Anche i Genesis protagonisti del libro “Ti racconto una canzone”, in libreria e online – COMPRA

Il libro nasce con l’idea di raccontare un momento particolare, delle emozioni, dei ricordi, e ovviamente una canzone che è legata indelebilmente a essi.

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A cura di Massimiliano Nuzzolo, in collaborazione con Eleonora Serino, il libro racconta le canzoni che ascoltiamo, a volte per caso, a volte per scelta, e che spesso rimangono dentro di noi e ci accompagnano per tutta la vita.

Arcana Edizioni, 250 pagine, in libreria e su Amazon. Compralo qui e, oltre all’autore, aiuti Horizons Genesis – LEGGI COME –:

Un universo sonoro che scorre accanto a noi, nei modi più disparati, per accompagnare la nostra vita. 

In questo libro più di quaranta autori e autrici, di ogni età, noti e meno noti, esperti o meno esperti, coinvolti da Massimiliano Nuzzolo, coadiuvato da Eleonora Serino, raccontano con passione la loro canzone: un modo personale di raccontare le emozioni che va oltre la canzone stessa. Tra queste, ci sono anche le atmosfere dei Genesis.

Con i testi di Lucio Angelini, Gianluigi Bodi, Andrea Brancolini, Rino Bregani, Annalisa Bruni, Marta Cai, Luca Caviglione, Giovanni Cocco, Francesco Consiglio, Enrico Corradini, Giuseppe Costigliola, Eugenio Delmale, Francesco Dezio, Marco Drago, Edoardo Ghiglieno, Marco Innamorati, Franz Krauspenhaar, Nicolò La Rocca, Massimiliano Maestrello, Andrea Martina, Guido Michelone, Elena Marassini, Michele Monina, Raul Montanari, Gianluca Morozzi, Ivano Mugnaini, Domenico Mungo, Chiara Negrini, Massimiliano Nuzzolo, Sandro Ossola, Angelo Petrella, Luca Pasquinelli, Marco Patrone, Luca Ragagnin, Sergio Restagno, Paolo Restuccia, Alberto Rimini, Umberto Rossi, Eleonora Serino, Ugo Sette, Marco Steiner, Leo Taverna, Stefano Trucco, Lorenzo Vargas, Carmelo Vetrano.

Massimiliano Nuzzolo
Romanziere veneziano (L’ultimo disco dei Cure, La verità dei topi, Fratture), ha curato per Mursia La musica è il mio radar. Collabora con «Il Gazzettino» e con «Rockerilla».

Eleonora Serino
Milanese scappata in Valbormida, è freelance in diversi ambiti. Amante di tutte le forme d’arte, appassionata di animali, supereroi e cioccolata fondente, collabora con «Rockerilla».

Le ultime della Band su Horizons Genesis:

Angolo del Collezionsta

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Ascolta i Genesis:

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Gli album dei Genesis: Wind & Wuthering, 17 dicembre 1976 – PODCAST, AUDIO & VIDEO

Il 17 dicembre 1976 esce Wind & Wuthering, l’ottavo album in studio dei Genesis.

I Genesis su Wind & Wuthering:

Wind & Wuthering live:

Ascoltiamolo insieme nel programma di Horizons Radio (in italiano):

  1. Il compleanno di Wind & Wuthering - 1.a Parte Eugenio Delmale 0:39

  1. Il compleanno di Wind & Wuthering - 2.a Parte Eugenio Delmale 0:20

  1. Il compleanno di Wind & Wuthering - 3.a Parte Eugenio Delmale 0:33

  1. Il compleanno di Wind & Wuthering - 4.a Parte Eugenio Delmale 0:19

  1. Il compleanno di Wind & Wuthering - 5.a Parte Eugenio Delmale 0:37

  1. Il compleanno di Wind & Wuthering - 6.a Parte Eugenio Delmale 0:30

  1. Il compleanno di Wind & Wuthering - 7.a Parte Eugenio delmale 0:46

  1. Il compleanno di Wind & Wuthering - 8.a Parte Eugenio Delmale 0:36

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Genesis: DVD “La GABBIA – E l’agnello si sdraia a Broadway” – INTERVISTA ai PROTAGONISTI

Intervista ai protagonisti della rappresentazione teatrale, che dopo la  prima al Teatro Vaccaj di Tolentino (MC) lo scorso luglio in occasione del Genesis Day, è disponibile in DVD.

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Il progetto è stato suonato, cantato e recitato per la prima volta in Italia.

All’interno del cofanetto DVD sono presenti due supporti digitali, 1° e 2° tempo più un booklet con i vari passaggi recitati, a opera dello scrittore torinese Mauro Comba, e tutte le info su questo progetto.

Per le prenotazioni contattare su Messenger o via Email: vitaledomenico.mimmo@gmail.com

Ecco cosa hanno detto a Horizons Genesis i protagonisti:

D: Mimmo Vitale, hai curato le riprese, il montaggio, la confezione e l’uscita del DVD. Qual è la novità di questa messa in scena di The Lamb Lies Down On Broadway?

R: A differenza di altri miei lavori, sul palco non c’era solo una band che suonava, ma degli attori, dei ballerini  che recitavano e cantavano all’unisono, ricreando le atmosfere e le emozioni che solo questo capolavoro dei Genesis ancora oggi ci trasmette. Gli spazi, i tempi di entrata degli stessi sul palco, dovevano essere ripresi  in modo tale che le multicam potessero immortalare gli attimi, i volti e le parole che venivano recitate, cantate e ballate. Si, perché questo spettacolo, direi quasi un “musical” è il primo in assoluto, almeno in Italia, del suo genere. La “GABBIA” come da titolo del DVD,  è montata esattamente al centro del palco, ed è il fulcro di tutta l’opera Rock. Una camera tipo “GoPro” è stata piazzata proprio alla base della stessa, per proporre gli attimi che il personaggio “Rael” Paolo Lazzerini, recitava suonava e cantava, a chi doveva vedere questo lavoro. Insomma, come si vedrà dal DVD credo di aver inquadrato al meglio tutti i momenti salienti dello spettacolo.

R: Antonella Paglietti “regista”: Lo spettacolo è una lettura psicologica del personaggio, si è cercato di mettere in scena i mostri che popolano la mente di Rael, uomo profondamente solo e rinchiuso nella sua gabbia mentale che diventa visivamente fisica.  Mostri nei quali, se si è onesti con se stessi, ci si riconosce e che cerchiamo di rimuovere.  Chi non ha un fratello o un vicino conformato ai canoni riconosciuti dalla società che si vorrebbe emulare ma  che l’io profondo rifiuta in un tormento continuo?

D: La parte di recitato a quali criteri risponde?

R: Antonella Paglietti “regista”:  La recitazione spazia adattandosi ai contenuti, da una recitazione realistica contemporanea ad una evocativa per sfiorare la tragedia greca. Ma non bastava. La voce difficilmente riesce ad esprimere tutti i drammi interiori, allora i corpi diventano strumenti imprescindibili. Una danzatrice esprime l’inesprimibile della parola ed aiuta gli attori a “recitare” attraverso il mezzo ancestrale che è il nostro corpo.

D: Rispetto ai concerti dei Genesis, quale aspetto viene privilegiato? 

R: Paolo Lazzerini “cantante”: Lo spettacolo “La gabbia” segue un’impostazione totalmente diversa: l’azione scenica è parte integrante della rappresentazione, fusa con la musica, come in una sorta di musical. Non c’è un cantante che esegue le partiture vocali mentre un attore, o un ballerino, interpreta Rael; il cantante è Rael, nella musica e nell’azione. Ma soprattutto, ci sono parti recitate originali, complementari, che integrano la trama del disco, in una nuova rilettura della storia che tutti conosciamo. Lo spettatore viene portato a vedere la realtà attraverso le lenti deformanti della schizofrenia del protagonista; il mondo fantastico creato da Peter Gabriel non è altro che la proiezione della fantasia di Rael, che in realtà è rinchiuso in un ospedale psichiatrico. Insomma, questo spettacolo è assolutamente unico nel suo genere e diverso da qualunque altra versione del capolavoro genesisiano sia stata fatta in passato.

D: Come viene reso il forte misticismo del messaggio di Gabriel? 

