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E’ uscito del doppio CD degli Algebra “Deconstructing Classics”. Al timone della band un grande protagonista del mondo Genesis: Mario Giammetti, fondatore e direttore del Magazine Dusk. Nell’album ci sono due special guest d’eccezione. Lo abbiamo intervistato.
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By D.B.
Destrutturare le canzoni e rifarle secondo un’identità personale. Non tributi, ma reinterpretazioni spontanee.
E’ la filosofia di “Deconstructing Classics” terzo album del gruppo campano Algebra, quasi 160 minuti di musica in due cd.
Il primo si apre con l’unica nuova registrazione: una cover de La cura di Franco Battiato con due grandissimi ospiti (Steve Hackett e Anthony Phillips).
Il Cd 2 è completamente inedito: accanto a brani mai pubblicati, si ritrovano improvvisazioni, performance live ed esperimenti, con un gioiellino acustico inedito dello stesso Ant.
Ecco l’intervista al leader della band Mario Giammetti:
H.R.: Nella nuova cover de La Cura di Battiato avete due special guest davvero d’eccezione: Steve Hackett e Anthony Phillips. Non capita tutti i giorni. Come sei riuscito nell’impresa?
Mario Giammetti: Naturalmente con Steve e Ant c’è un bel rapporto di amicizia da tantissimi anni, quindi non è stato poi così difficile, almeno nel caso di Steve che, del resto, aveva già registrato un assolo per il brano “Il molo deserto”, tratto dal nostro album del 2009 “JL”. Il problema era solo aspettare che trovasse il tempo.
E’ stato difficile convincere Ant?
Non ho dovuto convincerlo, è stato lui a proporsi! Il che è davvero incredibile. In verità, desideravo tantissimo averlo ospite. Ci avevo già provato per l’appunto dieci anni fa con “JL”.
All’epoca, ascoltando il nostro demo, mi disse che c’era già della chitarra a 12 corde su quel disco e che dunque non avevamo bisogno di lui! Al di là dell’immeritato complimento che mi fece, non mi stupii più di tanto: conosco perfettamente Ant e so che non fa certe cose a cuor leggero, ma alla fine in qualche modo ha partecipato ugualmente inviandomi le sue splendide foto di paesaggi marini che abbiamo usato per il booklet interno di quell’album.
Stavolta, sono partito da un’altra cosa: gli ho parlato del nostro progetto e gli ho chiesto semplicemente il permesso di utilizzare un suo brano per 12 corde inedito. Si tratta di una variazione sugli accordi di “Dusk” dei Genesis che Ant molto carinamente aveva registrato appositamente per la festa dei 25 anni della mia rivista Dusk, celebrati nel marzo 2016 a Adria (la cittadina in cui i Genesis tennero il loro primo concerto italiano in assoluto nel 1972). Lui non solo mi ha dato subito l’ok per l’utilizzo di quel gioiellino acustico (che ho battezzato “Il crepuscolo”), ma si è anche spontaneamente offerto di partecipare al brano in cui gli avevo anticipato avrebbe suonato anche Steve. Non ci potevo credere.
Ci puoi raccontare com’è questo loro intervento nel brano?
Steve suona l’assolo centrale di chitarra de “La cura”, l’unico brano registrato appositamente per questo disco che, per il resto, è costituito da materiale d’archivio. Anche l’originale di Franco Battiato contiene un assolo di chitarra, ironia della sorte realizzato da David Rhodes, storico chitarrista di Peter Gabriel. Di solito, nelle nostre reinterpretazioni, ci piace cambiare strumenti per gli assolo. Non in questo caso, però, l’idea era semplicemente di cambiare chitarrista e, con tutto il rispetto per Rhodes, con Hackett è tutta un’altra musica!
Abbiamo creato una base di circa due minuti, dove lo abbiamo naturalmente lasciato libero di fare quel che desiderava. Trovo il suo assolo di bellezza devastante. Tra l’altro ho scoperto solo da qualche settimana che l’ingegnere del suono dell’album di Battiato che conteneva “La cura”, “L’imboscata del 1996”, era quello stesso Ben Fenner che ha registrato l’assolo di Steve per noi nel novembre 2018, quando Hackett ha miracolosamente trovato il tempo. Quindi su “La cura”, alla fine, la parte di Ant è stata realizzata quando ancora non avevamo l’assolo di Steve, anche se naturalmente l’ho informato del punto in cui sarebbe stato inserito, il che rende ancora più preziosa una performance non appariscente, ma assolutamente efficace.
