Steve Hackett: il nuovo album “Surrender of Silence” – Guarda i VIDEO & COMPRA

Steve Hackett: il nuovo album rock in studio “Surrender of Silence”.

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L’album contiene 11 nuove canzoni e arriva sulla scia del suo diario di viaggio classico-acusticoUnder A Mediterranean Sky“.

Compralo qui e, oltre all’autore, aiuti anche Horizons Genesis – LEGGI COME:

Il 13 settembre è uscito il quarto singolo, Scorched Earth. Ecco il video:

Il 26 agosto è uscito  il terzo singolo, Natalia. Ecco il video:

Steve commenta su Facebook: “Il peso della nazione russa – la mia musica più slava, ispirata da tutti quei meravigliosi compositori classici russi e che racconta la storia di quella nazione emergente con le sue lotte per il potere. Natalia è una Everywoman russa, costantemente ostacolata da una serie di regimi oppressivi”.

Guarda “Fox’s Tango”, il secondo video estratto dall’album:

Guarda “Wingbeats”, il primo video estratto dall’album:

Qui il racconto di Steve sulla genesis del brano:

Ipse Dixit: Steve Hackett racconta l’album “Surrender of Silence” – TUTTI i VIDEO

“Le ragnatele del lockdown vengono spazzate via in un colpo solo! – dice Steve sulla sua pagina Facebook Con la mostruosa sezione ritmica di Jonas, Craig, Nick D’Virgillio e Phil Ehart insieme all’impennata del sax e del clarinetto basso di Rob, Nad, Amanda Lehmann, Lorelei & Durga McBroom e me stesso alla voce, il dutar di Sodirkhon Ubaidulloev, il tar di Malik Mansurov, il violino e la viola di Christine Townsend, l’organo oscuramente potente di Roger e la mia chitarra, ci immergiamo a pieno ritmo in quel selvaggio rilascio di energia.

È un album “senza esclusione di colpi” che cavalca quell’onda, scatenando quei demoni, sogni e incubi, che si schiantano tutti insieme sulla riva. Mi sono goduto la potenza di questo album permettendo alla mia chitarra di urlare di gioia e di rabbia… e ancora una volta volare attraverso quegli oceani verso terre lontane.

E’ fantastico connettersi creativamente con musicisti di luoghi lontani, specialmente quando non siamo stati in grado di incontrarci. Abbiamo tutti una voce nella nostra cacofonia di suoni e gridiamo insieme in Surrender of Silence!”

“Surrender of Silence” è anche disponibile per il pre-ordine su HackettSongs in esclusiva edizione limitata in vinile rosso/nero Nebula 2LP+CD.

Altre notizie su Steve Hackett

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Ascolta Steve Hackett:

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Il libro “Genesis: 1975 to 2021 – The Phil Collins Years” di Mario Giammetti – COMPRA

Il libro di Mario Giammetti si intitola “Genesis: 1975 to 2021 – The Phil Collins Years”.

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In edizione esclusivamente inglese, racconta l’era post-Gabriel ed è il seguito di “1967 to 1975 – The Peter Gabriel Years”.

Compralo qui:

Il libro contiene numerose interviste esclusive ai membri della band e a tutti coloro che hanno fatto parte della storia dei Genesis dal 1975 in poi, compreso Ray Wilson, frontman alla band per l’album Calling All Stations del 1997 e il successivo tour prima del ritorno di Phil Collins nel 2007.

Copre l’intera storia della band dal 1975 in poi in modo molto esteso, portando i lettori attraverso ogni album e tour. Sono molte, inoltre, le fotografie inedite.

Leggi qui un’anticipazione pubblicata da Prog (in inglese).

“Genesis: 1967 to 1975 – The Peter Gabriel Years” dopo la sua pubblicazione nel maggio dello scorso anno”, ha avuto un ottimo successo nel Regno Unito. Ha ricevuto notevoli elogi da numerose parti, incluso Steve Hackett, come la stampa musicale e i fan inglesi dei Genesis, ed è ora alla sua seconda tiratura.

Come il suo predecessore, “Genesis: 1975 to 2021 – The Phil Collins Years” contiene tanti dettagli sul bilancio della carriera dei Genesis, molti dei quali potrebbero essere sconosciuti anche ai fan più accaniti della band.

Leggi qui l’intervista a Giammetti in occasione della prima uscita.