R: Antonella Paglietti, “Regista”: Vanamente si sono cercate risposte con Rael attraverso il testo di M. Comba che, disarticolato nel suo flusso simile all’acqua, si è adattato ai contenuti della musica nella ricerca mistica di un assoluto attraverso l’annullamento della personalità individuale

D:  Nel 2024 compie 50 anni. E’ ancora attuale il racconto di The Lamb?      

R: Mauro Comba “autore testi”: Il racconto di The Lamb mi pare ancora attuale poiché – continuando a pensare al misticismo di Peter Gabriel – l’immagine dell’agnello sacrificale (e sacrificato) è per l’appunto una potente immagine evocativa che l’immaginario del mondo cristiano (dei credenti e dei non credenti) ha in qualche modo assimilato, in oltre due millenni di civiltà (che se ne condivida o meno il messaggio è di nuovo una questione diversa, che qui non fa conto di dibattere poiché sarebbe fuori luogo): qui l’agnello “si sdraia a Broadway” (ha camminato fin lì o è sceso dall’alto? Ma, in ogni caso, dov’era prima di distendersi proprio lì, proprio a Broadway?) ma lo stesso agnello (nel messaggio, p.es., dell’Apocalisse di san Giovanni) sta in piedi anche se sgozzato: come in una rinascita, un resistere per esistere. C’è poi l’attualità della musica, fosse anche solo dovuto al fatto che, negli ultimi cinquant’anni, la musica rivoluzionaria e giovanile degli anni ’60-’80 del Novecento si è per forza storicizzata. Per questo aspetto, però, sentirei i musicisti, Paolo e, magari, anche gli altri. Soprattutto per quello che riguarda la loro interpretazione, la loro rivisitazione, la loro ri-creazione (mi si passi il termine) della musica dei Genesis.

D: Pensate che The Lamb potrebbe diventare finalmente un film? E con quali caratteristiche? E chi potrebbe realizzarlo?

R: Paolo Lazzerini “cantante”:  Nei diversi anni sono stati fatti, in Italia e nel mondo, molti tentativi di messa in scena del capolavoro dei Genesis: alcuni basati sull’utilizzo di filmati ed effetti di luce, sulla falsariga dell’impostazione originale dei concerti della tournée del 1975, altri che si avvalevano di attori/ballerini. Tutte queste diverse, e spesso validissime, versioni, hanno una cosa in comune: c’è un gruppo che suona live, con una serie di “complementi” scenici, diversi e distinti dal gruppo stesso.

R: Mimmo Vitale: Che lo diventi, lo speriamo veramente in tanti, ma sinceramente ne dubito fortemente. Con i tempi, le problematiche dovute alla pandemia, hanno peggiorato questo mercato. E quello che più conta, come fece nel 1974, solo Gabriel scrivendo la storia fantasiosa di RAEL, lo potrebbe fare, ma il Gabriel di oggi non è più quello del 1974. Abbiamo perso troppo tempo.

D: A livello di riprese e montaggio, quali sono stati i tuoi criteri?

R: Mimmo Vitale: Come dicevo prima, la differenza di ripresa tra una band che suona e basta e dei ballerini/attori, sta proprio nelle inquadrature dedicate. Il momento, il totale del palco per far capire a chi vede il DVD, a far parte proprio dello stesso. Nel post produzione bisogna dare la sensazione di continuità del movimento senza dare dei tempi morti allo spettacolo.

D:  Quali sono i contenuti del cofanetto?

R:  Il cofanetto comprende oltre a due (2) supporti digitali 1° e 2° tempo, un booklet informativo; 

  1. la trama dello spettacolo, suddivisa in due atti (da segnalare che è stata redatta da Paolo Lazzerini);
  2. il testo di Mauro Comba;
  3. una nota finale, proprio nell’ultima pagina, dunque facile da trovare, in cui si spiegano e si motivano le “ragioni” della “follia” (scusate il gioco di parole) del testo. Ma se abbiamo masticato un po’ di Beckett, un po’ di Ionesco (e perché no, un po’ anche di Eduardo De Filippo), un po’ di Espressionismo, comprenderemo forse un po’ meglio anche le intenzioni di chi lo ha scritto, il testo. Considerando però sempre che, per chi ha masticato e mastica i Genesis, basteranno (e basterebbero) i richiami a certi testi di Peter Gabriel.

D: Può essere un buon regalo natalizio (e non solo)?

R: Il cofanetto può ben essere un ottimo regalo natalizio ma – perché no? – anche della Befana, di Carnevale, di Pasqua, del 2 Giugno, di Ferragosto, di ogni compleanno, onomastico, anniversario, di ogni chi-più-ne-ha-più-ne-metta: in una battuta: perché no? Perchè sì!

Guarda il promo:

Le ultime della Band su Horizons Genesis:

Angolo del Collezionsta

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Ascolta i Genesis:

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50 anni di “Nursery Cryme”, uscito il 12 novembre 1971 – VIDEO & RICORDI dei PROTAGONISTI

“Nursery Cryme” compie 50 anni, usciva il 12 novembre 1971. Il compleanno di un album di svolta nella storia dei Genesis.

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Come abbiamo visto nelle precedenti puntate, che hanno anticipato questo importante anniversario, Phil Collins – LEGGI e Steve Hackett – LEGGIhanno fatto il loro ingresso nei Genesis nella seconda metà del 1970.

Dopo i primi concerti della nuova formazione LEGGI, la band ha composto e registrato il nuovo album – LEGGI.

Il 12 novembre 1971 esce Nursery Cryme.

L’album riceve una risposta contrastata dalla critica (vedi sotto) e non è inizialmente un successo commerciale; non vende più di Trespass e non entra nella classifica inglese fino al 1974, quando raggiunge il suo top al n. 39.

A proposito del successo del disco, ricorda Steve Hackett nella sua autobiografia A Genesis in my bed… – Acquistala qui sotto e, oltre all’autore, aiuti Horizons Genesis – LEGGI COME:

«All’uscita ha ricevuto un’accoglienza mista. Molti l’hanno amato, ma alcuni lo criticarono. Un critico suggerì che che i testi erano stati ripescati dai libri. Ma io credo che se la mitologia ti tocca, qualunque sia la sua radice, si collega a sentimenti ed esperienze personali. Anche se all’inizio non è stato salutato come un classico è stato applaudito a posteriori.»

Ricorda Armando Gallo in Genesis: I Know What I LikeAcquistalo qui sotto:

…che l’interesse della Charisma si spostò sui Lindisfarne, i quali improvvisamente stavano diventando un’attrazione britannica di primo piano, raggiungendo il primo posto in classifica con l’album Fog on the Tyne.

Gallo riporta le parole di Tony Banks: «Lentamente mi venne in mente che Nursery Cryme non era davvero un miglioramento rispetto a Trespass e in questa ottica l’ho accettato. Sentivo solo che avendo perso Ant (LEGGI), stavamo perdendo una grande forza nel gruppo ed eravamo troppo giovani e immaturi per essere in grado di affrontare quel drastico cambiamento molto rapidamente. Penso che che ‘Musical Box’ e ‘Salmacis’ siano le due canzoni trainanti dell’album ed erano eredità dei giorni di Ant».

Ma Peter Gabriel non ha nessun ripensamento e resta fermo sul sound della band. Ha detto a Disc & Music Echo, riportato in Without Frontiers: The Life and Music of Peter Gabriel di Daryl Easlea – Acquistalo qui sotto:

«Come ascoltatori siamo stati tutti annoiati a morte da gruppi che improvvisano e fanno assoli di chitarra. Con noi, ognuno suona una parte prestabilita come un’orchestra, quindi fondamentalmente se qualcuno inizia a improvvisare con la propria parte, suonerà molto disordinato. Comunque, è molto difficile improvvisare a meno che tu non stia suonando qualcosa di molto semplice e noi non suoniamo niente di molto semplice”.

Keith Emerson è l’unico a sbilanciarsi e, in un annuncio pubblicitario della Charisma a tutta pagina pubblicato sul Melody Maker il 20 novembre, scrive tra l’altro: “Questo non è l’inizio per i Genesis né la fine. Niente stronzate: Il loro nuovo album è davvero incredibile”.

Come è noto, Nursery ha invece successo nell’Europa continentale, in particolare in Italia, dove raggiunge il quarto posto in classifica, ed è stato certificato Silver dalla British Phonographic Industry nel 2013.

