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La tenuta di Headley Grange, nell’Hampshire inglese, nella campagna britannica, costruita nel 1795, oggi residenza privata, è un leggendario luogo, utilizzato prima come ospizio, poi negli anni Sessanta e Settanta per provare e registrare non da Led Zeppelin, Fleetwood Mac, Bad Company, The Pretty Things, Peter Frampton, Ozark Mountain Daredevils, Ian Dury, Elvis Costello, Clover.
In particolare qui sono nati album come “Led Zeppelin III”, “Led Zeppelin IV”, “Houses of the Holy” e “Physical Graffiti”, oltre al singolo più noto in assoluto degli Zeppelin: “Stairway to Heaven”.
Qui i Genesis hanno vissuto un’esperienza in chiaro-scuro.
La band ha trascorso i mesi di giugno e luglio 1974 a Headley Grange, per comporre e registrare “The Lamb Lies Down On Broadway”. Ma l’ambiente circostante e l’umore dei componenti non sono proprio ideali.
«Qualunque sia il gruppo che c’è stato per ultimo, l’ha lasciato in uno
stato terribile, e puzzolente. E i topi ne approfittano alla grande. Sono ovunque, saltano su e giù per le scale scricchiolanti, frusciano tra i rampicanti che
coprono gli alberi, corrono su per l’edera che ricopre la casa. Ne contiamo a decine, a centinaia. E parlo solo di quelli che si vedono. Quella casa è ancora un
ospizio.
L’unica nota positiva di quel posto per me è il fatto che John Bonham ha registrato il suo incredibile groove per “When the Levee Breaks” nella tromba
delle scale. Mi sembra quasi di sentirne l’odore. Ma invece sento odore di topi. Migliaia di topi. Arrivo per ultimo, e le migliori camere da letto sono già occupate, naturalmente. Così ho una stanza di merda, dove oltre all’acqua ho anche i topi correnti. Di notte li sento zampettare sopra e sotto di me.»
«La casa era in notevole degrado; forse a causa della reputazione “occulta” o dalla sua associazione con i Led Zeppelin, Gabriel era disturbato dalle voci che la casa fosse infestata (Bright, 1988, p. 60). Steve Hackett concorda che il posto aveva “un’atmosfera da casa infestata”. Sentivo strani suoni di graffio,di notte”, con ogni probabilità i topi che condividevano la casa con i loro ospiti rockstar (Platts, 2001, p. 75).»
«Montiamo la strumentazione nella zona giorno principale, mentre Peter s’insedia davanti a un vecchio pianoforte scassato che sta a prendere polvere in
un’altra stanza. Noi quattro improvvisiamo, lui annota le sue idee per i testi, e io registro tutto con il mio fidato registratore a cassette Nakamichi.
Scriviamo un po di musica fantastica (In the Cage, Riding the Scree, quintali di roba buona) e molta viene fuori finché Peter è in un’altra stanza, a pestare sul pianoforte, scrivendo i testi.»
Non molto tempo dopo che la band si è insediata a Headley Grange, Gabriel riceve una telefonata dal regista William Friedkin, interessato ad assicurarsi il coinvolgimento di Peter come scrittore nel suo nuovo progetto cinematografico. Friedkin all’epoca è reduce da successi come “The French Connection” e “L’Esorcista”. L’offerta quindi è allettante e lusinghiera per Gabriel, che aveva colpito il regista con la sua mente visionaria.
Peter in origine prevedeva di lavorare con Friedkin dopo aver finito “The Lamb”, ma l’enorme successo de “L’Esorcista” ha fatto accelerare le cose.
«Headley Grange non aveva un telefono, quindi Gabriel avrebbe dovuto andare in bicicletta fino alla cabina telefonica in fondo alla collina e comporre il numero di Friedkin in California con le tasche piene di monetine da 10 (Fielder, 1984, p. 91).
Il resto del gruppo, comprensibilmente, non condivideva l’improvviso entusiasmo di Gabriel per un progetto esterno alla band. Secondo Gabriel, i suoi compagni “Pensavano che avrei usato il gruppo come un trampolino di lancio per il mio personale successo e non li avrei nemmeno coinvolti. Ma Friedkin non voleva i Genesis. Lui mi voleva per solo per le mie idee strane, non per la musica” (Fielder, 1984, p. 91).»
