coesione.
Così, a guardarli sul palcoscenico del Rainbow, ci si trova all’improvviso davanti ad un allegorico quadro ottocentesco, ove si evocano i morbosi e favolistica fantasmi di antiche fantasie britanniche, pregne di un surrealismo malato e limaccioso: Steve Hackett e Michael Ruthetford seduti, curvi sulle loro chitarre; Tony Banks in penombra dietro ai pinnacoli delle tastiere; Phil Collins mobile e ancorato ai suoi tamburi; Peter Gabriel infine, libero di muoversi, apparizione ermafrodita e inafferrabile dietro ai continui cambiamenti di ruolo e di identità, asessuato e soffuso di classica ambiguità, come un figlio di amori lontani tra uomini e dei.
E quando giunge il tragico sogno di “Musical Box” e Peter scompare tutti si aspettano il ritorno nei panni fiammeggianti della volpe: ma questa volta si sbagliano. La figura che rientra sul palco per urlare l’ultima disperata invocazione agli occhi sbarrati che non potranno più toccarla non è una volpe, ma sorge come una mistica apparizione geometrica, a metà strada tra la caricatura di una invasata monaca medievale e un irreale personaggio di “Alice nel paese delle delle meraviglie”. E lo spettacolo continua, denso di imprevisti e di avvenimenti inattesi come le subitanee esplosioni di fiamme e di fumo e le tramutazioni di Gabriel come un idolo neoclassico.
Si snoda la saga apocalittica di “Supper’s ready”, la suite angelico-demoniaca che nella sua ambigua incompiutezza raggiunge vertici paradossali di evocatività stravolta: il pubblico ondeggia sulle sedie come ipnotizzato ed ecco che prende a muoversi in sintonia con la misteriosa figura dal viso candido e dai neri mantelli che la sovrasta sul palcoscenico.
Applausi disperati, nevrotici. Le bianche figure e l’angelo nero abbandonano il palco e la gente comincia ad urlare “more! More!” (ancora, ancora!) ed ecco che le luci si oscurano, i folletti, meno uno rientrano e attaccano gli accordi spigolosi di “the knife” dal vecchio album “Trespass” e poi lampeggia una luce bianca ed eccolo, eccolo: Peter Gabriel incarnato nelle verdi spirali di un fiore allucinato e grottesco!
L’ultima trasformazione si è compiuta, l’ultimo mistero è stato celebrato: le luci del Rainbow si riaccendono, la gente ripiomba nelle spire meccaniche del XX secolo. Ma il tempo continua a passare e il girotondo carnevalesco del mondo prosegue la sua danza. E i Genesis non smettono di impersonare la decadenza gentile della loro fragile faviola: un nuovo disco in corso di registrazione (“Selling england by the pound – n.d.r – ) che dovrebbe vedere la luce nell’esplosione verde-oro di giugno: una tournee americana a partire dalla fine di marzo, imponderabile come il destino; un futuro imprevedibile e inafferrabile come le forme confuse della vita e della morte. (da Ciao 2001, citato dal web per diritto di cronaca)
Ed ecco alcuni tipi di biglietto della serata:
Se hai ricordi di questo concerto da condividere in forma scritta o audio/video inviali a Horizons Radio e saranno pubblicati con la tua firma.
Rare video “Picaresca” from “Meadows of Englewood”:
Promo clip from Dragonfly Dreams, Private Parts & Pieces IX:
Ecco il video ufficiale di Halycon Days (Days To Remember) di Lettie Maclean. Ant e Lettie hanno scritto e registrato, per il progetto UPPM, questo brano, che nel maggio 2016 è diventato un singolo:
Un tributo alla musica di Anthony Phillips per celebrare i suoi 70 anni, compiuti il 23 dicembre 2021. [siteorigin_widget class="GTranslateWidget"][/siteorigin_widget] ...
Un cofanetto di 5CD rimasterizzato di recente che comprende i due album originali 'Archive Collection' di Anthony Phillips. [siteorigin_widget class="GTranslateWidget"][/siteorigin_widget] ...