Il 24 gennaio successivo il gruppo ha suonato un set di trenta minuti alla televisione belga per promuovere l’album. Non è la prima volta in tv per i Genesis (il 9 gennaio erano stati alla BBC), ma è la prima trasmissione completa sopravvissuta in video.

Ricorda Mike Rutherford nella sua autobiografia, The Living Years, Arcana – Acquistala qui sotto:

«In Belgio lo studio televisivo aveva un fondale bianco, finché non l’abbiamo attraversato e ci siamo sistemati e non era più veramente bianco. Hanno dovuto nascondere con la vernice le nostre tracce prima di poter iniziare le riprese.

A quei tempi c’erano sempre problemi tecnici con i programmi televisivi. Abbiamo cercato di fare quello che potevamo per evitare che fosse un disastro, ma sapevamo che la situazione non era favorevole.

I tecnici avevano una mentalità completamente diversa da quella dei roadie, che vogliono solo portare a termine bene il loro lavoro. I tecnici della TV invece  sembravano preoccupati solo di ottenere le loro pause pranzo. Questo significava un sacco di attesa, o “affrettati e aspetta“, come si diceva allora: arrivavi allo studio, andavi a truccarti e poi stavi seduto per tre ore chiedendoti che cosa stessi facendo lì.»

Ecco il video della trasmissione:

https://youtu.be/A_l1M_cpqKY

Track list del video:

The Fountain Of Salmacis 0:05 – Twilight Alehouse 7:24 – The Musical Box 13:20 – The Return Of The Giant Hogweed 23:00

Track list di Nursery Cryme:

Tutte le canzoni sono accreditate ai Genesis. Qui sotto sono elencati gli autori effettivi.

Side one

1. “The Musical Box” Gabriel, Phillips, Rutherford, Banks, Hackett 10:25

2. “For Absent Friends” Hackett, Collins 1:48

3. “The Return of the Giant Hogweed” Gabriel, Banks, Hackett, Rutherford 8:09

Side two

1. “Seven Stones” Banks, Hackett 5:08

2. “Harold the Barrel” Gabriel, Collins 3:01

3. “Harlequin” Rutherford, Phillips 2:56

4. “The Fountain of Salmacis” Banks, Gabriel, Rutherford, Hackett 8:02

Durante il Nursery Cryme Tour, i Genesis registrano Happy the Man, mai entrato in nessun album in studio, ma pubblicato come singolo con Seven Stones come lato B.

Daryl Easlea, nel già citato volume Without Frontiers, ha raccolto alcune critiche pubblicate per l’uscita dell’album

«Richard Cromelin di Rolling Stone ha riassunto che il “problema principale non sta nei concetti dei Genesis, che sono, se non altro, oltraggiosamente fantasiosi e amabilmente eccentrici, né con le loro strutture musicali – lunghe, coinvolte, multi-movimento su cui appendono le loro narrazioni – e nemmeno con il loro modo di suonare, che a volte diventa piuttosto letargico. È la pessima produzione, un torbido, distante stufato che nel migliore dei casi bolle tranquillamente quando ciò di cui si ha disperatamente bisogno sono le esplosioni di batteria e chitarre, l’urlo dell’organo, la raspa abrasiva delle corde vocali”. 

Rolling Stone trova i “racconti di Mamma Oca (nella letteratura per bambini è un’oca antropomorfizzata nel ruolo di anziana signora di campagna, che racconta fiabe o recita filastrocche N.d.R.) nei dieci minuti di ‘The Musical Box!”.

Il critico del Village Voice Robert Christgau scrive sarcasticamente: “Le ferite di Dio! È una versione ‘rock’ del mito di Ermafrodito! Tra virgolette, perché l’organista e il cantante (influenzato dal mimo) hanno il batterista un po’ confuso! O forse è solo l’invocazione all’Old King Cole!”»

Ecco altre recensioni riportate nel web:

Chris Jones di BBC Music elogia i due nuovi membri della band come fondamentali per il successo artistico dei Genesis, commentando: “La batteria scattante di Collins è aumentata dalla sua straordinaria capacità di cantare non diversamente da Gabriel … L’arsenale di tecniche di tapping e swell di Hackett ha davvero ampliato la tavolozza della band, dando a Tony Banks più spazio per le sue filigrane d’organo alla Delius, per non parlare del loro Mellotron appena acquistato”, e “i Genesis hanno virtualmente inventato il loro genere, il rock edoardiano”.

Stephen Thomas Erlewine di AllMusic consida l’album altamente disomogeneo, ma definisce The Musical Box e The Return of the Giant Hogweed come “autentici capolavori”, e conclude che anche se il resto dell’album “non è altrettanto avvincente o altrettanto strutturato, non importa, perché queste sono le canzoni che hanno mostrato ciò che i Genesis possono fare, e sono ancora il culmine di ciò che la band può raggiungere”. 

Nell’album i Genesis suonano:

Tony Banks – organo Hammond, Mellotron, piano, piano elettrico, chitarra a 12 corde, cori
Mike Rutherford – basso, pedali del basso, chitarra a 12 corde, cori
Peter Gabriel – voce principale, flauto, oboe, grancassa, tamburello
Steve Hackett – chitarra elettrica, chitarra a 12 corde
Phil Collins – batteria, voci, percussioni, voce principale su “For Absent Friends”, co-lead vocals su “Harold the Barrel” e “Harlequin” (non accreditato). 

L’album viene portato in tour in UK, Belgio e Italia, e qualche data in Francia e Germania. I brani suonati sono Happy The Man, Stagnation, Fountain Of Salmacis, Twilight Alehouse, Musical Box, Return Of The Giant Hogweed, Harold The Barrel, Harlequin, The Knife, Bye Bye Johnny (Can Utility And The Coastliners), Going Out To Get You, Get ‘Em Out By Friday, Seven Stones.

Ma ciò sarà oggetto di nuovi articoli. Torna a trovarci.

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Le altre tappe dei 50 anni di “Nursery Cryme”:

Angolo del Collezionsta

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50 anni di “Nursery Cryme”, 7.a tappa: il processo creativo – AUDIO, VIDEO & RICORDI

“Nursery Cryme” compie 50 anni. Ci avviciniamo al compleanno attraverso le tappe che hanno portato a questo album di svolta nella storia dei Genesis, con audio, video, documenti e molto altro ancora.

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La settima tappa vede i Genesis, nell’estate del 1971, in ritiro alla Luxford House per comporre l’album. Ecco il loro racconto del processo creativo.

Come abbiamo visto nelle precedenti puntate, hanno fatto il loro ingresso nei Genesis Phil Collins – LEGGI  e Steve Hackett nella seconda metà del 1970 – LEGGI -.

E, dopo i primi concerti della nuova formazione LEGGI, è arrivato il momento di pensare seriamente al nuovo album.

Ma ci sono alcuni problemi come la mancanza del genio compositivo di Anthony Phillips, un notevole cambiamento per i vecchi membri della band. Per i nuovi, invece, la sfida è abituarsi ai diversi metodi di scrittura dei componenti. Ma collocazione nella bellissima campagna inglese rende tutto meno difficile – LEGGI -.

Racconta Phil Collins nella sua autobiografia – Acquistala qui sotto e, oltre all’autore, aiuti anche Horizons Genesis – LEGGI COME:

«Componiamo The Fountain of Salmacis e The Return of the Giant Hogweed. Sono nel mio elemento, sguazzo nella libertà creativa, nell’afflusso abbondante delle idee, nella misura della nostra ambizione, nella lunghezza delle nostre canzoni. Mi sento ringalluzzito e liberato, con i ragazzi che mi incoraggiano a dare il mio contributo.

E c’è anche una discreta libertà di manovra. Alcune sedute compositive implicano il radunarsi intorno a Tony, seduto all’organo Hammond, con Mike che suona la chitarra dodici corde e Peter che improvvisa un cantato. Io improvviso insieme a lui.

 Analogamente, Peter compone Harold the Barrel al piano e io sto al suo fianco, cantando la seconda voce e intervenendo con le mie idee, anche se la mia insicurezza mi grida dentro: “Di sicuro sono tutte cose che hanno già sentito!”.

Continua Phil: Quello che imparo componendo insieme ai ragazzi è il non accettare mai la prima idea melodica che canti. Bisogna andare più a fondo, e giocarci. Esplorare.

(…) Assimilo tutti quei trucchi da Peter, Mike e Tony, che sono compositori molto più esperti di me.