«Non abbiamo avuto enormi e rumorose discussioni ad Headley Grange. Fin dall’inizio ci siamo resi conto di avere un grande lavoro da fare e sapevamo di non poter sprecare molto tempo a discutere.
È diventato chiaro anche molto presto che avremmo fatto l’album solo se Pete avesse lavorato a tempo pieno sui testi, mentre il resto di noi si occupava della musica. Questo ha dato fastidio a Tony più che a me, ma la mente di Pete era altrove.
Il suo matrimonio aveva avuto delle difficoltà e Jill era anche incinta del loro primo figlio. Questo significava che Pete andava e veniva spesso, e quando era con noi c’era spesso la sensazione che ci fosse qualcosa di irrisolto tra lui e Tony.»
Guarda le foto dei Genesis a Headley Grange(in qualcuna di esse si può notare la tensione tra i membri della band):
Così Gabriel lascia Headley Grange per circa una settimana per elaborare idee per la sceneggiatura con Friedkin. Ma quando la Charisma ha saputo della partenza di Gabriel, è intervenuto il presidente dell’etichetta Tony Stratton-Smith in persona per convincere Gabriel a tornare.
«Quando Pete è venuto a parlarci dell’offerta, noi erano piuttosto tesi. Come per Ant (Anthony Phillips, il primo membro fondatore dei Genesis ad abbandonare la band, N.d.A), se questo momento fosse successo più tardi nella nostra carriera sono sicuro che avremmo potuto trovare una via d’uscita e ciò avrebbe concesso a Pete qualche mese di tempo.
Ma non ci eravamo ancora resi conto che fosse davvero possibile e, per di più, ci eravamo impegnati ad andare in tournée in autunno. Pete è il più meraviglioso imbranato. Spesso sembrava che non avrebbe mai deciso. (…)
Alla fine, ci siamo un po’ stufati della sua indecisione e gli abbiamo dato un ultimatum, e a quel punto Pete ha lasciato la band.
Così ho accompagnato Tony al telefono pubblico nel villaggio per discutere la situazione con Strat. Ha sempre creduto di poter parlare con chiunque “Pete, caro ragazzo, vieni a parlare con me”, ma Pete non era il tipo con cui parlare in questo modo.»
Allo stesso tempo, Friedkin non volendo essere responsabile dello scioglimento della band, frena sulla collaborazione di Peter.
«”Così Peter ha preso un preciso impegno a finire l’album prima qualsiasi altra cosa”, ha detto Banks. “Ma io penso che ha fatto capire tutti noi che si stava stufando e che era solo una questione di tempo prima che se ne andasse” (Fielder, 1984, p. 91). Collins è d’accordo: “Le cose sono tornate alla normalità ma, da quel momento in poi, credo che tutti noi sentivamo che questo poteva accadere di nuovo in qualsiasi momento” (Fielder, 1984, p. 91).»
«Per la prima volta sentivamo che qualcuno non stava andando nella stessa direzione, qualcosa di fondamentale era cambiato. La questione più urgente, però, era che ora eravamo incredibilmente in ritardo. La musica era quasi completata e avevamo anche una data di registrazione prenotato, ma il testo di Pete non era affatto pronto. Le cose si sono messe così male che alla fine Pete ha dovuto chiedere a Tony e a me di scrivere il testo di “The Light Dies Down on Broadway”. (…)
Ovviamente, è stato un contributo simbolico, ma almeno potevamo sentire di aver scritto una canzone, perché non volevamo un album che aveva “All words by Peter Gabriel” scritto su.»
«Per Pete è un sogno che diventa realtà: la possibilità di collaborare con un artista lungimirante che eccelle in una forma d’arte diversa dalla sua, di lavorare da casa, e anche di essere più vicino a sua moglie. Ci chiede: “Possiamo mettere in pausa il disco? Datemi il tempo di fare questa cosa, poi torno”.
Non dice che ci sta lasciando.
Noi rispondiamo tutti: “Ci dispiace, Peter, purtroppo no. O sei dentro o sei fuori”.
Dal mio punto di vista, all’atto pratico, se Peter ci molla non è per forza la fine del mondo. La mia soluzione fermamente concreta è di riconfigurare i Genesis come quartetto strumentale. Almeno in quel modo si potrebbe finalmente ascoltare la musica come si deve.
