Harlequin: “Here Comes the Flood”, Peter Gabriel Cover by Ivoire – VIDEO

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Harlequin: “I Can’t Dance” Genesis cover by Flownn – VIDEO

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Harlequin: “Easy Lover”, Phil Collins & Philip Bailey Cover by Kakerio – VIDEO

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Genesis: 50 anni fa il primo concerto all’estero, La Ferme IV Belgio, 7 marzo 1971 – AUDIO & RICORDI

Storie e Memorie indimenticabili, attraverso audio, video, documenti e molto altro ancora.

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Il 7 marzo 1971 i Genesis salgono per la prima volta su un palco all’estero, a La Ferme V, Woluwe St Lambert, in Belgio. ASCOLTA:

https://www.youtube.com/watch?v=O61lpxGFiZs

Storie e Memorie:

«Abbiamo attraversato la Manica, prendendo un traghetto da Dover a Ostenda», racconta Richard Macphail in My book of Genesis.

«Era pieno inverno e non c’era quasi nessuno a bordo. (…)
Eravamo ancora solo noi sette in viaggio insieme, a guardare gli eserciti di crew che le band impiegano al giorno d’oggi sembra ridicolmente piccolo.

Era una traversata di quattro ore e ci annoiavamo a morte perché lì
non c’era niente da fare. Ho trovato questa scatola con dentro dei salvagenti,
e così tutti noi abbiamo indossato i nostri gilet e abbiamo posato per quello che ora è diventata una famosa foto dei Genesis, tutti noi con i capelli sciolti sulle nostre spalle, Mike che beve da una bottiglietta di Mateus Rosé
perché è quello che si beveva a quei tempi, quello o Liebfraumilch.

(…) Oggi quando si va all’estero si ha la navigazione satellitare
che ti dice esattamente dove andare e i telefoni cellulari o
con le mappe, ma non avevo davvero idea di dove fossimo diretti
in Belgio. Non avevo nemmeno una mappa pieghevole.

(…) Il posto, un club chiamato Ferme V, era pieno zeppo fino al tetto, ma i fan conoscevano ogni nota. È stato incredibile. Mentre in Inghilterra è stato un processo molto lento, in Belgio è successo all’improvviso, come un minorenne
esplosione per quanto ci riguardava.

Un’altra cosa che ricordo è che abbiamo soggiornato in un hotel a tre stelle, molto confortevole, e che Peter ha condiviso una stanza con me perché non sopportava di condividerla con Tony mai più, non dopo le sue esperienze al cottage.»

«Philippe Grombeer (futuro direttore artistico dei maggiori teatri belgi) è un membro del “Club delle Aquile”, ed ha affittato, per conto dell’amministrazione comunale, un’azienda agricola a Woluwe-Saint-Lambert (un sobborgo di Bruxelles), la “FERME V”. Lo spazio non è grande, l’interno è vetusto, ma che importa!»  –  CONTINUA SU GENESIS PLACES

«5 baldi giovani musicisti tengono il loro primo concerto oltre confine…
Hanno alle spalle un primo album fallimentare e un secondo (l’ultimo) che qualcosa ha venducchiato, soprattutto proprio là dove stanno andando a suonare)…»CONTINUA SU:

GENESIS FORUM #1

GENESIS FORUM #2

«Alcuni privilegiati li hanno visti in tutta intimità e hanno condiviso tutto con loro. E a ragione: il Belgio è stato il primo paese straniero in cui i Genesis hanno messo piede.»CONTINUA SU NOSTALGIE

«Come tutte le superstar prima di avere successo, hanno dormito in hotel schifosi, torbide stanze nel retro di pub fumosi, sperduti nella campagna. Ma la fortuna sorride sempre a chi ha talento.»SCOPRI DI PIU’ SU FACEBOOK GABRIEL’S ANGELS

Libri:

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Bootleg – CLICCA SULL’IMMAGINE PER APPROFONDIRE:

 

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I 30 anni di Dusk Genesis Magazine: intervista al Fondatore e Direttore Mario Giammetti

Dusk, il primo e storico Genesis Magazine italiano, ha compiuto 30 anni. Li racconta a Horizons Genesis il Fondatore e Direttore Mario Giammetti.

