@tonybanksmusic It says "Saint George 2020 Secondary Schools Sant Boi de Llobregat" in Catalan… I hope you like it, and I hope to see you at the tour, I want to see you playing the keyboard heheheh. pic.twitter.com/M9tNn2PICT
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Meglio ‘Nursery Cryme’ o ‘Selling England’? Peter Gabriel o Phil Collins? E com’erano le canzoni con Ray Wilson? Su Rolling Stone Italia tutti i dischi realizzati in studio dalla band inglese, dall’inascoltabile all’imprescindibile.
By Lucio Curti
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“Se c’è un gruppo rock anni ’70 amato in Italia, questi sono i Genesis. La band inglese ha conquistato il pubblico italiano sin dall’uscita di Nursery Cryme (1971).
Mentre in patria raccoglievano un pubblico sparuto, da noi i Genesis suonavano in teatri e palazzetti di fronte ad appassionati innamorati della loro musica….”
Inizia così l’articolo di Fabio Zuffanti, datato 21 gennaio 2020 – RILEGGILO QUI
“You’ll Be In My Heart” dal film Tarzan vince l’Oscar per la Canzone Originale alla 72ª edizione della cerimonia di premiazione che si è tenuta il 26 marzo 2000 allo Shrine Auditorium di Los Angeles.
Con l’addio di Peter Gabriel ai Genesis, Phil Collins è diventato il frontman della band, che ha pubblicato «A Trick of the Tail» il 2 febbraio 1976 – LEGGI L’ARTICOLO DI HORIZONS RADIO.
L’LP arriva al terzo posto nelle classifiche del Regno Unito, come «Selling England by the Pound» e diventa il loro maggior successo. Il che li rassicura. Del resto le aspettative sul futuro del gruppo erano bassissime. Ma poi la gente ha sentito il disco e le quotazioni del quartetto si sono alzate.
Il 26 marzo è previsto l’inizio del tour.
Ma, ovviamente bisogna risolvere il problema di chi suonerà la batteria in concerto. E Phil non ha voglia di abbandonare il suo strumento. Racconta Collins nella sua autobiografia:
“Bill Bruford, già con gli Yes, è un buon amico che mi ha fatto conoscere un sacco di batteristi jazz. Viene a una delle prove dei Brand X (stiamo scrivendo «Unorthodox Behaviour») e chiede:
«Come va con i Genesis? Avete trovato un cantante?». «Non proprio. Ho cantato io nell’album, e vogliono provare a far cantare me. Ma per farlo abbiamo bisogno di trovare un batterista.» «Be’, perché non lo chiedi a me?» «Mi sa che diresti di no. Un po’ troppo simili agli Yes per te, no?» «Invece lo farei.» Ed ecco che i Genesis hanno un nuovo batterista.”
Così Phil non ha più scuse. Tutti si adattano e si abituano al nuovo assetto e alla nuova formazione.
“Non facciamo grandi cerimonie: succede e basta. Non ricordo nemmeno di avere fatto delle prove, o un annuncio”, ricorda Phil.
Bill Bruford si inserisce subito bene, del resto è uno dei più grandi del genere prog e non solo.
“Non sono particolarmente nervoso per l’idea di cantare, né per il fatto di farlo davanti a un pubblico – racconta Phil -. Mi ci ero già abituato con Oliver!, a suo tempo. Ma cantare con solo un microfono tra me e il pubblico, al posto di una fila di piatti: è questo il problema da superare. Se uno non è portato per i copricapi da pipistrello e per volare a mezz’aria, cosa fa quando non canta?”
Ricorda Mike Rutherford nella sua autobiografia:
“Avevamo scelto deliberatamente il Canada perché avevano meno memoria dei concerti con Pete là che in Europa. Pete era stato una figura così forte che non riuscivamo a immaginare come Phil l’avrebbe potuto sostituire. “
Ci sono anche altri problemi pratici.