Lo sviluppo naturale di quelle sedute di composizione è che il batterista canterà una canzone. Non lunga, e solo una, ma è già qualcosa. Il momento arriva quando Steve si presenta con un pezzo di chitarra in stile pastorale, e io scrivo il testo.

Per familiarizzare i ragazzi con il testo e la melodia, apro la bocca e mi lancio… un po’. Non sono ancora sicuro: la mia voce mi sembra debole ed esitante. Ma a loro piace, e mi va bene così.

Alla fine For Absent Friends, con il suo minuto e quarantaquattro secondi, in senso stretto è più un intermezzo che una canzone. Ma è il mio primo pezzo da cantante solista con i Genesis. Da quel momento in poi, su ogni disco dei Genesis, tutte le voci che non siano quella di Peter, sullo sfondo o ai cori, sono mie.

A dire il vero, gli altri non sono bravissimi a cantare. E a me fa piacere cantare sullo sfondo, dalla comodità dello sgabello dietro la batteria.»

Ricorda Steve Hackett nella sua autobiografia A Genesis in my bed… – Acquistala qui sotto:

«Ho scritto la linea melodica principale di For Absent Friends e Phil ed io abbiamo scritto il testo. Sentivo che stavamo scrivendo la nostra Eleanor Rigby, con immagini come le altalene abbandonate, che simboleggiano l’aspro grigiore della vita britannica.

Sentivo che The Fountain Of Salmacis era un bellissimo brano epico. Il testo della mitologia greca era meravigliosamente evocativo del mondo antico in tutto il suo mistero e passione. 

(…) Sentivo di essere in grado di aggiungere significativamente alla canzone romanticismo e una vasta gamma di colori extra. Una volta che abbiamo registrato quel brano, le onde sonore del Mellotron hanno aggiunto un’altra eccitante dimensione.

 

Continua Steve: Ho lavorato intensamente sulle parti di chitarra di The Musical Box dalle atmosfere delicate e introspettive all’enorme finale elegiaco.

Le parti strumentali di chitarra erano innovative. Brian May affermò in seguito di essere stato influenzato dai miei armonici. Ho usato anche il tapping – la tecnica poi esplorata da Eddie Van Halen, tra gli altri –  sia su quella canzone che in The Return of the Giant Hogweed.»

Ricorda Mike Rutherford nella sua autobiografia, The Living Years, Arcana – Acquistala qui sotto:

«Nursery Cryme non era un album facile da scrivere. Forse erano solo le nuove dinamiche che l’hanno fatto sembrare così difficile al confronto. Se ci fosse stato Ant sono sicuro che non sarebbe stato così lento, ma avevamo bisogno di fare i nostri passi senza di lui per arrivare alla tappa successiva.

Questo è stato particolarmente vero per me: ho scritto una canzone, Harlequin, dove ho cercato di suonare sia la mia parte di chitarra che quella di Ant su una sola dodici corde, accordando le coppie di corde in armonia. Era piuttosto strano.

Continua Mike: Oltre a The Musical Box avevamo un’altra canzone già pronta e funzionante prima di arrivare a Crowborough. The Return of the Giant Hogweed aveva qualcosa per tutti i membri del gruppo: batteria veloce per Phil, terzetto con Tony e Steve che suoniamo armonie insieme, e un testo eccentrico di Pete su una pianta che era scappata dai Kew Gardens.

Seven Stones era proprio la canzone di Tony. Era un esempio di quello che chiamavamo gli accordi da cabaret di Tony: i suoi grandi accordi sdolcinati da music-hall che Phil e io facevamo fatica ad accettare, ma che lui amava.

Alla fine abbiamo dovuto fare una regola: Tony poteva metterne tre o quattro per album e non di più. (Ci siamo sempre chiesti che fine avessero fatto quelli che avevamo rifiutato. Poi nel 2011 Tony ha pubblicato un meraviglioso album classico e l’abbiamo scoperto).»

Ricorda Peter Gabriel, riportato nel libro Without Frontiers: The Life and Music of Peter Gabriel by Daryl Easlea, a proposito del testo di The Musical Box:

«Ho immaginato la casa dei miei nonni e alcuni dei sentimenti di fondo che avevo in quel posto. (…) Non avevano un prato da croquet, ma era una casa vittoriana, con pannelli di legno scuro, e aveva un’atmosfera che alimentava il testo di quella canzone.

Penso che il sesso permeasse tutto. La sensazione di costrizione, che in qualche modo fertilità, vitalità e sessualità fossero tutte collegate e che il vecchio mondo del controllo e dell’ordine era dall’altra parte dello spettro. Ed era qualcosa che doveva essere infranto.»

Ricorda Tony Banks nel medesimo volume :

«Avevamo testi che erano ironici, Peter era il miglior esponente di questo. Harold The Barrel è così eccentrico e fuori dagli schemi, ti dice “noi non siamo gli ELP”. È stato molto importante per noi. Non volevamo che si vedesse che ci prendevamo troppo sul serio».

Racconta Richard Macphail in My book of GenesisAcquistalo qui sotto (anche in versione inglese):

«Dopo aver lasciato Luxford alla fine dell’estate, la band tornò in studio con John Anthony. Erano al Trident, che costava 60 sterline all’ora, ma avendo provato tutte le canzoni così bene furono in grado di registrare abbastanza velocemente.

I Genesis sono sempre stati molto professionali in questo senso, non volevano sprecare tempo costoso in studio, se si poteva evitare.»

Ed ecco il racconto dei Genesis in occasione della riedizione del 2007:

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Horizons Radio MAIL: CLICCA QUI

Le altre tappe dei 50 anni di “Nursery Cryme”:

Angolo del Collezionsta

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50 anni di “Nursery Cryme”, 6.a tappa: i Genesis in ritiro nel “Cottage” – RICORDI

“Nursery Cryme” compie 50 anni. Ci avviciniamo al compleanno attraverso le tappe che hanno portato a questo album di svolta nella storia dei Genesis, con audio, video, documenti e molto altro ancora.

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Luxford House, foto di Austin Gray dal sito web mansionglobal.com

La sesta tappa ha luogo nell’estate 1971, quando i Genesis, con la nuova formazione, si chiudono nella Luxford House, presa in affitto Tony Stratton-Smith, per la composizione dell’album.

Come abbiamo visto nelle precedenti puntate, hanno fatto il loro ingresso nei Genesis Phil Collins in agosto – LEGGI e Hackett nel dicembre 1970 – LEGGI -.

I due nuovi elementi hanno fatto il loro esordio in concerto con i Genesis – LEGGI. 

E ci sono stati anche i primi live fuori dal Regno Unito, in Belgio, con la nuova formazione LEGGI.

Ora è arrivato il momento di pensare seriamente al nuovo album.

Racconta Armando Gallo in Genesis: I Know What I LikeAcquistalo qui sotto e, oltre all’autore, aiuti anche Horizons Genesis – LEGGI COME:

…che Luxford House di Tony Stratton-Smith è un bell’edificio del ‘500 in stile Tudor a Crowborough, East Sussex e compare nella copertina dell’album “Pawn Hearts” dei Van der Graaf Generator.

In effetti da lì sono transitati VDGG, Leonard Cohen e tanti altri, vista l’atmosfera positiva per i musicisti (e va anche molto di moda isolarsi in campagna per comporre).

Parti del cottage, che ha sei camere da letto, risalgono al 1510. La proprietà è stata estesa e rinnovata nel 1930, quando è stata acquistata da Sir Hugh Beaver, il direttore generale del Ministero dei lavori durante la seconda guerra mondiale, che più tardi ha fondato il “Guinness Book of Records”.

La casa ha fatto un’apparizione anche sulla copertina di “Stones” di Neil Diamond, con un’immagine del cantante seduto accanto al memorial della moglie di Beaver nel giardino.

Una leggenda diceva che fosse infestata dai fantasmi e Phil Collins è tra coloro che ci credono fermamente.

«Sono sicuro che ci fossero i fantasmi – ricorda Phil nel libro – c’erano strane vibrazioni. C’era una quadro con occhi che ti seguivano ovunque e altre bizzarrie.»

