GENESIS – Reggio Emilia 1973 – 2 vinili – Clicca sull’immagine e vedi se ci sono ancora copie disponibili.
Il 20 gennaio 1973 inizia a Reggio Emilia la parte italiana del Foxtrot Tour dei Genesis (seconda data il 22 a Roma – GUARDA). Ecco note e immagini di quella serata.
La prima famosissima foto del terzo sbarco nella penisola dei Genesis, dopo le due dell’anno precedente è questa, al Circolo Cral dell‘Aeroporto di Linate a Milano, in una conferenza stampa insieme ai Lindisfarne, appena arrivati in Italia. Eccola:
Il concerto fa parte del Charisma Festival, come la successiva data di Roma – sul palco con i Genesis altre band, con una variazione di date all’ultimo minuto come si vede dalla locandina qui sopra -. Ed ecco quella “giusta”:
Ora la registrazione del concerto:
00:00 – Watcher Of The Skies; 11:53 – The Musical Box; 23:28 – The Fountain Of Salmacis; 33:20 – Get ‘Em Out By Friday; 44:13 – Supper’s Ready; 01:09:55 – The Return Of The Giant Hogweed; 01:21:28 – The Knife.
Uno sguardo ai costumi di Peter. Per Watcher Of The Skies non ha ancora adottato le ali da pipistrello, ma si presenta in scena cosi:
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Sul finale di The Musical Box, poi, il colpo di scena. Peter appare conil vestito da donna rosso della moglie Jill e lamaschera da volpe.
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Un momento storico, questo, per i Genesis, inaugurato il 28 settembre dell’anno precedente a Dublino, inizio di un’era di maschere e travestimenti, anche se non completamente condivisi dagli altri membri della band.
Anche in Supper’s Ready non sono ancora comparsi i famosissimi costumi. Peter li inserirà tra un mese nella parte inglese del tour. In Italia, alla fine di Apocalipse in 9/8 si presenta così:
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Per il bis, The Knife, torna il vestito nero, ma senza il giro di gioielli intorno al collo:
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Non sono disponibili registrazioni video di questi concerti. Ma l’effetto scenico dei Genesis lo si può vedere nel filmato di dieci giorni prima al Bataclan di Parigi. Eccolo:
Ed ecco il Tour Programme:
Concerto mirabilmente e dettagliatamente ricostruito da:
“Il pubblico italiano ha l’opportunità non solo di assistere ad una performance di alto livello tecnico, ma anche di essere testimone dell’inesorabile cammino della band verso una proposta musical/teatrale che troverà il suo compimento negli anni immediatamente successivi”.
“Il successo è senza precedenti, con 8mila persone presenti a Reggio Emilia in una sala al limite della capienza e addirittura 18mila a Roma, quando in patria sono soliti suonare davanti a poche centinaia di spettatori.”
1° gennaio 1977, storico concerto per i Genesis, con il Live al Rainbow Theatre di Londra, in Finsbury Park, il giorno della riapertura dopo 3 anni. L’esordio alla batteria di Chester Thompson.
Tre date consecutive, di fatto l’inizio di un nuovo tour di sei mesi, con l’album Wind & Wuthering fresco fresco di uscita.
Nella formazione c’è una variazione non da poco. Alla batteria non c’è più Bill Bruford, che aveva affrontato il Trick Tour, sostituito da Chester Thompson, che, come sappiamo, resterà fedele a Genesis & Co. fino a oggi.
Chester ha avuto pochissimo tempo per imparare i brani dei Genesis, visto che è arrivato dagli USA a metà dicembre.
I biglietti e il tour programme non ufficiale:
Clicca sulle immagini per vedere le altre pagine e collezionare il tour programme non ufficiale
Ecco la registrazione audio della data di Capodanno. Una scaletta che resterà unica, inaugurata da Eleventh Earl of Mar e con un medley tra Lilywhite Lilith, The Waiting Room e Wot Gorilla, mai più riproposto. Proprio prima di iniziare i tre brani, uno strumento smette di funzionare e, mentre qualcuno inizia ad armeggiarci, si sente Phil che ci scherza su e dice: “Certo che per 3000 sterline ‘sta cosa poteva pure funzionare!”