Non solo: Ant ha poi suonato i medesimi strumenti presenti sotto l’assolo di Steve (chitarra a 12 corde e clavicembalo) anche nella coda strumentale, su una sequenza aggiunta da noi col sax protagonista. In questa sezione, gli accordi ribattuti del clavicembalo di Ant cambiamo piacevolmente il mood della parte finale del brano.
Ci sono altri omaggi ai Genesis nel disco. Quali?
Nel lontano 1995, battendo senza saperlo di qualche mese l’etichetta americana Magna Carta, fui il primo pazzo al mondo che ebbe l’idea di realizzare un tributo ai Genesis, subito sposata dal boss della Mellow Records (che, in seguito, avrebbe dedicato analoghi omaggi ad altre gloriose band). Da co-produttore artistico, mi sembrò inevitabile lasciare proprio agli Algebra l’onore e l’onere di aprire il doppio cd “The River Of Constant Change”, e la scelta non poteva cadere che su “Dusk”.
La nostra versione era molto diversa, con un’introduzione di chitarra solista e colpi sordi di batteria, una sezione ritmica centrale e interventi di violino e sax. Pochi mesi dopo, una parte delle band coinvolte portò quel tributo anche sui palchi di alcune località del nord Italia. Nella mezzoretta a nostra disposizione, integralmente riportata nel secondo cd di “Deconstructing Classics”, spezzate da un lungo brano strumentale di nostra composizione, suonammo “Dusk” e “Open Door”, quest’ultima in una versione stilisticamente abbastanza stravolta dall’aggiunta di sax, fisarmonica e batteria.
Per finire con i Genesis, nel 2003 ci fu una performance acustica di “Ripples” in formazione ridotta (io chitarra acustica e voce, mia sorella Maria al sax e voce, Roberto Polcino al piano) per alcune presentazioni di libri pubblicati, o in attesa di essere pubblicati, da Editori Riuniti, laddove gli autori (come nel mio caso) erano anche giornalisti. L’esibizione avvenne al ben noto Big Mama di Roma; chiesi al tecnico di registrarla col mixer, ma si rifiutò. Per cui abbiamo usato la prova del giorno prima, fatta in studio ma rigorosamente live e senza sovraincisioni.
Omaggio anche ad Hackett, con “Sleepers”. Come lo avete realizzato?
Nell’agosto 2008 ospitai a casa mia un paio di amici inglesi. Uno di questi era Nick Clabburn, amico inseparabile di Steve Hackett (oltre che paroliere dei primi due album rock del fratello John). Faceva caldo e Nick non riusciva a dormire, così nel corso della notte inviò a Steve questo sms: “all the sleepers send you their dreams”, riferendosi agli altri occupanti la casa. Hackett fu talmente toccato dalla poesia di Clabburn, che costruì intorno a questa frase una splendida canzone, Sleepers (questo episodio è riportato anche sul sito ufficiale di Steve: http://www.hackettsongs.com/blog/well2.html).
Quasi vent’anni dopo il tributo ai Genesis, Mauro Moroni pensò di dedicarsi anche ai Genesis solisti, pubblicando dapprima un omaggio a Gabriel (a cui gli Algebra non hanno partecipato, anche se io ho scritto le note di copertina), poi uno a Hackett. Mi è sembrato interessante omaggiare proprio quella canzone che, seppure indirettamente, mi apparteneva almeno un pochino, anche per distaccarci da scelte troppo ovvie (non a caso, “Sleepers” è solo uno dei due brani su 16 che non fa parte dei primissimi album di Steve!). Naturalmente anche in questo caso abbiamo cercato di fare a modo nostro, inserendo parti di viola all’inizio e alla fine, mentre nella sezione da incubo centrale c’è persino del growl.