Sembra a tutti il luogo ideale per immergersi nel processo creativo senza le distrazioni di Londra e dei concerti. La grande casa con il tetto di paglia, conosciuta come “The Cottage” è il loro alloggio, mentre le prove si svolgono nel suo edificio esterno, ribattezzato “Toad Hall“, “Sala del Rospo”

«Dovevamo imparare a suonare insieme – racconta Tony Banks nel libro di Gallo – dovevamo provare il repertorio vecchio e nuovo. “Nursery Cryme” era difficile da comporre e ci mancava un bel po’ di materiale. Io stavo aggiungendo al pianoforte l’organo e il mellotron, con molte difficoltà da tutti i punti di vista.»

Tra i problemi c’è anche la mancanza del genio compositivo di Anthony Phillips, un notevole cambiamento per i vecchi membri della band. Per i nuovi arrivati, invece, la sfida è abituarsi ai diversi metodi di scrittura dei componenti. Ma Steve e Phil percepiscono la grande passione che tutti mettono in questa impresa, oltre alla favorevole collocazione nella bellissima campagna inglese.

Racconta Phil Collins nella sua autobiografia – Acquistala qui sotto e, oltre all’autore, aiuti anche Horizons Genesis – LEGGI COME:

«Mangiamo ottimi pasti, beviamo litri di vino rosso, giochiamo a croquet sui prati. Quel gioco antiquato, aristocratico e molto inglese influenza l’immagine di copertina del disco in gestazione (…).

Quando si tratta di scegliere le stanze a Luxford House, entra in ballo di nuovo la gerarchia sociale. Pete, Mike e Tony scelgono per primi dove dormire, i nuovi arrivati, io e Steve, si arrangiano con gli avanzi. Alla fine non mi importa più di tanto, ci sono ben altre cose a cui pensare: questo sarà il disco d’esordio della nuova formazione dei Genesis

Racconta Richard Macphail in My book of GenesisAcquistalo qui sotto:

«Io ero di nuovo al servizio di catering in una cucina che era molto meglio attrezzata di quella del Christmas Cottage. L’attrezzatura era allestita in una stalla e c’erano molte camere da letto per tutti. (…) 

Facevo la spesa per tutti o guidavo fino a Londra per ritirare gli stipendi. Era divertente stare in un bel posto in campagna, con Jill e le altre ragazze della band che a volte si univano a noi nei fine settimana.»

Ricorda Steve Hackett nella sua autobiografia A Genesis in my bed… – Acquistala qui sotto:

«Di notte mi svegliavo alle 3 del mattino, aspettandomi di sentire la campana confortante risuonare forte fuori da Victoria Station, ma invece in quel cottage, c’era un interminabile silenzio, fuori dalla stanza. Niente traffico, niente sferragliare di treni per cullarmi, per farmi addormentarmi e nessun lampione o lampeggiare di fari di auto per guidare la strada verso il bagno.

Poi improvvisamente c’era un frastuono incessante di uccelli che cinguettavano di prima mattina. Come poteva un ragazzo dormire così? Rinunciavo a dormire e andavo a prendere il mio pacchetto di sigarette. (…)

Ma al cottage, non era solo la stranezza del luogo e della compagnia che mi faceva sentire solo. Quando non stavamo provando, ero consapevole di essere un ragazzo single. (…)

Non avevo realizzato quanto mi sentissi solo fino a una sera quando stavo parlando con le ragazze di Peter e Tony Jill e Margaret, e Jill disse: “Non hai una ragazza, Steve?” Sono scoppiato in lacrime e lasciai la stanza. Ero troppo
imbarazzato per tornare giù e dormii con la mia chitarra.

Era diverso quando provavamo. Venivo assorbito dalla musica. (…) Ero entusiasta di lavorare con loro. Era un periodo veramente creativo e il gruppo fiorì in questo ambiente.

Era un’estate calda. A volte ci sedevamo sull’erba fuori con le chitarre a dodici corde.»

Foto di Jo Hackett, dal sito web HackettSongs.com. Leggi il racconto di quei giorni anche nel blog di Steve. Clicca sull’immagine.

«Ci siamo presi l’estate libera con grande disapprovazione del nostro agente –  ha dichiarato Peter Gabriel a Sounds nel 1972 e citato in Without Frontiers: The Life and Music of Peter Gabriel by Daryl Easlea – ma penso che fosse molto necessario perché era il primo album su cui avevamo lavorato con Steve e Phil e loro stavano giocando un ruolo molto importante.»

In questo contesto inizia il processo creativo di “Nursery Cryme”, che approfondiremo, con le testimonianze dei Genesis, nella prossima tappa.

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Horizons Radio MAIL: CLICCA QUI

La proprietà delle immagini (riprodotte per diritto di cronaca e disponibili nel web) è dell’autore citato. Per qualunque necessità scrivere alla mail qui sopra.

Le altre tappe dei 50 anni di “Nursery Cryme”:

Angolo del Collezionsta

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Ascolta i Genesis:

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50 anni di “Nursery Cryme”, 5.a tappa: il primo concerto dei nuovi Genesis all’estero – AUDIO, VIDEO & RICORDI

“Nursery Cryme” compie 50 anni. Ci avviciniamo al compleanno attraverso le tappe che hanno portato a questo album di svolta nella storia dei Genesis, con audio, video, documenti e molto altro ancora.

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La quinta tappa ha luogo il 7 marzo 1971, quando i Genesis, con la nuova formazione, salgono per la prima volta su un palco all’estero, a La Ferme V, a Woluwe St Lambert in Belgio.

Come abbiamo visto nelle precedenti puntate, hanno fatto il loro ingresso nei Genesis Phil Collins in agosto – LEGGI  e Hackett nel dicembre 1970 – LEGGI -.

Il 14 gennaio 1971, all’University College di Londra, Steve Hackett ha fatto il suo (disastroso) esordio in concerto con i Genesis – LEGGI. 

Ora li attende il Belgio, nazione in cui “Trespass” si è incredibilmente piazzato al primo posto in classifica.

Racconta Richard Macphail in My book of Genesis  – Acquistalo qui sotto (anche in versione inglese) e, oltre all’autore, aiuti anche Horizons Genesis – LEGGI COME:

«Abbiamo attraversato la Manica, prendendo un traghetto da Dover a Ostenda. Era pieno inverno e non c’era quasi nessuno a bordo. (…)
Eravamo ancora solo noi sette in viaggio insieme, a guardare gli eserciti di crew che le band impiegano al giorno d’oggi sembra ridicolmente piccolo.

Era una traversata di quattro ore e ci annoiavamo a morte perché lì non c’era niente da fare. Ho trovato questa scatola con dentro dei salvagenti, e così tutti noi abbiamo indossato i nostri gilet e abbiamo posato per quello che ora è diventata una famosa foto dei Genesis, tutti noi con i capelli sciolti sulle nostre spalle, Mike che beve da una bottiglietta di Mateus Rosé perché è quello che si beveva a quei tempi, quello o Liebfraumilch.

(…) Oggi quando si va all’estero si ha la navigazione satellitare che ti dice esattamente dove andare e i telefoni cellulari o con le mappe, ma non avevo davvero idea di dove fossimo diretti in Belgio. Non avevo nemmeno una mappa pieghevole.

(…) Il posto, un club chiamato Ferme V, era pieno zeppo fino al tetto, ma i fan conoscevano ogni nota. È stato incredibile. Mentre in Inghilterra è stato un processo molto lento, in Belgio è successo all’improvviso.

Un’altra cosa che ricordo è che abbiamo soggiornato in un hotel a tre stelle, molto confortevole, e che Peter ha condiviso una stanza con me perché non sopportava di condividerla con Tony mai più, non dopo le sue esperienze al cottage.»

Qui i Genesis eseguono già il brano più rappresentativo del futuro “Nursery Cryme”: The Musical Box. Il capolavoro era già stato quasi completamente composto dalla band insieme ad Anthony Phillips (con l’intervento compositivo del chitarrista dei Farm Mick Barnard che, come abbiamo visto, ha fatto qualche concerto con i Genesis dopo l’abbandono di Ant).

Esiste una registrazone del 1969 in cui Ant e Mike eseguono alcune parti di essa, anche se con il titolo “F Sharp”.

Ascolta:

Ed esiste una registrazione del concerto alla Ferme e quindi anche il primo saggio delle acerbe esecuzioni dei Genesis di “The Musical Box”. Nonostante in questa fase la sezione centrale sia ancora arrangiata in modo diverso e il testo è provvisorio.