Per esempio: come vestirsi. La tuta da operaio era ideale quando era solo il batterista. E di indossare maschere e costumi “alla Peter Gabriel” non se ne parla.
“Posso mettermi la coppola e la redingote per Robbery, Assault and Battery, ma questo è il massimo che sono disposto a fare”, dice Phil.
Quindi viene scelta la tuta da operaio. E poi c’è un’altra preoccupazione. Peter Gabriel era bravissimo a intrattenere il pubblico con le sue storie mentre Mike, Tony e Steve si accordavano. Cosa può raccontare Phil?
Poi arriva il momento.
Alla London Arena le luci di sala si abbassano.
“Trascorro quasi tutto il concerto a nascondermi dietro l’asta del microfono: sono un esserino ventiquattrenne magro come una bacchetta da batteria.
E non tocco nemmeno il microfono. Toglierlo dal supporto sarebbe un gesto troppo… da cantante. Ma arrivo in fondo al concerto riportando solo piccole ammaccature alla mia fragile consapevolezza di frontman.“, ricorda Phil.
“La gente era dalla sua parte fin dal primo giorno – racconta Mike –. Sul palco, Phil è sempre stato un batterista molto visivo – mai appariscente ma molto spettacolare.
Non dimenticherò mai Phil nella sua T-shirt, la lunga barba e la sua mano tremante. E poi non avere Pete lì… Uno strano momento per tutti. Ma dopo aver suonato le prime due canzoni, ho capito che sarebbe andato tutto bene.
E così è stato. La parlantina di Phil ci ha aiutato. Ha alleggerito l’atmosfera. Pete era misterioso sul palco, Phil è sempre stato il ragazzo della porta accanto”, ricorda Mike.
Ci sono 2.200 fan alla London Arena di Bathurst Street per il debutto di Collins come frontman. I Genesis si aspettavano non più di un centinaio di persone e invece ecco la dimostrazione che la popolarità della band non è in calo.
Non esiste una registrazione pubblica di questo concerto, anche se pare che una copia sia di proprietà di un collezionista. Ecco quelle di due date successive:
https://www.youtube.com/watch?v=O7uEDlgFSEw
https://www.youtube.com/watch?v=f1lD48AX6P0
La maggior parte del setlist di quel 26 marzo è tratta da A Trick Of The Tail.
Per il 40° anniversario di quella storica data per i Genesis e il rock tutto, il sito Genesisfan ha riportato…
I ricordi di coloro che erano nell’arena canadese.
“I membri della band sembravano molto nervosi – dice uno di loro, Brad Ashton-Haiste -. Ma dopo un paio di brani, tutti avevano enormi sorrisi. Forse pensavano, ‘Phil funzionerà'”.
Un altro fan, Jim Fisk, ha fatto fotografie del concerto, che ha poi venduto alla stampa.
“I duetti di Phil e Bill sono incredibili. Velocità, eccellenza tecnica e musicale”, ricorda Fisk.
E dire che quando la data canadese era andata in prevendita i Genesis non avevano ancora un cantante.
Ma il 26 marzo Collins si è rivelato un vero frontman. E i presenti hanno assistito a un evento “storico”.
00:00 – Intro/The Lamb Lies Down On Broadway; 06:41 – Fly On A Windshield/Broadway Melody; 10:52 – Cuckoo Cuckoon; 13:58 – In The Cage; 21:18 – The Great Parade Of Lifeless Packing; 25:01 – Story Of Rael I; 26:30 – Back In NYC; 32:39 – Hairless Heart; 35:17 – Counting Out Time; 39:10 – The Carpet Crawlers; 44:53 – The Chamber Of 32 Doors; 50:42 – Story Of Rael II; 53:43 – Lillywhite Lillith; 56:38 – The Waiting Room; 01:04:12 – Anyway; 01:07:52 – Here Comes The Supernatural Anaesthetist; 01:10:25 – Interlude/The Lamia; 01:19:09 – Silent Sorrow In Empty Boats; 01:22:45 – The Colony Of Slippermen; 01:31:12 – Ravine; 01:32:37 – The Light Dies Down On Broadway; 01:35:50 – Riding The Scree; 01:39:48 – In The Rapids; 01:42:07 – It; 01:47:23 – The Musical Box; 02:00:13 – Watcher Of The Skies.