Dalla seconda data la scaletta cambia e inizia una trasformazione che resterà tale per tutto il tour inglese. Ecco la registrazione audio del 3 gennaio:
00:00 – Eleventh Earl Of Mar; 08:31 – The Carpet Crawlers; 14:48 – Robbery, Assault & Battery; 21:16 – Your Own Special Way; 27:28 – Squonk; 34:48 – One For The Vine; 45:41 – Firth Of Fifth; 55:17 – All In A Mouse’s Night; 01:03:17 – Supper’s Ready; 01:27:42 – I Know What I Like; 01:35:21 – Dance On A Volcano; 01:39:43 – Los Endos; 01:45:31 – The Lamb Lies Down On Broadway/The Musical Box.
Ed ecco un audio dell’intervista rilasciata alla vigilia di Natale, a Londra, pochi giorni prima dell’inizio del tour.
La scenografiadel concerto e del tour è quella famosissima della copertina di Seconds Out.
Un muro di luci, laser, proiettori, colonne di amplificatori, per supportare una band che non possiede più un leader carismatico com’era Peter Gabriel e punta sulla qualità musicale e visiva.
E a proposito di Peter Gabriel. E’ presente alla serata inaugurale del Rainbow. E, come la critica, che accoglie con recensioni buone ma fredde i tre show di inizio anno, non ha parole di elogio per la prima esibizione del 1977. “Al Raimbow sono rimasto un po’ deluso – racconta Peter al Melody Maker, riportato in Genesis. Il fiume del costante cambiamentodi Mario Giammetti –“.
Neanche i Genesis sono soddisfatti, l’amalgama con il nuovo batterista è insufficiente e si consoliderà nelle settimane successive, ma l’occasione del Rainbow è ghiotta e non può essere persa. Miglioreranno, appunto, nel corso del tour, fino al mese di giugno, quando al Palazzo dello Sport di Parigi registreranno gli show che entreranno a far parte del magnifico album live Seconds Out.
Ma questa è un’altra, prossima, storia.
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Ecco il bootleg, registrato il giorno successivo:
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I Genesis su Wind & Wuthering:
Wind & Wuthering live:
Ascoltiamolo insieme nel programma di Horizons Radio:
Il compleanno di Wind & Wuthering - 1.a ParteEugenio Delmale0:39
Il compleanno di Wind & Wuthering - 2.a ParteEugenio Delmale0:20
Il compleanno di Wind & Wuthering - 3.a ParteEugenio Delmale0:33
Il compleanno di Wind & Wuthering - 4.a ParteEugenio Delmale0:19
Il compleanno di Wind & Wuthering - 5.a ParteEugenio Delmale0:37
Il compleanno di Wind & Wuthering - 6.a ParteEugenio Delmale0:30
Il compleanno di Wind & Wuthering - 7.a ParteEugenio delmale0:46
Il compleanno di Wind & Wuthering - 8.a ParteEugenio Delmale0:36
Tra i luoghi fondamentali per Peter Gabriel ci sono la città di Bath e i suoi dintorni, in Somerset, UK.
Bath dal sito web Bath Echo
Un posto che, da iniziale buen retiro, per meditare a distanza su certi eventi, come vedremo, è stato fonte di ispirazione e sperimentazione fino alla creazione della struttura della sua Real World.
Peter si stabilisce nella prima abitazione della sua storia con la città a Woolley Mill, nell’omonima valle, nei pressi di Bath, con Jill incinta; la figlia Anna-Marie nascerà dopo un parto difficilissimo il 26 luglio 1974.
Siamo nel periodo successivo al tour di “Selling England By The Pound” e alla vigilia delle burrascose sessioni di composizione, registrazione e relativa tournée di “The Lamb Lies Down On Broadway”.
Dopo essere uscito dalla band, Gabriel si dedica qui ai suoi passatempi preferiti del momento: la campagna e la famiglia. A Bath, sempre secondo Easlea, si confonde con la comunità locale, e si prende «due anni per crescere i cavoli e i figli».
Come riporta Mario Giammetti…
…Peter ha raccontato ad Armando Gallo su Ciao 2001 nell’aprile 1976: «Per almeno sei mesi dopo la mia uscita dai Genesis ho frequentato gente non collegata con il mondo musicale, gente che non sapeva nemmeno dell’esistenza di un complesso chiamato Genesis».
A Bath Peter sperimenta stili di vita alternativi, medita di entrare in una comune (una delle quali si chiama Genesis), assume qualche droga, senza eccessi. Si presenta anche sul palco degli amici Stackridge al Friars Aylesbury, uscendo da una torta di compleanno.