Audio e video 100% Genesis & Co. Le novità del momento. [siteorigin_widget class="GTranslateWidget"][/siteorigin_widget] Questo raro documentario di Anthony Phillips, uscito ...
Nuova edizione ri-masterizzata e ampliata di "Missing Links" di Anthony Phillips. [siteorigin_widget class="GTranslateWidget"][/siteorigin_widget] Anthony Phillips ha pubblicato le versioni rimasterizzate ...
Nuova edizione ri-masterizzata e ampliata di The Living Room Concert di Anthony Phillips. [siteorigin_widget class="GTranslateWidget"][/siteorigin_widget] Originariamente pubblicato nel maggio 1995, ...
Quali sono le domande dei fan a Anthony Phillips? Gliele ha rivolte Rock History Music. By Lucio Curti [siteorigin_widget class="GTranslateWidget"][/siteorigin_widget] ...
Richard Macphail, Mike Rutherford, Anthony Phillips, in the pre-Genesis band Anon. The song "Pennsylvania Flickhouse" is now available for download. ...
Mario Giammetti racconta a Horizons Radio i temi del nuovo numero di Dusk,il Genesis Magazine di cui è fondatore e direttore eche, come al solito, ospita approfondimenti, interviste esclusive e servizi su attualità e novità del mondo Genesis.
“Il numero 93 di Dusk è principalmente focalizzato su Anthony Phillips – racconta a Horizons Radio Mario Giammetti -, che ha appena pubblicato il suo nuovo album di studio. E non è una notizia da poco, perché in realtà, assorbito dalla musica library e dallo scrupoloso lavoro di rimasterizzazioni del suo back catalogue degli ultimi anni, pubblicate dalla sua nuova etichetta Esoteric (gruppo Cherry Red), Ant mancava l’appuntamento con un nuovo disco di inediti dal 2012 ma, se parliamo di un composizioni realmente nuove, bisogna andare indietro addirittura al 2005. Strings Of Light è un doppio album splendido, con il miglior Phillips possibile. Lucio Lazzaruolo lo ha analizzato in maniera certosina e io ne ho parlato a lungo con Anthony in un’intervista telefonica.”
“Intervista anche a Tony Banks, per commentare il suo Banks Vaults, cofanetto che ripercorre la sua intera carriera solista rock. Per l’occasione – aggiunge Giammetti – abbiamo realizzato uno speciale dove ciascun collaboratore ha recensito un album, mettendo insieme, di fatto, una retrospettiva sul percorso artistico del tastierista.”
“Si parla anche di Ray Wilson (il suo Best Of con due inediti Upon My Life) e naturalmente è immancabile, anche su questo numero, un ampio spazio dedicato a Steve Hackett. In questa circostanza ci occupiamo del live con l’orchestra filmato a Londra lo scorso anno (Genesis Revisited Band & Orchestra: Live At The Royal Festival Hall) e del nuovo album di studio con i Djabe, Back To Sardinia, che uscirà tra qualche giorno.”
“Sono poi lieto di confermare la scelta del colore per l’intero numero, grazie alla generosa partecipazione di Stefano Tucciarelli. Questa volta, poi, la tipografia ha cambiato stamperia, ottenendo un risultato più preciso in fase di rifilatura e una migliore definizione delle fotografie. Speriamo, con passi lenti ma costanti e senza mai andare oltre le nostre possibilità, di offrire ai nostri sostenitori un prodotto sempre più bello da vedersi, oltre che avvincente da leggersi.”
“Appuntamento quindi alla primavera 2020 col prossimo numero – conclude Giammetti -, col quale inaugureremo il trentesimo anno di attività di Dusk.”
Non resta quindi che attendere il nuovo numero di Dusk, come sempre ricchissimo di materiale Genesis & Co.