Il concerto al Parco Ruffini di Torino resta l’unico di una tournée italiana che viene annullata dopo gli incidenti e i tafferugli in altri live, che stanno per condannare il nostro paese a una quarantena senza artisti stranieri durata anni. Di fatto resta uno degli ultimi di quel periodo.
In questa intervista da YouTube Steve Hackett ricorda quei giorni con Carlo Massarini in “Ghiaccio Bollente” su RAI 5:
Peter Gabriel abbandona i costumi e le maschere che hanno reso celebri i Genesis e cambia registro per interpretare Rael: trucco pesante, jeans, maglietta bianca, scarpe da ginnastica, giubbotto di pelle nera. In alcuni momenti starà anche a torso nudo.
Fondamentali anche le bellissime proiezioni sugli schermi della scenografia. Ecco la ricostruzione: “The Original Lamb Slide Show”
Per avere un’idea di cosa ha visto il pubblico di Torino ecco alcuni interessanti estratti dei live mondiali del 1975:
Ed ecco come quel concerto viene raccontato da “I Magnifici Destini”, una trasmissione di Radio 24:
“E’ significativo che, dopo gli applausi iniziali raccolti sui minuscoli palchi delle nostre province, l’avventura di Peter Gabriel con i Genesis in Italia si chiuda a Torino, che insieme a Reggio Emilia e Roma è la città più legata alla loro presenza sul suolo italico”.
“Il concerto si svolge regolarmente alla presenza di oltre 10mila fan stipati come sardine e ignari di assistere all’ultima cena con l’Arcangelo Gabriele. Peccato che la rassegna stampa dei giorni seguenti mostri la preoccupazione di descrivere soprattutto i tafferugli e non il concerto.”
Un concerto che ha visto l’uscita anche di alcuni bootleg. Ecco le copertine:
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40 anni fa, il 24 marzo 1980 usciva il decimo album dei Genesis: Duke. I ricordi di Phil Collins e Mike Rutherford, i video ufficiali, le versioni live, la rassegna stampa.
«Sto imparando tantissimo come compositore. (…) Però, oltre a portare Misunderstanding e Please Don’t Ask, il mio ruolo nei Genesis è come prima. (…) Mike ha un riff di chitarra lento in un tempo divertente, tredici ottavi, e io suggerisco di accelerarlo. Diventa Turn It On Again. Io uso la CR-78 Su Duchess, la prima volta che usiamo la batteria elettronica in studio. (…)
A un certo punto Behind the Lines, Duchess, Guide Vocal, Turn It On Again, Duke’s Travels e Duke’s End sono debolmente uniti come unico brano di trenta minuti attorno a un personaggio di nome Albert. È la figura in copertina dell’album, dell’illustratore francese Lionel Koechlin. Ma sappiamo che un singolo pezzo di quella lunghezza verrà sicuramente paragonato a Supper’s Ready, così scegliamo di cambiare direzione. Siamo entrati in un nuovo decennio e forse le suite che occupano tutto il lato di un album non verranno accettate più con tanta facilità. Bisogna fare piazza pulita.
Duke è il successo commerciale del gruppo, soprattutto in Germania. (…) Venderà cifre enormi anche in Gran Bretagna, ma riceve una recensione terribile sul «Melody Maker», e in un paio di occasioni vengo eletto “Cretino della settimana” sulla stampa musicale. Perché? C’è il vecchio detto che i settimanali musicali come «Melody Maker», «NME» e «Sounds» sono automaticamente diffidenti nei riguardi di tutto quello che diventa molto famoso: la percezione è che sia stata abbassata la qualità in modo che potesse piacere alle masse. E poi, il «prog» sta diventando rapidamente un genere odiato dai giornali che adorano indie, post-punk e new wave. Come frontman dei Genesis, sono un facile obiettivo di questa collera.» Da: Phil Collins, No, non sono ancora morto: L’autobiografia.