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I 30 anni di Dusk.

Il 16 marzo 1991 veniva chiuso nella redazione virtuale di Dusk il numero zero di una gloriosa fanzine (poi trasformatasi in rivista patinata) che, unica al mondo, resiste a tutt’oggi in forma stampata.

Per festeggiare questo incredibile anniversario, oltre al numero speciale riservato ai soli associati a cui stanno lavorando, l’ideatore e Direttore Mario Giammetti e il suo gruppo di lavoro hanno chiesto ai componenti dei Genesis di condividere la gioia con loro.

Guarda qui i video.

Mario Giammetti racconta a Horizons Genesis i 30 anni di Dusk.

– Quando e perché hai avuto l’idea di una pubblicazione dedicata ai Genesis?

Nel 1990 andai a trovare Anthony Phillips, che mai nessuno in Italia, che io sappia, aveva intervistato. Parlammo oltre un’ora ma Ciao 2001, a cui all’epoca collaboravo, mi concesse solo tre o quattro cartelle, per un risultato di due pagine. E il resto, mi chiesi? Un mio amico di penna dell’epoca mi disse: perché non stampi l’intervista integrale e la vendi agli appassionati? La cosa mi sembrava poco fattibile, però mi fece venire in mente che, forse, c’erano diverse persone interessate ad avere più notizie sul mondo dei Genesis. All’epoca soltanto Ciao 2001 e Rockstar ne parlavano, ma ovviamente solo in occasione di nuovi album. Inoltre in quel periodo c’erano fanzine dedicate ad artisti, a mio giudizio, assai meno importanti dei Genesis, così decisi di provare, per puro divertimento: avendo già alle spalle un libro (“Genesis Story”, Gammalibri 1988) e tre anni di articoli sul Ciao, feci il salto dall’altra parte della barricata per curiosità realizzando un numero zero fotocopiato che spedii in cambio di un francobollo.

– Oltre a Dusk, quali altri nomi hai preso in considerazione?

Nessuno, in realtà. Quando pensai al nome, mi dissi che doveva essere breve e immediato. Dusk si prestava a tutto ciò. Inoltre, la sua traduzione nascondeva anche un significato recondito: crepuscolo, tramonto. Il che assecondava la mia idea di essere sempre obiettivi, senza mai farsi accecare dalla visione da fan. Arrivando ad ammettere, se necessario, anche il crepuscolo di un’avventura. Cosa che, però, non è mai avvenuta. Perlomeno, non del tutto.

– Quali sono state e quali continuano a essere le difficoltà di questa impresa?

La manovalanza, se così si può dire. Sebbene con l’aiuto imprescindibile di fantastici collaboratori, la gestione pratica ed economica (anche se da un paio di anni su quest’ultimo punto ricevo un consistente aiuto da Stefano Tucciarelli) continua a gravare esclusivamente sulle mie spalle. Questo è sicuramente positivo da una parte, perché non devo chiedere il permesso a nessuno sulle scelte che andrò a prendere, ma diventa davvero pesante quando si tratta poi di portare a compimento un numero. Mi riferisco alla realizzazione, sempre molto complicata, ma anche all’aspetto prettamente fisico: portare le buste e i pacchi agli uffici postali è spaventosamente faticoso. Sui disservizi postali, poi, meglio stendere un velo pietoso.

– Qual è stata la soddisfazione più grande di questi 30 anni?

Dal punto di vista personale, ovviamente conoscere, seppure a vario livello, i miei musicisti preferiti. Poi il fatto che, seppur raramente, talvolta ho ottenuto con Dusk cose che mi erano state negate in qualità di giornalista (più spesso, a onor del vero, è accaduto il contrario, ma ci sta). Ma la gioia più grande è avere il numero in mano, fresco di stampa. Succede da 30 anni ed è sempre un’emozione, anche se a volte si tramuta in delusione per qualche errore imprevisto di stampa o un lavoro tipografico non proprio impeccabile.

– Qual è stata l’intervista più difficile, che hai inseguito più a lungo?