Gabriel ritiene l’antica città termale romana di Bath un ottimo conduttore di energia, che presto lo porterà a iniziare a comporre nuova musica.
E tra le nuove esperienze ce n’è una mistica del cantante sulla collina di Solsbury, che sovrasta la città.
Little Solsbury Hill dal sito web Kids of Bath
Come scrive Davide Castellini…
…«La collina di Solsbury è uno spazio fisico reale, un monticello nei pressi di Bath (…). Ma è anche un luogo metaforico da dove si possono osservare le “luci della città” – la realtà presente e nel contempo avere uno sprazzo dell’incerto futuro che si prospetta – l’aquila che spicca il suo volo nella notte scura».
Emozioni che saranno di grande ispirazione per il suo primo singolo da solista “Solsbury Hill”, in cui spiega anche i motivi dell’abbandono dei Genesis, brano che ha anticipato nel febbraio del 1977 l’uscita del primo album.
Gabriel ha quindi trovato un luogo stimolante in cui far fiorire le nuove idee. In questo contesto creativo, inizia a organizzare il suo studio di registrazione casalingo, che presto sarà frequentato da spiriti a lui affini. I primi demo per il nuovo disco vengono proprio dal pianoforte di Woolley Mill.
Ma non sempre Bath ha portato fortuna a Peter. Come lo sciagurato primo Festival WOMAD del 16 luglio 1982, che si tiene proprio vicino casa di Gabriel, ma ciò non garantisce il successo, anzi.
Siamo nel West Country, fuori Shepton Mallet, nello stesso campo in cui i Led Zeppelin parteciparono al secondo Bath Festival nel 1970.
L’intero evento presenta enormi sfide: il pubblico è in estasi ma la vendita dei biglietti è pessima, il tempo è brutto, la BBC si è ritirata nonostante avesse promesso una trasmissione televisiva e uno sciopero dei treni ha tenuto lontane le persone.
Le limitazioni imposte dalle autorità locali fanno ricadere su Peter le spese degli artisti internazionali invitati. Peter e Jill ricevono addirittura minacce di morte da persone a cui devono dei soldi.
«È diventata un’esperienza da incubo quando ci siamo resi conto che non c’era modo di ottenere la vendita dei biglietti per coprire i nostri costi», ha detto Peter al Guardian nel 2012.
Nel frattempo, la famiglia Gabriel si è trasferita ad Ashcombe House a Swainswick, nord-est di Bath.
Peter ha affittato la proprietà nel 1978 e ha convertito il fienile della casa nel suo studio.
In questo video è possibile assistere a diversi momenti (familiari e artistici) della sua vita ad Ashcombe House:
Ad Ashcombe House Peter ha anche lavorato alla sceneggiatura del film su “The Lamb Lies Down On Broadway”, con il regista cileno Alejandro Jodorowsky. Due mesi di lavoro ritenuti da Gabriel molto interessanti, ma il progetto non va a buon fine.
Va meglio dal punto di vista musicale. Nello studio ex fienile, Peter compone le canzoni del terzo album con il proprio nome (soprannominato anche Melt), del 1980, e vi registra il successivo del 1982 (o Security), la colonna sonora del film “Birdy”, tra l’ottobre e il dicembre 1984 e “So”, pubblicato nel 1986.
Non solo: il brano “My Secret Place” dell’album “Chalk Mark in a Rain Storm” di Joni Mitchell viene registrato ad Ashcombe House nel 1986, così come parti dell’album Robbie Robertson del 1987 (anche se i crediti di copertina collocano erroneamente Ashcombe House a Londra).
Nel 1986, finito l’album So, Peter decide che è il momento di trasferirsi da Ashcombe House a una struttura di registrazione permanente. La cosa più importante per Gabriel è essere vicino all’acqua. Prende in considerazione diversi siti, per lo più vecchi mulini, rigorosamente nella zona di Bath.
Ma nel mese di ottobre del 1987 Peter e Jill si separano definitivamente. Divorzieranno nel marzo 1988. Fortunatamente la ex moglie e le bambine non andranno a stare lontano da Bath e così Peter può vedere le figlie ogni giovedì sera e ogni due weekend. In questo periodo Peter inizia la relazione con Rosanna Arquette, conosciuta proprio durante la reunion di Milton Keynes.