Ascolta:

https://youtu.be/O61lpxGFiZs?t=2265

Un’analoga versione “pre-Nursery” viene registrata negli studi della BBC per i programma di Bob Harris “Sound of th Seventies” il 10 maggio 1971 e andata in onda il 31.

Ascolta:

Ricorda quei concerti Steve Hackett nella sua autobiografia A Genesis in my bed… – Acquistala qui sotto e, oltre all’autore, aiuti anche Horizons Genesis – LEGGI COME:

«La prima sponda straniera in cui ci siamo avventurati è stata il Belgio. È stata la mia prima volta all’estero con la band e il primo posto in cui sono caduto sotto l’incantesimo dei Genesis. È un piccolo paese con un grande cuore.

All’inizio c’era un viaggio in traghetto. Con gli occhi annebbiati e senza sonno, non ero preparato e mi agitavo sulla barca rovesciando la mia birra.

A Bruxelles siamo entrati in una strada deserta e nebbiosa alle 6 del mattino e siamo finiti in un hotel con una scala stretta e un solo bagno alla fine di un corridoio buio e umido.

Peggio ancora, il posto non era pronto per noi, quindi eravamo di nuovo in strada. Niente sonno, niente cibo, ma l’alcol era alla spina. Che tempi salutari erano quelli!

L’inizio del viaggio nel mondo è stato davvero gestito con una sbornia prolungata, alimentata da birra e sigarette. Per coloro che amano il sonno e i pasti regolari, dimenticatevi i viaggi.

I belgi erano accoglienti e i nervi erano alla fine placati dopo i concerti che erano stati ben accolti. Anche i pasti erano sontuosi e venivamo applauditi.

Eravamo ancora in uno stato deplorevole, come dei feriti ambulanti privati del sonno e del buon senso, ma rappresentavamo qualcosa di esotico per i belgi che rispondevano alla complessità e alla fantasia della musica.

Un legame speciale con il Belgio è continuato fino ad oggi

E racconta Phil Collins nella sua autobiografia – Acquistala qui sotto e, oltre all’autore, aiuti anche Horizons Genesis – LEGGI COME:

«Per qualche motivo i Genesis hanno un discreto numero di seguaci in Belgio. Dopo essere stato in Olanda con i Flaming Youth, mi manca solo qualche dimostrazione d’amore dal Lussemburgo per poter affermare con sicurezza di essere famoso nel Benelux.

E così nel marzo 1971 i Genesis suonano il loro primo concerto all’estero, in un localino a Charleroi di nome Ferme Cinq.

Attraversiamo la manica con il traghetto e, all’arrivo, la nostra esaltazione per essere un gruppo internazionale non diminuisce nemmeno quando vediamo che il palco è fatto di casse di birra. Dobbiamo sistemarle con molta attenzione in modo che non traballino e non si rovescino, magari nel bel mezzo di uno degli strani monologhi neo-fantasy.

In qualche modo riusciamo a mantenere la posizione eretta e abbiamo un successone. Tutti i sei concerti sono così: tutti strapieni, tutti fantastici. Finalmente i Genesis sono decollati. Almeno in Belgio.»

Decollati, sì. Anche se i locali dove si esibiscono sono ancora piccoli e poco sicuri. Come ricorda Mike Rutherford nella sua autobiografia, The Living Years, Arcana – Acquistala qui sotto e, oltre all’autore, aiuti anche Horizons Genesis – LEGGI COME:

«Al Black Cat Club di Bruxelles il problema non era la mancanza di bagni ma la mancanza di uscite di sicurezza.

Era al piano inferiore, non c’era un’entrata posteriore e la folla era tutta seduta a gambe incrociate sul pavimento. Fumo.

Dato che ora avevamo un mellotron, che avevamo comprato dai King Crimson e che era grande come un tavolo con due enormi doppie tastiere, una rapida fuga non sarebbe stata facile.»

Esiste un bootleg del concerto della Ferme – CLICCA SULL’IMMAGINE PER APPROFONDIRE:

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Le altre tappe dei 50 anni di “Nursery Cryme”:

Angolo del Collezionsta

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50 anni di “Nursery Cryme”, 4.a tappa: il primo (disastroso) concerto di Steve Hackett con i Genesis – AUDIO, VIDEO & RICORDI

“Nursery Cryme” compie 50 anni. Ci avviciniamo al compleanno attraverso le tappe che hanno portato a questo album di svolta nella storia dei Genesis, con audio, video, documenti e molto altro ancora.

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La quarta tappa si svolge il 14 gennaio 1971, quando Steve Hackett fa il suo esordio in concerto con i Genesis, all’University College di Londra.  Ecco il racconto di quei giorni movimentati. 

Come abbiamo visto nelle precedenti puntate – LEGGI -, la band è stata vicinissima a sciogliersi, perché Anthony Phillips ha lasciato i compagni d’avventura e loro hanno deciso di sostituire anche John Mayhew, il batterista. 

I Genesis hanno già ingaggiato Phil Collins alla batteria –  LEGGI , ora devono trovare un valido sostituto alla chitarra.

Hanno già provato in concerto sia Ronnie Caryl, grande amico di Phil (ha fatto l’audizione con lui – LEGGI) e chitarrista dei Flaming Youth, che Mick Barnard, membro dei Farm, ma entrambi  non hanno convinto gli esigenti membri della band.

Dopo l’addio di Anthony Phillips – LEGGI e poi con l’arrivo di Phil, i Genesis hanno quindi continuato come quartetto, con Tony Banks che suona tutte le parti di chitarra su un piano elettrico Hohner filtrato con un fuzz box. La ricerca continua.

Il 14 dicembre, scorrendo il Melody Maker, Peter viene incuriosito dall’insolito annuncio di un certo Steve, al quale viene fatto il provino. Hackett entra nei Genesis – LEGGI -.

E così si arriva a quel 14 gennaio 1971, quando all’University College di Londra, Steve Hackett fa il suo esordio in concerto con i Genesis. Ma non sarà un momento facile. 

Racconta Steve riportato da Richard Macphail in My book of Genesis. Acquistalo qui sotto (anche in versione inglese) e, oltre all’autore, aiuti anche Horizons Genesis – LEGGI COME:

«Il primo concerto per me è stato un disastro. Fino ad allora avevo usato un fuzzbox preso in prestito o il Marshall Superfuzz di Tony. Quindi tutto ha funzionato bene, ma quella sera mi hanno dato uno Shaftesbury Duo Fuzz che è un grande fuzzbox. Non riuscivo ad avere un Marshall Superfuzz e pensai, ‘Oh, questo suona bene’.

E quando abbiamo fatto il sound check sembrava tutto a posto, ma ovviamente quando tutti stavano suonando, era molto più forte e il ritorno un disastro.  Mi sono scoraggiato e ho dimenticato tutte le mie parti. Mi ricordo di una lite accesa dopo lo spettacolo e pensavo che fosse tutta colpa mia.

Col senno di poi, non lo era. Quello fu il mio momento più imbarazzante sul palco, essere sul palco con musica profondamente arrangiata e con la totale incapacità di ricordare una nota, perché non potevo controllare il mio suono. Non è un buon inizio, ho pensato.»

Steve non fa riferimento all’episodio nella sua autobiografia A Genesis in my bed… – Acquistala qui sotto e, oltre all’autore, aiuti anche Horizons Genesis – LEGGI COME:

Si limita a descrivere quanto fossero poco prestigiosi i primi concerti con i Genesis, spesso ambientati in scuole (solo maschili o solo femminili), con un numero esiguo di pubblico.

Ascolta un live di quel periodo:

https://www.youtube.com/watch?v=O61lpxGFiZs

Oppure Hackett ha rimosso l’episodio, anche se in realtà Steve non è il solo a suonare poco bene quella sera. Ricorda Mike Rutherford nella sua autobiografia, The Living Years, Arcana – Acquistala qui sotto e, oltre all’autore, aiuti anche Horizons Genesis – LEGGI COME:

«Come avremmo scoperto negli anni, Phil aveva la grande capacità di bere tanto senza darlo a vedere. Al primo concerto di Steve – University College London, gennaio 1971 – si verificò un’eccezione. Ci eravamo fatti qualche pinta ma nessuno si era accorto che Phil se n’era scolata qualcuna in più degli altri ed era sbronzo. Phil era un batterista così in gamba che poteva fare praticamente di tutto, ma quella sera si preparò per una delle sue grandi rullate e non successe niente. Silenzio. L’aveva eseguita alla perfezione, peccato che fosse spostato di venti centimetri da ciascun pezzo della batteria.