Acquista qui il libro precedente:

Non hai la versione italiana del libro di Mario Giammetti “Gli anni Prog”? Comprala qui:

Sono i primi due volumi di Mario Giammetti in lingua inglese. GUARDA GLI ALTRI LIBRI DI GIAMMETTI SU AMAZON.

Le ultime della Band su Horizons Genesis:

Angolo del Collezionsta

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Harlequin: “Here Comes the Flood”, Peter Gabriel Cover by Ivoire – VIDEO

Tutte le forme d’amore per Genesis & Co.: quadri, disegni, fotomontaggi, immagini, musica, omaggi di ogni tipo*

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Guarda tutti i colori della passione di Harlequin – CLICCA QUI

Puoi anche tu segnalare il tuo Harlequin alla mail di Horizons Radio CLICK HERE.

*Materiale pubblicato per diritto di cronaca e con la firma dell’autore. In caso di diversa volontà dell’autore stesso si prega di segnalarlo alla mail di Horizons Radio CLICK HERE. Grazie.

Angolo del Collezionista

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Steve Hackett: l’album con i Djabe “The Journey Continues” – COMPRA

Steve Hackett: ci sono anche brani dei Genesis nell’album dal vivo con Djabe “The Journey Continues”.

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Un altro album dal vivo con Djabe, “Djabe & Steve Hackett: The Journey Continues” il 28 maggio.

Compralo qui:

Registrato principalmente a Nyiregyhaza, in Ungheria nell’agosto 2019, il set di due CD e un DVD presenta Djabe e Hackett che eseguono selezioni da “It Is Never the Same Twice”, insieme a materiale classico dei Genesis come Hairless Heart, Firth Of Fifth e Los Endos, Last Train To Istanbul di Hackett e composizioni di Djabe.

Il DVD NTSC/Region Free include anche i brani In That Quiet Earth e After Limoncello, registrati a St. Veit, Austria nel 2018 e White Bears registrato a Washington DC nel 2019.

Djabe e Hackett finora hanno prodotto sette album di collaborazione, Sipi Emlékkoncert – Sipi Benefit Concert (2009), In the Footsteps Of Attila And Genghis (2011), Summer Storms & Rocking Rivers (2013), Live in Blue (2014), Life Is A Journey (The Sardinia Tapes) (2017), It Is Never the Same Twice (2018) e The Magic Stag (2020). Vedi sotto.

L’album di Djabe con Steve hackett “The Magic Stag” è disponibile su CD/DVD.

Compralo qui:

L’edizione in doppio vinile contiene tutti i brani dell’edizione su CD più due tracce extra (entrambe con Steve).

L’album è ispirato al lavoro del pittore Imre Égerházi (padre di uno dei fondatori della band: Attila Égerházi).

Steve Hackett non solo ha scritto insieme alla moglie Jo il testo della title track dell’album, ma suona anche la chitarra su sette tracce dell’album e fa da narratore.

 

Ecco la track-list:

DISC ONE: CD

THE MAGIC STAG

1. THE BEGINNING OF LEGENDS
2. THE MAGIC STAG
3. THE POWER OF WINGS
4. DOWN BY THE LAKE SIDE
5. FAR AWAY
6. UNSEEN SENSE
7. SOARING HILLS
8. TWO LITTLE SNOWFLAKES
9. A TRUE HOPE
10. RISING HORIZON
11. UNCERTAIN TIME

DISC TWO: DVD

“THE MAGIC STAG”
HIGH RESOLUTION 96 KHZ / 24-BIT
5.1 SURROUND SOUND & STEREO MIXES

1. THE BEGINNING OF LEGENDS (5.1 SURROUND SOUND MIX)
2. THE MAGIC STAG (5.1 SURROUND SOUND MIX)
3. THE POWER OF WINGS (5.1 SURROUND SOUND MIX)
4. DOWN BY THE LAKE SIDE (5.1 SURROUND SOUND MIX)
5. FAR AWAY (5.1 SURROUND SOUND MIX)
6. UNSEEN SENSE
7. SOARING HILLS
8. TWO LITTLE SNOWFLAKES
9. A TRUE HOPE
10. RISING HORIZON
11. UNCERTAIN TIME

VIDEO EXTRAS

1. BUBBLE DREAM (LIVE IN WASHINGTON D.C.)
2. DEEP LIGHTS (LIVE IN WASHINGTON D.C.)
3. WITCHI TAI TO (LIVE IN LVIV, UKRAINE)
4. THE LOST CARD (LIVE IN LVIV, UKRAINE)
5. GALLOP (WITH STEVE HACKETT) (LIVE IN BUDAPEST)
6. COFFEE BREAK (LIVE IN BUDAPEST)
7. THE POWER OF WINGS (WITH STEVE HACKETT)
(LIVE IN BUDAPEST)
8. LAVA LAMP – A QUARANTINE VIDEO 2020
9. IMRE ÉGERHÁZI DOCUMENTARY

Steve Hackett & Djabe: l’album precedente: “Back To Sardinia” – CD/DVD-set & vinile. 