Phil Collins. Dopo un breve incontro faccia a faccia a Perugia nel 1996, ho dovuto aspettare ben otto anni prima di potergli fare finalmente un’intervista come si deve, al Filaforum di Assago nel 2004. Esperienza poi replicata nel 2010 e, telefonicamente, nel 2016.

– Chi è il membro Genesis più intervistato e perché?

Sicuramente Steve Hackett, per due ragioni: primo, è di gran lunga il più attivo di tutti. Secondo, è anche incredibilmente disponibile e, oltretutto, molto attendibile e abbastanza preciso nei ricordi.

– Non ci pare, ma ti è sfuggito qualcuno della galassia Genesis da intervistare?

Peter Gabriel non ha ancora accettato un’intervista esclusiva. L’ho incontrato diverse volte e gli ho rivolto personalmente delle domande in conferenze stampa o roundtable (chiacchierate per un numero limitato di giornalisti, in genere otto), ma le mie infinite richieste per un faccia a faccia o una telefonica alle sue assistenti non hanno ancora dato esito favorevole. Per il resto, direi di aver intercettato davvero tutti, perlomeno quelli in vita. Compreso il più inaccessibile in assoluto: John Silver.

– Cosa ne pensano i Genesis di Dusk?

Sono sicuramente tutti riconoscenti per il lavoro che facciamo, consapevoli che questo genere di pubblicazioni servono a tenere accesa e alimentare la fiammella. C’è naturalmente il problema della lingua, per cui non possono leggere quello che scrivo anche se, a dire il vero, non credo che, a quelli grossi almeno, interesserebbe più di tanto. Tony Banks, per esempio, ha dichiarato più volte di non leggere recensioni né libri sulla band e che è stato costretto a farlo nel caso della biografia di Mike Rutherford (per poi pentirsene amaramente!). Steve Hackett è invece molto attento e interessato e, se gli mando la traduzione di un articolo, sicuramente la legge.

– Ti hanno mai chiesto (anche qualche membro dei Genesis) di tradurre in altre lingue gli articoli di Dusk?

Per alcuni anni è esistita una versione in inglese, fotocopiata, di Dusk, almeno di buona parte degli articoli compresi in ciascun numero. Poi però ho smesso: non ne valeva la pena perché gli abbonati stranieri sono sempre stati una sparuta minoranza. Non si contano invece le volte che qualcuno mi ha detto “se fosse in inglese, non perderei un numero di Dusk”. Sono quelli che poi hanno molto gradito il mio libro “Genesis 1967 To 1975: The Peter Gabriel Years”, pubblicato lo scorso anno dalla londinese Kingmaker.

– Visto che Dusk è l’unica pubblicazione su carta nel mondo sui Genesis, quali feedback hai dall’estero?

Torniamo al discorso lingua; chi non parla italiano, si concentra sull’impatto delle foto e sui contenuti e non è raro che qualche amico estero mi scriva chiedendomi maggiori informazioni su qualcosa che ha captato ma ovviamente non riesce a comprendere fino in fondo. Ma ci sono un manipolo di appassionati che ci seguono con fedeltà assoluta pur senza capire una sola frase: a loro basta guardare come è strutturato il giornale per comprendere che ne vale sempre la pena.

– Non sempre siete d’accordo con le scelte dei Genesis (vedi per esempio l’ultima reunion) o con la qualità e necessità di certe ristampe. E non vi censurate. Pensi che con il tempo possa cambiare questa linea editoriale?

Assolutamente no. Quando c’è stato da criticare, lo abbiamo sempre fatto, senza nessuna remora, in accordo all’editoriale del numero zero. Si può ovviamente non essere d’accordo, ma nessuno di certo ci può accusare di faziosità. Di tanto in tanto qualcuno mi definisce il fan numero uno dei Genesis, pensando di farmi un complimento, ma per me non lo è affatto: che adori la band è scontato, ma mi ritengo un giornalista prima e solo di rimbalzo un appassionato. Per questo uso, per gli album che recensisco su Dusk, il medesimo approccio critico che ho usato con il Ciao, Rockstar, Jam e che uso tuttora per Classic Rock: sincerità totale, senza sconti a nessuno.

– Qual è la critica più dura e l’elogio più bello da parte dei lettori?