«Duke era un album di alti e bassi», ricorda Mike Rutherford in The Living Years, «il “basso”è Man Of Our Times, che era il mio tentativo di essere un po’ Gary Numan. Avevo un sintetizzatore per chitarra per la prima volta, che mi ha permesso di scrivere canzoni con parti di archi. Non ero un grande fan dei synth, ma, ancora una volta, ho pensato che fosse importante per sperimentare. Con il senno di poi è una canzone che è meglio dimenticare (…).
L'”alto” è Turn It On Again, che è uscita da un riff che mi era rimasto da Smallcreep’s Day e che ho sempre pensato fosse in 4/4 finché Phil non ha detto che era un 13/8. (…)
Duke è stato un po’ una rinascita per noi come band, anche se ognuno di noi aveva portato un paio di canzoni scritte separatamente in studio, le più forti sono quelle che avevamo scritto in gruppo. (Le canzoni scritte in gruppo sono sempre state le mie preferite in ogni album, semplicemente perché hanno il tocco di ognuno di noi). Da: Mike Rutherford, The Living Years.
Ascolta Duke:
Duke, i video ufficiali:
Duke live:
https://www.youtube.com/watch?v=4M55ylh0MNE
Rassegna stampa:
La Stampa: Duke, ovvero il pop perfetto può essere una suite da 25 minuti. Storia dell’album che ha cambiato i Genesis – LEGGI (in italiano)
Genesis – No Son Of Mine (Phil Collins/Ray Wilson mashup)
Genesis – Turn It On Again (Phil Collins/Ray Wilson mashup)
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Aprile 1972, arrivano i Genesis in Italia, il paese che per primo ha capito la loro musica. Due tappe di quell’avventura rimarranno nella storia del gruppo, perché hanno visto nascere Watcher Of The Skies.
La data di Reggio Emilia il 12 aprile, infatti è ritenuta ufficialmente il luogo di nascita di Watcher Of The Skies.
Secondo i ricordi di Hackett, Rutherford e degli altri presenti, fu proprio nella città emiliana che venne eseguita per la prima volta una versione embrionale dell’indimenticabile brano durante il soundcheck.
Palasport di Reggio Emilia dalla pagina Facebook “Genesis 40th anniversary first Italian tour”
«Nel Palasport di Reggio Emilia, un enorme orribile posto pieno di eco, in mezzo al sound-check, Tony suonò quei due accordi iniziali sul suo mellotron. Funzionavano benissimo anche se, ancora oggi, non sono sicuro quanto fosse cosciente di come erano buoni.» (Da The Living Years di Mike Rutherford. Traduzione mia)
Nel tour per presentare Nursery Cryme, i Genesis approfittavano del tempo libero e anche delle prove sul palco per comporre parti di canzoni che poi avrebbero costituito l’album Foxtrot.
Richard Macphail in My Book of Genesis racconta il modo di comporre l’album da parte dei Genesis. Rich ricorda che Tony Banks ha dichiarato ufficialmente che si tratta di tanti pezzi che poi sono stati incollati insieme:
«Era una cosa normale nei Genesis. Alcuni dei pezzi erano composti da frammenti scritti da singoli membri e il problema era come riuscire ad adattarle. In Supper’s Ready, per esempio, Willow Farm, è in La bemolle maggiore, doveva portare a una piccola melodia di flauto in La minore. Quindi ci siamo dovuti mettere d’impegno per riuscire ad armonizzare i diversi accordi. A volte invece è un cambiamento del tutto naturale e avveniva senza che ce ne rendessimo conto.»