Indovina il collegamento tra queste sette canzoni (la soluzione è dopo i brani). Non vuoi indovinare? Allora ASCOLTA IL PODCAST – CLICCA QUI.
https://www.youtube.com/watch?v=wqep1Olp1Zw
https://www.youtube.com/watch?v=zd7gRmpqmmQ
Controlla se hai indovinato:
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1) “The scattered pages of a book by the sea….”. In Can-Utility And The Coastliners dalle “pagine sparse di un libro sul mare, trattenute dalla sabbia, lavate dalle onde” parte un riferimento alla leggenda di Canuto il Grande (King Canute), re di Danimarca, Inghilterra e Norvegia nell’XI secolo, il quale aveva il potere di muovere le maree. La leggenda infatti è nota come “King Canute And The Tide”.
2) Mama è basata sul libro “The Moon’s A Balloon” di David Niven. Phil Collins lo ha letto e ne è rimasto colpito. E’ la storia di un ragazzo che si innamora di una prostituta molto più grande di lui, che però non lo ricambia.
3) La canzone è stata ispirata dalle opere della poetessa americana Anne Sexton, che ha scritto una pièce teatrale intitolata Mercy Street e una poesia intitolata “45 Mercy Street”. «Il testo di questa canzone è una dedica all’opera e alla vita di Anne Sexton, che coglie con pochissimi tratti quella che è la poetica e la ricerca della grande autrice americana.». Fonte: poetarumsilva.com.
4) La title track di 24 minuti è basata sul romanzo del 1965 “Smallcreep’s Day” di Peter Currell Brown che racconta, appunto, la vicenda di un certo Mr. Smallcreep. E’ un attacco ironico, comico, ma macabro e selvaggio alla vita alienata dell’uomo moderno. Rutherford lo ha riadattato in modo tale da avere un finale positivo.
5) Il brano Tarka è basato su “Tarka la lontra”, un racconto di Henry Williamson del 1927, che narra della nascita, della vita e della tragica morte della lontra Tarka. Anthony Phillips lo ha composto insieme a Harry Williamson, musicista e figlio dell’autore del romanzo.
6) A Curious Feeling di Tony Banks è ispirato al romanzo Flowers for Algernon del 1966. Durante la registrazione dell’album Tony è venuto a conoscenza di un musical, anch’esso basato sul libro. Pensando che sarebbe stato un grande successo, Tony ha cercato di modificare il tema dell’album, ma la maggior parte dei riferimenti a Flowers for Algernon rimangono.
7) Steve Hackett: «Walking Through Walls è basato su un sogno che ho fatto dopo aver letto un libro di Carlos Castaneda». Fonte: hackettsongs.com. E in effetti il brano è pieno di immagini sorprendenti e riflessioni sulla follia dell’umanità e una delle prime canzoni di protesta di Steve.
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Mario Giammetti racconta a Horizons Radio il nuovo numero di Dusk,il Genesis Magazine di cui è fondatore e direttore eche, come al solito, ospita approfondimenti, interviste esclusive e servizi su attualità e novità del mondo Genesis.
“Il numero 92 di Dusk dedica la copertina a Peter Gabriel – spiega Giammetti. La scusa è il vinile pubblicato in occasione del Record Store Day, Rated PG. Niente di sconvolgente, ma in verità non dedicavamo una cover al cantante da ormai troppo tempo. Per rendere la cover story più interessante, siamo riusciti a rintracciare Richard Evans, musicista poco appariscente ma, in realtà, un grandissimo collaboratore di Peter per una ventina d’anni, sia sul palco (dal 2002 al 2007), sia in studio. Evans ci ha raccontato molte cose e ci ha fatto scoprire, per esempio, un’apparizione live di Gabriel a Berlino a gennaio di quest’anno di cui nessuno sapeva niente.”
“L’altro disco di cui ci occupiamo – continua il Direttore di Dusk – è Out Of The Blue di Mike & The Mechanics, costituito da tre inediti e una rilettura dei brani storici da parte della nuova line-up.”
Giammetti puntualizza anche che “sta per uscire anche il cofanetto di Tony Banks ma quello abbiamo deciso volontariamente di rimandarlo al prossimo numero; ho già intervistato il tastierista per l’occasione e realizzeremo uno speciale che ne ripercorre l’intera carriera”. Quindi la chicca che ci attende prossimamente merita l’attesa.