La reazione degli altri tre a questo suggerimento si può riassumere così: “Non dire stronzate. Noi, senza cantato, senza testi? Hai detto la tua, ora stai zitto,
Phil”. E naturalmente hanno ragione.
Prima che accada qualcosa di concreto, a Friedkin giunge voce che la sua offerta potrebbe comportare la fine dei Genesis. È l’ultima cosa che vuole, tanto
più che il suo progetto di fantascienza è solo un’idea vaga. Un paio di settimane dopo aver fatto l’offerta, se la rimangia.
Così Peter torna. Ma è tornato perché è sfumata un’occasione che gli interessava di più. Non sono le migliori circostanze per ritrovarsi. Noi continuiamo a lavorare, lo perdoniamo e ci dimentichiamo tutto,
o almeno facciamo finta.»
Ma mentre Friedkin procede senza Peter – ha poi realizzato il film “Sorcerer”, nel 1977 con la colonna sonora deiTangerine Dream ed è stato un fiasco – sui Genesis a Headley Grange sta per abbattersi un’altra bufera.
Il 26 luglio 1974, nel bel mezzo della composizione, nasce la figlia di Gabriel, Anna; durante il parto la bambina viene al mondo con il cordone ombelicale avvolto intorno al collo, cianotica. Ha anche inalato del liquido amniotico durante il parto e i medici sospettano pure la meningite. Ha trascorso due
settimane in un’incubatrice con medici incerti sulle sue possibilità di sopravvivenza.
«Purtroppo Peter è sempre oppresso, e non solo dal carico di lavoro. Le cose in famiglia vanno male: sua moglie Jill ha una gravidanza difficile, non che io
sappia di cosa si tratti. Il risultato è che a volte lui si assenta, il che significa che ci diamo dentro senza di lui. Questo non ci aiuta a pensare come un sol uomo
per un progetto così ambizioso.», scrive Phil Collins.
«Gabriel descrive quelle prime due settimane della vita di sua figlia come “davvero traumatiche” e i compagni della band come “incredibilmente indifferenti. Essi erano incazzati perché non stavo prendendo l’album seriamente come un mio figlio” (Bright, 1988, pp. 4-5)», scrive Kevin Holm-Hudson.
Ascolta i demos e le prove a Headley Grande dei Genesis:
Durante le sessioni di Headley Grange, il gruppo ha fatto un esperimento:
«Secondo Tony Banks, “Abbiamo spento tutte le luci e ha fatto solo rumore. Il tempo era davvero spaventoso” (Fielder, 1984, p.92)», racconta Holm-Hudson. «Collins fornisce ulteriori dettagli: “Stavamo diventando tutti molto intensi; Peter soffiava il suo oboe nel microfono, poi stava suonando il suo flauto con l’echoplex, quando improvvisamente c’è stato questo grande tuono e ha iniziato a piovere. Tutti abbiamo pensato: ‘Siamo entrati in contatto con qualcosa di forte’.
Erano circa le cinque o le sei della sera e facevamo tutti questi strani rumori quando è iniziato il temporale e ha cominciato a piovere. Poi abbiamo tutti abbiamo cambiato marcia e siamo entrati in un un umore davvero melodico.
In momenti come questo eravamo davvero un’unica cosa e lavoravamo bene insieme a “The Lamb”. E la dimensione del doppio album ci dato la possibilità di farlo.” (Fielder, 1984, p.92).»
Nell’agosto del 1974, il gruppo lascia Headley Grange e si trasferisce nel Galles per completare l’album. Che, nonostante o grazie alle vicissitudini di cui l’antica tenuta è stata muta testimone, è il capolavoro che conosciamo e anche un punto di svolta nella carriera dei Genesis.
Il 7 marzo 1971 i Genesis salgono per la prima volta su un palco all’estero, a La Ferme V, Woluwe St Lambert, in Belgio. ASCOLTA:
1. Announcer’s introduction and Peter’s intro
2. Happy the Man
3. Cheese-and-onion crisp man story
4. Stagnation
5. intro
6. The Light
7. intro
8. Twilight Alehouse
9. story
10. The Musical Box
11. intro
12. The Knife
13. intro
14. Going Out to Get You
«Era pieno inverno e non c’era quasi nessuno a bordo. (…)
Eravamo ancora solo noi sette in viaggio insieme, a guardare gli eserciti di crew che le band impiegano al giorno d’oggi sembra ridicolmente piccolo.