Profumo ricorda che«si tratta in effetti di un work in progress come conferma senza esitazioni Steve Hackett: “In realtà Watcher Of The Skies non venne composta esattamente in occasione delle prove per il concerto di Reggio Emilia, ne avevamo già preparato una versione molto rozza e un po’ diversa ma si può dire che la suonammo quasi compiutamente e per la prima volta durante quel soundcheck. Mi ricordo che ero in bagno, nel sotterraneo del palasport, sentii l’intro e l’intera struttura cominciò a tremare, erano note magnifiche e potenti. Tutto il gruppo si accodò all’esecuzione e fu in quel momento che, almeno per me, nella mia immaginazione la band suonava come e più di una orchestra”».
E cita le parole del promoter Maurizio Salvadori: «“Ricordo che ogni tanto facevano delle improvvisazioni nei soundcheck, perfino di mezz’ora e ci mettevano dentro delle cose appena provate, penso che lo facessero anche la reazione della gente che era sempre apprezzabile. Provarono in anteprima un paio di pezzi che avrebbero poi inserito nel disco successivo.”»
Il 19 Aprile i Genesis sono live al Teatro Mediterraneo di Napoli.
Un doppio concerto che chiude la prima parte del Nursery Cryme Tour dei Genesis in Italia.
Una seconda tappa in questa storia dei Genesis, perché sul tetto dell’Hotel Domitiana, che ospita la band, Mike e Tony scrivono il testo di Watcher Of The Sky. Dal terrazzo dell’albergo, infatti, si può vedere tutto il complesso della Mostra d’Oltremare, l’Arena Flegrea e il Teatro Mediterraneo, un corpo estraneo rispetto alla città, che poteva dare l’impressione di un paesaggio di un pianeta sconosciuto.
«Eravamo seduti in cima a questo edificio, era una calda giornata di sole e stavamo semplicemente guardando fuori attraverso una vasta area di edifici e campi; non c’era un’anima viva in giro. Sembrava che l’intera popolazione avesse appena disertato il pianeta e questo è ciò che racconta ‘Watcher of the Skies’: un essere alieno che viene sul pianeta e lo vede completamente deserto. E così la storia si sviluppa con un po ‘di fantascienza. Mi piace ‘Childhood’s End’ di Arthur Clarke e libri di questo genere.»
«Io e Tony insieme scrivemmo il testo, seduti sul tetto del nostro hotel a Napoli immaginando che il mondo fosse finito. Alquanto strano, considerando che era un giorno piacevolmente soleggiato.»
A Napoli quindi viene completato il brano e, come sappiamo, aprirà il successivo album dei Genesis, in uscita l’ottobre seguente: Foxtrot.
Ma nella sua autobiografia, Mike racconta un altro retroscena, accaduto a Napoli:
«A Napoli scoprimmo un altro passatempo terapeutico… Concludere un tour con una litigata di gruppo era un classico. La cosa insolita della lite-di-fine-tour a Napoli fu che c’era un parco dei divertimenti proprio dietro l’angolo dell’hotel dove dormivamo. Arrivammo al punto di essere talmente stufi l’uno degli altri che decidemmo che l’unica cosa da fare era di buttarci sulla pista dell’autoscontro e sbatterci contro reciprocamente e selvaggiamente e ripetutamente. Devo dire che non ho mai sperimentato un modo altrettanto efficace per chiarirsi.»
00:00 – Happy The Man; 04:18 – Stagnation; 14:53 – The Fountain Of Salmacis; 23:20 – Twilight Alehouse; 32:14 – The Musical Box; 42:23 – The Return Of The Giant Hogweed; 49:11 – Phil’s Solo; 51:24 – The Knife.
«For the purpose of any copyright infringement I simply do not own this record, it’s for the purpose of listening to and listening to only. If you like please/share and subscribe thanks. Right here we go.»
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