Il Box Mill (noto anche come Pinchin’s Mill) è un mulino ad acqua sul By Brook, antico di 200 anni nel Wiltshire. Nel 1864 faceva parte della Box Brewery di proprietà della famiglia Pinchin, che in quell’anno chiuse la loro Northgate Brewery a Pulteney Bridge a Bath.
Nel 1987 Gabriel lo acquista, lo sistema e aggiunge un altro edificio (“The Big Room”).
Peter si mette al lavoro per trasformare il pittoresco gruppo di edifici in un complesso live e studio, completo di spazio residenziale per artisti, una stanza in cui scrivere e una grande sala di controllo, piena di luce naturale.
Ora il sito ha le dimensioni e lo spazio necessari, è vicino al fiume, come voleva Peter, è in una bellissima zona ed è accessibile da Londra, con Bath a 120 miglia (200 km) di distanza, un’ora e mezzo di treno.
Il primo album a essere registrato qui è la colonna sonora del film “L’ultima tentazione di Cristo” di Martin Scorsese, che inaugurerà anche la neonata etichetta Real World, con il titolo “Passion” nel 1989.
E proprio qui, negli studi della sua etichetta, nel 1997, nasce per Gabriel un nuovo amore. Lei è Meabh Flynn, ingegnere e pianista, che lavora alla Real World dalla metà degli anni Novanta. È di 22 anni più giovane di lui. La sposa nel 2002. Il 27 settembre 2001 era nato Isaac Ralph, seguito da Luc nel 2008.
Peter mantiene anche buoni rapporti con Jill, che ora lavora come consulente e psicoterapeuta a Bath.
E, tra le tante iniziative che lo vedono prendere posizione in tutto il mondo, trova il modo di pensare anche al “suo” angolo di Inghilterra.
Nel maggio 2010 si è unito a una campagna per fermare lo sviluppo agricolo proprio nella valle di Woolley. Un’azienda agricola aveva pianificato di allevare intensamente polli. Gabriel è entrato a far parte del Save Woolley Valley Action Group per fermare il progetto.
Per preservare la valle che ha ospitato la sua prima casa di Bath e che ha ispirato il suo primo singolo da solista, “Solsbury Hill”.
Aprile 1972, arrivano i Genesis in Italia, il paese che per primo ha capito la loro musica. Due tappe di quell’avventura rimarranno nella storia del gruppo, perché hanno visto nascere Watcher Of The Skies.
La data di Reggio Emilia il 12 aprile, infatti è ritenuta ufficialmente il luogo di nascita di Watcher Of The Skies.
Secondo i ricordi di Hackett, Rutherford e degli altri presenti, fu proprio nella città emiliana che venne eseguita per la prima volta una versione embrionale dell’indimenticabile brano durante il soundcheck.
Palasport di Reggio Emilia dalla pagina Facebook “Genesis 40th anniversary first Italian tour”
«Nel Palasport di Reggio Emilia, un enorme orribile posto pieno di eco, in mezzo al sound-check, Tony suonò quei due accordi iniziali sul suo mellotron. Funzionavano benissimo anche se, ancora oggi, non sono sicuro quanto fosse cosciente di come erano buoni.» (Da The Living Years di Mike Rutherford. Traduzione mia)
Nel tour per presentare Nursery Cryme, i Genesis approfittavano del tempo libero e anche delle prove sul palco per comporre parti di canzoni che poi avrebbero costituito l’album Foxtrot.
Richard Macphail in My Book of Genesis racconta il modo di comporre l’album da parte dei Genesis. Rich ricorda che Tony Banks ha dichiarato ufficialmente che si tratta di tanti pezzi che poi sono stati incollati insieme:
«Era una cosa normale nei Genesis. Alcuni dei pezzi erano composti da frammenti scritti da singoli membri e il problema era come riuscire ad adattarle. In Supper’s Ready, per esempio, Willow Farm, è in La bemolle maggiore, doveva portare a una piccola melodia di flauto in La minore. Quindi ci siamo dovuti mettere d’impegno per riuscire ad armonizzare i diversi accordi. A volte invece è un cambiamento del tutto naturale e avveniva senza che ce ne rendessimo conto.»