Non mancano quelli a Peter Gabriel Ray Wilson e Anthony Phillips. Ce li descrivi?
Il progetto originario di Moroni che ti dicevo prima prevedeva anche, dopo quelli dedicati a Gabriel e Hackett, un terzo volume sui solisti rimanenti. Disco che, purtroppo, è alla fine uscito solo in digitale (col titolo “In The Land Of Geese, Ghosts And Confusion”). Per quel che riguarda gli Algebra, mi piacque subito l’idea di dare rilievo all’unico di cui certamente nessun altro si sarebbe occupato: Ray Wilson. Scelsi “Goodbye Baby Blue”, una bellissima canzone tratta dal suo primo album “Change”, come sempre rivisitata a modo nostro con una parte aggiunta dominata dal sax. A quel tributo partecipammo anche con un paio di spin-off, con altri due brani dedicati a Phillips: Rino Pastore, con lo pseudonimo The Shepherd, realizzò una versione cantata in italiano di “The Anthem From Tarka”, mentre io e mia sorella Maria, con il nome MariGiam, incidemmo “God If I Saw Her Now”. L’originale performance di quest’ultima ci è sembrata meritevole di comparire nel disco degli Algebra.
Anche la confezione è di altissimo livello. Come è stata realizzata e da chi?
È verissimo. Nonostante i costi di stampa proibitivi, per me non esisteva un piano b, come pure qualcuno aveva suggerito: il disco doveva essere realizzato come si deve, altrimenti avrei preferito lasciare tutto nel cassetto dei ricordi. Quindi mi sono affidato a grandi professionisti come Bob Fix (per la masterizzazione), che in alcuni casi sono anche fantastici amici. Come Maurizio e Angéla Vicedomini, che i fan dei Genesis ben conoscono essendo i fotografi delle copertine degli ultimi dischi di Steve Hackett. Per noi hanno immortalato una bambina che corre felice tra le vetrate de La Défence di Parigi, un’immagine che mi ha conquistato immediatamente per la sua spontanea spensieratezza, oltre che per la sua bellezza e che trovo anche molto adatta al titolo del disco e, per certi versi, al contenuto tematico de “La cura”. Del layout si è invece occupato Roberto Conditi (che da anni cura anche le copertine di Dusk), il quale è stato come sempre eccezionale. Il cd doppio si presenta in un bel digipack cartonato. Ai due lati, là dove vengono inseriti i dischi, ci sono frame del videoclip de La cura, che si può visionare qui:
mentre al centro vi è incollato un ricco booklet da 28 pagine in cui sono riportate dettagliate note canzone per canzone, quasi sempre corredate da fotografie relative all’epoca di riferimento. Qua e là, quindi, si ritrovano anche Steve e Anthony.
Ci vuoi presentare i componenti degli Algebra?
Rino Pastore è l’unico membro fondatore del gruppo superstite. Suona le tastiere e le due canzoni più antiche di questo disco (1983/84) sono farina del suo sacco. Una la canta anche. Rino è sempre originale nel suo approccio e spesso è il propulsore delle idee più bizzarre, il che è una caratteristica predominante degli Algebra.
L’altro tastierista è Roberto Polcino, tecnicamente bravissimo e maestro degli arrangiamenti. Lui è coinvolto in diverse situazioni, tra cui la Playtoy Orchestra, una band che suona esclusivamente strumenti giocattolo e che abbiamo visto spesso in televisione ed è reduce da un fortunato tour in Cina.
Franco Ciani è un batterista espertissimo che nella nostra città (Benevento) ha suonato praticamente con tutti. Anche lui bravo arrangiatore, Franco ha il pregio di colorare in maniera inconfondibile i nostri brani con le sue percussioni, quasi sempre strumenti reali e raramente elettronici.
Infine mia sorella Maria, che è stata per quasi sette anni la sassofonista di Massimo Ranieri, con il quale ha girato il mondo tenendo qualcosa come 750 concerti dello spettacolo “Canto perché non so nuotare”, visto spesso anche in Rai. Il suo sax è diventato nel tempo il principale strumento solista nei nostri brani, specie per le cover, e le sue performance sono sempre spontanee e spesso venate di jazz.
Come si può acquistare il disco?