Povero Steve: era il suo primo concerto, era nervoso e noi avevamo un batterista ubriaco. A fine serata io e Tony facemmo passare un brutto momento a Phil, il che a Phil non diede alcun disturbo, ma sfortunatamente Steve pensò che stessimo litigando per causa sua: lo odiavamo e volevamo sbatterlo fuori. Come sempre, a nessuno passò per la testa di mettere al corrente il nuovo arrivato su come stavano le cose.»

E racconta Phil Collins nella sua autobiografia – Acquistala qui sotto e, oltre all’autore, aiuti anche Horizons Genesis – LEGGI COME:

«Per la maggior parte dei casi i concerti sono condotti in modo piuttosto professionale: arriviamo, suoniamo e torniamo a casa. Fumiamo qualche canna, ma niente bagordi esagerati. L’unica volta che succede è a un concerto alla City University di Londra, il primo di Steve con i Genesis. Suoniamo più tardi del previsto, quindi passo il tempo scolandomi un po’ di birre Newcastle Brown. Quando saliamo sul palco sono completamente sconclusionato. Faccio tutti i fill giusti, ma otto centimetri più a destra di dove dovrei. Altro che air-guitar, questa è air-drums. E dopo sono pentito: «Cosa penserà il nuovo chitarrista? Il suo primo concerto e il batterista è ubriaco fradicio». È la prima volta che suono da ubriaco, e sarà anche l’ultima.»

Clicca per acquistare l'autobiografia di Phil Collins

No, non sono ancora morto di Phil Collins. Retro-copertina.

Ma Steve, nonostante le sue preoccupazioni, passa l’esame. E la conferma viene da Peter Gabriel, che dichiara, riportato nel libro di Giammetti sopra citato:

«Abbiamo avuto due chitarristi negli ultimi mesi ma questo spero sia quello definitivo, lo abbiamo trovato attraverso il Melody Maker e sembra essersi adattato benissimo”. (Peter Gabriei, Zig Zag n. 19, 5/71, «Genesis», anonimo).»

Ecco cosa ne pensa oggi Anthony Phillips:

Steve diventerà una colonna dei Genesis, nella formazione che molti considerano “quella vera” e oltre. Fino al clamoroso addio.

Ma questa è un’altra storia – LEGGILA QUI-.

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Le altre tappe dei 50 anni di “Nursery Cryme”:

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50 anni di “Nursery Cryme”, 3.a tappa: Steve Hackett entra nei Genesis – AUDIO, VIDEO & RICORDI

“Nursery Cryme” compie 50 anni. Ci avviciniamo al compleanno attraverso le tappe che hanno portato a questo album di svolta nella storia dei Genesis, con audio, video, documenti e molto altro ancora.

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La nostra terza tappa si svolge il 14 dicembre 1970: nei Genesis arriva il nuovo chitarrista solista: Steve Hackett. 

Quel giorno, infatti, scorrendo il Melody Maker, Peter Gabriel viene incuriosito dall’insolito annuncio di un certo Steve. Eccolo:

Da newslines.org

Come abbiamo visto nelle precedenti tappe – LEGGI -, la band è stata vicinissima a sciogliersi, perché Anthony Phillips ha lasciato i compagni d’avventura e loro hanno deciso di sostituire anche John Mayhew, l’attuale batterista. 

I Genesis hanno già ingaggiato Phil Collins alla batteria – LEGGI, ora devono trovare un valido sostituto alla chitarra.

Hanno già provato in concerto sia Ronnie Caryl, grande amico di Phil (ha fatto l’audizione con lui) e chitarrista dei Flaming Youth, che Mick Barnard, membro dei Farm, ma entrambi  non hanno convinto gli esigenti membri della band.

Dopo l’addio di Anthony Phillips – LEGGI e poi con l’arrivo di Phil, i Genesis hanno quindi continuato come quartetto, con Tony che suonava tutte le parti di chitarra su un piano elettrico Hohner filtrato con un fuzz box. La ricerca ora sembra finita.

Ricorda Tony Banks in Genesis. Il fiume del costante cambiamento, di Mario Giammetti, Editori riuniti – Acquistalo qui sotto (anche in versione inglese) e, oltre all’autore, aiuti anche Horizons Genesis – LEGGI COME:

«Mike aveva fatto audizioni per lungo tempo, ma io e Peter ci convincemmo che stava cercando di trovare qualcuno che suonasse proprio come Ant, il che era ovviamente impossibile. Così andammo noi due a sentire Steve. Era veramente in gamba, a guardarlo sembrava uno dei tanti, invece sapeva comporre, sperimentare, non era il classico chitarrista scalmanato».

E ricorda Steve nello stesso preziosissimo libro di Giammetti:

«Suonavo un po’ alla Jimmy Page, con assolo veloci che mal si sposavano alla delicatezza delleloro canzoni. I primi tempi furono davvero difficili». 

Nella sua autobiografia A Genesis in my bed… – Acquistala qui sotto e, oltre all’autore, aiuti anche Horizons Genesis – LEGGI COME:

…Steve afferma che quell’annuncio suggeriva alte aspettative nei suoi confronti, ma deve aver avuto il tono giusto, perché ha attirato l’attenzione di un altro idealista che la pensava come lui:

«Era uno di quei grigi giorni di fine autunno, ero tornato nella mia camera da letto a esercitarmi con la chitarra, dopo aver aiutato la mamma a portare la roba nella spazzatura in cortile, e a sognare un roseo futuro lontano, quando il telefono squillò. “Ciao, mi chiamo Peter Gabriel. Ho appena letto il tuo annuncio…”.»

Steve ricorda il provino con Peter e Tony. Suona alcuni brani da solo e con suo fratello John, anche un po’ di  blues con l’armonica mentre John lo accompagna. Uno di essi, The Hermit, sarebbe apparso più tardi in “Voyage of the Acolyte”. Ancora Steve:

«Suonavo sia la chitarra elettrica che quella acustica, e mi aiutava il fatto di suonare anche la dodici corde. Il mioamore per tutti e tre i tipi di chitarra mi mise in buona luce con i ragazzi. Penso che abbiano apprezzato il mio approccio eclettico e il mio interesse per tutti gli stili
musica. Se mi fossi reso conto che ero in competizione con circa quaranta altri chitarristi sarei stato molto più più nervoso. Probabilmente è stato un bene che io fossi in beata ignoranza. Pete ha fatto tutto il discorso e Tony è rimasto seduto lì in silenzio, con un’espressione vuota. Non prima di sei mesi dopo Tony mi disse: “Mi è piaciuto molto quello che hai suonato quel giorno”. Non l’avrei mai capito! Ma ho apprezzato il commento.»

Superato lo scoglio rappresentato da Peter e Tony, Steve ha bisogno di assicurarsi l’appoggio di Mike Rutherford, “l’altro nostro chitarrista”, che non è con loro perché convalescente.

Ricorda Mike nella sua autobiografia The Living Years – Acquistala qui sotto (anche in versione inglese) e, oltre all’autore, aiuti anche Horizons Genesis – LEGGI COME:

«Quando Pete e Tony portarono Steve a casa mia penso che avessero già deciso di farlo entrare nel gruppo, solo che non volevano dare l’impressione che mi stessero scavalcando. (…)

Steve non sembrava uno di noi. Aveva l’aspetto di uno studente d’arte. (…) E la cosa meno prevedibile era he gli piaceva la chitarra acustica. (…) Mi parve subito che ci fosse intesa tra di noi.»

Subito i due iniziano a scambiarsi accordi e a suonare insieme. Vanno d’accordo, entrano immediatamente in sintonia e Mike invita Steve a passare la notte da lui. Ciò ha dato loro la possibilità di suonare tanto e conoscersi meglio.

Phil Collins gli piace subito, è il tipo di persona capace di disinnescare le atmosfere con una battuta veloce durante durante le sessioni di prove tese. Condividono l’amore per i film e vanno spesso al cinema insieme.