“L’altro argomento importante di questo numero è, naturalmente, il ritorno in Italia di Phil Collins, avvenuto qualche settimana fa a Milano. Noi ovviamente c’eravamo e raccontiamo quel concerto (così come qualunque altro disco o evento del mondo Genesis), come sempre, con totale onestà e sincerità”.
“Completano il numero l’analisi del tour di Steve Hackett, che sta suonando in giro, tra l’altro, una versione integrale di Selling England By The Pound, le consuete recensioni, tra le quali segnaliamo la nuova edizione in vinile di Seconds Out, il nuovo disco di studio di Chester Thompson e il doppio cd degli Algebra, con Steve Hackett e Anthony Phillips ospiti!.
“Infine – conclude Giammetti -, abbiamo rintracciato, come cerchiamo di fare sempre, due personaggi tangenziali: il primo è Alphonso Johnson, leggendario bassista americano i cui legami col mondo Genesis sono più di quelli che pensavamo, e Alicja Chrząszcz, che da molti anni ormai suona con Ray Wilson”.
Ma l’elemento di cui va giustamente più fiero il Direttore di Dusk Mario Giammetti è che per la prima volta il numero è tutto a colori. “Si tratta di un regalo del nostro collaboratore più prezioso e più generoso, Stefano Tucciarelli, titolare dell’agenzia Sound Pusher, il quale ha voluto farci fare un altro salto di qualità”.
Non resta quindi che attendere il nuovo numero di Dusk, come sempre ricchissimo di materiale Genesis & Co. E chi non l’avesse già fatto, può iscriversi e abbonarsi qui.
Mario Giammetti racconta a Horizons Radio il nuovo numero di Dusk,il Genesis Magazine di cui è fondatore e direttore eche, come al solito, ospita approfondimenti, interviste esclusive e servizi su attualità e novità del mondo Genesis.
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By Eugenio Delmale
“Il numero 91 di Dusk, col quale la nostra rivista entra nel suo ventottesimo anno di vita, affronta numerosi argomenti legati rigorosamente al mondo dei Genesis, alcuni di strettissima attualità, altri che volgono lo sguardo all’indietro”, ci spiega Mario Giammetti.
“Dopo essere stati la prima rivista al mondo (web incluso) a recensire At The Edge Of Light, con due mesi d’anticipo rispetto alla pubblicazione, era ovviamente doveroso tornare sul nuovo album di Steve Hackett con approfondimenti che ci svelano le varie versioni disponibili, ci spiegano i testi e raccontano l’artwork di copertina, nuovamente affidato a Maurizio e Angela Vicedomini. Il tutto chiuso dalla consueta intervista esclusiva al chitarrista”.
Continua Giammetti:
“Ampio spazio anche per Anthony Phillips. Le recenti ristampe (Field Daye Seventh Heaven) vengono affrontate dal punto di vista tecnico, con Tommaso Rivieccio che ci fa scoprire ogni dettaglio e ogni migiloramento delle versioni in 5.1. Anche in questo caso, Anthony Phillips ci ha poi concesso una bella intervista, particolarmente incentrata, invece, sul suo ultimo album pop in senso lato, Invisible Men, anche questo ripubblicato da non molto tempo.
“Parliamo poi dei due live di Phil Collins recentemente ristampati, Serious Hits… Live e A Hot Night In Paris. Quest’ultimo, peraltro, non era mai stato pubblicato prima in vinile. Silvio Amenduni ci parla proprio di questo”.
“Francesco Gazzara ha invece assistito a una delle primissime date del tour inglese di Mike & The Mechanics, quella dell 28 febbraio. In quel caso Pluto giocava in casa, essendo avvenuto il concerto a Guildford”.
“Ancora Rivieccio – continua Giammetti – torna con un’imperdibile puntata dell’acclamata rubrica Bankstatements, che ci rivela tutti i segreti delle tastiere di Tony Banks. In questo caso, il nostro collaboratore analizza la prima parte di The Lamb Lies Down On Broadway. Di recente in Inghilterra è uscito un lussuosissimo libro proprio dedicato all’agnello, And The lamb, Lies Down, On Broadway scritto da Jon Kirkman. L’analisi è affidata al nostro Paul Davis”.