Sebbene esca su etichetta Andromeda Relix, il disco è virtualmente un’autoproduzione, portata a termine grazie anche alla generosità del mio amico fraterno Stefano Tucciarelli. Trattandosi di un’edizione limitata, a parte quelle inviate al distributore, chi desiderasse acquistarlo può contattarmi via mail.
Per finire, da collega e anche da persona che non ha mai un minuto che avanza: ma come fai a trovare il tempo anche per suonare?
Il tempo è un concetto relativo. Bisogna riuscire a usarlo nel migliore dei modi. Oppure fare un patto col diavolo.
CD 1 (77’30”)
01.La cura
02.Dusk
03.Song Within A Song
04.Funny Ways
05.Felona e Sorona
06.Take A Pebble
07.Old Rottenhat
08.Up To Me
09.Dear Diary
10.Qué Hacer
11.This Train Is My Life
12.Sleepers
CD 2 (76’00”)
01.Strangers In Space
02.Hallelujah Joe
03.Goodbye Baby Blue
04.God If I Saw Her Now
05.The Lobster
06.Straight
07.Ripples live rehearsal
08.Up To Me live rehearsal
09.Il crepuscolo
10.Dusk live
11.Russian Suite live
12.Open Door live
13.The Clouds Are Always Present
14.Il muro
Mario Giammetti: vocals, guitars, bass (1983/2019)
Rino Pastore: keyboards (1983/2019)
Maria Giammetti: alto and soprano sax, flute (1995/2019)
Roberto Polcino: keyboards (1996/2019)
Franco Ciani: drums and percussion (1998/2019)
Salvatore Silvestri: drums and percussion (1983/1997)
Peter Gabriel Sang Genesis Songs After Quitting the Band:
1) 1977 Solo Tour – Back in NYC, live in Rotterdam, 7 September 1977
2) 1978 Solo Tour – The Lamb Lies Down on Broadway, live at Rockpalast, Germany 15 September 1978
3) 1978 Genesis Tour – Peter joined Genesis at the Madison Square Gardens – I Know What I Like, New York 29 July 1978
4) 1979 Solo Tour – Phil Collins joins Peter – The Lamb Lies Down on Broadway at the Reading Festival, UK 26 August 1979
5) Six Of The Best Reunion Show 1982 – Peter Gabriel played with Genesis for a full-length concert at Concert Bowl, Milton Keynes, England, 2 October 1982
6) Peter and Mike Rutherford join Steve Hackett during his show – I Know What I Like, Guildford, UK 29 January 1983
7) Sting & Peter Gabriel on their Rock, Paper, Scissors Tour – Peter sings the intro of Dancing With the Moonlit Knight for the first time live in 34 years at Rexall Place in Edmonton, USA, 24 July 2016
Thanks to
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“Per la copertina di The Lamb abbiamo scattato centinaia di foto, talmente tante che non c’è da stupirsi se in tutti questi anni mi hanno fatto mille volte la stessa domanda: ‘Ne è sopravvissuta qualcuna?’. E la risposta, purtroppo, è sempre la stessa: ‘Nemmeno una’.” questa era la risposta di Aubrey “PO” Powell fino ad oggi, che sono stati fortunosamente ritrovati oltre settanta provini della copertina di “The Lamb Lies Down On Broadway”, tutti contenuti nel libro.”
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1) The guitar score of “The Musical Box” was composed by Anthony Phillips, but inherited from Steve Hackett.
2) Many songs from the Gabriel era were then sung by Phil Collins.
3) Ray Wilson also found himself singing songs from the Gabriel and Collins era.
4) There are many covers of Genesis songs, like “White Mountain” by the Italian singer Ornella Vanoni.
5) “White Mountain” belongs to the “Trespass” album, like “The Knife”, another song inherited from the line-up with Anthony Phillips.
6) The passage of the microphone between Peter Gabriel and Phil Collins happened even before the abandonment of the band by Peter, the first time was for “For Absent Friends”.
7) In this same song, for Steve Hackett, it was Colin Blunstone to take the microphone in the album “Genesis Revisited”, in the United States titled “Watcher of the Skies: Genesis Revisited”.
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