Profumo ricorda che«si tratta in effetti di un work in progress come conferma senza esitazioni Steve Hackett: “In realtà Watcher Of The Skies non venne composta esattamente in occasione delle prove per il concerto di Reggio Emilia, ne avevamo già preparato una versione molto rozza e un po’ diversa ma si può dire che la suonammo quasi compiutamente e per la prima volta durante quel soundcheck. Mi ricordo che ero in bagno, nel sotterraneo del palasport, sentii l’intro e l’intera struttura cominciò a tremare, erano note magnifiche e potenti. Tutto il gruppo si accodò all’esecuzione e fu in quel momento che, almeno per me, nella mia immaginazione la band suonava come e più di una orchestra”».
E cita le parole del promoter Maurizio Salvadori: «“Ricordo che ogni tanto facevano delle improvvisazioni nei soundcheck, perfino di mezz’ora e ci mettevano dentro delle cose appena provate, penso che lo facessero anche la reazione della gente che era sempre apprezzabile. Provarono in anteprima un paio di pezzi che avrebbero poi inserito nel disco successivo.”»
Il 19 Aprile i Genesis sono live al Teatro Mediterraneo di Napoli.
Un doppio concerto che chiude la prima parte del Nursery Cryme Tour dei Genesis in Italia.
Una seconda tappa in questa storia dei Genesis, perché sul tetto dell’Hotel Domitiana, che ospita la band, Mike e Tony scrivono il testo di Watcher Of The Sky. Dal terrazzo dell’albergo, infatti, si può vedere tutto il complesso della Mostra d’Oltremare, l’Arena Flegrea e il Teatro Mediterraneo, un corpo estraneo rispetto alla città, che poteva dare l’impressione di un paesaggio di un pianeta sconosciuto.
«Eravamo seduti in cima a questo edificio, era una calda giornata di sole e stavamo semplicemente guardando fuori attraverso una vasta area di edifici e campi; non c’era un’anima viva in giro. Sembrava che l’intera popolazione avesse appena disertato il pianeta e questo è ciò che racconta ‘Watcher of the Skies’: un essere alieno che viene sul pianeta e lo vede completamente deserto. E così la storia si sviluppa con un po ‘di fantascienza. Mi piace ‘Childhood’s End’ di Arthur Clarke e libri di questo genere.»
«Io e Tony insieme scrivemmo il testo, seduti sul tetto del nostro hotel a Napoli immaginando che il mondo fosse finito. Alquanto strano, considerando che era un giorno piacevolmente soleggiato.»
A Napoli quindi viene completato il brano e, come sappiamo, aprirà il successivo album dei Genesis, in uscita l’ottobre seguente: Foxtrot.
Ma nella sua autobiografia, Mike racconta un altro retroscena, accaduto a Napoli:
«A Napoli scoprimmo un altro passatempo terapeutico… Concludere un tour con una litigata di gruppo era un classico. La cosa insolita della lite-di-fine-tour a Napoli fu che c’era un parco dei divertimenti proprio dietro l’angolo dell’hotel dove dormivamo. Arrivammo al punto di essere talmente stufi l’uno degli altri che decidemmo che l’unica cosa da fare era di buttarci sulla pista dell’autoscontro e sbatterci contro reciprocamente e selvaggiamente e ripetutamente. Devo dire che non ho mai sperimentato un modo altrettanto efficace per chiarirsi.»
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Oltre 170 rare stampe white label di band come Genesis, Rush, Rick Wakeman, Hawkwind, 10cc, Mike Oldfield, Moody Blues, Brian Eno e altri ancora sono stati messi all’asta per beneficenza. Quelle dei Genesis hanno ricavato £340.
L’asta White Label in Aid of The BRIT Trust è stata gestita dagli specialisti di memorabilia musicali e dischi in vinile Omega Auctions dalla loro sede di Greater Manchester.
Tra gli oggetti di interesse, una collezione di dischi in vinile a tiratura limitata a scopo promozionale, anche chiamati “test pressing” dei Genesis per Nursery Cryme, Foxtrot, Selling England By The Pound, The Lamb Lie Down On Broadway e … And Then There Were Three.
I fondi raccolti andranno a sostenere il lavoro dell’associazione di beneficenza del settore musicale The BRIT Trust, che dal 1989 ha donato circa 28 milioni di sterline a enti di beneficenza e cause che promuovono l’istruzione e il benessere attraverso il potere della musica e delle arti creative, come la BRIT School e la musicoterapia Nordoff-Robbins. L’Asta White Label ha raccolto quasi 60.000 sterline per The BRIT Trust nelle due edizioni precedenti: circa 25.000 sterline nell’ottobre 2019 e fino a 34.000 sterline nel maggio 2021.