Qualche lettore in passato ci ha definiti una sorta di fanclub di Steve Hackett, perché di lui si parla sempre più degli altri. Ma come potrebbe essere altrimenti, visto che pubblica il triplo di quello che producono tutti gli altri messi assieme? Qualche altro lettore ritiene che si dia troppo spazio a Anthony Phillips (dimenticando che è stato il fondatore e per un breve periodo addirittura il leader della band). Molti, infine, detestano e neanche cordialmente Ray Wilson. Una volta incontrai a un concerto un ex abbonato che, dopo essersi presentato, mi confidò candidamente che aveva smesso di seguirci perché non sopportava l’idea di vedere Ray sulle pagine di Dusk! Ma Ray è stato un membro dei Genesis, per i quali ha cantato in un disco e un tour. Come tale, ha esattamente gli stessi diritti degli altri membri anche se, ovviamente, non detiene il medesimo palmares artistico.

Tra gli elogi, prima di tutto la costanza; molti lettori sono quasi increduli di fronte a tanta perseveranza e vedono Dusk come un amico di famiglia che va a trovarli a casa ogni quattro mesi. Molto apprezzata anche l’onestà intellettuale e l’attitudine a scrivere sempre senza filtri, qualcosa di non così frequente nel mondo dei cosiddetti fanclub (categoria nella quale Dusk, peraltro, non rientra), dove spesso si è succubi degli artisti: posso dire con orgoglio che non è mai accaduto e che se qualche errore è stato commesso, ed è successo, è stato semmai per affetto, non certo per opportunismo.

– Per i prossimi anni prevedi anche uno sviluppo sul web più consistente dell’attuale o resti fedele al valore del cartaceo?

Riconosco l’importanza del web, ma non fa per me. Quando Dusk cesserà le pubblicazioni cartacee, resterà solo un bel ricordo, al massimo il sito web minimale così come è oggi.

Grazie a Mario Giammetti, buon compleanno e in bocca al lupo per i prossimi, tantissimi, anni di Dusk.

 

 

E chi non l’avesse già fatto, qui può abbonarsi a Dusk.

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Harlequin: “Mother of Violence”, Peter Gabriel Cover by Anna D’Arco – VIDEO

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«Per il 71esimo compleanno del genio Peter Gabriel ex frontman dei Genesis gli rendo omaggio pubblicando questa mia cover del suo brano “Mother of Violence”».

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Harlequin: “Firth of Fifth Solo” Genesis cover by Giuliano Pedrani – VIDEO

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Harlequin: Phil Collins disegnato da Harvey

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By jasonmrazmtaz

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Harlequin: “Mercy Street”, Peter Gabriel Cover by Alec Irwin – VIDEO

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Genesis: “A Trick Of The Tail” compie 45 anni, 2 febbraio 1976 – AUDIO, VIDEO & RICORDI

Storie e Memorie indimenticabili, attraverso audio, video, documenti e molto altro ancora.

By D.B.

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Il 2 febbraio 1976 esce A Trick Of The Tail, il primo album dei Genesis dopo l’uscita di Peter Gabriel. Ecco un racconto multimediale.

I Genesis raccontano l’album così:

“Con nostro grande sollievo si capisce piuttosto in fretta che possiamo cavarcela anche senza Peter”, racconta Phil Collins nella sua autobiografia.

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“Le canzoni ci vengono come ai vecchi tempi, ed è roba buona. Abbiamo pronta Dance on a Volcano. Seguono Squonk e Los Endos, per l’album che
sarà intitolato A Trick of the Tail.”

Il tutto mentre il Melody Maker butta la bomba: “Peter Gabriel esce dai Genesis”. La notizia è trapelata prima che loro avessero il tempo di rior-
ganizzarsi. Così, nell’ambiente musicale gira voce che i Genesis sono finiti.

Comporre A Trick of the Tail è stato come l’inizio di un nuovo capitolo emozionante. Non avrei voluto che Peter se ne andasse, ma sapevo che ci sarebbe stato un cambiamento”, racconta Mike Rutherford nella sua autobiografia.

“Ora che se n’era andato ci siamo sentiti come una nuova band – racconta Mike -. Sembra strano da dire ora, ma la voce di Phil non era come sarebbe diventata. Stratton-Smith diceva che Phil sembrava più Pete di Pete, ma in realtà le loro voci non erano affatto simili. Sembrava così solo se stavano cantando la stessa canzone, la stessa melodia in stile Genesis.