Djabe & Steve Hackett: “BACK TO SARDINIA”.

COMPRALO ADESSO su AMAZON:

Nel 2016 DJABE e STEVE HACKETT hanno trascorso alcuni giorni sulla magnifica isola di Sardegna.

Vicino alla cattedrale di Nostra Signore di Tergu hanno costruito uno studio di registrazione temporaneo nella casa del prete.

Le registrazioni sono andate bene, gli artisti sono stati profondamente ispirati dai dintorni.

Horizons Radio Playlist:

La session improvvisata di 3 giorni è stata registrata da Tamás Barabás, che in seguito, a Budapest, ha prodotto un intero album dai nastri multitraccia per creare Life Is A Journey – The Sardinia Tapes.

Pubblicato nel 2017, l’album è stato accolto con entusiasmo dai fan ed è stato acclamato dalla critica.

A tre anni dalle prime registrazioni, DJABE è tornato in Sardegna e ha registrato alcune session improvvisate.

Hanno suonato nelle stesse location e hanno registrato su nastro analogico a 24 tracce. STEVE HACKETT ha poi completato le sue parti a Budapest, prima del mixaggio, poiché il suo programma estivo non permetteva di condividere l’aria fresca sarda con i suoi amici DJABE.

L’uscita comprende anche un disco DVD bonus con un 5.1 Surround Sound e 96 kHz / 24-mit stereo mix dell’album, insieme a bonus visual features tra cui  il brano “When the Film is Rolling” e live performances di brani come il classico dei Genesis “In That Quiet Earth” e la traccia di Djabe e Steve Hackett “Tears for Peace” e “Turtle Trek”.

“BACK TO SARDINIA” è un’esperienza musicale, nata dall’ambiente in cui è stata concepita ed è la tappa successiva del particolare viaggio musicale di DJABE e STEVE HACKETT.

DISC ONE: CD
BACK TO SARDINIA

1. BACK TO SARDINIA
2. LONELY CACTUS
3. HAPPY TERGU
4. LAKE BY THE SEA
5. STONES AND MIRTO
6. GIRL IN THE PALAU WOODS
7. WALKING AROUND
8. FLYING KITES
9. PURPLE DREAM
10. DANCING IN A JAR
11. CINQUECENTO FRAGOLE
12. BOTTLES IN THE WATER
13. FLOATING BOAT

DISC TWO: DVD
“BACK TO SARDINIA”
THE 5.1 SURROUND SOUND MIX & 96 KHZ /
24-BIT STEREO MIX

1. BACK TO SARDINIA
2. LONELY CACTUS
3. HAPPY TERGU
4. LAKE BY THE SEA
5. STONES AND MIRTO
6. GIRL IN THE PALAU WOODS
7. WALKING AROUND
8. FLYING KITES
9. PURPLE DREAM
10. DANCING IN A JAR
11. CINQUECENTO FRAGOLE
12. BOTTLES IN THE WATER
13. FLOATING BOAT

VISUAL EXTRAS
1. WHEN THE FILM IS ROLLING
2. IN THAT QUIET EARTH
3. CASTELSARDO AT NIGHT
4. TURTLE TREK

Fonte: cherryred

Le ultime di Steve Hackett su Horizons Genesis:

 

Angolo del Collezionista

Ascolta Steve Hackett:

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Genesis: 45 anni fa il primo concerto con Phil Collins cantante, 26 marzo 1976 – AUDIO, VIDEO & RICORDI

Storie e Memorie indimenticabili, attraverso audio, video, documenti e molto altro ancora.

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Il primo concerto dei Genesis con Phil Collins cantante si è svolto alla London Arena di London Ontario, Canada, il 26 marzo 1976. 

Ascolta il podcast (in italiano) – CLICCA QUI

Con l’addio di Peter Gabriel ai Genesis, Phil Collins è diventato il frontman della band, che ha pubblicato «A Trick of the Tail» il 2 febbraio 1976 – LEGGI L’ARTICOLO DI HORIZONS RADIO.