“Our Path to Freedom” è il nuovo singolo dei RADZ, nel quale compare Steve Hackett insieme a Phil Manzanera e al tastierista Adam Holzman, che ha suonato con tutti, compreso Miles Davis.
La canzone è stata registrata a Kyiv l’anno scorso in uno studio improvvisato, con molti che hanno contribuito a distanza.
Tramite le vendite della canzone e un link per le donazioni, il brano raccoglierà fondi necessari per le associazioni culturali in Ucraina e per gli artisti che vivono lì, in modo che possano continuare a creare.
In questo libro Francesco Gazzara mette insieme racconti e aneddoti in apparenza lontani ma che si dimostrano rivelatori di una grande immagine nascosta.
𝗚𝗲𝗻𝗲𝘀𝗶𝘀 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗔 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗭 Ogni lettera è una diversa porta d’accesso alla carriera e alla vita privata di ciascun musicista: ed ecco che infinite combinazioni e una moltitudine di incroci rivelano una storia magica e unica nel suo genere. Dalla A di “Rosanna Arquette” alla C dei “Costumi” nel caso di Peter Gabriel, o dalla I di “In The Air Tonight” alla M di “Miami Vice” in quello di Phil Collins.
Note sull’autore Francesco Gazzara è un tastierista e compositore attivo dai primi anni ’90 nel campo delle colonne sonore e noto per la discografia internazionale del suo progetto “Gazzara”, pioneristico nel genere acid jazz. Il musicista romano ha dedicato due album tributo ai Genesis (Play Me My Song e Here It Comes Again), riscuotendo il diretto apprezzamento di alcuni membri storici della band come Steve Hackett e Anthony Phillips.
Presentazione del libro in streaming:
1° Marzo 2022 alle ore 21.
Francesco Gazzara con Franco Zanetti (traduttore, saggista e direttore di Rockol.it).
Il libro nasce con l’idea di raccontare un momento particolare, delle emozioni, dei ricordi, e ovviamente una canzone che è legata indelebilmente a essi.
A cura di Massimiliano Nuzzolo, in collaborazione con Eleonora Serino, il libro racconta le canzoni che ascoltiamo, a volte per caso, a volte per scelta, e che spesso rimangono dentro di noi e ci accompagnano per tutta la vita.
Un universo sonoro che scorre accanto a noi, nei modi più disparati, per accompagnare la nostra vita.
In questo libro più di quaranta autori e autrici, di ogni età, noti e meno noti, esperti o meno esperti, coinvolti da Massimiliano Nuzzolo, coadiuvato da Eleonora Serino, raccontano con passione la loro canzone: un modo personale di raccontare le emozioni che va oltre la canzone stessa. Tra queste, ci sono anche le atmosfere dei Genesis.
Con i testi di Lucio Angelini, Gianluigi Bodi, Andrea Brancolini, Rino Bregani, Annalisa Bruni, Marta Cai, Luca Caviglione, Giovanni Cocco, Francesco Consiglio, Enrico Corradini, Giuseppe Costigliola, Eugenio Delmale, Francesco Dezio, Marco Drago, Edoardo Ghiglieno, Marco Innamorati, Franz Krauspenhaar, Nicolò La Rocca, Massimiliano Maestrello, Andrea Martina, Guido Michelone, Elena Marassini, Michele Monina, Raul Montanari, Gianluca Morozzi, Ivano Mugnaini, Domenico Mungo, Chiara Negrini, Massimiliano Nuzzolo, Sandro Ossola, Angelo Petrella, Luca Pasquinelli, Marco Patrone, Luca Ragagnin, Sergio Restagno, Paolo Restuccia, Alberto Rimini, Umberto Rossi, Eleonora Serino, Ugo Sette, Marco Steiner, Leo Taverna, Stefano Trucco, Lorenzo Vargas, Carmelo Vetrano.
Massimiliano Nuzzolo Romanziere veneziano (L’ultimo disco dei Cure, La verità dei topi, Fratture), ha curato per Mursia La musica è il mio radar. Collabora con «Il Gazzettino» e con «Rockerilla».
Eleonora Serino Milanese scappata in Valbormida, è freelance in diversi ambiti. Amante di tutte le forme d’arte, appassionata di animali, supereroi e cioccolata fondente, collabora con «Rockerilla».