Era una traversata di quattro ore e ci annoiavamo a morte perché lì
non c’era niente da fare. Ho trovato questa scatola con dentro dei salvagenti,
e così tutti noi abbiamo indossato i nostri gilet e abbiamo posato per quello che ora è diventata una famosa foto dei Genesis, tutti noi con i capelli sciolti sulle nostre spalle, Mike che beve da una bottiglietta di Mateus Rosé
perché è quello che si beveva a quei tempi, quello o Liebfraumilch.
(…) Oggi quando si va all’estero si ha la navigazione satellitare
che ti dice esattamente dove andare e i telefoni cellulari o
con le mappe, ma non avevo davvero idea di dove fossimo diretti in Belgio. Non avevo nemmeno una mappa pieghevole.
(…) Il posto, un club chiamato Ferme V, era pieno zeppo fino al tetto, ma i fan conoscevano ogni nota. È stato incredibile. Mentre in Inghilterra è stato un processo molto lento, in Belgio è successo all’improvviso, come un minorenne
esplosione per quanto ci riguardava.
Un’altra cosa che ricordo è che abbiamo soggiornato in un hotel a tre stelle, molto confortevole, e che Peter ha condiviso una stanza con me perché non sopportava di condividerla con Tony mai più, non dopo le sue esperienze al cottage.»
«Philippe Grombeer (futuro direttore artistico dei maggiori teatri belgi) è un membro del “Club delle Aquile”, ed ha affittato, per conto dell’amministrazione comunale, un’azienda agricola a Woluwe-Saint-Lambert (un sobborgo di Bruxelles), la “FERME V”. Lo spazio non è grande, l’interno è vetusto, ma che importa!» – CONTINUA SU GENESIS PLACES
«5 baldi giovani musicisti tengono il loro primo concerto oltre confine… Hanno alle spalle un primo album fallimentare e un secondo (l’ultimo) che qualcosa ha venducchiato, soprattutto proprio là dove stanno andando a suonare)…» – CONTINUA SU:
«Alcuni privilegiati li hanno visti in tutta intimità e hanno condiviso tutto con loro. E a ragione: il Belgio è stato il primo paese straniero in cui i Genesis hanno messo piede.» – CONTINUA SU NOSTALGIE
«Come tutte le superstar prima di avere successo, hanno dormito in hotel schifosi, torbide stanze nel retro di pub fumosi, sperduti nella campagna. Ma la fortuna sorride sempre a chi ha talento.» – SCOPRI DI PIU’ SU FACEBOOK GABRIEL’S ANGELS
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“Suonavamo in montagna una sera quando Tony ha avuto un’intossicazione alimentare. Abbiamo resistito per un po’ senza di lui, ma è stato come essere in una macchina che aveva perso una ruota e abbiamo dovuto terminare presto il set. Poiché non eravamo riusciti a vendere molti biglietti, il promoter aveva la scusa che stava cercando per non pagare. Rich (Macphail, N.d.R.) non ne voleva sapere ed era un po’ aggressivo. Il promoter aveva una pistola. Non siamo stati pagati.”
Ma cosa ci faceva una band come i Genesis in un locale di un piccolo paese in provincia di Torino?
Nato dalla felice intuizione di Angelo Porcellana, scomparso 5 anni fa, insieme ai fratelli Dino e Claudio, il locale attraeva pubblico da Torino, da tutta la provincia e non solo. Nel 1972 i Genesis non avevano un seguito ampio, neanche in patria, e infatti questo primo tour in Italia si svolge in locali e palazzetti dello sport piccoli.
Le 2 Rotonde era tra i più capienti.
Foto da Facebook https://www.facebook.com/groups/220767672419871/
«Un frequentatore del dancing, amico di mio marito», racconta in esclusiva a Horizons Radio Marisa Porcellana, vedova di Angelo e anche lei impegnata nella gestione delle 2 Rotonde degli anni d’oro, «era un grande ammiratore dei Genesis e ci aveva suggerito di farli suonare da noi, perché di ottima qualità. Quindi, quando un impresario ce li ha proposti, Angelo si è ricordato del consiglio e li ha scritturati.»
«I Genesis erano ragazzi molto gentili», continua Marisa Porcellana.