L’LP arriva al terzo posto nelle classifiche del Regno Unito, come «Selling England by the Pound» e diventa il loro maggior successo. Il che li rassicura. Del resto  le aspettative sul futuro del gruppo erano bassissime. Ma poi la gente ha sentito il disco e le quotazioni del quartetto si sono alzate.

Il 26 marzo è previsto l’inizio del tour.

Ma, ovviamente bisogna risolvere il problema di chi suonerà la batteria in concerto. E Phil non ha voglia di abbandonare il suo strumento. Racconta Collins nella sua autobiografia:

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“Bill Bruford, già con gli Yes, è un buon amico che mi ha fatto conoscere un sacco di batteristi jazz. Viene a una delle prove dei Brand X (stiamo scrivendo «Unorthodox Behaviour») e chiede:

«Come va con i Genesis? Avete trovato un cantante?».
«Non proprio. Ho cantato io nell’album, e vogliono
provare a far cantare me. Ma per farlo abbiamo bisogno di trovare un batterista.»
«Be’, perché non lo chiedi a me?»
«Mi sa che diresti di no. Un po’ troppo simili agli Yes per te, no?»
«Invece lo farei.»
Ed ecco che i Genesis hanno un nuovo batterista.”

Così Phil non ha più scuse. Tutti si adattano e si abituano al nuovo
assetto e alla nuova formazione.

“Non facciamo grandi cerimonie: succede e basta. Non ricordo nemmeno di avere fatto delle prove, o un annuncio”, ricorda Phil.

Bill Bruford si inserisce subito bene, del resto è uno dei più grandi del genere prog e non solo. 

“Non sono particolarmente nervoso per l’idea di cantare, né per il fatto
di farlo davanti a un pubblico – racconta Phil -. Mi ci ero già abituato con Oliver!, a suo tempo. Ma cantare con solo un microfono tra me e il pubblico, al posto di una fila di piatti: è questo il problema da superare. Se uno non è portato per i copricapi da pipistrello e per volare a mezz’aria, cosa fa quando non canta?”

Ricorda Mike Rutherford nella sua autobiografia:

“Avevamo scelto deliberatamente il Canada perché avevano meno memoria dei concerti con Pete là che in Europa. Pete era stato una figura così forte che non riuscivamo a immaginare come Phil l’avrebbe potuto sostituire.

Ci sono anche altri problemi pratici.

Per esempio: come vestirsi. La tuta da
operaio era ideale quando era solo il batterista. E di indossare maschere e costumi “alla Peter Gabriel” non se ne parla. 

“Posso mettermi la coppola e la redingote per Robbery, Assault and Battery, ma questo è il massimo che sono disposto a fare”, dice Phil.

Quindi viene scelta la tuta da operaio. E poi c’è un’altra preoccupazione. Peter Gabriel era bravissimo a intrattenere il pubblico con le sue storie mentre Mike, Tony e Steve si accordavano. Cosa può raccontare Phil?

Poi arriva il momento.

Alla London Arena le luci di sala si abbassano.

“Trascorro quasi tutto il concerto a nascondermi dietro l’asta del microfono: sono un esserino ventiquattrenne magro come una bacchetta da batteria.
E non tocco nemmeno il microfono. Toglierlo dal supporto sarebbe un gesto troppo… da cantante.
Ma arrivo in fondo al concerto riportando solo piccole ammaccature alla mia fragile consapevolezza di frontman.
“,
ricorda Phil.

“La gente era dalla sua parte fin dal primo giorno – racconta Mike –. Sul palco, Phil è sempre stato un batterista molto visivo – mai appariscente ma molto spettacolare.

Non dimenticherò mai Phil nella sua T-shirt, la lunga barba e la sua mano tremante. E poi non avere Pete lì… Uno strano momento per tutti.
Ma dopo aver suonato le prime due canzoni, ho capito che sarebbe andato tutto bene.

E così è stato. La parlantina di Phil ci ha aiutato. Ha alleggerito l’atmosfera. Pete era misterioso sul palco, Phil è sempre stato il ragazzo della porta accanto”, ricorda Mike.

Ci sono 2.200 fan alla London Arena di Bathurst Street per il  debutto di Collins come frontman. I Genesis si aspettavano non più di un centinaio di persone e invece ecco la dimostrazione che la popolarità della band non è in calo.