Intervista ai protagonisti della rappresentazione teatrale, che dopo la prima al Teatro Vaccaj di Tolentino (MC) lo scorso luglio in occasione del Genesis Day, è disponibile in DVD.
Il progetto è stato suonato, cantato e recitato per la prima volta in Italia.
All’interno del cofanetto DVD sono presenti due supporti digitali, 1° e 2° tempo più un booklet con i vari passaggi recitati, a opera dello scrittore torinese Mauro Comba, e tutte le info su questo progetto.
Ecco cosa hanno detto a Horizons Genesis i protagonisti:
D: Mimmo Vitale, hai curato le riprese, il montaggio, la confezione e l’uscita del DVD. Qual è la novità di questa messa in scena di The Lamb Lies Down On Broadway?
R: A differenza di altri miei lavori, sul palco non c’era solo una band che suonava, ma degli attori, dei ballerini che recitavano e cantavano all’unisono, ricreando le atmosfere e le emozioni che solo questo capolavoro dei Genesis ancora oggi ci trasmette. Gli spazi, i tempi di entrata degli stessi sul palco, dovevano essere ripresi in modo tale che le multicam potessero immortalare gli attimi, i volti e le parole che venivano recitate, cantate e ballate. Si, perché questo spettacolo, direi quasi un “musical” è il primo in assoluto, almeno in Italia, del suo genere. La “GABBIA” come da titolo del DVD, è montata esattamente al centro del palco, ed è il fulcro di tutta l’opera Rock. Una camera tipo “GoPro” è stata piazzata proprio alla base della stessa, per proporre gli attimi che il personaggio “Rael” Paolo Lazzerini, recitava suonava e cantava, a chi doveva vedere questo lavoro. Insomma, come si vedrà dal DVD credo di aver inquadrato al meglio tutti i momenti salienti dello spettacolo.
R: Antonella Paglietti “regista”: Lo spettacolo è una lettura psicologica del personaggio, si è cercato di mettere in scena i mostri che popolano la mente di Rael, uomo profondamente solo e rinchiuso nella sua gabbia mentale che diventa visivamente fisica. Mostri nei quali, se si è onesti con se stessi, ci si riconosce e che cerchiamo di rimuovere. Chi non ha un fratello o un vicino conformato ai canoni riconosciuti dalla società che si vorrebbe emulare ma che l’io profondo rifiuta in un tormento continuo?
D: La parte di recitato a quali criteri risponde?
R: Antonella Paglietti “regista”: La recitazione spazia adattandosi ai contenuti, da una recitazione realistica contemporanea ad una evocativa per sfiorare la tragedia greca. Ma non bastava. La voce difficilmente riesce ad esprimere tutti i drammi interiori, allora i corpi diventano strumenti imprescindibili. Una danzatrice esprime l’inesprimibile della parola ed aiuta gli attori a “recitare” attraverso il mezzo ancestrale che è il nostro corpo.
D: Rispetto ai concerti dei Genesis, quale aspetto viene privilegiato?
R: Paolo Lazzerini “cantante”: Lo spettacolo “La gabbia” segue un’impostazione totalmente diversa: l’azione scenica è parte integrante della rappresentazione, fusa con la musica, come in una sorta di musical. Non c’è un cantante che esegue le partiture vocali mentre un attore, o un ballerino, interpreta Rael; il cantante è Rael, nella musica e nell’azione. Ma soprattutto, ci sono parti recitate originali, complementari, che integrano la trama del disco, in una nuova rilettura della storia che tutti conosciamo. Lo spettatore viene portato a vedere la realtà attraverso le lenti deformanti della schizofrenia del protagonista; il mondo fantastico creato da Peter Gabriel non è altro che la proiezione della fantasia di Rael, che in realtà è rinchiuso in un ospedale psichiatrico. Insomma, questo spettacolo è assolutamente unico nel suo genere e diverso da qualunque altra versione del capolavoro genesisiano sia stata fatta in passato.
D: Come viene reso il forte misticismo del messaggio di Gabriel?
R: Antonella Paglietti, “Regista”:Vanamente si sono cercate risposte con Rael attraverso il testo di M. Comba che, disarticolato nel suo flusso simile all’acqua, si è adattato ai contenuti della musica nella ricerca mistica di un assoluto attraverso l’annullamento della personalità individuale
D: Nel 2024 compie 50 anni. E’ ancora attuale il racconto di The Lamb?