“Per finire, sono molto orgoglioso di presentare l’ennesimo scoop diDusk. Siamo riusciti a rintracciare John Heather, uno dei tre fratelli sudafricani leader dei Quiet World, sconosciutissimo gruppo che, nel 1980, pubblicò l’album The Road. Su quel disco, un imberbe Steve Hackett faceva le sue prime incisioni professionali suonando chitarra e armonica. Accanto ai ricordi di Heather, abbiamo interpellato anche il bassista Dick Driver e lo stesso Steve per fornire un quadro il più attendibile possibile su un’altra galassia completamente sconosciuta prima di oggi”.
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Mario Giammetti racconta a Horizons Radio il nuovo numero di Dusk,il Genesis Magazine di cui è fondatore e direttore eche, come al solito, ospita approfondimenti, interviste esclusive e servizi su attualità e novità del mondo Genesis.
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By Eugenio Delmale
“Il nuovo numero di Dusk si concentra sui cofanetti di queste ultime settimane – ci spiega Giammetti -. In copertina, quello dedicato alle collaborazioni di Phil Collins, che ha annunciato il suo ritorno in Italia a ben 15 anni dall’ultima volta (Milano 2004). Nel box Plays Well With Others, come è noto, possiamo ammirare il grande batterista (ma anche raffinato cantante) che Collins è stato soprattutto negli anni 70 e 80, quando ha prestato le sue bacchette ad artisti diversissimi tra loro, dimostrando la sua straordinaria versatilità”.
“Un anniversario importante è costituito invece dal trentennale di Living Years, secondo album di Mike + The Mechanicsche ebbe un incredibile successo grazie all’omonimo singolo (numero 1 in America, numero 2 in Gran Bretagna). Per festeggiare, Rutherford ha pubblicato un bellissimo box con 2 vinili e altrettanti cd (la versione rimasterizzata del disco del 1988 più un live del periodo) e, in più, un libro di 40 pagine. Nel numero 90 di Dusk rileggiamo quel disco con gli occhi critici di oggi, oltre che recensire il box set”.
“Il terzo cofanetto – continua Giammetti – è dedicato a Steve Hackett. Broken Skies Outspread Wings è costituito addirittura da 8 dischi, in pratica i suoi album di studio dal 1984 al 2006, più il video Somewhere In South America e alcune rarità. Anche questo box è arricchito da un libro fotografico. Nel nostro speciale andiamo però oltre: ci facciamo raccontare da Steve quei dischi e soprattutto il più antico, Till We Have Faces, l’unico pubblicato prima della nascita della nostra rivista e, quindi, mai esaminato così a fondo. Schede tecniche di tutti gli album completano il servizio”.
“A Hackett è dedicata anche una gustosa anteprima: At The Edge Of Light, il suo 27° album, uscirà solo il prossimo 25 gennaio, ma noi lo abbiamo già ascoltato e ne parliamo diffusamente“.
“Infine la consueta finestra live, in questo caso tutta estera: recensiamo infatti il doppio concerto-celebrazione dei 50 anni di età di Ray Wilson tenuto in Polonia a settembre, la prima data del Not Dead Yet tour di Collins in America (Ft. Lauderdale 5 ottobre) e infine il concerto di Steve Hackett al Palladium di Londra dell’11 ottobre scorso, che ha chiuso il suo breve tour con l’orchestra”.
“Stampa tipografica in 68 pagine con un sedicesimo a colori (oltre che la copertina) – conclude il Direttore Mario Giammetti -, Dusk chiude con questo numero il suo 28° anno di vita e si appresta, pieno di idee come non mai, a proseguire questa fantastica avventura grazie al sostegno dato dagli associati”.
Non resta quindi che attendere il nuovo numero di Dusk, come sempre ricchissimo di materiale Genesis & Co. E chi non l’avesse già fatto, può iscriversi qui.