Non esiste una registrazione pubblica di questo concerto, anche se pare che una copia sia di proprietà di un collezionista. Ecco quelle di due date successive:

https://www.youtube.com/watch?v=O7uEDlgFSEw

https://www.youtube.com/watch?v=f1lD48AX6P0

La maggior parte del setlist di quel 26 marzo è tratta da A Trick Of The Tail.

Per il 40° anniversario di quella storica data per i Genesis e il rock tutto,  il sito Genesisfan ha riportato…

I ricordi di coloro che erano nell’arena canadese.

“I membri della band sembravano molto nervosi – dice uno di loro, Brad Ashton-Haiste -. Ma dopo un paio di brani, tutti avevano enormi sorrisi. Forse pensavano, ‘Phil funzionerà'”.

Un altro fan, Jim Fisk, ha fatto fotografie del concerto, che ha poi venduto alla stampa.

“I duetti di Phil e Bill sono incredibili. Velocità, eccellenza tecnica e musicale”, ricorda Fisk.

E dire che quando la data canadese era andata in prevendita i Genesis non avevano ancora un cantante.

Ma il 26 marzo Collins si è rivelato un vero frontman. E i presenti hanno assistito a un evento “storico”.

Leggi tutto l’articolo

Ecco un video che mostra com’era lo show nel 1976:

Per approfondire: 

A Selection of Shows: Genesis & Solo Live Guide 1976-2014

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Horizons Radio MAIL: CLICCA QUI

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Genesis: 50 anni fa il primo concerto all’estero, La Ferme IV Belgio, 7 marzo 1971 – AUDIO & RICORDI

Storie e Memorie indimenticabili, attraverso audio, video, documenti e molto altro ancora.

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Il 7 marzo 1971 i Genesis salgono per la prima volta su un palco all’estero, a La Ferme V, Woluwe St Lambert, in Belgio. ASCOLTA:

https://www.youtube.com/watch?v=O61lpxGFiZs

Storie e Memorie:

«Abbiamo attraversato la Manica, prendendo un traghetto da Dover a Ostenda», racconta Richard Macphail in My book of Genesis.

«Era pieno inverno e non c’era quasi nessuno a bordo. (…)
Eravamo ancora solo noi sette in viaggio insieme, a guardare gli eserciti di crew che le band impiegano al giorno d’oggi sembra ridicolmente piccolo.

Era una traversata di quattro ore e ci annoiavamo a morte perché lì
non c’era niente da fare. Ho trovato questa scatola con dentro dei salvagenti,
e così tutti noi abbiamo indossato i nostri gilet e abbiamo posato per quello che ora è diventata una famosa foto dei Genesis, tutti noi con i capelli sciolti sulle nostre spalle, Mike che beve da una bottiglietta di Mateus Rosé
perché è quello che si beveva a quei tempi, quello o Liebfraumilch.

(…) Oggi quando si va all’estero si ha la navigazione satellitare
che ti dice esattamente dove andare e i telefoni cellulari o
con le mappe, ma non avevo davvero idea di dove fossimo diretti
in Belgio. Non avevo nemmeno una mappa pieghevole.

(…) Il posto, un club chiamato Ferme V, era pieno zeppo fino al tetto, ma i fan conoscevano ogni nota. È stato incredibile. Mentre in Inghilterra è stato un processo molto lento, in Belgio è successo all’improvviso, come un minorenne
esplosione per quanto ci riguardava.

Un’altra cosa che ricordo è che abbiamo soggiornato in un hotel a tre stelle, molto confortevole, e che Peter ha condiviso una stanza con me perché non sopportava di condividerla con Tony mai più, non dopo le sue esperienze al cottage.»

«Philippe Grombeer (futuro direttore artistico dei maggiori teatri belgi) è un membro del “Club delle Aquile”, ed ha affittato, per conto dell’amministrazione comunale, un’azienda agricola a Woluwe-Saint-Lambert (un sobborgo di Bruxelles), la “FERME V”. Lo spazio non è grande, l’interno è vetusto, ma che importa!»  –  CONTINUA SU GENESIS PLACES

«5 baldi giovani musicisti tengono il loro primo concerto oltre confine…
Hanno alle spalle un primo album fallimentare e un secondo (l’ultimo) che qualcosa ha venducchiato, soprattutto proprio là dove stanno andando a suonare)…»CONTINUA SU:

GENESIS FORUM #1

GENESIS FORUM #2

«Alcuni privilegiati li hanno visti in tutta intimità e hanno condiviso tutto con loro. E a ragione: il Belgio è stato il primo paese straniero in cui i Genesis hanno messo piede.»CONTINUA SU NOSTALGIE

«Come tutte le superstar prima di avere successo, hanno dormito in hotel schifosi, torbide stanze nel retro di pub fumosi, sperduti nella campagna. Ma la fortuna sorride sempre a chi ha talento.»SCOPRI DI PIU’ SU FACEBOOK GABRIEL’S ANGELS

Libri:

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[su_column size=”1/2″]
[/su_column][/su_row]

Bootleg – CLICCA SULL’IMMAGINE PER APPROFONDIRE:

 

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Steve Hackett: “Extra Hand Written Lyrics” torna disponibile per aiutare la sua crew e i lavoratori della musica

Per dare un aiuto alla sua crew e ai lavoratori della musica in questi tempi difficili, Steve Hackett ha aderito a molte iniziative. Ecco le ultime.

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Extra Hand Written Lyrics è disponibile adesso.

La risposta ai pacchetti di testi scritti a mano da Steve a sostegno della Hackett Crew è stata incredibile e commovente.

Hackett ha preso del tempo dal lavoro sul suo prossimo album per scrivere altre 25 copie di ogni canzone: “Shadow Of The Heirophant” e “Every Day”.

Tutti i profitti andranno a sostenere la crew di Steve Hackett in questi tempi difficili.

Gli articoli speciali sono disponibili esclusivamente dal link qui sotto NON dal webstore principale HackettSongs.

Come prima, è probabile che si esauriranno MOLTO in fretta, quindi ordinate in fretta per evitare delusioni.

https://andreaholmesartist.com/steve-hackett-exclusives

Ecco i post di Steve che segnalano altre recenti iniziative:

STAGEHAND CHARITY – WIN A GIBSON LES PAUL SIGNED BY STEVE

https://www.crowdfunder.co.uk/win-steve-hackett-les-paul

The…

Pubblicato da Steve Hackett su Venerdì 12 marzo 2021

HANDWRITTEN LYRIC PACKAGE #2 – EVERY DAY

To provide further support to the Steve Hackett Crew through these difficult…

Pubblicato da Steve Hackett su Mercoledì 3 marzo 2021

Win a signed Gibson Les Paul by Steve Hackett!

I’m really excited to be involved with the #ILoveLive prize draws which…

Pubblicato da Steve Hackett su Mercoledì 3 marzo 2021

Le ultime di Steve su Horizons Genesis

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I 30 anni di Dusk Genesis Magazine: intervista al Fondatore e Direttore Mario Giammetti

Dusk, il primo e storico Genesis Magazine italiano, ha compiuto 30 anni. Li racconta a Horizons Genesis il Fondatore e Direttore Mario Giammetti.

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I 30 anni di Dusk.

Il 16 marzo 1991 veniva chiuso nella redazione virtuale di Dusk il numero zero di una gloriosa fanzine (poi trasformatasi in rivista patinata) che, unica al mondo, resiste a tutt’oggi in forma stampata.

Per festeggiare questo incredibile anniversario, oltre al numero speciale riservato ai soli associati a cui stanno lavorando, l’ideatore e Direttore Mario Giammetti e il suo gruppo di lavoro hanno chiesto ai componenti dei Genesis di condividere la gioia con loro.

Guarda qui i video.

Mario Giammetti racconta a Horizons Genesis i 30 anni di Dusk.

– Quando e perché hai avuto l’idea di una pubblicazione dedicata ai Genesis?

Nel 1990 andai a trovare Anthony Phillips, che mai nessuno in Italia, che io sappia, aveva intervistato. Parlammo oltre un’ora ma Ciao 2001, a cui all’epoca collaboravo, mi concesse solo tre o quattro cartelle, per un risultato di due pagine. E il resto, mi chiesi? Un mio amico di penna dell’epoca mi disse: perché non stampi l’intervista integrale e la vendi agli appassionati? La cosa mi sembrava poco fattibile, però mi fece venire in mente che, forse, c’erano diverse persone interessate ad avere più notizie sul mondo dei Genesis. All’epoca soltanto Ciao 2001 e Rockstar ne parlavano, ma ovviamente solo in occasione di nuovi album. Inoltre in quel periodo c’erano fanzine dedicate ad artisti, a mio giudizio, assai meno importanti dei Genesis, così decisi di provare, per puro divertimento: avendo già alle spalle un libro (“Genesis Story”, Gammalibri 1988) e tre anni di articoli sul Ciao, feci il salto dall’altra parte della barricata per curiosità realizzando un numero zero fotocopiato che spedii in cambio di un francobollo.