R: Mauro Comba “autore testi”: Il racconto di The Lamb mi pare ancora attuale poiché – continuando a pensare al misticismo di Peter Gabriel – l’immagine dell’agnello sacrificale (e sacrificato) è per l’appunto una potente immagine evocativa che l’immaginario del mondo cristiano (dei credenti e dei non credenti) ha in qualche modo assimilato, in oltre due millenni di civiltà (che se ne condivida o meno il messaggio è di nuovo una questione diversa, che qui non fa conto di dibattere poiché sarebbe fuori luogo): qui l’agnello “si sdraia a Broadway” (ha camminato fin lì o è sceso dall’alto? Ma, in ogni caso, dov’era prima di distendersi proprio lì, proprio a Broadway?) ma lo stesso agnello (nel messaggio, p.es., dell’Apocalisse di san Giovanni) sta in piedi anche se sgozzato: come in una rinascita, un resistere per esistere. C’è poi l’attualità della musica, fosse anche solo dovuto al fatto che, negli ultimi cinquant’anni, la musica rivoluzionaria e giovanile degli anni ’60-’80 del Novecento si è per forza storicizzata. Per questo aspetto, però, sentirei i musicisti, Paolo e, magari, anche gli altri. Soprattutto per quello che riguarda la loro interpretazione, la loro rivisitazione, la loro ri-creazione (mi si passi il termine) della musica dei Genesis.
D: Pensate che The Lamb potrebbe diventare finalmente un film? E con quali caratteristiche? E chi potrebbe realizzarlo?
R: Paolo Lazzerini “cantante”: Nei diversi anni sono stati fatti, in Italia e nel mondo, molti tentativi di messa in scena del capolavoro dei Genesis: alcuni basati sull’utilizzo di filmati ed effetti di luce, sulla falsariga dell’impostazione originale dei concerti della tournée del 1975, altri che si avvalevano di attori/ballerini. Tutte queste diverse, e spesso validissime, versioni, hanno una cosa in comune: c’è un gruppo che suona live, con una serie di “complementi” scenici, diversi e distinti dal gruppo stesso.
R: Mimmo Vitale: Che lo diventi, lo speriamo veramente in tanti, ma sinceramente ne dubito fortemente. Con i tempi, le problematiche dovute alla pandemia, hanno peggiorato questo mercato. E quello che più conta, come fece nel 1974, solo Gabriel scrivendo la storia fantasiosa di RAEL, lo potrebbe fare, ma il Gabriel di oggi non è più quello del 1974. Abbiamo perso troppo tempo.
D: A livello di riprese e montaggio, quali sono stati i tuoi criteri?
R: Mimmo Vitale: Come dicevo prima, la differenza di ripresa tra una band che suona e basta e dei ballerini/attori, sta proprio nelle inquadrature dedicate. Il momento, il totale del palco per far capire a chi vede il DVD, a far parte proprio dello stesso. Nel post produzione bisogna dare la sensazione di continuità del movimento senza dare dei tempi morti allo spettacolo.
D: Quali sono i contenuti del cofanetto?
R: Il cofanetto comprende oltre a due (2) supporti digitali 1° e 2° tempo, un booklet informativo;
la trama dello spettacolo, suddivisa in due atti (da segnalare che è stata redatta da Paolo Lazzerini);
il testo di Mauro Comba;
una nota finale, proprio nell’ultima pagina, dunque facile da trovare, in cui si spiegano e si motivano le “ragioni” della “follia” (scusate il gioco di parole) del testo. Ma se abbiamo masticato un po’ di Beckett, un po’ di Ionesco (e perché no, un po’ anche di Eduardo De Filippo), un po’ di Espressionismo, comprenderemo forse un po’ meglio anche le intenzioni di chi lo ha scritto, il testo. Considerando però sempre che, per chi ha masticato e mastica i Genesis, basteranno (e basterebbero) i richiami a certi testi di Peter Gabriel.
D: Può essere un buon regalo natalizio (e non solo)?
R: Il cofanetto può ben essere un ottimo regalo natalizio ma – perché no? – anche della Befana, di Carnevale, di Pasqua, del 2 Giugno, di Ferragosto, di ogni compleanno, onomastico, anniversario, di ogni chi-più-ne-ha-più-ne-metta: in una battuta: perché no? Perchè sì!