Spesso mi sembra che la vita nei Genesis sia divisa in due metà – gli anni di Pete e gli anni di Phil. Durante gli anni di Pete eravamo come bambini di scuola. È cambiato tutto quando Pete se n’è andato – continua Mike -. La partenza di Pete ci aveva fatto crescere un po’ come persone, anche se per Tony e me significava anche imparare a rilassarsi un po’.”

Ma i quattro non si danno per vinti. Ogni settimana fanno il provino a  potenziali cantanti. Phil insegna loro le parti vocali, cantando con loro. Firth of Fifth, The Knife, brani difficili per qualsiasi aspirante frontman.

I Genesis fanno provini per cinque o sei settimane. Vedono una trentina di ragazzi. Ma il tempo che passa rapidamente, si parla già di un altro tour,
bisogna andare in studio di registrazione

Ma quando i brani sono registrati e non c’è ancora nessun cantante, il tempo stringe. Mick Strickland è un po’ più bravo degli altri e i Genesis gli chiedono di andare ai Trident per provare. “Gli diamo da cantare Squonk – ricorda Phil -. Il primo verso di quel cantato è bastardissimo: «Like father, like son…». Tale padre, tale figlio… Non gli chiediamo la sua tonalità o la sua estensione. Gliela diamo e basta. Attacca! Poveretto. Non è neanche lontanamente la sua
tonalità. Ci tocca dirgli: «Grazie e arrivederci…». A ripensarci ora, mi sento in colpa per Mick.”

Intanto le ore in studio si stanno accumulando. Allora dico: «Che ne pensate se ci provo io?» – continua Phil -. E i ragazzi fanno spallucce: «Tanto vale». Dentro di me so che posso riuscirci, ma cantarlo sul serio è tutta un’altra cosa. A volte il cervello dice di sì, ma la voce urla «No!».

Ma Phil ci prova.Mike e Tony in seguito mi diranno che è come uno di quei momenti dei cartoni animati in cui si accende la lampadina. Si guardano in cabina di regia e le sopracciglia dicono tutto: «Accidenti, è perfetto!».”

Un momento decisivo per Collins.

Dopo aver esplorato ogni altro punto di vista, sembra che quella del batterista che si mette davanti al microfono sia la scelta definitiva. Phil è combattuto, soprattutto perché gli piace suonare la batteria. “Ecco il mio punto dolente – rivela –. Eppure non si può negare la verità: so cantare quelle canzoni.”

Ora il nodo da sciogliere è l’imminente tour.

“Badate bene, io non ero ancora intenzionato ad andare sul palco a cantare da frontman – racconta Phil -. Sul palco sarà tutta un’altra cosa. Quindi, in realtà, siamo ancora senza cantante.

Il canto era una cosa, ma il vero problema per me era se Phil avrebbe accettato di essere il nostro frontmanammette Mike Rutherford. I batteristi
generalmente tendono a pensare che i cantanti siano la ciliegina sulla
torta, e non proprio dello stesso calibro di musicista di tutti gli altri della band.”

Per la prima volta i Genesis realizzano tre videoclip delle loro canzoni. Due li abbiamo già visti sopra. Ecco il terzo:

Il primo concerto dei Genesis con Phil Collins come cantante si è svolto alla London Arena di London nell’Ontario, in Canada, il 26 marzo 1976.

C’erano 2.200 fan alla vecchia arena di Bathurst Street per il  debutto di Collins come frontman.

Leggi com’è andata – CLICCA QUI.

genesis-trick-of-the-tail-outtakes-0015

Eugenio Delmale racconta A Trick of the Outtakes, ovvero quando i Genesis non avevano ancora scelto il nuovo cantante, al posto di Peter Gabriel, nel 1975 (in italiano).

Guarda le versioni rimasterizzate di A Trick of the Tail. Clicca qui

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Ed ecco una playlist di Horizons Radio da YouTube dedicata a A Trick Of The Tail:

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Ascolta “A Trick of the Tail”:

Ascolta i Genesis:

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