– Oltre a Dusk, quali altri nomi hai preso in considerazione?

Nessuno, in realtà. Quando pensai al nome, mi dissi che doveva essere breve e immediato. Dusk si prestava a tutto ciò. Inoltre, la sua traduzione nascondeva anche un significato recondito: crepuscolo, tramonto. Il che assecondava la mia idea di essere sempre obiettivi, senza mai farsi accecare dalla visione da fan. Arrivando ad ammettere, se necessario, anche il crepuscolo di un’avventura. Cosa che, però, non è mai avvenuta. Perlomeno, non del tutto.

– Quali sono state e quali continuano a essere le difficoltà di questa impresa?

La manovalanza, se così si può dire. Sebbene con l’aiuto imprescindibile di fantastici collaboratori, la gestione pratica ed economica (anche se da un paio di anni su quest’ultimo punto ricevo un consistente aiuto da Stefano Tucciarelli) continua a gravare esclusivamente sulle mie spalle. Questo è sicuramente positivo da una parte, perché non devo chiedere il permesso a nessuno sulle scelte che andrò a prendere, ma diventa davvero pesante quando si tratta poi di portare a compimento un numero. Mi riferisco alla realizzazione, sempre molto complicata, ma anche all’aspetto prettamente fisico: portare le buste e i pacchi agli uffici postali è spaventosamente faticoso. Sui disservizi postali, poi, meglio stendere un velo pietoso.

– Qual è stata la soddisfazione più grande di questi 30 anni?

Dal punto di vista personale, ovviamente conoscere, seppure a vario livello, i miei musicisti preferiti. Poi il fatto che, seppur raramente, talvolta ho ottenuto con Dusk cose che mi erano state negate in qualità di giornalista (più spesso, a onor del vero, è accaduto il contrario, ma ci sta). Ma la gioia più grande è avere il numero in mano, fresco di stampa. Succede da 30 anni ed è sempre un’emozione, anche se a volte si tramuta in delusione per qualche errore imprevisto di stampa o un lavoro tipografico non proprio impeccabile.

– Qual è stata l’intervista più difficile, che hai inseguito più a lungo?

Phil Collins. Dopo un breve incontro faccia a faccia a Perugia nel 1996, ho dovuto aspettare ben otto anni prima di potergli fare finalmente un’intervista come si deve, al Filaforum di Assago nel 2004. Esperienza poi replicata nel 2010 e, telefonicamente, nel 2016.

– Chi è il membro Genesis più intervistato e perché?

Sicuramente Steve Hackett, per due ragioni: primo, è di gran lunga il più attivo di tutti. Secondo, è anche incredibilmente disponibile e, oltretutto, molto attendibile e abbastanza preciso nei ricordi.

– Non ci pare, ma ti è sfuggito qualcuno della galassia Genesis da intervistare?

Peter Gabriel non ha ancora accettato un’intervista esclusiva. L’ho incontrato diverse volte e gli ho rivolto personalmente delle domande in conferenze stampa o roundtable (chiacchierate per un numero limitato di giornalisti, in genere otto), ma le mie infinite richieste per un faccia a faccia o una telefonica alle sue assistenti non hanno ancora dato esito favorevole. Per il resto, direi di aver intercettato davvero tutti, perlomeno quelli in vita. Compreso il più inaccessibile in assoluto: John Silver.

– Cosa ne pensano i Genesis di Dusk?

Sono sicuramente tutti riconoscenti per il lavoro che facciamo, consapevoli che questo genere di pubblicazioni servono a tenere accesa e alimentare la fiammella. C’è naturalmente il problema della lingua, per cui non possono leggere quello che scrivo anche se, a dire il vero, non credo che, a quelli grossi almeno, interesserebbe più di tanto. Tony Banks, per esempio, ha dichiarato più volte di non leggere recensioni né libri sulla band e che è stato costretto a farlo nel caso della biografia di Mike Rutherford (per poi pentirsene amaramente!). Steve Hackett è invece molto attento e interessato e, se gli mando la traduzione di un articolo, sicuramente la legge.