Ma uno degli scogli più duri al suo arrivo nei Genesis è rappresentato dal sentirsi il successore di Anthony Phillips. Ricorda Steve:

«Ammiravo molto il suo modo di suonare e di comporre.
Il suo lavoro con la dodici corde era squisito. Ero preoccupato di non essere in grado di eguagliarlo agli occhi degli altri. Ant è sempre stato un ragazzo adorabile con un fantastico senso dell’umorismo oltre che un favoloso musicista e compositore. 
Anche se non siamo mai stati nella band insieme, io e lui siamo diventati amici e lo siamo ancora oggi. (…)
Ma in quei primi giorni dei Genesis mi sentivo costantemente nervoso, e ci volle un po’ per superare quel senso di differenze sociali.»

La prima prova insieme è a West Hampstead:

«Mi resi conto che avevo bisogno di imparare non solo le canzoni ma anche il gergo dei Genesis. Avevano strane parole per diverse cose come “tipo” per una forma di accordo. “Questo è un bel tipo”, diceva Mike. Avevano il loro linguaggio e condividevano esperienze che mi sembravano estranee. Avevano un’aura di mistero e io mi sorprendevo a chiedermi cosa stessero pensando. Erano pazienti con me e Richard MacPhail, che era sempre a disposizione per sostenerci come amico intimo, roadie e terapeuta interno era molto rassicurante.»

Poi è il momento di fare sul serio e iniziare le prove del nuovo album, “Nursery Cryme”, appunto. I Genesis si spostano al “Cottage”, nel Sussex, una proprietà di Tony Stratton-Smith. Dalla popolare e familiare Pimlico alla nobile e silenziosa campagna inglese il passo è grande per Steve.

Inoltre, Steve è l’unico a essere single nel gruppo. Nel cottage si aggirano varie fidanzate. Lui non ha nessuno, neanche un amico, da portare lì.

Per fortuna c’è la musica su cui concentrarsi e un capolavoro da far nascere. Un’altra tappa che ci porterà all’uscita di “Nursery Cryme”.

Ulteriori dettagli, Steve li ha raccontati nel suo blog:

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Le altre tappe dei 50 anni di “Nursery Cryme”:

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50 anni di “Nursery Cryme”, 2.a tappa: Phil Collins inizia le prove con i Genesis – AUDIO, VIDEO & RICORDI

“Nursery Cryme” compie 50 anni. Ci avviciniamo al compleanno attraverso le tappe che hanno portato a questo album di svolta nella storia dei Genesis, con audio, video, documenti e molto altro ancora.

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La seconda nostra tappa si svolge alla fine di agosto 1970: i Genesis iniziano le prove con il loro nuovo batterista: Phil Collins. 

Ascolta il Podcast (in italiano) – CLICCA QUI.

Come abbiamo visto, l’8 agosto 1970 una telefonata ha allungato la vita dei Genesis, che, dopo l’addio di Anthony Phillips, sembravano già vicini alla fine. LEGGI LA PRIMA TAPPA DEL NOSTRO SPECIALE DI AVVICINAMENTO ALL’ANNIVERSARIO DI “NURSERY CRYME”.

«Pronto Phil? Sono Peter Gabriel. Quello dei Genesis. Il posto è tuo, se lo vuoi».

Nei giorni precedenti Phil Collins ha sostenuto un “provino” con i Genesis, dopo aver risposto al loro annuncio.  

Da genesisfan.net

La band è stata vicinissima a sciogliersi, perché Anthony Phillips ha lasciato i compagni d’avventura e loro hanno deciso di sostituire anche John Mayhew, l’attuale batterista. 

Qualche giorno dopo la telefonata, i Genesis e Phil Collins si incontrano nell’ufficio di Tony Stratton-Smith alla Charisma a Soho. Racconta Phil nella sua autobiografia:

“L’incontro va benone. Mi piace soprattutto la parte in cui scopro che i Genesis hanno un salario settimanale di dieci sterline, perché raddoppia il livello di reddito a cui sono abituato.”

 Ma c’è anche una brutta notizia: Tony, Mike e Peter hanno intenzione di prendersi due settimane di vacanza. Collins sperava di iniziare subito e non solo per l’entusiasmo. Ha bisogno di soldi.

E così, come rivela sempre nella sua autobiografia, Phil si mette a fare l’imbianchino per due settimane.

Clicca per acquistare l'autobiografia di Phil Collins

No, non sono ancora morto di Phil Collins. Retro-copertina – CLICCA SULL’IMMAGINE PER ACQUISTARE IL LIBRO.

Il 24 agosto, Peter, Mike e Tony tornano dalle vacanze. Le prove possono iniziare e quindi il nuovo impiego di Phil, anche se la band deve ancora onorare alcune date nella vecchia formazione, come al mitico Marquee Club.

Da genesis-movement.org

Dato che loro vivono tutti dalle parti del Surrey e Collins nella periferia ovest di Londra, Mike lo invita a stare a casa dei suoi a Farnham. Phil racconta:

“È un’altra casa grandiosa, anche se con un’atmosfera molto calda e alla mano. Mi congedo felicemente da Londra e mi trasferisco da Mike (…) Mi piace vivere a casa dei genitori di Mike. A colazione ci sono le uova sode e c’è sempre qualcosa che cuoce sulla cucina economica”.

Le prove della nuova formazione dei Genesis avvengono a Maltings, un complesso agricolo a Farnham, appunto. Ancora l’autobiografia di Phil:

“Il resto della mia vita inizia con le prime prove della nuova formazione dei Genesis nel settembre 1970, nell’ambiente ricoperto di guano di piccione di Maltings, un vecchio complesso agricolo a Farnham. Montiamo l’equipaggiamento e cominciamo a suonare con quello che descriverei un entusiasmo confuso: vari amici di Peter, Tony e Mike dalla scuola privata passano a trovarci, io scopro nuovi cibi esotici come il Marmite e la tahina, e spesso tutto è avvolto dal dolce profumo dell’erba”.

Oltre ai vari amici della Charterhouse, che passano a trovarli, a colpire Phil è la presenza costante di Richard MacPhail. Ricorda Phil:

“Era stato il cantante degli Anon, uno dei gruppi pre-Genesis alla Charterhouse. È il road manager e tecnico del suono, oltre che un gran fumatore di canne. Forse non ha altra scelta, dato che dorme a Maltings, condividendo la cuccetta con i piccioni e il loro guano, e sorvegliando gli strumenti. È lui a introdurmi al piacere dell’ascolto in cuffia da fumati. «Déjà Vu» di Crosby, Stills & Nash è uscito da poco e Richard porta il disco, prepara una canna gigantesca ed esorta me e Mike a immergerci nelle maestose armonie sonore di Carry On. Non è proprio come spalancare a calci le porte della percezione, ma almeno ci busso delicatamente.”

Maltings è un vecchio fienile molto confortevole, qui i nuovi Genesis si trovano a loro agio a suonare, improvvisare. E qui preparano i concerti futuri con la nuova formazione. L’atmosfera è apparentemente distesa, anche se, nella sua autobiografia, The Living Years, Mike Rutherford sottolinea le differenze tra loro:

“Noi e Phil non vivevamo sullo stesso pianeta. Lui aveva sempre l’atteggiamento spensierato da ragazzo della porta accanto: andiamo al bar a farci un drink, raccontiamo una barzelletta, fumiamoci una sigaretta o uno spinello. La vita è bella. E penso che uno dei motivi per cui piaceva a Pete fosse proprio che Phil non aveva il nostro background, non proveniva come noi da un mondo ristretto e limitato. Pete  era meno rigido di me e Tony, assai più incline alle emozioni e ai sentimenti; molto più curioso verso il mondo in generale.”

E Phil rivela che:

“A ogni modo, le consuetudini apprese a scuola sono dure a morire, e la gerarchia sociale presto è evidente. Non c’è da stupirsi: io sono l’ultimo.”

Anche se non è solo a “contrapporsi” ai tre, perché con loro c’è un altro chitarrista, Mick Barnard. Abbiamo visto che, dopo l’addio di Anthony Phillips e poi con l’arrivo di Phil, i Genesis hanno continuato come quartetto, senza chitarrista, con Tony che suonava tutte le parti di chitarra su un piano elettrico Hohner filtrato con un fuzz box. Poi hanno trovato Mick, ma non è la persona giusta e la ricerca di un chitarrista continua.

Una volta, scorrendo il Melody Maker, trovano l’annuncio di Steve Hackett.  

Ma questa è un’altra tappa della storia del capolavoro “Nursery Cryme”.

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Le altre tappe dei 50 anni di “Nursery Cryme”:

Angolo del Collezionsta

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Ascolta i Genesis:

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