«Non si comportavano da rockstar: bevevano poco ed erano molto educati. Non avevamo un vero e proprio palcoscenico, quindi suonavano in mezzo al pubblico, senza nessun atteggiamento di superiorità o cose simili. Quando il concerto è stato interrotto, tutti hanno compreso che c’erano motivi di salute e non hanno creato problemi. Erano ragazzi, i musicisti e i loro fan.»
La signora Porcellana non ricorda l’episodio del mancato pagamento e della minaccia con una pistola, citati da Rutherford. «Non c’erano armi nel locale, nessuno ci ha mai dato fastidi di questo tipo», ci racconta.
Ed ecco cosa ha raccontato in esclusiva a Horizons RadioPierluigi Gassino, presente al concerto:
«Il concerto fu interrotto perché il tastierista Tony Banks si sentì male… e come consolazione riuscii a scambiare quattro parole con Phil Collins , mentre Peter Gabriel beveva un drink appoggiato al bancone del bar della discoteca dove si erano esibiti davanti a pochi di noi… Ricordo che allora il bassista ed il chitarrista si aggiravano sul palco a fine concerto raccogliendo alcuni cavi e delle attrezzature… tutto questo prima di diventare delle rockstar!»
«Il mio breve dialogo con Phil Collins», continua Pierluigi Gassino, «fu dovuto a un fatto che rese la serata per me e i miei amici ancora più amara perché uscendo non trovammo più l’auto nel parcheggio e, tornati nella discoteca per chiedere un passaggio allo scopo di ritornare a casa, incontro Phil fuori dal locale che si avvicina ad una Alfa modello 1750 con alla guida un tizio che pareva essere il manager.»
«Io chiesi proprio a lui, gesticolando in anglo-italiano, un passaggio verso Torino, spiegando il fattaccio appena accaduto e l’evidente difficoltà. Lui mi disse che stavano andando a Milano e non c’era posto, poi aggiunse che coloro che avevano rubato l’auto andavano uccisi facendo per scherzo il gesto del taglio della gola. Mi salutò stringendomi la mano… bellissimo e amaro ricordo…!»
Qui la testimonianza in audio di Beppe Crovella, leader della band di Torino Arti e Mestieri, postata su Facebook – ASCOLTA:
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A seguito delle scarse prestazioni commerciali dell’album Calling All Station negli Stati Uniti…
…il tour nordamericano di 27 date in grandi arene previsto per gli inizi di novembre 1997, è stato cancellato data l’insufficiente vendita di biglietti.
È stato anche cancellato un tour ridimensionato di 22 date in luoghi più piccoli.
I Genesis quindi hanno intrapreso un tour europeo di 47 date dal 29 gennaio al 31 maggio 1998.
In Italia i Genesis sono arrivati il 17 febbraio. Prima data: Bologna, Palasport di Casalecchio.
Al trio Tony Banks, Mike Rutherford, Ray Wilson si sono uniti il musicista israeliano Nir Zidkyahu alla batteria, percussioni e backing vocals e l’irlandese Anthony Drennan alla chitarra e al basso.
Seconda data italiana: 18 febbraio al Palasport di Roma. Ecco il video:
“No: professionalmente non rimpiango nulla – continua Mike –. L’abbiamo fatto perché Tony e io avevamo scritto insieme alcune canzoni che ci piacevano. Avevamo sostituito il cantante prima, anche se ero consapevole che la collina da scalare era piuttosto alta, questa volta.
Ray Wilson ha fatto un buon lavoro come vocalist ma lui non era uno scrittore. Senza un terzo compositore non c’era nessuno che amalgamasse me e Tony, nessuno che ci riportasse nella terra di mezzo.
Non ero mai stato consapevole di quanto fossimo lontani musicalmente io e Tony prima di questo album. Ho capito solo allora che Phil ci ha messo entrambi in riga, ha fatto del suo meglio e ha trovato un’atmosfera tra noi.
Calling All Station ha venduto due milioni di copie – non male – ma quando il disco è stato pubblicato ho percepito che l’umore era cambiato, stavamo diventando una band da catalogo.
Tony e Ray erano ansiosi di continuare, ma io sapevo che avremmo avuto bisogno di un altro compositore. Mi sembrava giusto fermarsi lì, non c’è niente di male.“
Il tour viene ripreso dal vivo nell’album promozionale Calling Radio Stations.
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