– Ti hanno mai chiesto (anche qualche membro dei Genesis) di tradurre in altre lingue gli articoli di Dusk?

Per alcuni anni è esistita una versione in inglese, fotocopiata, di Dusk, almeno di buona parte degli articoli compresi in ciascun numero. Poi però ho smesso: non ne valeva la pena perché gli abbonati stranieri sono sempre stati una sparuta minoranza. Non si contano invece le volte che qualcuno mi ha detto “se fosse in inglese, non perderei un numero di Dusk”. Sono quelli che poi hanno molto gradito il mio libro “Genesis 1967 To 1975: The Peter Gabriel Years”, pubblicato lo scorso anno dalla londinese Kingmaker.

– Visto che Dusk è l’unica pubblicazione su carta nel mondo sui Genesis, quali feedback hai dall’estero?

Torniamo al discorso lingua; chi non parla italiano, si concentra sull’impatto delle foto e sui contenuti e non è raro che qualche amico estero mi scriva chiedendomi maggiori informazioni su qualcosa che ha captato ma ovviamente non riesce a comprendere fino in fondo. Ma ci sono un manipolo di appassionati che ci seguono con fedeltà assoluta pur senza capire una sola frase: a loro basta guardare come è strutturato il giornale per comprendere che ne vale sempre la pena.

– Non sempre siete d’accordo con le scelte dei Genesis (vedi per esempio l’ultima reunion) o con la qualità e necessità di certe ristampe. E non vi censurate. Pensi che con il tempo possa cambiare questa linea editoriale?

Assolutamente no. Quando c’è stato da criticare, lo abbiamo sempre fatto, senza nessuna remora, in accordo all’editoriale del numero zero. Si può ovviamente non essere d’accordo, ma nessuno di certo ci può accusare di faziosità. Di tanto in tanto qualcuno mi definisce il fan numero uno dei Genesis, pensando di farmi un complimento, ma per me non lo è affatto: che adori la band è scontato, ma mi ritengo un giornalista prima e solo di rimbalzo un appassionato. Per questo uso, per gli album che recensisco su Dusk, il medesimo approccio critico che ho usato con il Ciao, Rockstar, Jam e che uso tuttora per Classic Rock: sincerità totale, senza sconti a nessuno.

– Qual è la critica più dura e l’elogio più bello da parte dei lettori?

Qualche lettore in passato ci ha definiti una sorta di fanclub di Steve Hackett, perché di lui si parla sempre più degli altri. Ma come potrebbe essere altrimenti, visto che pubblica il triplo di quello che producono tutti gli altri messi assieme? Qualche altro lettore ritiene che si dia troppo spazio a Anthony Phillips (dimenticando che è stato il fondatore e per un breve periodo addirittura il leader della band). Molti, infine, detestano e neanche cordialmente Ray Wilson. Una volta incontrai a un concerto un ex abbonato che, dopo essersi presentato, mi confidò candidamente che aveva smesso di seguirci perché non sopportava l’idea di vedere Ray sulle pagine di Dusk! Ma Ray è stato un membro dei Genesis, per i quali ha cantato in un disco e un tour. Come tale, ha esattamente gli stessi diritti degli altri membri anche se, ovviamente, non detiene il medesimo palmares artistico.

Tra gli elogi, prima di tutto la costanza; molti lettori sono quasi increduli di fronte a tanta perseveranza e vedono Dusk come un amico di famiglia che va a trovarli a casa ogni quattro mesi. Molto apprezzata anche l’onestà intellettuale e l’attitudine a scrivere sempre senza filtri, qualcosa di non così frequente nel mondo dei cosiddetti fanclub (categoria nella quale Dusk, peraltro, non rientra), dove spesso si è succubi degli artisti: posso dire con orgoglio che non è mai accaduto e che se qualche errore è stato commesso, ed è successo, è stato semmai per affetto, non certo per opportunismo.

– Per i prossimi anni prevedi anche uno sviluppo sul web più consistente dell’attuale o resti fedele al valore del cartaceo?

Riconosco l’importanza del web, ma non fa per me. Quando Dusk cesserà le pubblicazioni cartacee, resterà solo un bel ricordo, al massimo il sito web minimale così come è oggi.

Grazie a Mario Giammetti, buon compleanno e in bocca al lupo per i prossimi, tantissimi, anni di Dusk.

 

 

E chi non l’avesse già fatto, qui può abbonarsi a Dusk.

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Angolo del Collezionista

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